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AQUILEIA: IL MISTERO E’ SERVITO

AQUILEIA: IL MISTERO E’ SERVITO

Specialità dal passato dell’ex albergo ristorante “Alla Posta”.

 

 

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Aquileia, 15 settembre 1885: “Sua Altezza Reale, la Principessa Stefania ha visitato ieri, a bordo dello yacht “FANTASIE”, Aquileia, per l’occasione tutta imbandierata. E’ stata ricevuta  dal Luogotenente, dal Capitano Franz Coronini, dal Capitano del Distretto Bintsegan e dal Sindaco Stabile. La Principessa ha visitato la basilica e il museo ed è poi ritornata molto soddisfatta con il panfilo a Miramare. Stamattina ha fatto una passeggiata fino alla stazione ferroviaria. Per domani è prevista una visita a Grado. (TRIESTER ZEITUNG, 15/9/1885).

 

Sembra iniziare così la storia documentata di un edificio misterioso, ripreso in una fotografia dell’evento, dove appare del tutto simile ad oggi. Sappiamo, da una mappa del 24 agosto 1760, che nel luogo dove sarebbe sorto non vi erano edifici, ma solo un campo coltivato.

 

 

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Agli inizi del XX sec. Aquileia assunse un’importanza turistica per i contatti marittimi con la vicina isola di Grado, rinomata destinazione balneare e curativa, e per il Museo Archeologico istituito nel 1882. Aquileia brulicava di speranze e potenzialità di sviluppo quanto di visitatori: prova di ciò è il numero considerevole di alberghi ed esercizi che vantava. Il migliore tra essi era senza dubbio il “Zur Post” (“Alla Posta”, nome questo molto comune); fulgido esempio di imprenditoria femminile sotto la gestione della Signora Luigia Bonvicini (1886-1953),  così veniva descritto: “Caffè – Restaurant viennese rimesso a nuovo, situato nella Piazza del Porto, con veranda e splendido giardino. Cucina italiana e tedesca, vini delle proprie cantine e di quelle del Barone Ritter de Zahony in Monastero. Latte e burro di propria produzione. Birra Goss e Pilsen, stanze spaziose. Posta e telegrafo in casa. Autogarage.” (GUIDA SCHEMATICA EDIZIONE 1914).

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Se consideriamo che al tempo, nel circondario, vi erano in tutto 14 telefoni, tale ritratto identifica il “ZUR POST” come un hotel di lusso, proiettato nel futuro. Il servizio telematico offerto agli ospiti era, probabilmente, anche molto di più di una odierna rete internet wireless.  

 

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Oggi l’HOTEL RESTAURANT ZUR POST è chiuso e da decenni il pianterreno ospita un supermercato ormai storico. Tuttavia la facciata, attualmente in restauro, è conforme al suo passato glorioso. Particolarmente interessante è il balcone, con un’elegante ringhiera in ferro battuto, artisticamente decorato, che riporta un’insegna con simboli misteriosi. Per anni mi sono interrogato sul loro significato, finché decisi di approfondire.

Questa l’insegna: una corona d’alloro, sormontata da un’elegante coccarda a tre asole, fermata da borchia, con due nastri ricadenti, avvolge un grande “4” in cifra, dal gambo ulteriormente crociato; a sinistra in basso una piccola freccia ascendente verso  ore 11; a destra, come due lettere OC ruotate di 90° a sinistra ed una grande V.

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Inizialmente ero orientato verso  un’interpretazione fondamentalmente zodiacale ed astrologica della composizione: OC rovesciato è il segno del TORO, V poteva rappresentare il pianeta Venere, od essere un 5 in numero romano. Il 4 simboleggia il pianeta Giove.

Ma indagando ed approfondendo mi imbattei in quello che René Guénon definì nel suo ”Etudes Traditionnelles”, (1948)  e  riprese ne “Les Symboles fondamentaux de la Science Sacrée” (Gallimard, 1962), "QUATRE DE CHIFFRE" (ossia il “quattro in cifra”). Esso era un simbolo, od una combinazione di simboli ad esso associati, molto usata dalle corporazioni di tipografi, scalpellini, tagliapietre, incisori e pittori di vetro e vetrate del XV sec. In particolare, dunque, di maestranze artigiane ed edili impegnate nella costruzione delle cattedrali. Era anche usato per marchiare i pezzi prodotti e poter quindi attribuire il compenso ad ogni mastro.

Ma quale poteva essere il significato di un simbolo corporativo di costruttori su un rinomato albergo affacciato sul porto?

Forse la risposta può trovarsi in un’ipotesi ardita quanto logica, l’ipotesi MASSONICA. Come ben sappiamo,  i massoni si rifacevano, allegoricamente, alle corporazioni dei costruttori delle cattedrali. Essi si chiamavano, in effetti, “mastri muratori” , ma il loro scopo era edificare l’animo umano, non un semplice tempio. Forse l’insegna voleva richiamare esplicitamente l’attenzione degli affiliati alla Massoneria che fossero approdati, dal mare, risalendo il fiume Natissa, ad Aquileia. Ricordando che uno dei principi fondamentali della Massoneria è il mutuo soccorso tra gli affiliati, è logico pensare che un esercente, qualora massone, volesse invitare i confratelli a soggiornare nel proprio albergo. Sempre che, ovviamente, l’insegna non fosse addirittura precedente l’apertura dell’hotel.

 

Vi sono altri due particolari  che avrebbero potuto attirare l’attenzione dei Massoni. La prima è che, anticamente, quello stesso porto era guardato da una catena, stesa tra due colonne, ad impedire la risalita di imbarcazioni non autorizzate. La seconda è una moneta, un denaro d’argento, del Patriarca Pellegrino II (XII sec.): esso riprende l’iconografia delle monete  austriache di Friesach, rassomiglia agli pfennig dell’arcivescovo Konrad di Salisburgo, pur raffinandola (dove sembrerebbe ravvisabile il Golgota con la triplice crocifissione). Anche  il “denaro di Latisana” è riferito a tale filone. Se quello che  è riconoscibile in molte di tali monete è il frontone di un tempio, nella moneta aquileiese, oggi rarissima e rappresentata a simbolo della Comunità di Aquileia anche sui cartelli turistici, si vede qualcosa di più: qualcosa che sembra comprendere due colonne, o pilastri,  sormontate da astri luminosi, mentre al centro, tra di esse, una forma piramidale è sormontata da un terzo globo e dalla croce cristiana. Pur se tale raffigurazione viene di solito interpretata come due torri, può ricordare le suddette colonne del porto. Tale immagine, inoltre, è molto affine ai simbolismi massonici del XIX sec. e potrebbe, così, aver attirato l’interesse di prestigiosi esponenti delle arti, delle scienze e dell’alta società del tempo.

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Certo, tutto ciò è plausibile: tuttavia, la verità sull’origine dell’insegna misteriosa è forse nascosta per sempre tra i pensieri del suo committente.

 

                  

Tiziano De Simone

(Pubblicato su Voce Isontina - 31 ottobre 2009 )

 

 

 
 
 
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