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dieci mondi

Post n°18 pubblicato il 18 Febbraio 2009 da SpiritoNelVento

Cosa sono i dieci mondi? In parole semplici sono gli stati d'animo che ogni giorno attraversiamo, ho parlato nel primo post della collera, che è la manifestazione del quarto mondo. Grazie ai testi del Sutra del Loto viene rivelato il mutuo possesso dei dieci mondi, mutuo possesso significa in parole povere che possediamo tutti i dieci mondi dentro di noi, ma che si manifestano uno alla volta, possiamo quindi considerarli come condizione della vita umana.
Grazie al fatto che noi, persone del mondo di umanità, possediamo tutti i dieci mondi dentro di noi, possiamo comprendere le condizioni della vita e cambiare il nostro stato vitale.
I sei mondi che vanno da inferno a cielo sono noti come i "sei sentieri" i primi tre chiamati "cattivi sentieri".
Questi mondi sono basati sulla visione del mondo tipica del Brahmanesimo, diffuso in India al tempo di Shakyamuni. Secondo questo insegnamento tutti gli esseri dimorano in luoghi o regni diversi, nei quali sono nati in conformità delle azioni passate, o Karma. Si credeva che le persone trasmigrassero in questi sei sentieri secondo le cause Karmiche da loro poste. I mondi da apprendimento a Buddità, o "quattro mondi nobili", rappresentano la condizione vitale di coloro che si sono liberati dalla trasmigrazione nei sei sentieri.
Il primo dei dieci mondi è quello di inferno, dal sanscrito naraka che, letteralmente indica una prigione sotterranea. In giapponese è composto da due caratteri "terra" e "prigione". Terra indica il luogo più in basso di tutti e prigione lo stato in cui l'essere è legato, e totalmente immobilizzato. L'inferno è la più miserabile delle condizioni, in cui si è incatenati alla sofferenza. Generalmente è lo stato vitale di chi, quando le cose non vanno come aveva sperato, attribuisce con rabbia la colpa ad altri per la mancata realizzazione dei suoi progetti. Questa rabbia è priva della carica di energia positiva necessaria perchè possa essere incanalata in una direzione costruttiva. Anzi, fa si che la persona in questione sia totalmente consumata da un senso di impotenza e frustrazione, intrappolata in emozioni che non trovano modo di espimersi. Potremmo  descrivere questa rabbia come il gemito della vita che ha esaurito ogni possibile risorsa per sfuggire alle circostanze che la intrappolano. Possiamo udire queste voci da chi tenta un suicidio. "La vita è troppo penosa" oppure "In questo mondo non c'è posto per me". Quando lo spazio vitale si approssima allo zero assoluto, si può arrivare alla conclusione che non vi sia altra alternativa che la morte.
Tali persone hanno bisogno di avere qualcuno vicino, che ascolti ciò che hanno da dire; qualcuno che offra loro anche una sola parola di incoraggiamento. Hanno bisogno di un contatto vitale che riaccenda la fiamma della vita ancora una volta nel loro cuore. Il solo sapere che c'è qualcuno a cui importa di loro produce una espansione dello spazio vitale. Per quanto possano sembrare dure le circostanze, quando le persone si sentono che non sono sole, ma che hanno un legame con gli altri e con il mondo riusciranno sicuramente a reagire.
Il mondo di inferno è rappresentato da Devadatta. pur essendo discepolo di Shakyamuni, era un uomo perverso che per invidia giunse al punto di cercare di uccidere il suo maestro. Davanti a lui c'era sempre Shakyamuni che si ergeva imponente davanti a lui come la catena dell'Himalaya. Lungi dal rispettare chi aveva conseguito uno stato vitale più elevato del suo, Devadatta non riusciva nemmeno a tollerarne l'esistenza. tale è la laidezza dell'invidia maschile. L'invidia e il risentimentoindurirono il suo cuore. Quasi come incatenata, la mente di chi si trova nel mondo di inferno, non riesce a cambiare da sola.
Talvolta si dice che l'inferno stia sottoterra, ma in realtà è una condizione in cui la vita sprofonda schiacciata sotto il suo stesso peso. Le persone che stanno soffrendo, a causa di un dissidio familiare, di una malattia o perchè tormentate dall'invidia e nei cuori imperversa la rabbia, non riescono a riconoscere che la vera causa della sofferenza sta nella loro stessa vita. Mancano della forza vitale per percepire le cose in questi termini e di conseguenza provano rancore e collera nei confronti degli altri.


dal Sutra del Loto commentato da Daisaku Ikeda

 
 
 
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