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UNA PASSIONE INNATA

Allevatore da una vita(alleva varie specie di uccelli :canarini di colore,cardellini,verdoni ancestrali e relative mutazioni,ciuffolotti,merli e tordi mutati ,carpodachi messicani…..)diviene un “manipolatore genetico”:il merlo ancestrale(nero), ad esempio ,che è un classico soggetto che tutti conoscono ,lui lo vuole bianco ,ed il bianco è un’altra cosa da vedersi;il verdone ancestrale è bello ma…il lutino(giallo)è…un’altra cosa.Giudice nazionale degli ornicoltori italiani nel settore I.E.I.(indigeni esotici,ibridi) raccoglie le massime soddisfazioni di allevatore nel 2009 aggiudicandosi due titoli mondiali,in gennaio, a Piacenza .

 

 

Potrei prenderti anche per la...gola

Post n°25 pubblicato il 19 Luglio 2020 da ValterW
Foto di ValterW

Carpaccio di piovra e gamberoni, insalatina di piovra in agrodolce con patate prezzemolate.

 
 
 

Potrei prenderti anche per la...gola

Post n°23 pubblicato il 16 Luglio 2020 da ValterW
Foto di ValterW

Costata di sorana, alla brace, 750g. 

 
 
 

C'era una volta...il merlo:tra leggenda e realtà.

Post n°22 pubblicato il 26 Dicembre 2010 da ValterW
Foto di ValterW

merlo albino (allev.e foto dell'autore)

Testo pubblicato su"ITALIA ORNITOLOGICA"n° 11 e n° 12 novembre(prima parte) e dicembre(seconda parte) 2010.

 

PRIMA PARTE

 

Ecco la vera storia (tramandata nel tempo ) del perché il merlo,ai giorni nostri, è nero.

 

In un tempo lontano,capitò a Milano un inverno molto rigido. La neve aveva steso un candido tappeto su tutte le strade e i tetti della città. I protagonisti di questa storia sono un merlo, una merla e i loro tre figlioletti,in origine bianchi…Erano venuti in città sul finire dell'estate e avevano sistemato il loro rifugio su un alto albero nel cortile di un palazzo situato in Porta Nuova. Poi, per l'inverno, avevano trovato casa sotto una gronda al riparo dalla neve che in quell'anno era particolarmente abbondante.Il gelo rendeva difficile trovare le provvigioni per sfamarsi; il merlo volava da mattina a sera in cerca di becchime per la sua famiglia e perlustrava invano tutti i giardini, i cortili e i balconi dei dintorni. La neve copriva ogni briciola. Un giorno il merlo decise di volare ai confini di quella nevicata, per trovare un rifugio più mite per la sua famiglia. Intanto continuava a nevicare. La merla, per proteggere i piccoli intirizziti dal freddo, spostò il nido su un tetto vicino, dove fumava un comignolo da cui proveniva un po’ di tepore.Tre giorni durò il freddo. E tre giorni stette via il merlo. Quando tornò indietro, quasi non riconosceva più la consorte e i figlioletti erano diventati tutti neri per il fumo che emanava il camino. Nel primo dì di febbraio comparve finalmente un pallido sole e uscirono tutti dal nido invernale; anche il capofamiglia si era scurito a contatto con la fuliggine.Da allora i merli nacquero tutti neri; i merli bianchi diventarono un'eccezione di favola.

 

Il merlo (Turdus merula) è un uccello dell’ordine dei passeriformi e della famiglia dei turdidi.Il maschio,di dimensioni medio-piccole,lungo circa 25 cm é inconfondibile per il piumaggio, in genere completamente nero,lucente, uniforme,morbido e folto, per l’orlo palpebrale e becco giallo-arancio vivo,quest’ultimo robusto,per zampe brune e squamose. La femmina , invece,per il colore bruno scuro uniforme,con striature più scure visibili sulle parti inferiori, gola più chiara e striata (particolare fondamentale in allevamento per poterla distinguere dal maschio,senza doverla sessare in ambulatorio, prima dell’arrivo della primavera, nelle nuove mutazioni con fattori non legati al sesso od il bianco),per il becco bruno con poco giallo .I giovani ,simili fenotipicamente tanto che solo l’occhio di un esperto può cogliere la leggera differenza ed intuirne in anticipo il sesso,si presentano più chiari e più fulvi della femmina,colore che diviene gradatamente sempre più scuro con il passare dei mesi fino a distinguerne il dimorfismo sessuale, con striature delle parti inferiori più evidenti e con una leggera macchiettatura della piuma. Dopo il passero il merlo è il passeriforme più diffuso in tutto il territorio europeo ad esclusione della Scandinavia settentrionale. È presente nell’ Africa nord-occidentale,nelle Canarie,nelle Azzorre e in buona parte dell’Asia Minore sud-orientale, è stato inoltre introdotto tra il 1850 ed il 1860 in Australia ed in Nuova Zelanda. Durante gli inverni si trasferisce dai paesi più settentrionali,freddi, in quelli più caldi, mentre nelle zone temperate come l’Italia è presente tutto l’anno e qui da noi lo possiamo considerare un migratore parziale, residente, nidificante e svernante. E’ un volatile che si adatta all’ambiente in cui vive. Se sceglie di seguire gli insediamenti dell’uomo, stabilisce con questi un rapporto cordiale,viceversa,se sceglie di vivere tra rovi e fitte boscaglie,allora il rapporto con l’uomo-cacciatore,dal quale si deve difendere,diventa più riservato,distaccato,diffidente. Non è una specie gregaria,ognuno ha il suo territorio che condivide con la partner,altrettanto territoriale ed il canto ha una duplice funzione:marcare il territorio ed attirare la femmina per la riproduzione. Mostra una grande vivacità, possiede un volo basso e di breve durata,a volte diritto a volte sfrecciante a zig-zag;sul terreno si muove saltellando rapidamente,quando si posa tiene la coda aperta ed eretta,le ali quasi cascanti,se eccitato muove frequentemente le ali. Essendo un passeriforme molto diffuso è prevedibile immaginare che abbia diverse sottospecie distribuite nei vari continenti, e così é.Ricordiamone alcune: l’azorensis(una razza piccola che nidifica nelle Azzorre,il maschio è più scuro e lucido del nostro merula) , l’aterrimus (più opaco e più piccolo del merula,lo troviamo nella penisola balcanica,Crimea,Ucraina,Asia Minore,Iran settentrionale), il massimo(sottospecie che vive nelle montagne,localizzata nell’Afghanistan orientale,nel Tibet meridionale,nell’Himalaya),il mandarinus(vive in Cina,parzialmente migratore,il maschio è nero fuligginoso come la femmina,più chiara però sul ventre,di struttura più robusta del merula),il cabrerae,prende il nome dal suo scopritore zoologo Cabrera(assomiglia all’azorensis e popola le isole Canarie)ed ancora altre distribuite in Asia ed Africa. Il suo habitat naturale è il bosco,con preferenza per le latifoglie con fitto sottobosco. Tuttavia l’intervento dell’uomo sulla natura ha determinato in pochi anni un avvicinamento ed un adattamento nelle aree urbane. Lo vediamo saltellare tranquillamente pei parchi cittadini,lungo i viali alberati,nei giardini”privati”,nidificare tra le siepi,cespugli ,piante rampicanti vicino a case o nei vigneti ed i più fortunati avranno visto la femmina covare nel vaso dei fiori sul proprio terrazzo,nella grossa pianta di rosmarino o sui rami del melograno,un pericolo però per i piccoli pullus ancora incapaci di volare,facili prede per gattie cani o vittime del traffico. Questa socializzazione da parte del merlo con l’ambiente umano era già una realtà ben 30 anni fa nel nord-Europa. In quegli anni ho avuto modo di visitare città come Copenaghen,Oslo e il numero di merli presenti era molto consistente;camminando sembrava che passeggiassero al tuo fianco sul marciapiede,lungo le vie,in prossimità di piazzuole alberate,per la docilità e socievolezza dimostrata. Purtroppo sappiamo che questi uccelli sono soggetti a temporanei decrementi in seguito a patologie aviarie,come verificatesi tra il 2000 e il 2001.E’ un uccello onnivoro,si nutre di una vasta gamma di insetti:coleotteri, lepidotteri,ragni,millepiedi,larve,piccoli molluschi, vermi di terra che estrae dal terreno(nel vederlo saltellare e fermarsi improvvisamente,razzolare, cercando,da l’impressione che abbia incorporato un rilevatore di vermi,per quanto efficace e precisa sia la ricerca,invece oltre alla vista utilizza anche l’udito). Si ciba poi di semi e bacche selvatiche,è dannoso per le coltivazioni di alberi da frutta,è amante infatti di mele,pere, fichi,ciliegie,uva… La stagione riproduttiva del merula nel nostro paese inizia verso la fine di febbraio e si potrae fino ad agosto.Sono noti anche casi di nidificazione autunnali,soprattutto in ambiente urbano. Nidifica come accennato prima un po’ dovunque,tra le siepi,cespugli, alberi, vigneti, cavità di tronchi,sui cornicioni o sulle sporgenze delle case… Non è sempre solo la femmina a costruire il nido,talvolta anche il maschio l’aiuta a portare il materiale formato da rametti,erbe secche,fogliame vario cementati con il fango. Depone dalle 3 alle 5 uova con colore di base bluastro,macchiate di bruno-rossiccio e grigio e vengono covate dalla femmina per 13-14 giorni e dopo due settimane circa i piccoli sono pronti a lasciare il nido,sotto l’occhio attento dei genitori,accuditi per altre due settimane,tempo necessario per poter essere indipendenti.Allevo i turdidi da ...   

                                        Testo di Valter V.

Continua...............

 
 
 

C'era una volta ...il merlo:tra leggenda e realtà.

Post n°16 pubblicato il 22 Dicembre 2010 da ValterW
Foto di ValterW

C'era una volta ...il merlo : tra leggenda e realtà.

 

Merlo argento :campione mondiale

                           PIACENZA 2009

                      allev.e foto di Valter V.

SECONDA PARTE

Allevo i turdidi da una ventina d’anni dopo esser stato considerato incapace di giudicare questi uccelli da un espositore. Ero alle “prime armi”come giudice,in un mostra federale. Avevo giudicato con la massima attenzione e scrupolosità uno stamm di t. bottaccio,penalizzandoli doverosamente soprattutto nel piumaggio e nel portamento: troppo selvatici. Presi dell’ignorante e dell’incompetente perché non erano entrati in classifica:tu non li allevi,non puoi sapere…. Il successivo anno in un’altra manifestazione me li ritrovai ancora da giudicare(naturalmente non sapevo che fossero di quell’allevatore,in quel momento), usai la”manica larga”,giudicandoli in modo errato,portandoli in premiazione con la soddisfazione del proprietario,”allevatore”, ma non la mia. Rimasi disgustato per la mia incapacità di giudizio vedendo il giorno dopo questi soggetti completamente spiumati,con remiganti spezzate,senza coda e manifestare tutta la loro selvaticità .Da qui partì la decisione di “istruirmi” allevando dei turdidi sia ancestrali  che in alcune delle loro mutazioni con il poco posto a mia disposizione. I risultati giunsero subito nelle varie manifestazioni a carattere federale alle quali partecipai. Non avevo mai partecipato a campionati regionali,a manifestazioni internazionali ,a campionati italiani o mondiali fino al 2009 con Piacenza:il mio primo mondiale, ottenendo un secondo titolo mondiale(oltre al c.messicano) con il  merula mutazione argento. Una doppia e grandissima soddisfazione,come  si può ben immaginare. Lo spazio è fondamentale per una buona riproduzione in cattività. Poter disporre di voliere di ampie dimensioni,ricreando il più possibile l’habitat naturale con all’interno alberelli,cespugli per la nidificazione spontanea,acqua fresca e continua,sarebbe l’ideale,purtroppo non sempre é possibile,allora si fa quel che si può.  I miei turdidi sono ospitati in voliere piuttosto piccole assemblate con pannelli modulari in rete metallica elettrosaldata fornitemi dal mio amico Natalino B. All’interno ho disposto una pianta di sambuco e dei rami d’albero fissati sulla rete con due nidi in vimini addobbati a “festa”.Nonostante lo spazio sia ristretto ho avuto raramente delle mortalità dovuta all’aggressività del maschio in quanto le coppie nuove vengono formate a settembre ,il maschio non é ancora adulto,in muta,non manifesta  l’indole territoriale,poi col passare del tempo convive tranquillamente fino a riprodursi,mentre le coppie anziane vivono con tutta tranquillità ed essendo per lo più monogame rimangono per lungo tempo affiatate. IL problema maggiore, in spazi piccoli, rimane sempre lo svezzamento dei  pullus. Spesso il maschio in quel periodo diventa focoso procurando la mortalità dei piccoli nati.Sistematicamente da anni,dopo la deposizione del  secondo uovo tolgo il maschio dalla voliera lasciando alla sola femmina il compito di covare ed alimentare i giovani pullus il tempo necessario(circa sette giorni)di vederli  crescere per poi immetterli in una gabbia infermiera con temperatura costante continuando lo  svezzamento a stecco, utilizzando un pastone specifico o semplicemente un pellettato per pulcini ammollato, con aggiunta di tarme e vermicelli, coinvolgendo per motivi di lavoro,anche i familiari.L’alimentazione di base dei miei turdidi è costituita da un mangime pellettato ,da un pastone specifico per questi soggetti ”tuttafrutta & insetti “in quantità controllata come pure le prede vive tipo tarme o altre larve e frutta di stagione.Nel periodo riproduttivo è fondamentale fornire loro prede vive. Per comodità e costo,utilizzo larve di mosca carnaria somministrate dopo un trattamento di purificazione;validissime:tenere e piccole vengono facilmente inghiottite e digerite dai piccoli nati. Aggiungo poi tarme della farina ed essendo il merlo un uccello razzolatore,amante dei lombrichi,in un apposito contenitore spazioso, anche dell’humus con dei vermicelli piccoli, proprio da imbecco, colto su un lombricaio creato appositamente per questo evento.Tra le mutazioni esistenti in questo turdide, quella ........

continua...

Valter V.

 
 
 

C'era una volta...il merlo : tra leggenda e realtà.

Post n°15 pubblicato il 22 Dicembre 2010 da ValterW
Foto di ValterW

 

C'era una volta...il merlo:

tra leggenda e realtà.

NELLA FOTO:MERLO MUTAZIONE OPALE

ARTICOLO PUBBLICATO SULLA RIVISTA

"ITALIA ORNITOLOGICA"NOVEMBRE 2010

TERZA PARTE

Tra le mutazioni esistenti in questo turdide, quella bianca ad occhio rosso (albina) è senz’altro la più ricercata e appariscente da vedersi,opposta al nero d’origine,pregio ed orgoglio per gli allevatori; è però anche la più difficile da ottenere in cattività, i piccoli albini sono i primi ad essere soppressi dai genitori,sono meno robusti,spesso con problemi di vista e udito. E’ un fattore autosomico recessivo,per manifestarsi deve comparire nei due cromosomi omologhi,  quindi portato sia dal maschio che dalla femmina.  Il bruno invece è un fattore legato al sesso,per manifestarsi in forma omozigotale,deve essere presente :nel maschio ,su entrambi i cromosomi sessuali  XX;nella femmina,nel solo cromosoma X (il cromosoma Y,per quanto concerne detto fattore,è da considerarsi vuoto).Con questa mutazione già nel nido si può distinguere il sesso dei piccoli. L’argento,a mio avviso,è ancora una mutazione non ben definita: alcuni la chiamano agata,altri pastello S.F. o D.F. Se così fosse dovrebbe essere però una mutazione legata al sesso in entrambi i casi;ciò non è,non si manifesta in questo modo. Io stesso ottengo dei maschi argento, da argento X femmina ancestrale(provenienza estera dal bagaglio genetico sconosciuto).Molti ritengono sia un fattore recessivo:purtroppo non lo posso dimostrare in quanto non ho soggetti puramente ancestrali. Potrebbe però trattarsi anche di un fattore dominante perché nel mio allevamento nascono soggetti,sia maschi che femmine ,da coppie composte da un solo genitore mutato. Vorrei sottolineare che  i soggetti visti in vari allevamenti  o da commercianti sono completamente diversi  tra loro,non sembra trattarsi della stessa mutazione quindi potrebbero essere generati non dalla stessa combinazione genetica. Questa mutazione si  può presentare sia in S.F. che in D.F. con una gamma di gradazione di grigio molto ampia:da appena accennato all’estrema diluizione.La femmina si presenta con più disegno come ben evidenziato nelle due foto( esperienza personale).L’opale è una delle ultime mutazione,meno appariscente dell’argento ma pur sempre un pezzo raro nell’allevamento. E’ un fattore recessivo pertanto la femmina è determinante per la creazione di questo “colore”. Nella foto vediamo un opale argento, è percettibile la tonalità grigio azzurrino.Anche il satiné come l’albino colpisce l’osservatore;sempre impegnativa la riproduzione e come nel bianco ad occhio rosso si possono manifestare con maggior frequenza malformazioni congenite. E’ un fattore legato al sesso. Nella foto vediamo un maschio satiné argento e nell’argento questo fattore determina la totale scomparsa del disegno . Il merlo come gli altri turdidi è conosciuto più che per la bellezza(data anche dalle mutazioni),per il canto. Alle prime luci del mattino lo si sente cantare dalla sommità di un albero o dall’antenna di casa,”purtroppo”mentre ancora qualcuno riposa. L’ambiente migliore per poter ascoltare in tutta  tranquillità questo canto in un concerto di note lo troviamo nelle” fiere e sagre dei osei”passeggiando con la famiglia,di domenica mattino,dopo il sorgere del sole,lungo i viali dei parchi che fanno da cornice a queste manifestazioni raggruppate fino a poco tempo fa in un’unica federazione la F.I.M.O.V. che trova qui nel Veneto, in Graziano Fabris, il suo massimo esponente. Tra queste fiere la più antica è Sacile nata nel 1274 come occasione d’incontro tra uccellatori e cacciatori per mostrare le doti canore degli uccelli da vendere come richiami utilizzabili nelle successive cacce autunnali,con gli anni trasformate in una festa canora a carattere amatoriale. Il re indiscusso in questa zona rimane il tordo perché più degli altri volatili caratterizza la zona sacilese,da secoli scelta da questi turdidi quale passo autunnale verso le più calde regioni africane .A Montebelluna(7 km da casa mia) ,nel Veneto,si proclama invece ,la domenica successiva Sacile, il merlo nazionale nel suggestivo verde del parco Manin(purtroppo danneggiato alcuni anni fa da una tromba d’aria). Quest’anno,agosto 2010, il titolo è andato all’allevatore Simeoni L.di Montebelluna con il merlo “Balotelli”,e chi più del sig. Renato Tessari montebellunese,amico di vecchia data,allevatore,espositore,vincitore di gare canore, esperto giudice,collaboratore dell’A.O.R.f.u. veneta ed istruttore del corpo giudicante, ci può introdurre nell’interpretazione del canto di questo turdide che suscita tante “sublimi emozioni”a chi lo ascolta? Ecco riportate le sue considerazioni di esperienze vissute.  Il canto è un concerto nel suo insieme unico e superlativo,è una composizione e come tale va ascoltato e interpretato per : INTENSITA’- CREATIVITA’- ACCOSTAMENTO – TONO – ARMONIA – AGGREGAZIONE – PAUSA e INTRECCIO. Porre dei criteri nell’ascolto e nei giudizi rientra nella qualificazione sia come ascoltatore che come giudizio. Ecco la linea da seguire: Cronometrare la DURATA della melodia o “Cantada” (le lonc – le curt ),Conteggiare il NUMERO DI NOTE per ogni cantada (cantae longhe – curte ),Conteggiare il REPERTORIO globale dei versi espressi  ( tante cantae – poche),Misurare la VELOCITA’ di espressione ( le svelt – le lent ),Capire e interpretare le PAUSE tra versi e tra melodie ( la passion – le sfasà ), Valutare la MODULARITA’ accostata alla creativita’ (le intorgoea – el ripete ),Capire l’espressione tonica e d’intreccio “GGRR di gola” (la la R – le liscio ),Deprezzare i versi non di specie sulle note di repertorio ( le stonà – la monàe ), Melodie di corteggio con versi, canti e rumori del sottobosco ( le completo – l’oseea).Ecco riportate alcune melodie rispettose dei parametri della specie trascritte dopo anni di attenta osservazione su soggetti fenomenali: “Cantata completa formata da 4 versi e oseada” GOR-CIRE pausa  FOR-GUIII pausa cir-ciur-cii. “Cantata rotonda” IOR-PEPPEE pausa GRI-TUR-PARAPERO-PEOO cir-sas-cir-grii. ”Cantata lunga completa di tono e di R” FIOR-CITUR-PEO pausa IOR-GRITOR-MII pausa RTESS-FOON-CITORR pausa GRACIAR-GRIROO-GLO-GLO’ pausa cibe-quin-quin-tin tin plin plin zitt. L’arte del canto,riconosce i versi,i trilli e i cinguettii. Ecco 6 tipi di suoni: Il verso d’ANNUNCIO :  BRII “briada o zirlo” ,il verso d’ALLARME : TIN-TIN-TIN pausa TIN “squinquinnada o trillo”, Il verso d’AVVISO : COC pausa COC-COC-COC “sciocchedada o coccada”, I versi del CANTO : GR-PE-UI-LE-RO-FO-TU-DO-CO-DE-OR…formate da note di linguaggio e trillo alte di espressioni gotturali e armoniose puntualmente inframezzate da impennate di modulazione o gozzute direttamente emesse dal profondo della laringe-trachea in quel tratto che confluisce ai polmoni. D’intento generoso,in sonogrammi a 8 HZ. I versi di CORTEGGIO : ZII-VIT-CII  CIB  TIE-FOR-GRI-ZUIT-PIN-CIU-REN-FRIU… “oseae” emesse all’incirca nei valori di 1/4 di tono rispetto alle note alte,sono sostanzialmente la ripetizione dei canti e dei suoni del sottobosco. Espressione di dolcezza e intensa passione armoniosa in sonogrammi a 2 HZ. I versi di LAMENTO : CRI-CRI-CRI-CRI “el siga”.Conoscere gli ulteriori aspetti significativi che s’intersecano negli incontri ornitologici tra allevatori detentori di pregiati e sofferti soggetti,visitatori e componenti della comunicazione canora è cultura appagante. Sentire il ripetere delle considerate melodie,apprendere suggerimenti di esperienze e conoscenze delle tipicità di zone,di territorio e aree con elementi di pertinenza e volumi di architetture paesaggistiche ci fanno avvicinare al venatorio. Concludo col ricordare che il naturale canto degli uccelli,espressione d’amore,oggi patrimonio conosciuto dagli esperti,un tempo dovuto,sta ritornando di moda anche come terapia d’aiuto.                                                                                        

 

                                                                                                                    

    Testo e foto di    Valter V.  

    CORNUDA (TV)

    w-roger@libero.it

                                                                                                                                  

                                                                                  


                                                         

 
 
 
 
 

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