Creato da: blobbino2005 il 29/12/2005
Il fischiettista è molto utile per la comunità. Mi chiamo Giovanni Maria TAMPONI, sono un collaudato whistleblower e sottolineo l'importanza di creare un ambiente che non impedisca ai fischiettisti di fare il loro dovere (morale) cioè quello di denunciare strani comportamenti sbagliati all'interno della propria Azienda (ci saremmo risparmiati una figuraccia internazionale con i casi di Parmalat, Cirio, Banca d'Italia etc.:) e soprattutto come nel caso del sottoscritto, licenziato illegittimamente per ben due volte dagli amministratori di una Pubblica Amministrazione (CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA) solo per aver denunciato una truffa a danno degli utenti dell' Ufficio BREVETTI & MARCHI. Grazie al cielo ne sono uscito recentemente vittorioso (dopo dieci lunghi anni) è sono stato gratificato dai dirigenti camerali corrotti con un congruo risarcimento dei danni morali, retribuzioni arretrate comprese. Loro sono stati semplicemente puniti con una censura verbale seguita da un trasferimento d'Ufficio presso altra Area. Non ho potuto fare altro che denunciarli alla Magistratura contabile. Il BLOG è dedicato al mio amico Gian Paolo POGGI, ex Direttore di un' Azienda della CCIAA di Roma. Questo coraggioso "Whistleblower", recentemente scomparso, aveva denunciato delle gravi irregolarità e quindi licenziato illegittimamente durante un periodo di malattia (tumore al pancreas). L'impunità in Italia è uno STATUS SYMBOL.

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Post N° 500

Post n°500 pubblicato il 20 Settembre 2007 da blobbino2005

     “PRODI SI SAREBBE MOLTO ARRABBIATO”

... CON L’IMBUCATO.


ELOGIO DI CAPECCHI
Massimo Gramellini per La Stampa

Anche Riccardo Capecchi, giovane funzionario della presidenza del Consiglio, è stato ripreso da un paparazzo mentre si inerpica sulla scaletta dell’aereo più affollato del mondo che portò Rutelli e Mastella al Gran Premio di Monza a spese nostre. Di questo passo si scoprirà che in vacanza premio dentro l’autodromo ci stava tutto il governo, con Prodi travestito da guardrail e Visco in tuta da meccanico (era quello che durante i pit stop chiedeva ai piloti la ricevuta fiscale).

Ma è il comportamento di Capecchi dopo la pubblicazione della foto da parte di Dagospia a lasciare esterrefatti. Non ha gridato al complotto. Non ha invocato superiori ragioni di Stato. Ha semplicemente ammesso di aver approfittato del passaggio. E per evitare che il suo peccatuccio infangasse l’istituzione di cui fa parte, ha rassegnato dimissioni immediate e irrevocabili dall’incarico. Non le ha minacciate per poi ritirarle, come si usa da queste parti, dove di irrevocabile c’è solo la morte e, anzi, si spera di far fessa anche quella. Le ha date, per davvero.

Immaginiamo lo sgomento di Mastella e Rutelli davanti a un gesto così inopinato. Riconoscere con pacatezza la propria caduta di stile? Appellarsi alla coerenza e al senso del dovere? Trarne le conseguenze annunciando le dimissioni e dimettendosi sul serio? Questo Capecchi è impazzito. Oppure è danese.
Se poi non fosse né l’uno né l’altro e si presentasse alle elezioni, forse lo voterei.


L´ECCEZIONE
Sebastiano Messina per La Repubblica

Il dottor Riccardo Capecchi ci ha stupiti tutti. Chi è Capecchi? E´ - o meglio: era - uno dei collaboratori di Prodi. Ieri mattina però lui ha visto su Dagospia una foto che lo ritraeva mentre saliva sul famigerato aereo di Stato che riportava Rutelli a Roma dopo il gran premio di Monza. Avrà pensato: e adesso? Soluzione classica, all´italiana: spiegare che lui era su quell´aereo per ragioni di servizio, in quanto collaboratore di Palazzo Chigi. E invece no, Capecchi ha comunicato le sue «dimissioni irrevocabili». Spiegando di non aver commesso nessun illecito.

Però, ha aggiunto, «credo che i comportamenti individuali anche del più piccolo collaboratore, quale io sono, non debbano in alcun modo inficiare ruoli e istituzioni, esse sì importanti prestigiose». Di fronte a un così sorprendente e raro esempio di sensibilità istituzionale, Prodi aveva due possibilità: nominarlo all´istante ministro della Giustizia, per il suo senso dello Stato, o ritirargli il passaporto, per palese estraneità alla cultura politica nazionale. Ha scelto la terza via: accettare le dimissioni. Peccato.

 IL BLOG FA LO SCOOP E IL POLITICO SI DIMETTE
Marco Pratellesi per Corriere.it

Prima Beppe Grillo che con il suo blog porta in piazza 300.000 persone che hanno firmato la sue proposte di legge. Poi Dagospia che fa lo scoop sull'aereo di Stato utilizzato da Rutelli e Mastella per andare al gran premio di Monza e che riceve praticamente in tempo reale sul suo sito la lettera di dimissioni di Riccardo Capecchi, funzionario della presidenza del Consiglio dei ministri, «pizzicato» appunto in una delle foto pubblicate dal settimanale l'Espresso.


E poi si discute ancora del potere dei blog. Dagospia non ha fatto altro che analizzare una foto, scattata da Massimo Sestini e pubblicata nell'ultimo numero dell'Espresso. Quell'immagine è stata vista, ovviamente, da un certo numero di lettori e, probabilmente, da tutti i giornalisti italiani (tra l'altro era il primo numero del settimanale che introduceva la riforma grafica, un motivo in più per sfogliarlo).
Ma nessuno si è accorto che la persona che saliva sull'aereo a Linate con una busta in mano era appunto Riccardo Capecchi. Il passeggero non è sfuggito alla lente di Dagospia che pubblica l'immagine ingrandita il funzionario della presidenze del Consiglio ben visibile.

A questo punto, Capecchi prende carta e penna (o forse invia una email) e scrive la sua lettera di dimissioni "irrevocabili" (complimenti per il tono e per la sensibilità per le istituzioni!) al sito di D'Agostino. Niente che non si sia già visto in America, dove è capitato che senatori si siano dimessi per le rivelazioni dei blogger.
Che anche in Italia qualcosa stia cambiando? E' evidente che alcuni blogger, non tutti, contribuiscono alla formazione dell'opinione pubblica e influenzino l'agenda dei media. Il tema non è se siano o meno i "cani da guardia" del giornalismo o del potere. I blogger, indipendentemente dal fatto che siano o meno giornalisti, possono a volte compiere azioni di vero e corretto giornalismo. E quando questo avviene non resta che riconoscere la qualità delle loro azioni. Con piacere.


Tutti i quotidiani riprendono lo scoop di ieri di Dagospia, aggiungendo altri particolari pepati al Capecchi-gate. Perché la vicenda non sembra proprio essersi chiusa con le dimissioni del collaboratore di Prodi e Letta. Monica Guerzoni, nella sua informata cronaca sul Corriere della sera, rilancia un’indiscrezione, ora confermata dal diretto interessato, che modifica la prospettiva della vicenda: l’incarico di Capecchi come collaboratore del premier e del sottosegretario alla presidenza del Consiglio era in scadenza. “E’ vero che il suo contratto sarebbe scaduto tra due mesi? ‘Verissimo, ma sono certo che l’avrebbero rinnovato’”.

Nessuno mette il dubbio la parola dello scout Capecchi (come lo hanno ritratto diversi giornali, ricordando il suo ruolo di ex responsabile degli scout italiani), però da Palazzo Chigi, oltre a far filtrare il commento laconico e secco del premier, “un gesto personale che è stato apprezzato”, fanno arrivare alle orecchie del giornalista di Repubblica e prodianissimo Marco Marozzi un’altra reazione: “Prodi si sarebbe molto arrabbiato scoprendo ieri la storia”. Come dire, sebbene le foto fossero già uscite da una settimana sia sull’Espresso cartaceo sia sul frequentatissimo sito internet, nessuno aveva sentito il bisogno di informarne il Professore.

La Guerzoni, però, dà anche un’altra interpretazione, con Prodi e Letta che gli dicono: “Resta Riccardo, resta…”. Nel frattempo ieri è arrivata una precisazione rutelliana rispetto alla lettera del funzionario lettiano (“collaboratore di Daniele De Giovanni”, specifica Repubblica) a Dagospia. Scrive ancora il Corriere: “L’ufficio stampa del ministro fa sapere che l’imbucato volante ‘si è presentato all’imbarco di sua iniziativa e non è stato assolutamente autorizzato’. A sentire lo staff del vicepremier il nome di Capecchi non era nell’elenco delle persone autorizzate a salire a bordo ‘d’intesa con l’Ufficio voli di Palazzo Chigi’”.

 
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