Creato da: SmokinDoll il 18/12/2006
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Post N° 78

Post n°78 pubblicato il 20 Marzo 2008 da SmokinDoll

 

  

 

la strada mi sputa dinanzi il tragitto

laddove arranca il feto del tempo

sospira (al)la notte e stormisce all’orecchio

solennità d’incubi appesi al ricordo

 

non sei più che corba di nuovi frantumi

di vagli scomposti e ingoiati dai pori

tiepido ghetto di giorni compiuti

cernita cieca di estimi espulsi

 

con furia già spopolo lauti momenti

asfissiati da languidi palpiti blu

e so che s'accenna una più nuova sorte

quanto più presto si svincola e uccide 

il sicario di abbagli e deliri reclusi

 

  

  

 

* Image: Cecil Beaton, "Fotografia di moda" (1936)

* Soundtrack: Led Zeppelin, "Babe I'm gonna leave you" (1969) 

 

 

 
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Post N° 77

Post n°77 pubblicato il 12 Marzo 2008 da SmokinDoll
 

 


L’autobus per il centro lo piglio sempre al volo. Ogni volta finisce che corro come una matta, strapazzando borsa e gambe verso il convoglio gialloblu, ma nonostante la fatica, la fretta e il vento pungente a morsicarmi il muso, non mi rassegno mai a svegliarmi del tutto finché la cosa non si rende davvero inevitabile. Preferisco restare aggrappata al ricordo delle notti qui, sempre così rugiadose e silenti da commuovere. Salgo su e mi assesto in fretta sul primo sedile libero che trovo, senza guardarmi intorno e, restia a riprender contatto col nuovo giorno, decido quasi sempre di rimanere il più possibile avviluppata al mio incubo interrotto cercandone i dettagli sparsi tra i capelli, piuttosto che assuefarmi alla persuasione maleodorante della vettura che mi ospita. Dopo un minuto, oppure un’eternità, alzo lo sguardo verso il corridoio, e solo allora mi accorgo delle persone che mi stanno intorno. Casalinghe e studenti soprattutto, poi qualche turista e a volte qualche nomade coi suoi quattro o cinque figli urlanti sparsi lungo la corsia. Non è mai per colpa loro che mi disgiungo a poco a poco dagli odori di casa e dall’ultimo sonno agitato e spesso, solo quando sono ben oltre la destinazione prevista, realizzo che l’ho già superata da un pezzo. Magari son già passate le otto e sto ancora in periferia, però dall’altra parte della città. E chissenefrega, penso a volte, vorrà dire che scenderò in stazione e ritornerò indietro. Che si sta troppo comodi seduti su questo mucchietto di ovvietà per pensare di cambiare, mi ripeto a nenia come la maggior parte delle volte in cui ho bisogno di farmi passare in fretta l’incazzatura. E poi conosco persone magnifiche, non potrei mai andarmene di qui senza di loro. Sono gentili, e anche di ottima compagnia quando hanno voglia di ascoltare qualcuno che non sia se stesso. Se poi si pensa a quanto siano lodevoli per il loro impegno e la loro pazienza, quando si tratta di dar retta a una che pare appisolata anche quando è desta.. Alcuni hanno proprio un sacco di premure nei miei confronti, come padroni di casa in apprensione per un ospite di riguardo che sanno gli farà visita solo una volta nella vita, come una vecchia e scrupolosa zia ad esempio, o la morte. M’è capitato di pensare che con qualcuno di loro mi ci sarei messa, persino, però no mi dicevo subito dopo, come ogni volta che un’idea come quella arrivava a sfiorarmi l’inguine, altrimenti la colazione non avrebbe più lo stesso sapore, e la casa di certo diverrebbe d’improvviso troppo piccola per starci tutti insieme e nel giro di poco finirei col trovare insopportabile la sola vista di quelle stesse persone e tutto il calore si disperderebbe fuggendo tra le crepe delle pareti e.. come se non sapessi che la verità è che sono sempre stata troppo timida, impacciata, e per natura troppo lontana dalla capacità di mettere in atto una cosa simile, anche fosse un desiderio forsennato che mi corrode. Il tempo di chiedermi perché mi sono spinta tanto in la col pensiero, e mi raggiungo come a dribblare la risposta, risalendo mentalmente sul bus e scendendo subito dopo, rincollando i piedi sulla superficie regolare e appena lucente della banchina di fermata. La strada è ancora un po’ sudata di crepuscolo, e la gente approdata insieme a me rapidamente si dipana nei viottoli sparsi tra i palazzi. Oscillo un po’ sul ciglio del marciapiede, barcollando con le braccia aperte a sorreggere da una parte l’idea di essere una zingara irrequieta, intimamente vivace e un po’ spostata, e dall'altra la convinzione di esser toppo disciplinata, troppo perbene, troppo poco coraggiosa anche, per essere appagata, per mutare le “cose” in soddisfazioni. Con tutta la rabbia e il disordine che posso, gli stessi che non so tirarmi fuori dalla gola quando dovrei farne uso davvero, impalo i miei pensieri, poi li spoglio, li violento, li guardo sanguinare e concludo la tortura delle intenzioni finendole col colpo di grazia più adatto all’occasione. Alla fine del massacro mi decido a ridistribuire lo sguardo un po’ in giro, e mi placo pensando che la follia è altra cosa da ciò che vedo ispezionandomi nel vetro che protegge gli orari della fermata. Non c’è fretta e non c’è calma in questo posto. Il mondo stesso non è altro che un eterno andare. Mi guardo intorno e vedo il mio didentro. L’idea di spostarmi altrove al più presto non si sveglia insieme a me la mattina, ma sempre più frequentemente rincasiamo assieme. Così anche oggi capisco che è ora di ripartire, di andare via. Da me, da loro, da questo rigore, dalle certezze che ho appese ovunque alle pareti del soggiorno, dal giardino con l’erba fradicia e odorosa dell’abitazione in cui torno la sera, da questo posto che vuol essere chiamato casa, confitto in una città che apparentemente mi circonda ma in realtà mi abita dentro.

 

 

Soundtrack: Francoise Hardy - Tous les Garcons et les Filles

Image(s): Les Krims

 

 
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Post N° 76

Post n°76 pubblicato il 29 Febbraio 2008 da SmokinDoll
 

 

     

 

(I) don’t run, just walk and walk and walk..

 

 
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Post N° 75

Post n°75 pubblicato il 22 Febbraio 2008 da SmokinDoll

 

 

  

..e mi convinco una volta di più che il mondo è proprio piccolo.
oggi ad esempio, mi pare somigliante a un paio di pingui e tremolanti chiappe,
tra le quali annaspa la vita che di quel globo pulsante è lo sfintere.
v
iscido e laborioso squarcio a volte, entro il quale snodarsi.
ma anche soffice scrigno di impensate, primitive soddisfazioni.

  

 

   

IMG: "Vintage Rest(less)",  febbraio 2007

  

 
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Post N° 74

Post n°74 pubblicato il 18 Febbraio 2008 da SmokinDoll
 

 

Shattered, shattered
Love and hope and sex and dreams
Are still surviving on the street
Look at me, I'm in tatters!
I'm a shattered
Shattered

Friends are so alarming
My lovers never charming
Lifes just a cocktail party on the street
Big apple
People dressed in plastic bags
Directing traffic
Some kind of fashion
Shattered

Laughter, joy and loneliness and sex and sex and sex and sex
Look at me, I'm in tatters
I'm a shattered
Shattered

All this chitter-chatter, chitter-chatter, chitter-chatter bout
Shmatta, shmatta, shmatta - I cant give it away on 7th avenue
This towns been wearing tatters (shattered, shattered)
Work and work for love and sex
Aint you hungry for success, success, success, success
Does it matter? (shattered) does it matter?
I'm shattered.
Shattered

Ahhh, look at me, I'm a shattered
I'm a shattered
Look at me - I'm a shattered, yeah

Pride and joy and greed and sex
Thats what makes our town the best
Pride and joy and dirty dreams and still surviving on the street
And look at me, I'm in tatters, yeah
I've been battered, what does it matter
Does it matter, uh-huh
Does it matter, uh-huh, I'm a shattered

Dont you know the crime rate is going up, up, up, up, up
To live in this town you must be tough, tough, tough, tough, tough!

You got rats on the west side
Bed bugs uptown
What a mess this towns in tatters I've been shattered
My brains been battered, splattered all over Manhattan

Uh-huh, this towns full of money grabbers
Go ahead, bite the big apple, don't mind the maggots, huh
Shadoobie, my brains been battered
My friends they come around the
Flatter, flatter, flatter, flatter, flatter, flatter, flatter
Pile it up, pile it high on the plattered..

 

 

* Image: improbabile autoscatto, "Sha(ttere)dow"  (2007)
* Words: quei gran fighi degli Stones, "
Shattered" (1978)

 

 
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