Creato da dLupin il 03/02/2006

Alla ricerca

delle tracce di Te, di me, di noi...

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HA-HA-HA

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Il cellulare del parroco
Un americano visita Fossano (una città della provincia di Cuneo) e un amico gli spiega:
- Questa è la piazza dei martiri, la più grande.
- Oh, dove abito io sulla piazza più grande può atterrare un jet, risponde l'americano.
Davanti alla casa più vecchia, l'amico spiega:
- Questo è il nostro municipio!
L'americano:
Oh! Oh! Il nostro municipio e un palazzo nuovo alto 125 metri!
L'amico comincia a perdere la pazienza. Proprio in quell'istante suonano le campane del duomo.
- Cos'è questo suono?, domanda.
L'amico risponde:
- Ah, non ci badare, è solo il cellulare del parroco!

In confessionale
Una giovane si confessa:
- Padre, quando mi guardo allo specchio mi trovo bellisima. E' vanità?
Il confessore dà una sbirciata al volto della ragazza e risponde:
- No, figliola: è cecità!
 
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FANGO

Post n°94 pubblicato il 04 Giugno 2008 da dLupin

Ai precedenti album Jovanotti aggiunge “Safari”, ricco di stimoli musicali e tematici e lo dedica al fratello Umberto, scomparso lo scorso ottobre in un incidente aereo. L’Album racchiude 12 brani, tra canzoni d’amore e ballabili. E’ un lavoro di ricerca interiore che trasforma in musica, emozioni e dolori. “Safari” si muove in una polarità tra fedeltà alle radici e scommessa della ricerca, della conoscenza dell’altro, che è rischio di perdita ma anche promessa di conquista, è speranza di ritorno ma anche abbandono angoscioso all’ignoto.

“Fango”, posto in apertura dell’Album e scelto come singolo per il suo lancio, è il brano che più di tutti fa entrare nella spiritualità del disco.

Io lo so che non sono solo
anche quando sono solo…

sotto un cielo di stelle e di satelliti
tra i colpevoli le vittime e i superstiti
un cane abbaia alla luna
un uomo guarda la sua mano
sembra quella di suo padre
quando da bambino
lo prendeva come niente e lo sollevava su
era bello il panorama visto dall'alto
si gettava sulle cose prima del pensiero
la sua mano era piccina

ma afferrava il mondo intero
ora la città è un film straniero

senza sottotitoli
le scale da salire sono scivoli, scivoli, scivoli
il ghiaccio sulle cose
la tele dice che le strade son pericolose
ma l'unico pericolo che sento veramente
è quello di non riuscire più a sentire niente

il profumo dei fiori l'odore della città
il suono dei motorini il sapore della pizza
le lacrime di una mamma

le idee di uno studente
gli incroci possibili in una piazza
di stare con le antenne alzate verso il cielo
io lo so che non sono solo…

e rido e piango e mi fondo con il cielo

e con il fango
la città un film straniero senza sottotitoli
una pentola che cuoce pezzi di dialoghi
come stai quanto costa che ore sono
che succede che si dice chi ci crede
e allora ci si vede
ci si sente soli dalla parte del bersaglio
e diventi un appestato

quando fai uno sbaglio
un cartello di sei metri dice

tutto è intorno a te
ma ti guardi intorno e invece non c'è niente

un mondo vecchio che sta insieme

solo grazie a quelli che
hanno ancora il coraggio di innamorarsi

e una musica che pompa sangue nelle vene
e che fa venire voglia di svegliarsi

e di alzarsi
smettere di lamentarsi
che l'unico pericolo che senti veramente
è quello di non riuscire più a sentire niente
di non riuscire più a sentire niente
il battito di un cuore dentro al petto
la passione che fa crescere un progetto
l'appetito la sete l'evoluzione in atto
l'energia che si scatena in un contatto



 

sotto un cielo di stelle e di satelliti ora la città è un film straniero senza sottotitoli… un cartello di sei metri dice che tutto è intorno a te ma ti guardi intorno e invece non c’è niente”: le città sono sempre più anonime, le persone volti senza nome, i rapporti più superficiali e… si vive la solitudine. E’ una contraddizione che, mentre la tecnica permette di comunicare in tempo reale anche a distanza, aumenti la solitudine. La TV, internet assorbono tanto del nostro tempo e diminuiscono le occasioni per il dialogo e le relazioni. C’è da vigilare per non essere assorbiti nel mondo virtuale e non perdere il legame con la realtà.

l'unico pericolo che senti veramente è quello di non riuscire più a sentire niente: il mondo scientifico e tecnico tende a dare poco spazio a emozioni e sentimenti. Tutto è scontato, non c’è la sorpresa di un incontro, la meraviglia per il sole che sorge, un bambino che nasce, un gesto di gratuità. Quando arriviamo ad essere impermeabili alle emozioni, a non saper partecipare alle gioie o problemi altrui, vuol dire che siamo troppo centrati su noi stessi.

stare con le antenne alzate verso il cielo: cielo vuol dire Dio, il riferimento ultimo con cui anche nelle difficoltà stabilire un contatto, lanciare un S.O.S. Pregare è sintonizzarsi sulla stessa lunghezza di Dio e parlargli.

Io lo so che non sono solo anche quando sono solo": Dio è l’unico che anche nei momenti di maggior solitudine non ci fa sentire soli. E’ una presenza amica pronta a tenderci la mano per tirarci su dal fango della nostra umanità.

“Mi fondo con il cielo e con il fango”: Siamo creature, fatte di terra e Spirito, il racconto della creazione ce lo ricorda (cf. Genesi). Il nostro è un Dio vicino, si è sporcato le mani coinvolgendosi nella nostra storia e facendosi uomo come noi.

“La città è una pentola che cuoce pezzi di dialoghi : la nostra società, sempre più multiculturale, ci pone la sfida dell’integrazione che, però, non vuol dire annullare tutte le differenze, ma cogliere le diversità culturali come ricchezza da valorizzare, salvaguardando gli elementi tipici dell’identità di un popolo. La diversità non deve farci paura e questo può avvenire col dialogo. Più ci si conosce, più ci si stima e si apprezzano le diversità.

“ci si sente soli dalla parte del bersaglio e diventi un appestato quando fai uno sbaglio”: un certo tipo di informazione tende a criminalizzare chi ha fatto uno sbaglio con pesanti etichette, che finiscono per escluderlo dalla vita sociale precludendogli ogni strada di riscatto. Anche questa è un’intolleranza da evitare: ogni persona, anche se sbaglia, ha sempre la possibilità di ricominciare.

“un mondo vecchio che sta insieme solo grazie a quelli che hanno ancora il coraggio di innamorarsi”: il “mondo vecchio” che Jovanotti rimpiange è quello fatto di rapporti autentici, cose semplici, amore vero, dove conta la persona non i soldi o la carriera. La scienza stessa, per il profitto e interessi egoistici, calpesta i valori della persona. Basta pensare ai problemi legati alla manipolazione e alla mercificazione della vita umana.

“la passione che fa crescere un progetto”: unire le forze e credere fino un fondo è il segreto per iniziare a trasformare il mondo. La passione per gli ideali permette di realizzare grandi sogni. Ma ci vuole tempo, pazienza, capacità di mettersi in gioco per qualcosa che vale veramente. Una vita senza passione e ideali è piatta, arida, destinata alla noia.

 “l'energia che si scatena in un contatto”: coltivare le relazioni, aprirsi agli altri ci toglie dall’isolamento in cui ci chiudiamo. E quando viviamo la solitudine “non siamo soli anche quando siamo soli”, basta alzare gli occhi per scoprire che abbiamo un Padre che ascolta la voce dei suoi figli che gridano a lui e per sentirci uniti a tutti. E’ la più grande consolazione che si può sperimentare!

 

(commento di Pino Fanelli da “Se Vuoi” )

 

 

 
 
 

AD UN PASSO DALLA FELICITA'

Post n°93 pubblicato il 30 Aprile 2008 da dLupin

Una giovane indiana, Shakila, si era innamorata di Ishaman.
Non sapeva se sposarlo, perché non era sicura che sarebbero stati felici: "E se mi tradisce? E se io non sapessi riamarlo? E se...".
Non riusciva più a darsi pace e decise di andare dal vecchio saggio della montagna.
"Maestro, aiutami!", lo pregò inginocchiandosi. "Amo un bel ragazzo, vorrei sposarlo ma ho troppa paura del nostro futuro".
L'anziano le raccontò questa storia.
Un uomo aveva trovato la mappa di un grande tesoro nascosto dietro la porta di una baracca di un paese lontano. Partì alla sua ricerca e dopo mille difficoltà si trovò difronte alla porta. Stava per aprirla quando cominciò a pensare: " Se ci fosse dentro qualche trappola? E se qualcuno mi stesse spiando?".
Allora si fermò e restò prigioniero dei suoi pensieri che alla fine morì.
Un altro viandante passò di lì anni dopo. Aprì la porta, prese il tesoro e guardando lo scheletro dell'uomo, pensò tristemente: "Deve averlo stremato il viaggio! Peccato: era ad un passo dalla felicità!".
Il saggio, sorridendo a Shakila disse: "La paura è una cara amica se ci fa stare più attenti a ciò che ci succede. Diventa la più terribile dei nemici se ci ferma ad un passo dalla felicità!".

 
 
 

Post N° 92

Post n°92 pubblicato il 28 Aprile 2008 da dLupin

Possa la strada
farsi incontro ate,
possa il vento
essere sempre
alle tue spalle,
possa il sole
splendere caldo
sul tuo viso,
possa la pioggia
caderer leggera
sui tuoi campi.
E fino a quando
non ci incontreremo
di nuovo,
possa Dio
tenerti nel palmo
della sua mano.

Antica benedizione celtica.

 
 
 

VUOTO

Post n°91 pubblicato il 24 Marzo 2008 da dLupin

La pagina di Vangelo di oggi, giorno di Pasqua racconta proprio la scena del mancato ritrovamento del corpo di Gesù: il sepolcro è vuoto!

Il vero protagonista della narrazione è lui, il grande assente: il Crocifisso Risorto!

Descrivendo la scena l’evangelista Giovanni ci tiene a sottolineare che la scena ha inizio quando ancora era buio… segno che sono presenti ancora delle tenebre, forze oscure che vorrebbero impedire alla luce del Risorto di splendere!

Quelle tenebre sono ancora presenti nel cuore dei discepoli…(e forse anche in ciascuno di noi).

Ma il primo passo per diradare le tenebre dal cuore sembra essere paradossalmente l’esperienza di un vuoto, di un’assenza: Gesù non è lì dove ci si aspetta, nel sepolcro…

Chi di noi, almeno una volta in vita, non ha fatto esperienza del vuoto, di un’assenza?!

Quante volte ci rivolgiamo a Lui nei momenti di fatica, nei giorni di dolore e gli diciamo: dove sei? Dove sei sparito? Dove ti sei cacciato? Perché mi lascia solo? Perché mi hai abbandonato?

Di fronte a un tale vuoto, a questa assenza c’è il pericolo di bloccarci, di perdere la pace, mettere addirittura in crisi la nostra fede…

È l’esperienza di Maria di Magdala che si reca al sepolcro di mattina, ma quando ancora era notte non solo fuori, ma anche dentro di lei…

È lei che da sola e per prima si reca al sepolcro di Gesù e lo fa solo per affetto: per affetto ha seguito Gesù sino ai piedi della Croce e ora per affetto torna a piangere il corpo del suo Signore. Il suo è un atto di amore gratuito e sincero: eppure deve ancora maturare fino a consentire di riconoscere il Risorto!

Di fronte a quel vuoto, a quella assenza… non sa capire, non sa andare oltre e torna indietro, va a dire ai discepoli che “hanno portato via il Signore”…

L’evangelista Giovanni sembra voler esprimere così la sua catechesi: di fronte ad un tale vuoto, il discepolo non deve disperare, ma deve piuttosto avviare una nuova ricerca di Gesù, sia pur affannosa e drammatica…

Ed è solo l’amore che rende dinamici, che mette in moto tutte le energie buone del cuore, anche di fronte ad un’apparente sconfitta.

È quello che accade ai discepoli Pietro e Giovanni che si mettono sulle tracce di Gesù, vanno alla ricerca! È arrivati al sepolcro vedendolo vuoto non si bloccano, non tornano indietro angosciati e smarriti, ma sanno andare oltre… riconoscono che quel vuoto, quella assenza dicono la realtà più bella e più grande che mai avrebbero potuto sognare: Cristo era risorto! Capiscono che quella di Gesù era un’assenza giustificata… non li aveva lasciati soli, non li aveva abbandonati, ma li “precedeva in Galilea” (come diceva il Vangelo della Veglia pasquale).

L’augurio che faccio a ciascuno di noi è allora questo:

nei momenti e nei luoghi in cui non sentiamo presente o non troviamo Lui… quando nel dolore o nella prova ci sentiamo abbandonati…non blocchiamoci, nessuno di noi si chiuda nel proprio dolore, nel dubbio o nell’incomprensione, ma mossi dall’amore, con grande speranza, ciascuno di noi possa davvero muoversi sulle tracce del Cristo risorto! Allora scopriremo, con rinnovata gioia, che proprio dove prima lo pensavamo assente… Lui ci ha preceduto! Ci precede in Galilea, ci precede nelle nostre croci, vive prima di noi i nostri momenti di smarrimento, vive prima di noi i nostri momenti di sconforto, ci precede nelle giornate di buio e di sofferenza… e non solo perché vuole prendere parte alla nostra vita, ma perché in quel buio vuole portare la luce della sua presenza, quella nova luce che anche ieri durante la Veglia ha vinto le tenebre della notte!

Auguro una buona Pasqua a tutti nel senso più vero del termine!

Auguro a tutti di poter intraprendere, o iniziare di nuovo, quel cammino di ricerca personale e comunitaria sulle tracce del Signore risorto! Per fare, così, esperienza concreta, nella vita di ciascuno, che esiste una possibilità oltre ogni fallimento, oltre il dolore e il limite, anche oltre il limite supremo della morte

Che la storia di ciascuno di noi segnata spesso anche da capitoli bui e dolorosi possa, attraverso la luce della Pasqua, assumere una nuova prospettiva: quella di una storia visitata da Dio!

Buona Pasqua a tutti!

 
 
 

Post N° 90

Post n°90 pubblicato il 17 Marzo 2008 da dLupin


SENZA PAROLE

 
 
 

IL CANTO DELL'AMORE

Post n°89 pubblicato il 12 Marzo 2008 da dLupin


Se dovrai attraversare il deserto,

non temere, Io sarò con te.

Se dovrai camminare nel fuoco,

la sua fiamma non ti brucerà.

Seguirai la mia luce nella notte,

sentirai la mia forza nel cammino,

io il tuo Dio, Signore.

 

Sono io che ti ho fatto e plasmato,

ti ho chiamato per nome.

Io da sempre ti ho conosciuto

e ti ho dato il mio amore.

Perché tu sei prezioso ai miei occhi

vali più del più grande dei tesori,

Io sarò con te dovunque andrai.

 

Non pensare alle cose di ieri,

cose nuove fioriscono già,

aprirò nel deserto dei sentieri,

darò acqua nell'aridità,

perché tu sei prezioso ai miei occhi…

Io ti sarò accanto, sarò con te,

per tutto il viaggio starò con te.


...il canto d'amore di Dio per te!

 
 
 

COMA PROFONDO

Post n°88 pubblicato il 11 Marzo 2008 da dLupin

Da una vita ormai, si usa dire così per indicare tanto tempo, era all’ospedale con suo marito.
Una paralisi l’aveva bloccato in un letto.
E lei, la moglie, gli era sempre vicino.
Tutti i giorni gli leggeva il giornale, gli faceva la barba, raccontava di quando erano giovani
e andavano in gita con la seicento…
Qualche coccola e cose così.
Tutti i giorni.
In cambio riceveva qualche sorriso, un lieve movimento della mano sinistra e null’altro.
Quell’uomo capiva tutto ma non apriva gli occhi nè diceva nulla. Coma.
Ormai la donna era una dell’ospedale; i medici domandavano a lei come andava
e si consigliavano con lei per fare di meglio.

Un giorno le cose peggiorarono: coma profondo e irreversibile.
Signora – dice il primario – ora può andare a casa.
Bastiamo noi: suo marito è in coma profondo, irreversibile.
Non sente più nulla, nessun stimolo.
Ma la donna non si muove dal letto.
Continua imperterrita le cure di sempre.
Signora, - riprende il medico qualche giorno dopo – suo marito è gravissimo.
Non la sente più, non mangia più…
Non c’è più niente da fare. Non sa nemmeno più che lei è sua moglie.
Che importa – dice la donna con un sorriso – io so ancora perfettamente che lui è mio marito. Non è sufficiente per restare qui?

 
 
 

Stàccati dal ramo

Post n°87 pubblicato il 26 Febbraio 2008 da dLupin

Un ateo precipitò da una rupe.
Mentre rotolava giù, riuscì ad afferrare
il ramo di un alberello,
e rimase sospeso fra il cielo
e le rocce trecento metri più sotto,

consapevole di non poter resistere a lungo.
Allora ebbe un'idea.
"Dio!", gridò con quanto fiato aveva in gola.
Silenzio! Nessuna risposta.
"Dio!", gridò di nuovo.
"Se esisti, salvami e io ti prometto che crederò in te
e insegnerò agli altri a credere".
Ancora silenzio!
Subito dopo fu lì lì per mollare la presa dallo spavento,
nell'udire una voce possente
che rimbombava nel burrone.

"Dicono tutti così quando sono nei pasticci".
"No, Dio, no!" egli urlò, rincuorato.

"Io non sono come gli altri.

Non vedi che ho già cominciato a credere,
poiché sono riuscito a sentire la tua voce?
Ora non devi far altro che salvarmi
e io proclamerò il tuo nome
fino ai confini della terra".

"Va bene", disse la voce. "Ti salverò.
Staccati dal ramo".
"Staccarmi dal ramo?", strillò l'uomo sconvolto.
"Non sono mica matto!".

Si dice che quando Mosè lanciò il suo bastone nel Mar Rosso non avvenne il miracolo tanto atteso. Fu solo quando il primo uomo si gettò fra le onde che il mare si divise in due in modo da lasciare passare gli ebrei.

(Anthony de Mello)

 
 
 

Non voglio esprimere giudizi, ma riflettere...

Post n°86 pubblicato il 22 Febbraio 2008 da dLupin


LONDRA (4 novembre) - I medici avevano deciso di sacrificarlo nell'utero di sua madre per non mettere in pericolo il gemello, visto che il suo cuore era troppo grande e lui invece non si sviluppava normalmente. Prima hanno tentato di tagliare il cordone ombelicale, ma non ci sono riusciti, poi hanno diviso la placenta in due convinti che sarebbe morto. Ma lui, Gabriel, non ne ha voluto assolutamente sapere e ora è un bel pupo di sette mesi, senza più i drammatici problemi di salute che minacciavano di farlo nascere morto.

La sentenza dei medici. «E' davvero un miracolo!», esulta Rebecca Jones, la mamma, che si era lasciata convincere dai medici sulla «assoluta necessità» di sopprimere Gabriel prima della nascita. Trentacinque anni, consulente finanziaria, sposata a Mark, un venditore d'auto di 36 anni, Rebecca ha raccontato al tabloid "Daily Mail" la sua angoscia quando alla ventesima settimana di gravidanza i medici le hanno detto che le cose si mettevano male: uno dei due gemelli - il futuro Gabriel - aveva un cuore ingrossato, non si sviluppava e rischiava di morire da un momento all'altro con conseguenze altrettanto fatali per il fratellino. «Meglio porre fine alle sue sofferenze prima, piuttosto che dopo»: quest'argomento ha finito per far breccia nella donna che, alla 25ª settimana, ha autorizzato la soppressione del feto malato.

I tentativi per sopprimerlo. L'impresa però si è rivelata molto più difficile del previsto: i medici del Women's Hospital di Birmingham non sono riusciti a tagliare in due il robusto cordone ombelicale e nemmeno la separazione della placenta in due ha impedito a Gabriel di alimentarsi. Gabriel ha tenuto duro e assieme all'altro gemellino - Ieuan - è stato senza ulteriori problemi dentro la pancia di mamma per altre cinque settimane, quando entrambi sono stati portati prematuramente alla luce con il taglio cesareo.

Tenace come Rocky: lo hanno soprannominato così. «Mi sono resa conto che Gabriel non aveva alcuna intenzione di mollare - dice la madre, che vive a Stoke-on-Trent - la mattina dopo l'operazione, quando ho sentito che tirava i calci. I medici non riuscivano a crederci quando hanno sentito il battito del suo cuore. E' un miracolo!». A quanto sembra, il "miracolo" è stato reso possibile proprio dall'operazione che doveva concludersi con la morte di Gabriel. Grazie alla separazione in due della placenta il piccolo - subito soprannominato "rocky" (roccioso) per l'eccezionale tenacia dimostrata - ha infatti ricevuto più nutrimento dalla mamma e ha cominciato a svilupparsi normalmente. A sette mesi Gabriel pesa cinque chili e mezzo, non ha più problemi di cuore ed è perennemente appiccicato a Ieuan.
04 novembre 2007

Non è la prima volta che assistiamo a simili "errori". Purtroppo non sempre la vicenda è terminata con un lieto fine.


OGNI VITA HA DIRITTO DI ESSERE VISSUTA,
OGNI BAMBINO HA IL DIRITTO DI VEDERE LA LUCE!
PER QUANTO GRANDI POSSANO ESSERE
I PROBLEMI CHE DOVRA' AFFRONTARE,
BISOGNA DARE AD OGNI BAMBINO LA POSSIBILITA' DI ENTRARE
NELLA FANTASTICA (E MAI FACILE) AVVENTURA DELLA VITA!

(Testo tratto da "ilmessaggero.it")

 
 
 

HO IMPARATO IL PASSO DELLA VITA

Post n°85 pubblicato il 09 Febbraio 2008 da dLupin



Ho imparato che nessuno è perfetto,
finchè non ti innamori.
Ho imparato che la vita è dura. Ma io di più.
Ho imparato che le opportunità non vanno mai perse.
Quelle che lascianadare tu, le prende qualcun altro!
Ho imparato che quando serbi rancore e amarezza,
la felicità va da un'altra parte.
Ho imparato che bisognerebbe sempre usare parole buone,
perché domani magari si dovranno rimangiare.
Ho imparato che un sorriso
è uun modo economico per migliorare il tuo aspetto.
Ho imparato che non posso scegliere come mi sento,
ma posso sempre farci qualcosa.
Ho imparato che quando tuo figlio appena nato
tiene il tuo dito nel suo piccolo pugno
ti ha agganciato per la vita.
Ho imparato che è meglio dare consigli solo in due circostanze:
qunado sono richiesti e quando ne dipende la vita.
Ho imparato che meno tempo spreco e più cose faccio.
Ho imparato che bisogna godersi il viaggio
e non pensare solo alla meta.
Ho imparato che tutti vogliono vivere in cima alla montagna,
ma tutta la felicità e la crescità avvengono mentre scali.
(by Alice)

 
 
 

Post N° 84

Post n°84 pubblicato il 02 Febbraio 2008 da dLupin


Quante volte il sogno e la rabbia della libertà
si getta su quelle sbarre
e ritorna indietro con dispettosa amarezza.
O Dio, sì, sono colpevole!
Ma nessuno può togliermi la libertà
perché è nata con me
e non può morire se non con la morte di me stesso.
La libertà sono io.
Neppure tu, Onnipotente,
puoi togliermi questa sorgente di autonomia:
altrimenti cesserei di esistere.
Sono libero sempre, anche a dispetto tuo, o Signore.
Sono libero tra le sbarre di una prigione
a dispetto degli uomini che mi imprigionano.
Anzi più libero.
Perché esiste una libertà difficile
che si trova solo guardando in faccia la verità:
quella verità che sfugge ogni giorno,
ma che il carcere ti costringe a guardare.
Qui occorre ricostruire tutto,
occorre rimisurare i valori,
occorre reinventare la vita.
L'uomo qui è vero: non può fingere!
Mio Signore, quelle sbarre!
Esse mi danno qualche pezzo di cielo in tanta parsimonia.
Ma che importa?
Quelle sbarre...sono la mia vita più vera.
All'inizio ho lottato con violenza,
urtando contro la loro verità.
Eppure quelle sbarre,
togliendomi il mondo e la tentazine,
hanno permesso che io e me stesso
ci potessimo finalmente incontrare.
Per questo quelle sbarre...le amo.

(un carcerato)

 
 
 

TE LO DICO ONESTAMENTE...

Post n°83 pubblicato il 22 Gennaio 2008 da dLupin


«Ho ventisei anni [...]
Ti scrivo perchè [...] sto attraversando un periodo intenso di riflessione, qualcosa che penso si possa chiamare "esame di coscienza", nel quale sto ripercorrendo mentalmente la mia vita, e mi sono accorto di come negli anni io abbia allontanato la spiritualità da me.
Per molto tempo ho vissuto la Fede in maniera estremamente passiva, per poi arrivare ad un momento di estrema sfiducia nei confronti della religione.
Ho attraversato alcuni momenti di difficoltà personale che mi hanno portato ad un profondo scetticismo per tutto ciò che non potevo toccare con mano, ma sono consapevole che molto di questo scoramento era dovuto alla rabbia che avevo dentro.
Anche in questo periodo sto vivendo una crisi, però sto cercando di affrontarla in maniera più "adulta": c'è ancora molta rabbia, ancora molto scetticismo, ma anche la consapevolezza che chiudendosi al Mondo non si guarisce. E purtroppo non riesco a vivere bene.
Purtroppo le pur sempre piacevoli uscite serali con gli amici non mi danno più quello che cerco. E domenica scorsa, di ritorno dal centro, dopo qualche vasca ed uno spritz, mi sono reso conto che tutto ciò non mi basta, almeno in questo momento: ho bisogno di qualcosa di più profondo, di qualcosa di più vero.
Te lo dico onestamente: mi manca Dio! [...]»



Stimo tantissimo persone come queste
che sanno interrogarsi,
guardarsi dentro...
sanno essere persone in ricerca!


 
 
 

DIO CONTA SU DI TE

Post n°82 pubblicato il 22 Gennaio 2008 da dLupin


Dio solo può dare la fede
Tu,
però, puoi dare testimonianza.
Dio solo può dare la speranza,
tu, però, puoi infondere fiducia.
Dio solo può dare amore,
tu, però, puoi insegnare ad amare.
Dio solo può dare la pace,
tu, però, puoi creare l’unione.
Dio solo è la vita,
tu, però, puoi difenderla e indicarla agli altri.
Dio solo è la luce,
tu, però, puoi irradiarla intorno a te.
Dio solo può fare l’impossibile,
tu, però, puoi fare il possibile.
Dio solo basta a se stesso,
egli, però, vuole poter contare su di te.

 
 
 

PER IL 2008

Post n°81 pubblicato il 14 Gennaio 2008 da dLupin


Prendete 12 mesi completi.
Puliteli accuratamente da ogni amarezza, odio e invidia.
Tagliate ogni mese in 28, 30 o 31 pezzi diversi,
ma non cuoceteli tutti contemporaneamente.
Preparate un giorno alla volta con i seguenti ingredienti:
un pizzico di fede
un pizzico di pazienza
un pizzico di coraggio
e un pizzico di lavoro.
Aggiungete a ciascuno un po' di speranza,
di fedeltà e gentilezza.
Mescolate bene con una parte di preghiera
una di meditazione e una di applicazione.
Condite con una presa di buon umore
ironia, azione e un'abbondante dose di umorismo.
Mettete in un recipiente d'amore
e cuocete al calore della felicità.
Guarnite con un sorriso e servite.
(Lo chef dell'anima)

 
 
 

I miei auguri di Natale...

Post n°80 pubblicato il 23 Dicembre 2007 da dLupin



Il sogno di Dio, quindi, in questo Natale
è fare casa con noi,

farci vivere già qui sulla terra
un anticipo di paradiso, un pezzetto di eternità.

 

Com’è possibile?

 

Attraverso i gesti quotidiani,
che devono essere impregnati d’amore,
quell’amore che non si vende
e non si compra: si da gratis!
Un amore che crea amore,
un amore che da la vita perché ama la vita,
un amore che è già domani
negli occhi dei bambini che crescono,
nelle loro mani che afferrano,
nelle loro voci che accarezzano.
Un amore che s’impara a ricevere,
a volte stupendosi della sua esagerata pienezza.
Un amore che non è egoista, né possessivo,
un amore che non dica chiusura,
ma apertura e disponibilità all’altro.

 

Questo è possibile
solo se nella nostra casa abita Dio.
Se lo lasceremo entrare

allora nella nostra casa
regnerà un amore che si lascerà respirare,
quasi contagioso, un amore che darà pace,
in cui si sente e si tocca l’infinito.


BUON NATALE!

dLupin

 
 
 

In preparazione al Natale

Post n°79 pubblicato il 13 Dicembre 2007 da dLupin


Poesia inviata da "Madda 13"

Il mio Dio non è un dio duro, impenetrabile, insensibile, stoico, impassibile.
Il mio Dio è fragile. E' della mia razza. E io della sua.
Lui è uomo e io quasi Dio.
Perché io potessi assaporare la divinità Lui amò il mio fango.
L'amore ha reso fragile il mio Dio.
Il mio Dio ebbe fame e sonno e si riposò.
Il mio Dio fu sensibile.
Il mio Dio si irritò, fu passionale, e fu dolce come un bambino.
Il mio Dio fu nutrito da una madre, ne sentì e bevve tutta la tenerezza femminile.
Il mio Dio tremò dinnanzi alla morte.
Non amò mai il dolore, non fu mai amico della malattia.
Per questo curò gli infermi.
Il mio Dio patì l'esilio, fu perseguitato e acclamato.
Amò tutto quanto è umano, il mio Dio:
le cose e gli uomini, il pane e la donna; i buoni e i peccatori.
Il mio Dio fu un uomo del suo tempo.
Vestiva come tutti, parlava il dialetto della sua terra,
lavorava con le sue mani, gridava come i profeti.
Il mio Dio fu debole con i deboli e superbo con i superbi.
Morì giovane perché era sincero.
Lo uccisero perché lo tradiva la verità che era nei suoi occhi.
Ma il mio Dio morì senza odiare.
Morì scusando più che perdonando.
Il mio Dio è fragile.
Il mio Dio ruppe con la vecchia morale del dente per dente,
della vendetta meschina,
per inaugurare la frontiera di un amore e di una violenza totalmente nuova.
Il mio Dio gettato nel solco, schiacciato contro terra, tradito,
abbandonato, incompreso, continuò ad amare.
Per questo il mio Dio vinse la morte.
E comparve con un frutto nuovo tra le mani: la Resurrezione.
Per questo noi siamo tutti sulla via della Resurrezione: gli uomini e le cose.
E' difficile per tanti il mio Dio fragile.
Il mio Dio che piange, il mio Dio che non si difende.
E' difficile il mio Dio abbandonato da Dio.
Il mio Dio che deve morire per trionfare.
Il mio Dio che fa di un ladro e criminale il primo santo della sua Chiesa.
Il mio Dio giovane che muore con l'accusa di agitatore politico.
Il mio Dio sacerdote e profeta
che subisce la morte come la prima vergogna di tutte le inquisizioni della storia.
E' difficile il mio fragile amico della vita.
Il mio Dio che soffrì il morso di tutte le tentazioni.
Il mio Dio che sudò sangue prima di accettare la volontà del Padre.
E' difficile questo mio Dio, questo mio Dio fragile,
per chi pensa di trionfare soltanto vincendo,
per chi si difende soltanto uccidendo,
per chi salvezza vuol dire sforzo e non regalo,
per chi considera peccato quello che è umano,
per chi il santo è uguale allo stoico e Cristo a un angelo.
E' difficile il mio Dio Fragile
per quelli che continuano a sognare un Dio che non somigli agli uomini.

(Juan Arias)

E per te è difficile?

 
 
 

ASPETTANDO IL NATALE

Post n°78 pubblicato il 11 Dicembre 2007 da dLupin


Sono nato nudo, dice Dio,
perché tu sappia spogliarti di te stesso.
Sono nato povero,
perché tu possa considerarmi l'unica ricchezza.
Sono nato in una stalla,
perché tu impari a santificare ogni ambiente.
Sono nato debole, dice Dio,
perché tu non abbia mai paura di me.
Sono nato per amore,
perché tu non dubiti mai del mio amore.
Sono nato di notte,
perché tu creda che possa illuminare qualsiasi realtà.
Sono nato persona, dice Dio,
perché tu non abbia mai a vergognarti di essere te stesso.
Sono nato uomo,
perché tu possa essere "dio".
Sono nato perseguitato,
perché tu sappia accettare le difficoltà.
Sono nato nella semplicità,
perché tu smetta di essere complicato.
Sono nato nella tua vita, dice Dio,
per portare tutti alla casa del Padre.

Anonimo

 
 
 

LA STELLA VERDE

Post n°77 pubblicato il 03 Dicembre 2007 da dLupin



Vivevano in cielo milioni di piccole stelle splendenti.
Con il permesso di Dio scesero un giorno a visitare gli uomini.
Il mondo si riempì allora di stelle e di colori.
Ma poiché questo mondo è di passaggio, fecero ritorno in cielo.
Soltanto una rimase sulla terra, e inviò al cielo questo messaggio:
"Questo è il mio posto!
Nel cuore umano vi è imperfezione, lotta e dolore.
Resto!"
Firmava il suo messaggio con queste parole:
la stella verde della "Speranza".
E quella stella riempì di speranza i cuori di molte persone!



E proprio vero, questo mondo ha proprio bisogno di SPERANZA!
Questa urgenza l'ha avvertita anche Papa Benedetto XVI... per questo penso abbia scritto la sua nuova Enciclica: "Spe salvi" che ha come tema proprio la speranza!

 
 
 

...dedicato a mia sorella Sara

Post n°76 pubblicato il 28 Novembre 2007 da dLupin


Chi partecipa al tuo piacere
ma non al tuo dolore
perde la chiave
di una delle sette porte
del paradiso.
Puoi dimenticare
la persona con cui hai riso,
mai quella
con cui hai pianto.
(Kahlil Gibran)

 
 
 

I tre regni di madre Natura

Post n°75 pubblicato il 19 Novembre 2007 da dLupin







MI HANNO RACCONTATA UNA BELLA FAVOLA...


Tanto tempo fa il mondo era in grande agitazione perché Madre Natura aveva deciso di premiare la cosa più bella e più utile che fosse stata creata.
Immaginate che caos, i tre regni: animale, vegetale e minerale cominciarono subito a rivaleggiare tra loro, ma peggio ancora, all’interno di ciascun regno cominciarono le liti.
Ognuno era migliore dell’altro e gli altri non valevano niente.
Il leone ruggiva sempre più forte per impaurire gli altri e dimostrare che era il re, l’elefante andava nervosamente avanti e indietro con il suo enorme corpo, rischiando di schiacciare tutto per dimostrare la sua possenza; la volpe lavorava d’astuzia. Nel regno vegetale, forse era anche peggio, con i baobab che si ergevano minacciosi su fragili fiorellini di campo e le orchidee che si pavoneggiavano di fronte ai semplicissimi fili d’erba.
Anche le pietre sembravano diventare matte: I bianchi e perfetti sassi di fiume vennero disprezzati aspramente dalle pietre preziose e tutti si trovarono contro tutti.
Alla fine erano rimasti il diamante e un mucchio di terra, sembrava fatta, tutti erano convinti che a vincere sarebbe stato il purissimo e preziosissimo diamante, ma Madre Natura, meravigliando tutti disse:
“ Vince il premio il mucchio di terra! E’ vero, il diamante è prezioso, raro e bello da vedere, ma è fine a se stesso,
il diamante non da frutto mentre un mucchio di terra può far nascere un fiore.

E’ una favola semplice e breve, ma molto significativa che ho accostata alla parabola del seminatore per l’importanza di un mucchietto di terra fertile, esso è umile ma in se porta la vita. Se un seme cade su di esso sicuramente produrrà frutto, ma se cade su un mucchio di rubini, diamanti oro e quant’altro di questo genere è destinato a marcire. Vorrei proprio essere come quell’umile mucchietto di terra!

 
 
 

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