« Messaggio #130 | Messaggio #132 » |
Post n°131 pubblicato il 05 Febbraio 2008 da VegaLyrae
Legge 194... Un aborto terapeutico è una di quelle decisioni che una coppia non vorrebbe mai trovarsi a dover prendere; una di quelle disgrazie che si spera di non dover mai vivere. Desiderare un figlio, aspettare che si sviluppi all’interno del grembo materno, sorprendersi a fare sogni e progetti sul suo futuro e poi scoprire che tutti quei progetti non potranno mai realizzarsi e che nella migliore delle ipotesi quel figlio avrà una vita da disabile fisico o psichico. Non sono passate che un paio di settimane ed ecco il seguito della vicenda: la proposta da parte di un gruppo di ginecologi romani di rianimare un feto, anche se abortito in seguito ad aborto terapeutico, dopo la 22esima settimana, e anche contro il parere dei genitori. Ovviamente sempre a causa delle aumentate probabilità di sopravvivenza e bla bla bla. E ovviamente senza incorrere nell’accanimento terapeutico, perché non li si accusi di una simile posizione. Ora io mi chiedo: Una coppia che già si trova colpita da una tragedia enorme come quella di dover decidere per un aborto terapeutico, una donna che già si trova a dover partorire (perché in questo consiste spesso l’aborto terapeutico) un figlio malformato, è eticamente giusto che si debba anche trovare di fronte allo stillicidio e alla tragedia che i medici tentano di rianimare contro il suo parere quel figlio verso il quale si è trovata a dover prendere una decisione così drammatica? Non è forse un modo coatto per impedire quella che ancora è la libera decisione di abortire? |
https://blog.libero.it/VegaLyrae/trackback.php?msg=4044493
I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
Purtroppo una volta mi è capitato di dover ricorrere alla pillola del giorno dopo; la prima cosa che il medico del pronto soccorso (va assunta entro 72 ore) mi ha chiesto è stata se ero consapevole che si trattava di una pillola abortiva. Per la prescrizione doveva richiedere il mio consenso informato, ovvio! Tuttavia se leggi il bugiardino di quel farmaco, si tratta di una botta di progestinici che innanzitutto ostacolano la fecondazione e, qualora essa sia avvenuta, con un'efficacia prossima "solo" al 70%, impediscono l'annidamendo dell'embrione dell'utero. Quindi prima di parlare di aborto vero e proprio, bisogna che si verifichino tutta una serie di concomitanze, il discorso non è così automatico. Considera che non altera minimamente nè la scadenza nè l'abbondanza del ciclo, però te la mettono giù come se tu avessi realmente abortito. E fatalità proprio oggi vedo tra le "notiziole" della home page di Libero che il reperimento di questa pillola è reso sempre più difficile: difficile farsela prescrivere dai medici ma non solo, puoi anche incappare in un farmacista obiettore, visto che poi te la devi andare a comperare in farmacia! Ed è la pillola del giorno dopo, non la Ru486!! Quella infatti è la vera pillola abortiva, ammessa ormai per l'aborto volontario entro la 12esima settimana nella maggior parte dei paesi europei tranne che in Italia. Allora mi chiedo: visto che a tutt'oggi in Italia la legge 194 ammette ancora l'aborto volontario, come mai esso viene praticato per raschiamento chirurgico, quando la farmacologia ha messo a punto la possibilità di evitarlo prendendo due pastiglie? Non sarà che forse il tutto è finalizzato a rendere l'aborto più pensante non solo da un punto di vista psicologico, ma anche fisico, in modo da colpevolizzare maggiormente chi lo sceglie?
Da quanto ho scritto potrebbe sembrare che io sia una sostenitrice dell'aborto, in realtà non è così. Proprio perchè sono una donna e posso immaginare cosa significhi abortire, penso che questa legge debba essere mantenuta. Perchè è una legge a tutela delle donne le quali, per loro intrinseca natura, piuttosto che trovarsi a dover abortire, farebbero qualsiasi cosa. E infatti, da quando, a dispetto della Chiesa, la contraccezione ha trovato maggior spazio e informazione la frequenza degli aborti in Italia è scesa drasticamente, pur vigendo la legge 194!
Sono anche d'accordo con te che i tempi sono cambiati rispetto all'epoca in cui fu votato il referendum, sia per quanto riguarda la società, sia per quanto riguarda i rapporti di coppia e le aspettative investite in un figlio, sia, non in ultima analisi, per quanto riguarda il progresso medico-scientifico. E le leggi vanno adeguate ai tempi. Tuttavia il mio timore è che, col clima che si sta respirando in questo periodo, mettere in discussione un diritto acquisito comporti ipso facto la perdita del diritto stesso, perchè troppo forti sono le pressioni politiche nascoste sotto malcelate motivazioni etiche.
In quanto all'impiego della Ru486, non penso che gli effetti siano peggiori delle forti dosi ormonali a cui una donna con problemi d'infertilità si sottopone. Anzi, essendo un'unica dose e limitata nel tempo, penso siano minori.
E' sempre interessante scambiare con te; ciao, buona serata. :o))
Tin invito a leggere, se ti va, questo post di Gilioli su Piovono Rane.
Ciao, un abbraccio!