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Libri, articoli e altro di Andrea e Daniela

 

I LIBRI DI ANDREA

- 35 borghi imperdibili a due passi da Milano (2019)

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- 35 borghi montani imperdibili della Lombardia (2019)

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- Il patrimonio immateriale dell'Unesco (2019)

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- L'arte della botanica nei secoli (2018)

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- 35 borghi imperdibili della Lombardia (2018)

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- I grandi delitti italiani risolti o irrisolti (2013, nuova edizione aggiornata)

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- Bande criminali (2009, esaurito)

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- La sanguinosa storia dei serial killer (2003, esaurito)

 

I NOSTRI LIBRI

- Itinerari imperdibili - Laghi della Lombardia (2018)

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- Caro amico ti ho ucciso (2016)

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- Milano criminale (2015, II edizione)

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- I 100 delitti di Milano (2014)

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- I personaggi più malvagi della storia di Milano (2013)

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- Milano giallo e nera (2013)

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- Gli attentati e le stragi che hanno sconvolto l'Italia (2013)

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- Le famiglie più malvagie della storia (2011, II edizione)

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- 101 personaggi che hanno fatto grande Milano (2010)

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- Il grande libro dei misteri di Milano risolti e irrisolti (2006, III edizione)

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- Milano criminale (2005,  esaurito)

 

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I LIBRI DI DANIELA

- Josephine Baker Tra palcoscenico e spionaggio (2017)

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- La vita che non c'è ancora (2015)

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- Le grandi donne di Milano (2007, II edizione)

  

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- L'eterno ritorno, un pensiero tra "visione ed enigma" (2005)

 

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Messaggi del 25/09/2014

Meno PIL per tutti La Germania frena, Francia al palo: l’Europa AFFONDA

Post n°1746 pubblicato il 25 Settembre 2014 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

Rallenta la crescita del manifatturiero tedesco. Servizi in contrazione Oltralpe. E nel 2015 anche il deficit della virtuosa Danimarca sforerà il tetto del 3% del Pil

di Andrea Accorsi

Frena la Germania, la Francia è già ferma da un pezzo. E la piccola Danimarca annuncia che il suo deficit sforerà il 3 per cento del Pil nel 2015, in barba ai vincoli europei. È un quadro dalle tinte decisamente scure quello disegnato dagli ultimi dati sull’economia in Europa.
A settembre, l’indicatore chiave nella zona euro è sceso al livello più basso degli ultimi nove mesi. Il Purchasing Index (pmi) del settore manifatturiero e dei servizi è sceso al 52,3 a settembre, rispetto al 52,5 registrato ad agosto. Bisogna considerare che la quota 50 separa le fasi di espansione da quelle di contrazione dell’economia: si può allora comprendere quanto sia più vicina quest’ultima prospettiva.
In Germania, Paese che dovrebbe essere la locomotiva del Continente, lo stesso indice pmi che monitora l’andamento del settore manifatturiero è sceso questo mese a 50,3 da 51,4 di agosto, segnalando una crescita ai minimi da quindici mesi. Le attese erano per un calo più contenuto a 51,2.
L’indice pmi complessivo della Germania resta in espansione (si attesta a 54 punti dai 53,7 di agosto) grazie alla crescita di quello dei servizi, salito da 54,9 a 55,4 punti. Secondo l’istituto Markit che divulga questi dati, l’economia tedesca «continua ad espandersi», ma potrebbe «indebolirsi» nel terzo trimestre.
Sarà un caso, ma anche in Germania gli euroscettici sono in costante crescita. Dopo il debutto in tre parlamenti regionali dell’Est (Sassonia, Turingia e Brandeburgo), l’Alternative für Deutschland (AfD), partito anti-euro tedesco, ha raggiunto il 10% dei consensi in tutto il Paese.
«Non chiederei mai alla Germania di risolvere i problemi della Francia» ha confessato ieri il premier francese, Manuel Valls, al presidente della Confindustria tedesca (Bdi), Ulrich Grillo, che aveva affermato: «La Germania non è responsabile dei problemi della Francia e la Germania non deve risolvere questi problemi». La Bdi si è detta invece d’accordo con Parigi sulla necessità di investire, anche fondi pubblici, per sostenere la congiuntura europea.
Valls ha illustrato il progetto del suo governo, rilevando che «la Francia va avanti», ma sottolineando che «non accetterei mai che qualcuno mi dica che cosa fare», mentre ha definito «impossibile» per il suo Paese realizzare l’anno prossimo risparmi per 50 miliardi necessari per rispettare il Patto di stabilità. Valls ha anche detto di voler correggere presso una gran parte di tedeschi l’immagine di una Francia considerata «il malato» dell’economia europea: «Se la Germania è riuscita ad avere successo nelle riforme - ha detto il capo del governo francese -, perché anche la Francia non dovrebbe riuscire?».
In realtà, la Francia se la sta vedendo brutta. Il clima di fiducia degli imprenditori francesi si è indebolito a settembre. Non ha certo favorito il clima l’economia in stallo nel secondo trimestre di quest’anno, periodo nel quale il Pil d’Oltralpe ha registrato crescita zero, come nei primi tre mesi. Nel quarto trimestre del 2013, invece, il Pil aveva registrato una modestissima crescita dello 0,2%.
L’istituto di statistica francese ha tratteggiato il quadro di un’economia in rallentamento, facendo notare che, se il potere d’acquisto delle famiglie è aumentato nel secondo trimestre dello 0,5% rispetto al primo, per le aziende francesi le cose continuano a peggiorare. L’attività del settore privato ha registrato un leggero calo a settembre: l’indice pmi è sceso a 49,1, rispetto a 49,5 di agosto. Sotto la fatidica quota 50 è sceso anche il settore dei servizi, a 49,4 a settembre rispetto a 50,3 di agosto.
I dati negativi dell’indice pmi di Germania e Francia a settembre hanno contribuito a trascinare al ribasso le Borse europee dopo la chiusura in perdita, l’altra sera, a Wall Street, e le tensioni geopolitiche con l’avvio del raid Usa in Siria.
Ultima notizia negativa della giornata, l’anno prossimo il deficit danese sforerà il tetto del 3% del Pil. Lo ha annunciato la banca centrale danese, rilanciando così il dibattito sulla necessità di rispettare i vincoli europei per uno dei Paesi fra i più virtuosi d’Europa in materia di conti pubblici.
A pesare sul disavanzo, una crescita inferiore alle attese, solo +0,8% nel 2014 (contro l’iniziale +1,5%) e +1,7% nel 2015 (contro il precedente +1,8%). Da qui un deficit al 3,2% il prossimo anno, contro il 2,9% atteso in precedenza.

dalla Padania del 24.9.14

 
 
 

FALLIMENTO ITALIA In 3 mesi ko 4 mila imprese, più colpito il Mezzogiorno

Post n°1745 pubblicato il 25 Settembre 2014 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

Tra aprile e giugno procedure aumentate del 14,3% rispetto allo stesso periodo del 2013. Fra le cause tasse, burocrazia, crollo dei consumi e credit crunch

di A. A.

Nuova impennata dei fallimenti. Tra aprile e giugno, più di quattromila imprese hanno aperto una procedura fallimentare, segnando un incremento del 14,3 per cento rispetto allo stesso periodo del 2013. È quanto emerge dai dati trimestrali diffusi dal Cerved, che evidenziano come la crescita a doppia cifra porta i default oltre quota ottomila se si considera l’intero semestre, +10,5% rispetto al livello già elevato dell’anno precedente e record assoluto dall’inizio della serie storica, risalente al 2001.
«Stiamo vivendo una fase molto delicata per il sistema delle Pmi italiane - commenta Gianandrea De Bernardis, amministratore delegato di Cerved -. La nuova recessione sta spingendo fuori dal mercato anche imprese che avevano superato con successo la prima fase della crisi e che stanno pagando il conto del credit crunch e di una domanda da troppo tempo stagnante».
L’incremento più sostenuto si osserva fra le società di capitale, la forma giuridica in cui si concentrano i tre quarti dei casi, che superano nel primo semestre quota seimila. L’analisi condotta da Cerved mostra come i fallimenti riguardano tutta la Penisola.
«I tassi di crescita - prosegue De Bernardis - sono ovunque a doppia cifra ad eccezione del Nord-Est, in cui si registra un incremento del 5,5%, il livello più basso. In crescita del 14% rispetto al primo semestre 2013 i fallimenti nel Mezzogiorno e nelle Isole, del 10,7% nel Nord-Ovest e del 10,4% nel Centro».
A livello settoriale, la maglia nera spetta ai servizi, con un aumento del 15,7%, in netta accelerazione rispetto al primo semestre del 2013. Continuano, anche se con ritmi più lenti, le procedure nelle costruzioni e nella manifattura: i fallimenti di imprese edili crescono nei primi sei mesi del 2014 dell’8,2%, mentre per le imprese manifatturiere l’aumento è del 4,5%.
Per Confcommercio i dati sui fallimenti «confermano che la crisi continua a dispiegare i suoi effetti, costringendo molte imprese, che finora hanno resistito, a chiudere. Tutti i territori e tutti i settori continuano ad attraversare una crisi senza precedenti che sta destrutturando il nostro sistema produttivo, pregiudicando anche le fragili prospettive di una ripresa che comunque arriverà solo nel 2015». È dunque «evidente che le imprese, per il perdurare della stagnazione dei consumi, per una pressione fiscale che non accenna a diminuire, per l’impossibilità di far fronte ai fabbisogni finanziari, come alla scarsa offerta del credito, e per il calo di fiducia, fronteggiano un quadro economico ancora di crisi strutturale».
Tasse, burocrazia, credit crunch e crollo dei consumi interni sono le cause che hanno messo in affanno l’artigianato anche per il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi. Secondo i dati dell’Ufficio studi della Cgia, tra il 2008 e il 2013 il costo dell’energia elettrica è aumentato del 21,3%, quello del gasolio del 23,3, mentre la Pubblica amministrazione ha allungato i tempi di pagamento di 35 giorni. Gli artigiani vivono dei consumi delle famiglie: dal 2008 al 2013 la contrazione di questi ultimi è stata fortissima, -6,6%. Sul fronte del credito la situazione è altrettanto preoccupante: in sei anni di crisi gli impieghi bancari alle imprese con meno di venti addetti sono diminuiti del 10%.

dalla "Padania" del 24.9.14

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: accorsiferro
Data di creazione: 04/03/2006
 

IL FILM CHE ABBIAMO VISTO IERI SERA

Il Prof. Dott. Guido Tersilli primario della clinica Villa Celeste convenzionato con la mutua**

Legenda:

** = merita
*   = non merita

 

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Andrea:

Kate Quinn

Fiori dalla cenere

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Illusioni perdute di Honoré de Balzac

Jane Eyre di Charlotte Brontë

Le affinità elettive di Johann W. Goethe

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Il Maestro e Margherita di Michail Bulgakov

Narciso e Boccadoro di Hermann Hesse

Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen

 
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