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« Il sognoIl libro incompiuto »

Un altro sogno lontano

Post n°32 pubblicato il 23 Maggio 2009 da romanoscuri

Un altro sogno lontano

 

09/02/2001 - Ecco cosa scrivevo a meno di un mese dalla tua morte ai tuoi fratelli ed alle tue amiche più intime.

Sono da poco passate le 6. E' ancora presto per alzarsi, ma visto che passerei quest'ultima ora di sonno a rigirarmi nel letto, ho deciso di raccontarvi il sogno che mi ha fatto svegliare di soprassalto. Ero in macchina con i miei colleghi, molto probabilmente stavamo andando a pranzo, come faccio abitualmente tutti i giorni. Arrivati scendiamo ed io mi attardo un po' nel cortile di quel posto. Mi si avvicina un uomo che mi vuole condurre in un locale. Ha a che fare con il funerale di Santina ed infatti mi chiede se è già stato pagato tutto. Io preciso che è stato saldato tutto ancora il sabato stesso. Mi conduce in una stanza dove dice di volermi far vedere qualcosa. Capisco che vuole mostrarmi il corpo di Santina: ci troviamo in una specie di obitorio dove conservano i cadaveri. All'inizio sono titubante. Vorrei dirgli di non farmela vedere per non alterare il ricordo di quando l'ho vista morta: sarà senz'altro deteriorata. Insiste e mi dice di aver fiducia. A quel punto sposta una panchina dov'era seduta a vegliare una signora. La solleva per un estremo e l'avvicina a me. Capisco che il corpo è riposto dentro la panchina. Comincia a sfilare il cassetto di lato e a quel punto vedo il volto di Santina. Che sorpresa: la pelle è intatta, ben conservata. Noto subito le labbra pitturate con il rossetto di un colore rosso vivo. A quel punto faccio un sobbalzo: Santina si muove e si mette a sedere sulla panchina e sorride. Io m'inginocchio di fronte a lei e le sussurro: "Cosa hai fatto...". Lei non ha tempo di rispondermi perchè mi sveglio. Penso che mi ha fatto un bel regalo di compleanno apparendomi in sogno così nitida. Unica cosa che non mi spiego è perchè avesse le labbra così rosse, dato che lei metteva raramente il rossetto. Poi mi viene in mente che ieri a tavola, al ristorante dove di solito andiamo a mangiare, c'era una rosa rossa vicino a me. Ecco perchè mi sentivo così allegro: Santina era al mio fianco sotto l'aspetto di una rosa: la stessa che io ho voluto venisse messa sulla sua lapide. Dico a bassa voce "Che stupido che sono: non l'avevo capito" e scoppio a piangere nel letto. Mi sono alzato e ho scritto di getto queste parole per farvene partecipe. Non sono sicuro che ieri a pranzo ci fosse una rosa sul tavolo: chiederò conferma ai colleghi oggi. Forse è tutto uno scherzo della mia fantasia che desiderava per il suo compleanno un incontro speciale. Sono stato accontentato più di quanto osassi sperare.

Grazie Santina, amore mio.

Ciao Romano.

 

 
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