Creato da Avv.FAZZARI il 07/01/2009
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Attenzione al numero 3202002020

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Avv. Simone Fazzari
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Numerosi clienti, principalmente della Compagnia telefonica WIND TELECOMUNICAZIONI S.P.A. hanno segnalato misteriose decurtazioni del credito telefonico da parte di alcune Società, quali ad esempio Video 69, FlirtXx e numerose altre, che utilizzano il numero 3202020200 e sembrano far capo a NEOMOBILE S.p.A.,. Tali decurtazioni scaturirebbero da presunti abbonamenti a servizi che tuttavia gli utenti affermano di non avere mai richiesto, mentre cospicue e frequenti sono le decurtazioni di denaro attinte direttamente dal credito prepagato od addebitate in bolletta per gli utenti con contratto. Come numero assistenza clienti il più delle volte è fornito il numero 0689970402, con cui tuttavia sembra non si risolva nulla, mentre la Società NEOMOBILE S.p.A. risulta avere il numero telefonico 0698262553 e sede in Roma al Viale Luigi Pasteur n°78 (cap 00144). Chiunque ritenesse di aver subito anomale decurtazioni e/o addebiti per prestazioni non richieste può segnalare l'accaduto:
1) Alla Polizia Postale e delle Telecomunicazioni, al seguente link:
 https://www.denunceviaweb.poliziadistato.it/polposta/wfintro.aspx
2) All'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, al seguente link:ù
http://www.agcom.it/Default.aspx?message=contenuto&DCId=7
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AL VIA LO SCIOGLIMENTO DELL'ARMA DEI CARABINIERI

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La legge n.84 del 12 giugno 2010 riguarda direttamente l’Arma dei Carabinieri, che verrà assorbita nella Polizia di Stato, e questa degradata a polizia locale di secondo livello. Allo stesso tempo, l’art.4 della medesima legge introduce i compiti dell’Eurogendfor

Entro il 30 aprile quindi, nel quadro dei provvedimenti di razionalizzazione operati dal Comando Generale conseguentemente ai tagli imposti dal contenimento della spesa, saranno soppresse le aliquote Artificieri antisabotaggio dei comandi provinciali di Latina, Messina, Caltanissetta e Brindisi, nonché del Gruppo Operativo Calabria e dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Sardegna.

Si chiama Eurogendfor, Forza di Gendarmeria Europea, risponde solo ad un comitato interministeriale, gode di totale immunità internazionale, e da quest’anno soppianta la Polizia di Stato, relegata ad un ruolo secondario su base locale, mescolata alla bassa forza (sottufficiali) dell’Arma. Torno  sul tema dopo due anni per via della grande disattenzione sul controllo militare a carattere generale in atto nel vecchio  continente. Addio Europa: “Occorre smettere di considerare la pace come una specie di diritto acquisito, garantito dall’articolo 11 della Costituzione, ma di fatto delegato ad altri. Occorre considerare le Forze Armate come strumenti di guerra anziché come mezzi indispensabili per qualsiasi pace possibile” parola del generale Carlo Jean, che nel 2003, a capo della Sogin, pretendeva di realizzare illegalmente a Scanzano Jonico il deposito unico di scorie atomiche. Detto e fatto, grazie alla legge 84 del 14 maggio 2010, andata poi in vigore il 12 giugno 2010, votata anche dall’opposizione, e praticamente all’unanimità, ecco Eurogendfor (European Gendarmerie Force – EGF), ovvero, la  Forza di Gendarmeria Europea, svincolata dal controllo parlamentare e giudiziario.

 

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Che cosa è lo “Spread”?

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Uno degli indicatori più usati per valutare la crisi italiana è lo “spread con i bund tedeschi”. Lo spread è considerato infatti un indicatore della capacità di un paese di restituire i prestiti. 
Lo stato italiano, per esempio, ha moltissimi debiti, costituiti sostanzialmente da tutti i titoli di stato (Bot, btp ecc) emessi in cambio di soldi presi in prestito da cittadini, banche , altri paesi. Ma oggi l’italia è da questo punto di vista meno credibile (è stata recentemente degradata da due agenzie che valutano le capacità dei debitori di rendere i soldi) e per far acquistare i suoi bot deve offrire interessi sempre più alti.

E siccome lo spread è la differenza o “allargamento” (spread in inglese) di rendimento tra i titoli di Stato (come i btp) italiani e quelli tedeschi (“bund”), meno l’Italia è credibile, più alti sono gli interessi che deve pagare per avere prestiti e più aumenta lo spread con i titoli tedeschi, giudicati molto affidabili. 

Pagare alti interessi può infine avere come conseguenza l'impossibilità di ridurre i debiti, il che farebbe di nuovo crollare l'affidabilità del paese, in una spirale sempre più inarrestabile.

 

 

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L’accesso al credito è sempre più difficile per i cittadini. Ci sono strade alternative per ottenerlo?

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In alcuni Paesi del Nord Europa gruppi di cittadini si sono uniti per dar vita a banche e finanziarie cooperative e di solidarietà, che erogano prestiti ai soci con tassi inferiori rispetto a quelli praticati normalmente dalle banche. Iniziative simili sono sorte anche in Italia e i cittadini volonterosi possono attivarsi per realizzarle. 

Credito ai meritevoli


«Attenzione però – avverte Domenico Delli Gatti, docente di Economia politica all’Università Cattolica di Milano – perché è un dovere importante delle banche esercitare il cosiddetto “merito di credito”, cioè riservarsi la facoltà di rifiutare un prestito se giudica che il destinatario non abbia i mezzi per restituirlo. 


La crisi americana del 2008, quella legata ai mutui “subprime”, è dovuta proprio al fatto che le banche non hanno esercitato questo loro diritto, concedendo denaro anche a chi non aveva i mezzi per restituirlo e poi cedendo subito il loro credito a società terze. 
Risultato: circa il 20% dei mutui subprime è andato insoluto e i beneficiari hanno perso tutto, anche la casa».

 

 

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Che cosa sono le liberalizzazioni e come aiuterebbero a uscire dalla crisi economica?

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Le liberalizzazazioni sono provvedimenti che consentono di liberarci di “tasse nascoste” che potremmo non pagare senza danneggiare il Paese. Queste “tasse” sono fatte dai privilegi che ogni categoria, ogni corporazione (dagli avvocati, ai farmacisti, agli insegnanti, ai notai, ai taxisti ecc.) ha ottenuto per sé, con regolamentazioni e restrizioni, a svantaggio di tutti gli altri cittadini. 

Per Marcello Messori, docente di Economia all’Università di Tor Vergata di Roma «l’unica regolamentazione necessaria è invece quella che deve assicurare ai consumatori qualità ed efficienza. Tutto ciò che è in più si può eliminare e in Italia, di cose da eliminare, ce ne sarebbero davvero molte. Mi chiedo: a che cosa servono i numeri chiusi? Qual è l’importanza sociale ed economica dell’80% dei servizi notarili? Certo, non si possono eliminare tutti gli ordini dal giorno alla notte: quello dei medici, che pure andrebbe riformato, è essenziale. Ma per molti altri il superamento mi sembra la via più naturale. Senza con questo arrivare a una liberalizzazione selvaggia, che sarebbe un male ancora peggiore».


Senza accorgercene, paghiamo altre tasse. Non allo Stato ma alle cosiddette “corporazioni” cioè le associazioni di categoria (e non solo) che impongono restrizioni di ogni tipo. 
«In genere» spiega Michele Pellizzari, docente di Economia del lavoro alla Bocconi di Milano «sono definite dagli ordini professionali e nascono dall’esigenza di dare al consumatore la possibilità di trovare un professionista qualificato». Ma quasi sempre finiscono per avere altri obiettivi: ad esempio evitare la concorrenza (imponendo numero chiuso o altri espedienti) o tenere più alto il prezzo del loro lavoro (ad esempio con tariffe minime). 

 
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Franco De Bernardi: il magistrato arrestato per riciclaggio

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Era considerato uno dei capi dell’organizzazione criminale sgominata questa mattina dalla Procura di Palermo, in un’inchiesta per riciclaggio e attività finanziaria abusiva.Franco Angelo De Bernardi, un giudice amministrativo in servizio da diversi anni al Tar del Lazio, è stato arrestato durante un’operazione della Guardia di Finanza.

 L’ARRESTO DI FRANCO DE BERNARDI – Un’associazione a delinquere, che si occupava di riciclaggio di valute straniere, tra dollari, franchi svizzeri e won nord coreani. Sequestrata dagli investigatori valuta straniera per un controvalore complessivo di circa 11milioni di euro. Proprio il magistrato del Tar, secondo gli investigatori, si sarebbe occupato dei rapporti con la Svizzera, spostando nel nostro paese la valuta straniera e eludendo i sistemi di tracciabilità. I reati sono stati scoperti grazie a un finanziere, in grado di infiltrarsi per mesi nell’organizzazione, che operava sia in Italia che all’estero. Il magistrato, dopo avere esaminato il denaro nella disponibilità dell’agente infiltrato sotto copertura, avrebbe tenuto rapporti per importare e “monetizzare” in Italia e in Svizzera ingenti quantitativi di banconote, per un valore nominale di un milione di dollari ciascuna. Si sarebbe anche occupato del trasporto di parte delle somme dal territorio elvetico all’Italia.  In base a quanto hanno ricostruito gli inquirenti, il giudice del Tar del Lazio e i due carabinieri, in cambio di grosse somme di denaro, fornivano quindi il proprio apporto nella realizzazione degli affari di cambio valuta di provenienza illecita. Diversi i reati contestati a carico dei responsabili: dall’associazione per delinquere aggravata dalla transnazionalità, al riciclaggio, ma anche detenzione illegale di armi, truffa e violazioni alla disciplina del mercato dell’oro.

L’OPERAZIONE – Trentotto le persone indagate e ottanta le perquisizioni che sono state condotte in tutta Italia. I provvedimenti sono stati firmati dal gip di Palermo. Tra gli uffici perquisiti anche quello di Franco De Bernardi: l’operazione è durata più di due ore. La polizia valutaria ha posto i sigilli alla stanza del magistrato arrestato e ha prelevato alcuni documenti. Dopo l’operazione,  il Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa, organo di disciplina e autogoverno dei giudici amministrativi, sta verificando la sua posizione, in modo da procedere formalmente all’immediata sospensione del magistrato coinvolto nell’inchiesta (fonte: giornalettismo.com). 

 

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Crisi, l'allarme dei giovani industriali: "Italia senza futuro, c'è rischio rivolta"

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L'Italia è un paese al quale serve una visione per il futuro altrimenti il rischio è alto: "La rivolta". A lanciare l'allarme è il presidente dei Giovani imprenditori d Confindustria, Jacopo Morelli, nel suo intervento di apertura al convegno annuale di Santa Margherita. "Senza prospettive per il futuro - avverte - l'unica prospettiva diventa la rivolta. Le istituzioni democratiche vengono contestate e possono arrivare alla dissoluzione, quando non riescono a dare risposte concrete ai bisogi economici e sociali".

D'altra parte, come ricorda il ministro del Lavoro Enrico Giovannini proprio dalla riviera ligure, i giovani disoccupati italiani sono "650 mila: un numero aggredibile", anche se va fatto "con urgenza". Giovannini, probabilmente ricordando il suo passato all'Istat, sottolinea la differenza per cui "non è vero che il 40% dei giovani italiani è senza lavoro, perchè è l'l'11% dei giovani italiani che è senza lavoro, il 40% dei giovani attivi".

Chi ha la responsabilità di Governo, prosegue invece Morelli, "non è chiamato a ripetere quello che già si fa o a farlo un po' meglio, ma a compiere quanto al momento nessuno fa". I giovani di Confindustria  invitano pertanto il nuovo governo "a dare un progetto  concreto di futuro, a disegnare l'Italia che sarà tra 10 anni". "La capacità di visione per un leader è essenziale" dice 

ancora Morelli: "Non un governo che faccia miracoli ma che agisca sulla competitività del Paese. Miracoli no, statisti sì".

Le prime mosse dell'esecutivo non sembrano convincere però i giovani imprenditori. 
Più che l'Imu, la priorità dovrebbe essere "il livello di tassazione su lavoro e imprese", chiedono i giovani di Confindustria insieme ad un gio di vite sull'evasione fiscale. "120 miliardi di evasione fiscale sono una ferita, 60 miliardi di corruzione sulle spalle del nostro paese sono un macigno", sottolinea Morelli che poi manda una stoccata ad Enrico Letta che un anno fa, dallo stesso palco di S. Margherita, aveva promesso "una nuova legge elettorale in poche settimane". Una proposta subito spostata da Angelino Alfano, anche lui intervenuto al convegno dei giovani imprenditori del 2012. Eppure nulla è cambiato. "A oggi - denuncia Morelli - nessuno ha potuto, o meglio voluto cambiare la legge elettorale. Gli elettori sono stati chiamati di nuovo a ratificare anziché a scegliere".

Il leader dei giovani industriali propone quindi l'introduzione di un reddito minimo a tempo per chi perde il lavoro. Mentre tutta l'Europa è costretta a fare i conti con 3,8 milioni di posti di lavoro persi e con un crollo della produzione industriale del 12%, l'Italia è attraversata dalle disuguaglianze sociali, avverte Morelli citando i numeri: "Solo l'8,5% dei figli di operai diventa imprenditore, dirigente o libero professionista. E' inaccettabile". E "tra le fonti principali di disuguaglianza c'è la disoccupazione". Il problema, secondo Confindustria, è che "mentre il mercato del lavoro si è trasformato, i mezzi con cui rispondiamo alle criticità sono rimasti indietro, legati esclusivamente alla prestazione svolta con l'impresa". Per questo "è necessario uno strumento universale e flessibile. Non un sussidio a pioggia del reddito di cittadinanza, ma una sorta di reddito minimo a tempo, condizionato all'attività di ricerca di lavoro e alla formazione professionale. Perché i giovani sono i primi a soffrirne l'assenza. I giovani e le donne, che nella disuguaglianza rimangono ai margini".

 

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Senza l’avvocato niente etilometro? «Vero, ma in parte»

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Per effettuare il test dell’etilometro ci vuole un Avvocato. A dirlo è una sentenza della Cassazione che ha assolto un adolescente milanese, pizzicato tempo fa alla guida in palese stato di ebbrezza. Il motivo del “perdono”? La polizia non lo ha avvertito della facoltà di farsi assistere da un legale.
Nulla di nuovo, visto che con l’alcol test le forze dell’ordine procedono a un accertamento di un reato ed è quindi, da sempre, obbligatorio esplicitare alla persone fermate la possibilità di un assistenza legale. La vera novità sta nel fatto che ora la Cassazione ha creato un precedente di nullità dell’accusa e delle sanzioni amministrative e penali previste dal codice della strada, nel caso di mancato avviso.

La sentenza sta facendo e farà discutere e potrebbe rendere più complicati i controlli di sicurezza sulla strada messi in campo dalle forze dell’ordine.

«Avvisare il conducente che ha la facoltà di farsi assistere da un legale di fiducia non significa che gli agenti siano tenuti ad attendere per ore l’arrivo del legale, prima di poter effettuare l’etilometro, la Cassazione interpreta la norma in ogni singolo caso, non interviene sulla norma in generale».

L’urgenza di effettuare un controllo di questo tipo, infatti, dipende dalla natura dell’atto. «L’avviso è dovuto, c’è un tempo entro il quale è consentita l’attesa ma oltre il quale, se il legale non arriva prontamente, non si può più aspettare per effettuare l’alcol test perché quel tipo di accertamento perderebbe di senso».

Il problema risiede proprio nel cavillo: per quanto tempo è concesso attendere l’arrivo del legale? «La norma non lo dice, la facoltà del conducente di avvalersi di un legale non deve rendere inefficace l’attività delle forze dell’ordine».

Ma il fatto che i tempi d’attesa non siano specificati, potrebbe spingere il guidatore a rifiutarsi di effettuare l’etilometro, complicando la sua situazione. «Secondo l’articolo 186, comma 7, del Codice della Strada - aggiunge Prina - il rifiuto da parte del conducente di sottoporsi all’alcol test comporta la confisca della vettura, la possibilità di arresto dai tre mesi sino ad un anno e un ammenda che dai 1.500 ai 6mila euro. Oltre che la sospensione della patente».

Attenzione, poi, a non confondere l’alcol test (o etilometro) con il precursore, uno strumento che serve a rilevare, non tanto il tasso alcolico, quanto la presenza di alcol nel sangue.

Se il precursore rileva la presenza di alcol, allora si procede con l’alcol test per verificarne la percentuale presente.

Esistono vari tipi di precursori: il palloncino, una sorta di microfono che viene passato davanti alla bocca e una macchinetta, simile all’etilometro, nella quale si soffia all’interno e una spia rossa e verde segnala, o meno, la presenza di alcol.

«Per il precursore non c’è la facoltà di farsi assistere da un legale. L’etilometro viene usato senza avvalersi del precursore solo in caso di incidenti stradali o guida in stato d’ebbrezza evidente».

Insomma, chi pensa di mettersi alla guida dopo aver bevuto, confidando nella “scappatoia” dell’assistenza legale, ci pensi molto ma molto bene. 

 

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Per legge niente più regali ai dipendenti pubblici

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Niente più regali, compensi o altre utilità di importo superiore a 150 euro per i dipendenti pubblici, obbligo di astenersi da attività in conflitto di interesse con le mansioni svolte e limitazione di telefoni ed altro materiale della PA ad un uso strettamente d'ufficio.

Sono queste alcune delle regole contenute nel DPR 16 aprile 2013, n. 62 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale 4 giugno 2013, n. 129) contenente il Codice di comportamento dei dipendenti pubblici.

Il provvedimento, emanato in attuazione della legge anti-corruzione, in linea con le raccomandazioni OCSE in materia di integrità ed etica pubblica, indica i doveri di comportamento dei dipendenti delle PA e prevede che la loro violazione è fonte di responsabilità disciplinare.

Tra le disposizioni del codice le principali sono:

  • il divieto per il dipendente di chiedere regali, compensi o altre utilità, nonché il divieto di accettare regali, compensi o altre utilità, salvo quelli d’uso di modico valore (non superiore a 150 euro) - anche sotto forma di sconto. I regali e le altre utilità comunque ricevuti sono immediatamente messi a disposizione dell’Amministrazione per essere devoluti a fini istituzionali;
  • la comunicazione del dipendente della propria adesione o appartenenza ad associazioni e organizzazioni (esclusi partici politici e sindacati) i cui ambiti di interesse possano interferire con lo svolgimento delle attività dell’ufficio;
  • la comunicazione, all’atto dell’assegnazione all’ufficio, dei rapporti diretti o indiretti di collaborazione avuti con soggetti privati nei 3 anni precedenti e in qualunque modo retribuiti, oltre all’obbligo di precisare se questi rapporti sussistono ancora (o sussistano con il coniuge, il convivente, i parenti e gli affini entro il secondo grado);
  • l’obbligo per il dipendente di astenersi dal prendere decisioni o svolgere attività inerenti le sue mansioni in situazioni di conflitto di interessi anche non patrimoniali, derivanti dall'assecondare pressioni politiche, sindacali o dei superiori gerarchici;
  • la tracciabilità e la trasparenza dei processi decisionali adottati (che dovrà essere garantita attraverso un adeguato supporto documentale);
  • il rispetto dei vincoli posti dall’amministrazione nell’utilizzo del materiale o delle attrezzature assegnate ai dipendenti per ragioni di ufficio, anche con riferimento all’utilizzo delle linee telematiche e telefoniche dell’ufficio;
  • gli obblighi di comportamento in servizio nei rapporti e all’interno dell’organizzazione amministrativa;
  • per i dirigenti, l’obbligo di comunicare all’amministrazione le partecipazioni azionarie e gli altri interessi finanziari che possono porli in conflitto d’interesse con le funzioni che svolgono; l’obbligo di fornire le informazioni sulla propria situazione patrimoniale previste dalla legge; il dovere, nei limiti delle loro possibilità, di evitare che si diffondano notizie non vere sull’organizzazione, sull’attività e sugli altri dipendenti.

E' infine assicurato il meccanismo sanzionatorio per la violazione dei doveri di comportamento.

 

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Morte del reo e amnistia sono cause estintive del reato

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Nel caso di morte del reo, per la partre civile, la prescrizione del diritto al risarcimento del danno decorre dalla dichiarazione giudiziale di improcedibilità.

E' quanto emerge dalla sentenza 5 aprile 2013, n. 8348 delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione con la quale è stato accolto il ricorso, presentato dagli eredi di una vittima di un sinistro stradale, diretto ad ottenere il risarcimento del danno dall'assicurazione contro la prescrizione dichiarata dalla Corte d'Appello di Napoli.

Gli ermellini superano il precedente orientamento secondo il quale, in caso di costituzione di parte civile nel processo penale, per chiedere il risarcimento del danno, l'effetto interruttivo permanente della prescrizione fino a sentenza, valeva per i casi di estinzione del reato per amnistia e prescrizione, ma non nell'ipotesi di morte del reo, "ritenendosi prevalente in queste ipotesi la perdita di potestas iudicandi del giudice penale rispetto al fatto/reato, che si realizza al verificarsi della causa estintiva (morte del danneggiante), a prescindere dalla dichiarazione giudiziale del suo avvenimento".

Secondo i giudici delle Sezioni Unite, "Anche nel caso in cui l'estinzione del reato dipenda dalla morte del reo, difatti, non si può escludere che il danneggiato sia, sì, nuovamente investito dell'onere di riattivarsi sul piano processuale entro il termine biennale, ma ciò solo dal momento in cui è divenuta irrevocabile la sentenza penale dichiarativa di quella estinzione, avendo egli, sino a quella data, l'indiscutibile diritto a riporre un legittimo affidamento sull'effetto conservativo dell'azione civile negli stessi termini utili per l'esercizio della pretesa punitiva dello Stato contro il responsabile e, perciò, su una diversa situazione che gli assicurava la salvaguardia del proprio diritto".

Il Collegio ritiene che, in questo senso debba essere interpretato il dictum della Corte Costituzionale in materia, ovvero nel senso di estendere tout court a tutte le cause di estinzione il regime interruttivo/sospensivo che il processo penale garantisce al soggetto danneggiato, non essendo ulteriormente spendibile l'argomento della immediatezza dell'effetto "morte" rispetto alla presunta mediazione temporale costituita dalla sentenza che dichiari l'estinzione per amnistia del reato per il quale si procede.

 

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