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MONTI si autoincensa «Piaccio più dei partiti e le riforme funzionano»

Post n°1372 pubblicato il 13 Novembre 2012 da accorsiferro
 

 

Esce libro con intervista al premier: «Quando incontro persone per la strada, mi dicono di andare avanti». Ma ammette gli scivoloni con battute come quella sul lavoro fisso. E sulla patrimoniale ci ricasca

di Andrea Accorsi

 

Quanta prosopopea, professor Monti. Non bastavano le sparate con le quali il premier cerca di indorare le amare pillole che ci propina. Ora ci si mette pure un libro (Le parole e i fatti, in libreria da domani) a celebrare il professore a un anno dall’insediamento del suo governo. Edito dall’amica editrice Rizzoli, il volume raccoglie alcuni scritti di Monti degli ultimi vent’anni. Con tanto di intervista combinata a mo’ di prefazione. Il risultato? Più che una celebrazione, un’autocelebrazione.
Già, perché nella prefazione - l’unico contributo inedito del libro - il presidente del Consiglio se ne esce con frasi come questa: «Non credo possa considerarsi solo uno che sembra avere un consenso superiore a quello di cui godono i partiti che lo sostengono in Parlamento». Oppure: «Quando incontro persone per la strada, mi sento dire quasi sempre: “Vada avanti”». Ma dove vive, professore, e soprattutto chi incontra per la strada?
Rinchiuso nella sua torre d’avorio, circondato dagli amici banchieri, commissari europei e membri del Club Bilderberg, il premier ribatte così all’accusa di essere rimasto un professore anche a Palazzo Chigi, per il tono cattedratico e drammaticamente lontano dalla gente comune con il quale affronta qualsiasi tema: «La pedagogia è naturale in un professore, è l’unica arma che ho». Siamo a posto...
Il bocconiano ammette poi di essersi distinto per alcune battute infelici che l’hanno reso perfino più sgradito di tante sue leggi: «È vero che il posto fisso è monotono - insiste - però sicuramente dirlo in quel modo è stato per me un bell’infortunio. Quindi adesso cerco di non fare più battute, che pure all’inizio mi avevano aiutato a comunicare». Male, aggiungiamo noi, come hanno rilevato tutti gli esperti di comunicazione politica e media.
Ma il vizio di inciampare nelle parole è duro a morire. L’ultimo infortunio in ordine di tempo è cronaca di ieri. Parlando a Milano dell’imposta patrimoniale, Monti ha osservato che «c’è in molti Paesi altamente capitalisti. In Italia ce ne sono alcune importanti componenti». Precisando subito dopo: «La cosa peggiore sarebbe dire “sì, vogliamo la patrimoniale” senza avere gli strumenti per introdurla. Avrei un approccio molto prudente alla materia».Neanche il tempo per i consumatori di esultare («Finalmente, con grave ritardo, si inizia a discutere di patrimoniale» commenta Federconsumatori) che da Palazzo Chigi arriva il dietrofront. Il presidente del Consiglio non ha affatto annunciato un intervento di tassazione sui patrimoni, si affretta a sottolineare una nota. «Dopo aver precisato di non essere pregiudizialmente contrario ad una modesta tassazione generalizzata del patrimonio, il presidente - si legge nel comunicato - ha ricordato il contesto in cui il governo ha operato e i vincoli alle scelte in materia di imposizione fiscale. Tutto ciò Monti ha chiarito come spiegazione delle decisioni adottate, non come premessa di futuri interventi».
A stroncare ogni residua speranza, è poi intervenuta Paola Severino, ministro della Giustizia: «Quello sulla patrimoniale non era un annuncio e non è mai stato sollevato e nemmeno discusso in Cdm. La risposta è netta è chiara» taglia corto Severino. Altro che patrimoniale: il governo continua a infierire sui chi patrimoni non ne ha. Prova ne sia la rivalutazione degli estimi in corso per il ricalcolo dell’Imposta sugli immobili. Una tassa che prende sempre più le dimensioni di “super Imu”, dal momento che le nuove stime delle rendite catastali porterebbero, secondo alcune proiezioni, ad aumenti dell’imponibile (e quindi delle tasse sulla casa) tra +170 e +180% a Milano e a Torino, tra +260 e +280 per cento a Genova e a Bologna, fino al +400% a Venezia. Una stangata tremenda in tempi di crisi, recessione, disoccupazione, rincari, inflazione, difficoltà nei prestiti, carenza di risparmio eccetera come quelli attuali.
Ma Monti continua a non sentirci. A proposito della riforma del mercato del lavoro da poco introdotta, per esempio, sostiene che «ambisce a creare un contesto più inclusivo e dinamico, atto a superare le segmentazioni che tendono a escludere o marginalizzare i giovani». Tradotto: la riforma incrementerà l’occupazione giovanile. Staremo a vedere. E ancora: «L’Italia non ha grandi squilibri, a parte il rapporto debito-Pil». Avessi detto niente: attualmente il debito è pari al 120% del Pil. Quanto alle riforme varate nell’ultimo anno, «hanno migliorato le prospettive di crescita, ma non ancora i dati». Ah, la dura realtà dei numeri. Che valgono più di tante parole. E dimostrano che oggi stiamo peggio di un anno fa sotto tutti i punti di vista. Ma per Monti «la società italiana si è dimostrata capace di accettare i sacrifici». E allora, supini, continueremo a subire.
L’unica speranza arriva dalla risposta che Monti ha dato a chi gli chiedeva se gli piacerebbe fare ancora il presidente del Consiglio: «No, non mi piacerebbe». Speriamo che, almeno stavolta, sia sincero.

dalla "Padania" del 13.11.12

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