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Post N° 131
Post n°131 pubblicato il 05 Febbraio 2008 da VegaLyrae
Legge 194... Un aborto terapeutico è una di quelle decisioni che una coppia non vorrebbe mai trovarsi a dover prendere; una di quelle disgrazie che si spera di non dover mai vivere. Desiderare un figlio, aspettare che si sviluppi all’interno del grembo materno, sorprendersi a fare sogni e progetti sul suo futuro e poi scoprire che tutti quei progetti non potranno mai realizzarsi e che nella migliore delle ipotesi quel figlio avrà una vita da disabile fisico o psichico. Non sono passate che un paio di settimane ed ecco il seguito della vicenda: la proposta da parte di un gruppo di ginecologi romani di rianimare un feto, anche se abortito in seguito ad aborto terapeutico, dopo la 22esima settimana, e anche contro il parere dei genitori. Ovviamente sempre a causa delle aumentate probabilità di sopravvivenza e bla bla bla. E ovviamente senza incorrere nell’accanimento terapeutico, perché non li si accusi di una simile posizione. Ora io mi chiedo: Una coppia che già si trova colpita da una tragedia enorme come quella di dover decidere per un aborto terapeutico, una donna che già si trova a dover partorire (perché in questo consiste spesso l’aborto terapeutico) un figlio malformato, è eticamente giusto che si debba anche trovare di fronte allo stillicidio e alla tragedia che i medici tentano di rianimare contro il suo parere quel figlio verso il quale si è trovata a dover prendere una decisione così drammatica? Non è forse un modo coatto per impedire quella che ancora è la libera decisione di abortire? |