Creato da MariaSyb il 11/10/2010

Corso di stilistica

Lezioni di linguaggio figurato

 

 

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Lezione 2


Le figure del pensiero


Obiettivi:

  • Apprendere il significato e l'uso delle figure del pensiero

  • Introdurre le principali figure : perifrasi, antitesi,eufemismo, prosopopea, similitudine, apostrofe, climax, interrogazione, preterizione, reticenza.



Mentre i traslati sono parole ed espressioni usate con un significato diverso da quello letterale, le figure di pensiero consistono in particolari atteggiamenti del pensiero espressi attraverso locuzioni insolite.


Le figure di pensiero più comuni sono:

 

 

LA PERIFRASI ( giro di parole)


    è una figura che permette di esprimere un concetto usando un giro di parole, una circonlocuzione, un'idea, piuttosto che usando il nome proprio dell'oggetto di riferimento.



  •  
    • 'l tristo sacco / che merda fa di quel che si trangugia (per indicare lo stomaco in maniera dispregiativa e triviale) (Dante Alighieri, Inf. XXVIII, 26-27)

    • discendo laggiù tra le grame mie genti, nel mondo che tace, tra gli umili morti di fame che dormono in pace.( G. Pascoli Il mendico, 95-98)

    • Adoro la città eterna (= Roma)

    • e quella parte onde prima è preso
      nostro alimento,
      all'un di lor trafisse( l'ombelico)
      (Dante, Inferno, XXV, 85-86)


L'ANTITESI (contrapposizione)


Consiste nel contrapporre parola a parola, concetto a concetto per dare maggior risalto al pensiero espresso o a un concetto.


  •  
    • Non fronde verdi, ma di color fosco,

    • non rami schietti,ma nodosi e incolti,

    • non pomi v'eran, ma stecchi con tosco...(Dante)

    • Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
      umile e alta più che creatura,
      termine fisso d'etterno consiglio,...-
      (Dante, Paradiso, C. XXXIII, vv 1-3)




L'EUFEMISMO ( dire cose in modo " buono"=eu)


è una figura grazie alla quale le idee spiacevoli vengono mitigate per mezzo di espressioni attenuate o addolcite. Si usa per mostrarsi gentili ed educati, evitando la schiettezza della verità che a volte può risultare spiacevole per chi ne è il destinatario.


  •  
    • Questo vestito non ti sta molto bene.( per non dire " ti sta malissimo")

    • Non è tra i più brillanti della classe... ( per non dire che è un po' stolto)

    • Il ferito è passato a miglior vita. ( cioè è morto)

    • Ei t'ode; oh ciel! tu manchi! ed io... ( muori)
      in servitude a piangerti rimango.
      (A. Manzoni, Adelchi, Atto V, Scena VIII, vv 84-85)



LA PROSOPOPEA ( personificazione)


Consiste nel personificare essere inanimati, nel concedere loro di parlare ed esprimersi come se fossero umani. Vale anche per i concetti astratti,gli esseri morti o lontani ai quali vengono attribuiti pensieri ed azioni di vivi.


  •  
    • Da un pezzo si tacquero i gridi:
      là sola una casa bisbiglia.
      (G. Pascoli, Il gelsomino notturno, 5-6)

    • Forse perché della fatal quiete
      tu sei l'immago a me sì cara vieni
      o Sera!...

      (U. Foscolo, Alla sera, 1-3)

    • La ragione mi guida.

    • La luna mi guarda mentre le stelle mi cantano.



LA SIMILITUDINE ( confronto)


Consiste ne porre a confronto due concetti, secondo un rapporto di somiglianza. Essa serve a chiarire, usando immagini efficaci, l'dea o il pensiero da esprimere, per meglio imprimerli nella mente.


  •  
    • Le nuvole correvano nel cielo come cavalli imbizzarriti in un campo...

    • Tanto è giovane. E' come il mattino. Mi accenna negli occhi
      tutti i cieli lontani di quei mattini remoti.
      (C. Pavese, Incontro, 14-18)

    • Un tappeto di smeraldo
      sotto al cielo il monte par.
      (G. Carducci, In Carnia, 3-4)



L'APOSTROFE (deviazione)


Consiste nell'interrompere il discorso per rivolgere la parola, sotto forma di vocazione o preghiera, a persone o cose inanimate.


  •  
    • Ahi, dura terra, perché non t'apristi?
      (Dante, Inferno, Canto XXXIII, v 66)

    • O natura, o natura,
      perché non rendi poi
      quel che prometti allor? perché di tanto
      inganni i figli tuoi?
      (G. Leopardi, A Silvia, vv 36-39)


IL CLIMAX ( gradazione)


Consiste nell'adoperare forme espressive viva via più forti ( climax ascendente) o più deboli ( climax discendente) per modulare il verso o la frase come in un canto.


  •  
    • Vecchierel bianco, infermo,
      mezzo vestito e scalzo,

      con gravissimo fascio in su le spalle,
      per montagna e per valle,
      per sassi acuti, ed alta rena, e fratte,
      al vento, alla tempesta, e quando avvampa
      l'ora, e quando poi gela,
      corre via, corre, anela,
      varca torrenti e stagni,
      cade, risorge, e più e più s'affretta
      ,
      senza posa o ristoro,
      lacero, sanguinoso, [...]
      (G. Leopardi, Canto notturno di un pastore errante dell'Asia, 21-32)




L'INTERROGAZIONE


Si ha quando viene espresso un concetto in forma interrogativa che non chiede risposta (domanda retorica) in quanto già la contiene in sè, affermativa o negativa.


  •  
    • Dove sono gli antichi valori?

    • O Nerina! e di te forse non odo
      questi luoghi parlar?
      caduta forse
      dal mio pensier sei tu? Dove sei gita,
      che qui sola di te la ricordanza
      trovo, dolcezza mia?...
      (G. Leopardi, Le ricordanze, vv 136-140)

    • Le leggi son, ma chi pon mano ad esse?
      (Dante, Purgatorio, Canto XVI, v 97)



LA PRETERIZIONE (omissione)


Consistere nel fingere di dire una cosa, affermando di volerla passare sotto silenzio, e invece il concetto viene espresso ugualmente.


  •  
    • Voglio tacere i tuoi difetti, che pure sono tanti!

    • è inutile parlare della situazione penosa in cui ti trovi!

    • A che servirebbe ricordare gli scempi compiuti dal vigente governo?







LA RETICENZA


Consiste in una sospensione del discorso, generalmente indicata dai tre puntini ( ...) prima di un'espressione o di una parola particolarmente forti. In pratica vengono taciute delle idee, che pero' possono essere facilmente rilevate.


    • Se lo fai un'altra volta...vedrai! ( che cosa ti faro' per punizione!)

    • Se lo farai ancora...ci siamo capiti, vero? ( idem c.s.)





 

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