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Post n°116 pubblicato il 23 Aprile 2009 da raziocinante

 

    Metà novembre.
 Alle undici del mattino sembrava sera, una  scarsa luce filtrava bassa all'orizzonte, lo zenit coperto daq una fitta muraglia di nuvole nere. Rantoli bassi e minacciosi scuotevano il mondo, sguardi alzati al cielo. si affrettava il passo.
  Le auto si lasciavano dietro la scia di acido, visibile nell'umidità, che rimaneva bassa, attaccata alla terra, attaccata a fette di asfalto sconnesso, alle buche, a voragini colme di acqua nera.
  Una mamma che urla al suo piccolo di stare attento, e di non mettere i piedi nelle buche, e, contemporaneamente di muoversi perché da li a poco sarebbe venuto giù il diluvio.
  Quella mattina avrei infranto la regola di andare a prendere il caffè a piedi.

La prima folata di vento portò con se la pioggia, che sferzò violentemente il mondo. Cozzò metallica sui vetri, sui tetti, sulla gente. Sui buoni e sui cattivi.
Indifferente e fredda.
 Ogni folata nuvole di dardi ghiacciati si schiantavano al suolo, foglie secche turbinavano allegre, fino a ricadere sparpagliate, qualche ombrello si aprì all'insù.
  Misi in moto. Il motore freddo singhiozzò ed espulse i primi fiotti di alito letale, uscii dal garage.
  Il vento così com'era venuto se ne andò, qualche istante dopo dal cielo cadde giù il mare.  Completamente accecato dagli elementi proseguivo adagio, si rialzò il vento e, tra una folata e l'altra, quando il tergicristalli, per un attimo, ebbe la meglio contro il muro d'acqua, vidi una donna appoggiata con una mano al muro, protetta dall'esile scudo di un balcone, piegata in due, che si lasciò lentamente cadere al suolo.

  Nessun dubbio. Frenai all'istante, e mi preparai per la doccia fuori programma. Continuava a stare a terra tenendosi la pancia, da vicino realizzai che era incinta, con voce fioca che sembrava irreale nella furia del temporale mi disse  < Mi sa che vuole nascere..>
mi prestai a soccorrerla, gli misi sulle spalle e sulla testa il mio giubbotto e, piano piano l'accompagnai all'auto.
prossima fermata, pronto soccorso.
  Era proprio il caso dirlo. Diluviava. Venti minuti di pioggia  e le strade si erano trasformate in torrenti, le grate di scolo stradale otturate da buste e melme varie, l'acqua era arrivata al limite dei marciapiedi, e su ci navigava un po di tutto, pezzi di legno bottigline vuote resti di cibo. Arrivati in aspedale, entrai nel pronto soccorso e presi una sedia a rotelle, l'infermiere mi guardò in cagnesco, la feci sedere sulla sedia. Lo stesso infermiere mi aspettava all'uscio.. < che è successo??> bofonchiò.
< E' leggermente incinta> replicai .
  La portarono via, chiamarono i dottori
"Buona fortuna" pensai. Recuperai il giubbino, e mentre stavo per uscire una folgore si abbattè nella zona, quello che ne segui fu un rumore assordante, mancò l'elettricità. Si accese l'emergenza, ma durò solo pochi minuti. Nottetempo qualcuno aveva pensato che il gasolio stava meglio nel suo serbatoio che nel gruppo elettrogeno dell'ospedale.

Qualcuno mormorò in silenzio una preghiera e si segnò.
qualcunaltro bestemmiò vivacemente e si toccò.

< Te ne servirà molta..> dissi ad alta voce uscendo da quel mondo che non mi apparteneva più.

Almeno.. così pensavo.

 

 
 
 
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