Creato da orsiniquattro il 11/07/2007
...scrivo il mio parere sui fatti che accadono perché... ho bisogno di sfogare i miei pensieri per evitare di scoppiare... ;-)

Area personale

 
 

Archivio messaggi

 
 
 << Maggio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
    1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 12
13 14 15 16 17 18 19
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29 30 31    
 
 

Tag

 
 

Cerca in questo Blog

 
  Trova
 

FACEBOOK

 
 
 

I miei link preferiti

 
Peace Reporter


Donazione sangue


Iscriviti al Vaffanculo Day
 

Ultime visite al Blog

 
orsiniquattrociao74dshuya2prox.66ninaciminelli
 

 

Chi può scrivere sul blog

 
Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

Motori di ricerca

 

 
 

 

 
« Dove finiscono i nostri soldi?Da tenere sott'occhio p... »

C'è del marcio in Italia

Post n°4 pubblicato il 20 Luglio 2007 da orsiniquattro
 
Foto di orsiniquattro

Oggi ricore il sesto anniversario del G8 di Genova.

Nessuno ne parlerebbe se fosse stato solo un incontro tra i rappresentanti degli otto paesi più industrializzati del pianeta; come non si parla mai di nessuno dei G8 svoltisi fin'ora anche solo a distanza di pochi mesi.

Il G8 tenutosi a genova nel luglio del 2001 è entrato nella storia, soprattutto italiana ma non solo, per come è stato gestito l'ordine pubblico, se così lo vogliamo definire. Coloro che dovevano far si che tutto procedesse tranquillamente e senza problemi sono coloro che, come emerge anche dalle inchieste in corso della Magistratura, hanno scatenato i disordini ed hanno approfittato della situazione e delle manifestazioni di protesta di pacifisti e no-global per procedere in pestaggi deliberati e violenti. Esempio emblematico i fatti della scuola Diaz.

Da mettere in evidenza che coloro che si oppongo agli incontri del G8 lo fanno soprattutto per i temi discussi, assolutamente anacronistici e lontanissimi dalla quotidianità e dai problemi della gente comune, e perché favoriscono un mercato globale e massificato con sfruttamento incontrollato delle risorse del pianeta; quest'ultimo aspetto i potenti della Terra lo valorizzano come progresso, moltissima altra gente, che purtroppo non comanda, considera il mercato globale deleterio per le realta economiche locali più deboli. Per fare un esempio immediato si pensi ad una strada di una città in cui vi siano alcuni piccoli negozi a gestione familiare (un panificio, un fruttivendolo, una pescheria): se nella strada aprono un maxi supermercato discount il gioco è fatto, i negozi chiudono. Chi si oppone alla globalizzazione mette però sul campo anche la qualità del prodotto; continuando con l'esempio è il confronto tra la frutta o il pane del discount con la frutta del fruttivendolo e il pane del panificio. Due diversi modi di vedere l'alimentazione.

Quello che però va contro i principi della democrazia è che ci sono otto persone che decidono quello che devono fare gli altri 5 miliardi; e se qualcuno vuole manifestare la propria contrarietà viene definito terrorista, violento, no-global. Chi manifesta la propria contrairetà, come accaduto a Genova nel 2001, viene picchiato e viene privato di ogni diritto di cittadino italiano e/o europeo. Numerose testimonianze di italiani e stranieri accusano l'uso spropositato della forza per bloccare qualsiasi manifestazione o corteo che si svolgeva in quei giorni.

La cosa più avvilente è che tra coloro che si oppongono alla globalizzazione del mercato, e che si oppongono agli incontri del G8, e che in quei giorni manifestavano a Genova, ci sono associazioni cattoliche, associazioni pacifiste, gruppi di solidarietà sociale, e gruppi che più in generale si definiscono "no-global", ovvero "no alla globalizzazione", cioé gente che non vuole il mercato globale e vuole salvaguardare le realtà economiche locali. Sono coloro che promuovono i prodotti equo-solidali, basati sul rispetto del lavoro delle manovalanze locali dei paesi del terzo mondo e contro lo sfruttamento delle risorse.

Dopo Genova ci sono due aspetti che sono cambiati in Italia: il modo di fare informazione, e la distanza tra potere e cittadini; due aspetti che si sono fusi tra di loro creando una cappa di falsa democrazia sul nostro paese.

Il modo di fare informazione ha visto una involuzione che ha riportato indietro di decenni la nostra carta stampata e non solo. Già nei giorni a seguire si utilizzavano termini aggressivi e definizioni lapidarie per circoscrivere coloro che si opponevano, qualsiasi fosse il loro manifestare. Chiunque decida di manifestare contro chi comanda viene ghettizzato, viene fatto oggetto di termini aggressivi quali "terrorista" e "no-global"; e grazie alla stampa, grazie al finto giornalismo, la gente che manifesta, la gente che si oppone pacificamente e democraticamente contro qualcosa che ritiene ingiusto, viene fatto oggetto di attacchi mediatici, di critiche ferrate, di giudizi compassionevoli e di derisione. In pratica chi decide di dire qualcosa che va contro la voce del padrone rischia di finire in un tritacarne di finto giornalismo da quale ne verrà fuori come una maleodorante poltiglia respinta da tutti. Nella migliore delle ipotesi invece vieni letteralmente ignorato e la tua protesta si perde nel vento, e penso sia anche peggio peché dimostra quanto vale la nostra parola. La voce del potere dice cosa è giusto e cosa è sbagliato, e il finto giornalismo, come un fedele cagnolino, obbedisce senza nemmeno sentire la puzza di marcio.

Ormai la collusione tra giornalismo e poteri forti è talmente rinforzata che ha varcato la soglia dell'ideologia politica divenendo "bipartisan". Perché dei fatti di Genova, sui quali il precedente governo aveva steso un disgustoso telo per nascondere ogni verità possibile, il governo attuale non ha pensato di interessarsi, almeno per dare una risposta alle domande dei cittadini?

Ieri ho visto il film "Viva Zapatero", di Sabina Guzzanti. Un film-documentario sulla chiusura del suo programma televisivo "Raiot", chiusura decisa dai vertici della Rai di allora perché dopo la prima puntata era arrivata una querela di Mediaset. Nulla da commentare. Nel film ho notato una cosa che mi ha sconvolto più del resto, e che mi riconduce al senso della collusione tra il finto giornalismo e la voce del padrone; un aspetto che mi fa capire che noi possiamo venire a conoscenza solo di ciò che loro decidono. Dopo la chiusura del programma "Raiot" la gente è scesa in piazza, in decine di migliaia, per manifestare e nessuno ci ha detto niente. Al primo spettacolo teatrale della Guzzanti, che era praticamente la seconda puntata di "Raiot", c'erano circa ventimila persone, alcune nel teatro e tutte le altre davanti a un maxi schermo. Nessuno ci ha detto niente. I finti giornalisti erano indaffarati nel creare la definizione di "satira", ed erano tutti orientati nel definire il programma della Guzzanti un programma che non faceva satira e che quindi era giusto chiudere.

La voce del padrone sentenzia, il finto giornalismo ci convince che è giusto.

Vi riporto dei link:

"Premiata macelleria italiana", dal sito di Beppe Grillo, sui fatti di Genova;

"Genova, sei anni dopo", un reportage dal sito di Peace Reporter;

"La Costituzione Italiana", è sempre meglio rileggersela ogni tanto, soprattutto gli articoli 13 e 21.

 
 
 
Vai alla Home Page del blog
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963