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Messaggi di Maggio 2014

 

Be Forest - Earthbeat

Post n°352 pubblicato il 03 Maggio 2014 da syd_curtis
 

 

Dinamiche: Il titolo, 'Earthbeat' (il battito della terra), è perfetto per definire il suono dell'album. La qualità della musica intende rappresentare il modo in cui la gente percepisce la natura, la fuga rilassante dalle città industriali frenetiche e trafficate, e in definitiva la vita quotidiana. Non sto cercando di diminuirne la complessità: se tutto pare fatto senza sforzo, è perché gli arrangiamenti degli strumenti sono perfetti. Prendete per esempio 'Airwaves': il pattern della batteria è upbeat, le chitarre attaccano il loro percorso circolare e progrediscono verso un delicato mix di note. Gli altri strumenti si uniscono, fanno vibrare la canzone, mentre le voci raggiungono morbidamente la massima estensione. E' questa dinamica che rende l'album avvincente. (SputnikMusic).

Piaceri della carne: I Be Forest lottano contro loro stessi, combattendo la propria natura. Le parti vocali fluttuano sopra ogni cosa, avvolte in ciocche vaporose di riverbero, ma le atmosfere sognanti sono ancorate al terreno dal ritmo insistente. Come un santo etereo, tentato dai piaceri della carne, il ritmo sfida ogni tentativo di elevazione. Le aspirazioni della band di raggiungere un piano più alto si infrangono, di volta in volta, contro il beat ballabile di 'Colours', o contro il drumming tribale che sta dietro 'Airwaves'; ma è proprio questo conflitto che fa di Earthbeat un disco da ascoltare. (SpectrumCulture).

Opinioni non richieste: Earthbeat è dreampop rotondo e gustoso. Be Forest, quattro ragazzi di Pesaro, una band che è riuscita (tra le pochissime) a raccogliere attenzione e ottimi consensi anche all'estero, come evidente dal gran numero di recensioni su siti solitamente orientati verso la produzione inglese e americana. Consensi meritatissimi. Se volete un termine di paragone recente, posso citare il disco delle Warpaint uscito a Gennaio. Più in generale, il cuore è situato dalle parti del post-punk britannico, riveduto e corretto in ottica moderna. Ritmica in evidenza, voce sfumata, tenerissima, malinconica. Captured Heart e Ghost Dance i pezzi migliori.

 

 
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Young Fathers . Dead

Post n°351 pubblicato il 01 Maggio 2014 da syd_curtis
 

 


Pollice alto:
L'atmosfera (nel disco) non è sempre rigorosamente cupa; i tre sanno perfettamente quando lasciar filtrare attraverso le fessure melodie attraenti. Questi intermezzi preservano il disco dall'essere rumoroso senza un motivo, e consentono ai momenti più veementi un tono più forte di quanto non sarebbe altrimenti. Non è ancora una piena maturazione del loro sound [...]; tuttavia, se 'Dead' fosse stato lasciato a stagionare abbastanza per perfezionarsi, non sarebbe l'ascolto accattivante che in realtà è. (This is fake DIY)

Opinioni di cui si può far senza: Non ho una gran quantità di ascolti nel genere, ma arrischio un'opinioncella: gran bel disco di hip hop (e non solo). Rispetto ad altre produzioni di questo tipo, anzitutto s'apprezza, e molto, la breve durata delle tracce, tre minuti tutt'al più, come dev'essere, poco più di mezz'ora complessiva in luogo della consueta logorrea. Brevità=Intensità. Le parti ritmiche sono cazzutissime e spaccano di brutto. Nel pezzo iniziale, No way, un bizzarro drone sotto forma di cornamusa pare rendere omaggio alla terra in cui vivono i tre ragazzi di Edimburgo (benché due di loro siano di origine africana). Perché sì, Dead non proviene dalle paludi di NYC, ma dai bassifondi della città scozzese. Album che non perde mai il tiro, resta alto e interessante, chiude con un curioso canto corale tutto soulful: nel mezzo, quella sorta di hip hop disturbato, frammisto a raffiche di rumori e interferenze sonore d'ogni genere. Ottimo.

 
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