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DISABILI FALSI

 

Palermo 2000 disabili falsi, che percepivano la pensione d'invalidità. Chi poi ne ha veramente bisogno non la ottiene. Lo scandalo nasce dal 1990 quindi una truffa da milioni di euro. Sono 38 gli indagati per falsa certificazione.

QUESTO SOLO PER LA CITTA' DI PALERMO E PER IL RESTO D'ITALIA?

 

ASCOLTATE E RIFLETTETE

 

Il ruolo dei media nell'ambito della diffusione delle conoscenze sul riscaldamento globale
 

UNA SCOMODA VERITA

 

Al Gore Nobel per la pace

Oslo ha voluto dare un segnale forte ed appoggiare in maniera evidente Vita di un IO nella settimana per l'ambiente.
Al Gore (e IPCC) sono premio Nobel per la pace 2007 proprio «per i loro sforzi per costruire e diffondere una conoscenza maggiore sui cambiamenti climatici provocati dall’uomo e per porre le basi per le misure necessarie a contrastare tali cambiamenti».
Giuro che hanno fatto tutto da soli... controllate il mio cellulare... non ci sono chiamate verso la Norvegia!

E questo è il trailer di Una scomoda verità, il video con cui Al Gore ha vinto l'Oscar e che cerca di far conoscere al mondo le sue colpe.

 

L'AMBIENTE

 

L'Ambente è in pericolo, vi prego cerchiamo di fare qualcosa, come?

Ascoltate attentamente questi tre video e sono convinta che riuscirete a trovare delle soluzioni per salvare il pianeta

 

SAVONA

 

Carbone, cemento, porticciolo turistico. Il futuro savonese è tinto di grigio. Il verde è cosiderato un optional in questa città la cui provincia è fra le più boscose d'Italia (finchè non entrerà in funzione la centrale a biomassa di Ferrania) ma il centro urbano è uno dei più cementificati. (dati Legambiente)

 

GLOOGLE: IL GIGANTE BUONO? PRIMA PARTE

 

Un pò di sana polemica...
Anzi... nemmeno questo... giusto uno spunto per invitare tutti a fare attenzione a quello che ci circonda.
Puntata di Videomarta dedicata a Google, alla sua crescita enorme ed a quello che questo (effettivo) monopolio può comportare.
Questo è il video di Marta ma non dimenticate di fare un salto sul blog per scoprire quali dubbi solleva la giovane webstar.

Prima parte di una doppia puntata di Videomarta.
L'argomento Google era talmente ampio che ho deciso di spezzarlo in due video diversi.
Una veloce carrellata sui motori di ricerca. Da Webcrawler a Lycos, da Excite ad Altavista.
E naturalmente un po' di storia che riguarda il gigante buono.
Dai primi passi della creatura di Sergey Brin e Larry Page alla crescita inarrestabile del più grande motore di ricerca esistente.
Ma vedremo anche come funziona Google. Cos'è il Page Rank e quanto sono importanti i link.
Vedremo come google ha rivoluzionato il panorama ed in che modo è diventato il gigante che oggi conosciamo.
Per chiudere la prima parte con una domanda inquietante...


 

LEZIONE PER I VIDEO

 

Una lezione per i video nel profilo e neo blog e trucchi per nascondere il video e ascoltare solo audio, creare un box e un messaggio

 

 

AMEDEO MINGHI E MIETTA

 

Vattene Amore

 

BOBBY SOLO

 

ELISA E LIGABUE

 

Gli ostacoli del cuore

 

AMEDEO MINGHI

 

DI PIU'

 

FRANCO BATTIATO

 

L'era del Cinghiale bianco

 

 

Comunione al divorziato Silvio

Post n°666 pubblicato il 23 Aprile 2010 da universale5

Un avvocato chiede spiegazioni al Papa: perché il prete gli ha concesso un privilegio vietato ad altri cattolici divorziati?

 

Comunione solo per i puri, solo per chi non è macchiato dal "peccato". Il Papa ha parlato chiaro: i divorziati non possono ricevere l'eucaristia in chiesa. Eppure lui l'hanno visto tutti sulle reti Mediaset, durante i funerali di Raimondo Vianello nella parrocchia di Milano due. In diretta le telecamere di Canale 5 hanno trasmesso il momento in cui il premier Silvio Berlusconi ha ricevuto la comunione dal sacerdote. Il premier è divorziato dalla prima moglie e separato dalla seconda, e se non bastasse è stato al centro di scandali sessuali che sicuramente non ne fanno un puro (almeno secondo i parametri di Santa Romana Chiesa) eppure non ha avuto alcun problema a ricevere la comunione. Perché dunque gli è stato concesso questo privilegio?

A porre la questione è stato l'avvocato Giuseppe Fabio Fabiani, che ha inviato un telegramma a Papa Benedetto XVI nel quale ha chiesto innanzitutto la possibilità di estendere il privilegio a tutti i divorziati, ma ha anche domandato al pontefice quale fosse il motivo per cui il premier sia stato esonerato dal divieto di ricevere l'eucarestia ai separati o divorziati. Don Walter, il parroco della chiesa di Milano 2 in cui si sono svolti i funerali ha spiegato di essersi trovato davanti nella fila di chi era in attesa della comunione: «Cosa potevo fare, negargliela? Non è certo durante una cerimonia che si può porre una questione simile. E poi, il prete che celebra la messa mica può essere a conoscenza dello "stato civile" di chi viene all’altare per prendere l’eucarestia». «Ma lei non sapeva che Berlusconi è divorziato?» gli ha chiesto un giornalista del "Messaggero": «Sì certo, lo sapevo - ha risposto il parroco -. Ma ripeto, non è certo durante una messa che un sacerdote può fare un rifiuto simile a un fedele».

Verrebbe da chiedere: e allora quando? Resta il fatto che Berlusconi ha operato in tutti i modi per modificare la legge degli uomini a suo vantaggio (il legittimo impedimento docet) e fin qui sembra esserci riuscito. Ma
almeno la legge di Dio non dovrebbe essere uguale per tutti? Dì la tua.

 

 

 
 
 

Vescovo Bruges lascia

Post n°665 pubblicato il 23 Aprile 2010 da universale5

"Abusai di un giovane" Papa accetta dimissioni

Benedetto XVI ha accolto le dimissioni del vescovo belga di Bruges che ha confessato, in una dichiarazione ufficiale, di aver "abusato sessualmente di un giovane". Il vescovo di Malines-Bruxelles, primate del Belgio: non ci sarà mai più "silenzio" e occultamento".

 

 

Città del Vaticano - Benedetto XVI ha accolto oggi le dimissioni del vescovo belga di Bruges, mons. Roger Joseph Vangheluwe, il quale ha confessato, in una dichiarazione ufficiale, diffusa dalla sala stampa vaticana insieme all’annuncio delle dimissioni, di aver "abusato sessualmente di un giovane".

La confessione "Quando ero ancora semplice sacerdote e per un certo tempo all'inizio del mio episcopato - ha confessato il vescovo - ho abusato sessualmente di un giovane nell'ambiente a me vicino. La vittima ne è ancora segnata. Nel corso degli ultimi decenni - ha aggiunto monsignor Vangheluwe - ho più volte riconosciuto la mia colpa nei suoi confronti, come nei confronti della sua famiglia, e ho domandato perdono. Ma questo non lo ha pacificato. E neppure io lo sono. La tempesta mediatica di queste ultime settimane ha rafforzato il trauma. Non è più possibile continuare in questa situazione. Sono profondamente dispiaciuto per ciò che ho fatto e presento le mie scuse più sincere alla vittima, alla sua famiglia, a tutta la comunità cattolica e alla società in generale". "Ho presentato le mie dimissioni da vescovo di Bruges a papa Benedetto XVI - ha concluso Vangheluwe -. Sono state accettate venerdì. Perciò, mi ritiro".

Mai più silenzio Non ci sarà mai più "silenzio" e occultamento" sugli abusi sessuali, e le dimissioni del vescovo di Bruges dimostrano che la Chiesa cattolica vuole "voltare pagina". Lo ha detto il vescovo di Malines-Bruxelles e primate del Belgio, monsignor André-Joseph Leonard in una dichiarazione diffusa in sala stampa vaticana in contemporanea con una conferenza stampa convocata dalla Conferenza episcopale belga a Bruxelles. Le pronte dimissioni del vescovo di Bruges, reo confesso di abusi su un ragazzo, e le dichiarazioni che le hanno accompagnate "corrispondono - ha detto monsignor Leonard - alla volontà di trasparenza che la Chiesa cattolica del Belgio vuole ora applicare rigorosamente alla materia, voltando risolutamente pagina rispetto all'epoca, non così lontana, in cui, nella Chiesa come altrove, si preferiva la soluzione del silenzio o dell'occultamento". 

 
 
 

Bossi, è crollo governo

Post n°664 pubblicato il 23 Aprile 2010 da universale5

 

Verso fine patto Pdl-Lega

 

 

ROMA - "Siamo davanti a un crollo verticale del governo e probabilmente di un'alleanza, quella di Pdl e Lega. Fini, invidioso e rancoroso per le nostre ripetute vittorie ha rinnegato il patto iniziale e non ha fatto altro che cercare di erodere in continuazione ciò che avevamo costruito". Lo dice Umberto Bossi in un'intervista sulla Padania. Bossi definisce Fini " "un veccho gattopardo democristiano" e dice che Berlusconi "avrebbe dovuto sbatterlo fuori subito senza tentennamenti invece di portarlo in tv dandogli voce e rilievo".

L'analisi di Bossi è che Fini "ha lavorato per la sinistra, comportandosi come un vecchio gattopardo democristiano: fingi di costruire per demolire e non muovere nulla". Secondo Bossi, con queste premesse, "sarà proprio la sinistra a vincere le prossime elezioni. Grazie a lui".

"Fini - dice ancora i leader della Lega - è palesemente contro il popolo del Nord, a favore di quello meridionale. D'altra parte era troppo spaventato delle possibili conseguenze del federalismo, che comunque avrebbe fatto bene anche al Sud". Il rimproero a Berlusconi è di non averlo subito 'sbattuto fuori ''. "Quella era la strada da seguire".

Bossi traccia la rotta per il futuro: "Finita la stagione del federalismo, un concetto abbandonato, dobbiamo iniziare una nuova stagione, un nuovo cammino del popolo padano.  Purtroppo oggi non ha più senso parlare di federalismo alla nostra gente che potrebbe sentirsi tradita da ciò che non siamo riusciti a fare. Una nuova strada ci aspetta e sarà una strada stretta, faticosa, difficile ma che potrebbe regalarci enormi soddisfazioni".

"Saremo soli - conclude il leader leghista - senza Berlusconi. La nostra gente non digerirà facilmente la mancata conquista del federalismo e noi Lega, dovremo comportarci di conseguenza. Berlusconi quindi diventerà il vero e unico baluardo anticomunista del paese e prevedo che raccoglierà molti consensi".

IO SONO PER LA MEDIAZIONE MA PAZIENZA GENTE NO  - "Io sono per la mediazione, certo, ma la gente del nord, i leghisti, sono arrabbiatissimi, è un vero bombardamento di persone che non ne possono più di sceneggiate, rinvii e tentennamenti": lo ha detto Umberto Bossi, parlando al telefono con l'ANSA, a proposito della situazione del Governo dopo la querelle tra Fini e Berlusconi. "Noi vogliamo fare le riforme, i miei vogliono le riforme" ha aggiunto Bossi "e io devo interpretare le richieste della base, della gente che è stufa".

NON VOGLIAMO GETTARE BENZINA SU FUOCO MA... - "Non vogliamo gettare benzina sul fuoco ma la gente del nord è stufa marcia, basta ascoltare quel che dice la gente per strada o alla radio. Riforme subito!": lo ha detto all'ANSA il ministro Umberto Bossi, interpellato a proposito delle sue dichiarazioni sul Governo riportate stamani dal quotidiano della Lega 'La Padania' in cui lo stesso Bossi aveva accennato al rischio di una fine dell'alleanza Lega-Pdl.

BOSSI, FEDERALISMO RESTA MA BISOGNA FARLO SUBITO - "Diciamo che il meccanismo del federalismo resta in piedi. Ma deve essere fatto subito!": lo ha detto all'ANSA Umberto Bossi interpellato a proposito delle sue affermazione sulla possibile fine dell'alleanza Lega-Pdl. "Non posso andare di fronte alla mia gente a dire che non stiamo realizzando quel cammino che avevamo intrapreso - ha aggiunto - E quello che sta accadendo frena le riforme. La gente del nord è stufa e lo ha fatto capire chiaramente. Tutto qui". Bossi, pur usando un tono estremamente deciso, è apparso sereno e tranquillo, tanto da scherzare con il cronista nella maniera che usa quando è di buon umore: ovvero rispondendo con una risata alla prima domanda su quale fosse la sua analisi su quanto stava succedendo.

ZAIA: NON SI PUO' INVENTARSI LEGA COME CAPRO ESPIATORIO - Secondo il governatore del Veneto, Luca Zaia "non è accettabile inventarsi la Lega come capro espiatorio" perché "la Lega è al Governo per fare le riforme e ieri" nella direzione del Pdl "si sono sentite cose e attacchi inaccettabili". Zaia lo ha detto in diretta a Radio Padania libera. Rispondendo ad una domanda sulla presa di posizione di Bossi nei confronti della maggioranza Zaia ha spiegato "Certo il negoziato è duro, in virtù del fatto che nella Pdl non tutti la pensano come, Berlusconi, Bossi, Maroni o Calderoli, ovvero gli uomini che credono nelle riforme. Si deve prendere purtroppo atto che sta nascendo un partito del sud, della conservazione, mentre i cittadini vogliono il federalismo fiscale". Quanto alla possibilità che Bossi trovi uno spazio di mediazione Zaia ha spiegato "la speranza è l'ultima a morire e noi siamo per la ricomposizione ma i toni sentiti ieri non fanno presagire subito giornate di sole. In ogni caso se si dovesse andare al voto anticipato i cittadini hanno ben chiaro di chi sono le responsabilità".

FRATTINI: NON CREDO ELEZIONI, BERLUSCONI RAFFORZATO - Il ministro degli esteri Franco Frattini non crede che dopo lo scontro di ieri tra Berlusconi e Fini le elezioni siano più vicine e ritiene anzi che il premier ne sia uscito rafforzato. "Credo di no", ha risposto ai giornalisti che a Tallinn, a margine della ministeriale Nato, gli chiedevano se si andrà al voto. "Il risultato della votazione finale di ieri è tale da assegnare al gruppo di Fini tra il 5 e l'8%: una componente lontanissima da quella annunciata un po' baldanzosamente alla vigilia", ha rilevato Frattini. "Dodici soli voti a favore danno l'idea della differenza tra dissentire, che è legittimo, e organizzarsi strutturalmente come una componente attiva pronta a votare anche contro la maggioranza e il governo. Questo non è stato condiviso anche da molte persone che pure erano andate alla riunione di Fini o che avevano dimostrato simpatia per alcune delle tesi da lui sostenute", ha affermato il titolare della Farnesina, citando la questione delle riforme condivise e dell'immigrazione. Secondo Frattini, lo scontro di ieri "é servito a fare chiarezza" su questo punto. "Berlusconi ne esce rafforzato, mentre chi pensava di indebolirlo non ha conseguito il suo obiettivo", ha affermato il ministro.

ALEMANNO: PREGHIERA A BOSSI,LASCIATECI TROVARE SOLUZIONE - "L'unica preghiera che faccio nei confronti di Bossi e della Lega è quella di lasciare a noi il compito di risolvere il problema: questo è un problema nostro, interno al Pdl e ce lo risolveremo al nostro interno". Lo ha detto il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, al termine del convegno del centenario del sindacato dei cronisti romani. "E' inutile - ha aggiunto - andare a commentare dall' esterno, sento parole molto pesanti. Lasciateci lavorare per trovare una soluzione".

BOCCHINO, FALSI NUMERI VERDINI SU VOTO DIREZIONE - "Verdini è un furbo manovriere di assemblee, ha contato solo i contrari, non i favorevoli e i numeri del documento finale sono errati". E' quanto ha dichiarato Italo Bocchino (Pdl) questa mattina a Omnibus su LA7. "Hanno votato una sessantina a favore e 13 contrari - ha concluso il vicecapogruppo del Pdl alla Camera - i numeri sono questi e non 171 a 12, visto che eravamo in tutto 171".

VERDINI, FINI LASCI PRESIDENZA CAMERA - "I numeri usciti dalla direzione nazionale del partito sono chiari. Il PdL rifiuta le correnti, perché non è un partito tradizionale ma un patto con gli elettori che non può mai essere interrotto". Così il coordinatore nazionale del PdL, nel suo intervento a "La telefonata", su Canale 5. Verdini boccia l'idea di un coordinatore finiano e ribadisce la posizione di Berlusconi sulle dimissioni di Fini: "Le cariche istituzionali sono terze rispetto ai partiti. Fini stesso dovrà concludere che, se vuole svolgere un ruolo politico attivo, bisogna che ricopra un altro ruolo rispetto a quello della terza carica dello Stato". Ma Verdini allarga il discorso al vice capogruppo Italo Bocchino: "Le cariche di partito sono una cosa, le funzioni di partito un'altra. Il vicecapogruppo deve godere della fiducia della maggioranza dei parlamentari in base a un programma preciso. Ovvio che, ove mai questo programma venisse messo sistematicamente in discussione, un problema di compatibilità si porrebbe da sé ". Se Fini e i suoi prendessero in Parlamento posizioni diverse da quelle del PdL, secondo Verdini "sarebbe una responsabilità grave. Dietro al programma di governo ci sono 16 anni di cammino politico in comune tra Forza Italia e Alleanza Nazionale. Ma Fini ha dichiarato che la tenuta del governo non è in discussione". Alla domanda su che cosa succederà se ci saranno scintille in Parlamento per effetto delle posizioni dei finiani, Verdini risponde: "Il Parlamento è il luogo della discussione, se le scintille in questione vanno in questa direzione ben venga. Ma se invece si tratta di guerriglia parlamentare per bloccare il lavoro del governo, allora si tratterebbe di una responsabilità grave".

 
 
 

Che cosa farà Fini

Post n°663 pubblicato il 18 Aprile 2010 da universale5

Guando sarà grande

 

 

       CHE COSA farà da grande Gianfranco Fini? È ancora un possibile delfino di Silvio Berlusconi? Oppure uno dei suoi competitori? Un uomo di destra? Oppure un liberale? Rilevante o irrilevante? Questo gruppo di domande sollecita risposte alcune delle quali possono essere date fin d'ora, ma altre si vedranno col tempo perché lo stesso Fini oggi non saprebbe darle, neppure dopo aver inghiottito il siero della verità. La prima risposta certa è questa: non è mai stato il delfino di Berlusconi e mai lo sarà e la ragione è semplice: Berlusconi non vuole delfini. Non soltanto perché non se ne fida, ma perché non c'è nessuno come lui nel panorama politico italiano. Lui è un'anomalia assoluta, un fantastico imbonitore, capace di indossare qualunque maschera e di compiere qualunque bassezza che gli convenga.
Quando sarà arrivato al culmine del percorso che si è prefisso, non avrà altri pensieri che godersi la felicità d'aver gustato e posseduto tutto: il potere, la ricchezza, l'ubiquità, l'immunità. Che cos'altro può desiderare chi ha il culto di se stesso come obiettivo supremo da realizzare? Perciò nessun delfino, nessun successore designato. "Dopo di me il diluvio, che io comunque non vedrò". Perciò Fini non ha nessun avvenire dentro il Pdl dove i suoi colonnelli d'un tempo l'hanno già tradito e i suoi marescialli di campo che stanno ancora con lui finiranno con l'abbandonarlo anche loro se il percorso da lui intrapreso sarà troppo lungo e troppo accidentato.
Salvo forse Giulia Bongiorno e un Dalla Vedova e pochi altri che privilegiano le convinzioni agli interessi. La Polverini l'ha mollato il giorno stesso in cui fu eletta alla Regione; Alemanno è sulla soglia, Ronchi appena un passo indietro. Il presidente della Camera, a questo punto del suo percorso, ha assunto l'immagine d'un liberale, anzi d'un liberal-democratico, attento ai diritti e ai doveri e alla legalità. Allo Stato di diritto. Di qui il suo accordo con Napolitano. Quale avvenire politico può avere un uomo che ha scelto questa strada e questa immagine in un partito come il Pdl? Nessuno. E fuori dal Pdl? Fini è ancora rilevante perché potrebbe mettere in crisi il governo, ma nella canna del suo fucile ha soltanto quella cartuccia. Sparata quella non ne avrebbe più nessun'altra e la partita passerebbe in altre mani. A questo punto il suo futuro si potrà realizzare soltanto nelle istituzioni e non nella politica. È e potrà continuare ad essere un buon presidente della Camera o del futuro Senato federale o addirittura aspirare al Quirinale. Non è poi un brutto avvenire anche se non è affatto facile; presuppone molta intelligenza, molta correttezza e coerenza di comportamenti ed anche un'Italia assai diversa da quella berlusconiana. Fargli gli auguri oggi significa perciò farli a tutti quelli che in un'Italia berlusconiana si trovano decisamente male. Nel breve termine può darsi che Fini giovedì prossimo formalizzi la sua rottura con Berlusconi o accetti un provvisorio armistizio per guadagnar tempo; ma la sostanza delle cose non cambierà e i voti dei quali dispone in Parlamento si faranno comunque sentire in qualche passaggio essenziale.
L'altro protagonista è la Lega. Molto più rilevante di Fini perché ha dietro di sé milioni di voti e controlla la parte più ricca e più produttiva del Paese. Bisogna capir bene quale è il rapporto della Lega con il Pdl con il quale è alleata e il suo rapporto con Berlusconi. Può sembrare che si tratti della stessa cosa, invece non è così. L'alleato della Lega non è il Pdl ma Berlusconi in prima persona. La Lega non lascerà mai Berlusconi perché è lui il suo amplificatore su scala nazionale e anche nel Nord leghista. La Lega non ha nessun uomo che possieda le capacità demagogiche di Berlusconi; Bossi è un'icona ma non ha carisma. La Lega perciò ha bisogno di Berlusconi almeno quanto Berlusconi ha bisogno della Lega. Il Pdl dal canto suo senza Berlusconi non esisterebbe. La figura geometrica che illustra questo trinomio è dunque quella d'un triangolo rovesciato; nei due angoli superiori ci sono Berlusconi e la Lega, nell'angolo inferiore c'è il Pdl. Due padroni e un sottopadrone. Fini si ribella proprio a questa geometria ma non ha la forza per disfarla anche perché il cemento che sostiene l'intera costruzione è nelle mani di Giulio Tremonti.
Guardate ora alla questione delle banche del Nord. E' stata esaminata con attenzione su vari giornali. Ne ha parlato più volte "24 Ore" con apprezzabile preoccupazione. Sulle nostre pagine sono intervenuti Massimo Riva e Tito Boeri mettendone in rilievo aspetti importanti e inquietanti ai quali ne aggiungerò uno che mi sembra il principale: la Lega vuole instaurare una sorta di autarchia finanziaria e bancaria nordista. Il senso della banca territoriale è questo. Se riescono in questo intento sarà una catastrofe per l'intero sistema economico italiano.
Bossi è stato assai esplicito e preciso su questa questione capitale. Ha detto: "La gente ci chiede di prenderci le banche e noi le prenderemo". Infatti le prenderanno passando attraverso le Fondazioni bancarie e insediando persone fidate nei consigli e nei vertici delle banche. Fidate per la Lega e per Tremonti, due ganasce della stessa tenaglia. Ma perché la gente fa quella richiesta a Bossi? Quale gente?
La Padania è un tessuto di medie, piccole e piccolissime imprese; le grandi e le grandissime si contano ormai sulle dita di una sola mano, anzi su un solo dito. Le banche e le Casse di risparmio hanno in quel tessuto la loro clientela naturale per una parte dei depositi raccolti e degli impieghi erogati. Ma soltanto una parte. Se sono banche di grandi dimensioni i loro sportelli di raccolta sono su tutto il territorio nazionale e i loro impieghi e intermediazioni sono ovunque in Europa. Ma "la gente" di Bossi e il messaggio leghista vogliono che il grosso degli impieghi rimanga su quel territorio anche se si tratta di impieghi non garantiti e concessi a condizioni di favore.
La territorialità bancaria nella visione leghista ha questo significato: raccolta di depositi ovunque, impieghi prevalentemente nel Nord. Questa è l'autarchia finanziaria leghista. Con altre parole questa è la politicizzazione del credito. Nella famigerata Prima Repubblica, un concetto del genere non era neppure pensabile. Ai tempi di Menichella, di Carli, di Baffi, di Ciampi, di Mattioli, di Cingano, di Siglienti, di Rondelli, una concezione del genere equivaleva ad una bestemmia.
Il credito è una linfa che circola in tutto l'organismo e affluisce là dove c'è bisogno ed è il mercato a stabilire la sua locazione ottimale. Perciò suscita preoccupato stupore vedere il sindaco di Torino che discetta sulla maggiore o minore "torinesità" dei dirigenti di Banca Intesa e i presidenti leghisti del Piemonte e del Veneto occuparsi della dirigenza di Unicredit, nel mentre il ministro dell'Economia si adopera per la creazione della Banca del Sud e consolida i suoi rapporti con le Generali.

La conclusione sarà l'isolamento del sistema bancario italiano dal sistema internazionale. Un'aberrazione che basterebbe da sola a squalificare un intero sistema politico. Ho scritto domenica scorsa che la Lega somiglia per molti aspetti ad una Vandea. Questo delle banche è un elemento qualificante di una concezione vandeana dell'economia. Anche la Chiesa di papa Ratzinger sta assumendo aspetti vandeani e per questo è aumentata la sua attenzione (ricambiata) verso la Lega. Ma qui il discorso è più complesso e ne parleremo una prossima volta.
Mentre questi fatti accadevano nell'area del centrodestra si è riunita ieri la direzione del Pd dando luogo ad un lungo dibattito privo tuttavia di apprezzabili novità e di concrete proposte. Il Pd è in attesa con le armi al piede, si direbbe in gergo militare. Nell'aria aleggia però una domanda: in tempi ormai remoti i due grandi partiti nazionali della Prima Repubblica avevano un invidiabile radicamento nel territorio. Come mai gli eredi di quelle due tradizioni politiche non sono riusciti a coniugare la concezione nazionale del partito e il suo radicamento territoriale?

La ragione è molto semplice e la storia ce la racconta. La Dc era radicata nelle parrocchie, nelle associazioni cattoliche, negli oratori, nelle cooperative bianche. Il Pci ricavava invece quel radicamento dal fatto che i comunisti erano licenziati dalle fabbriche o mandati nei reparti di confino. Occupavano le terre insieme ai contadini, morivano sotto il piombo dei mafiosi insieme agli operai scioperanti nelle zolfare siciliane e nelle cave calabresi. Leggete "Le parole sono pietre" di Carlo Levi e saprete come e perché i comunisti erano radicati sul territorio.

Il radicamento sul territorio non dipende dal numero dei circoli o delle sezioni. Dipende dalla condivisione della vita dei dirigenti con quella del popolo che li segue. Se quella condivisione non c'è e al suo posto c'è separatezza, il contenitore è una scatola vuota e il gruppo dirigente galleggia appunto nel vuoto. Non è questione di età, di giovani o vecchi, di donne o di uomini, di settentrionali o di meridionali, di colti o meno colti. È questione di creare una comunità e viverla come tale. La dirigenza del Pci era fatta di intellettuali che vivevano come proletari e in mezzo ai proletari. Se non c'è comunità, se non si sa suscitarla, non ci sono partiti ma gusci vuoti in balia della corrente. Anzi delle correnti. Questo è il problema del Pd. Mancano i don Milani e i Di Vittorio d'un tempo. Se risuscitassero sotto nuove spoglie molte cose cambierebbero in quest'Italia di maschere e di generali senza soldati. 

© Riproduzione riservata (17 aprile 2010)

 

 

 
 
 

L'Europa non sta al passo (Wsj)

Post n°662 pubblicato il 16 Aprile 2010 da cridima2007

 

L'Europa non sta al passo (Wsj)

 

"L'Europa non riesce a stare al passo": cresce poco, consuma poco. E le preoccupazioni per debito e deficit bloccano ogni sostanziale stimolo per rilanciare la domanda. Ad attirare l'attenzione sul caso Europa è un'analisi di David Wessel sul Wall Street Journal.
Quando la prossima settimana i leader economici mondiali arriveranno a Washington per le riunioni di primavera di Fmi e Banca mondiale, "l'agenda sarà chiara: sistemare l'economia dell'Europa occidentale", afferma Wessel, secondo il quale "ristabilire la fiducia dei consumatori sarebbe un buon punto di partenza".
La recessione da cui il mondo sta uscendo – ricorda l'esperto economico del Wsj - è nata in America. Ma ora l'economia Usa sta crescendo al tasso annuo del 3%. I dati del Giappone sono incoraggianti. La Cina cresce tanto che la banca centrale cerca di gettare acqua sul fuoco. Singapore, che segnala le tendenze dell'Asia, ha visto addirittura una crescita del 32,1% nel primo trimestre e prevede per il 2010 una crescita tra il 7% e il 9%.
L'Europa sembra che quest'anno riuscirà a fare un po' più dell'1%.
Wessel cita vari studi e sondaggi che confermano l'esistenza di un problema Europa. Il Wsj ha chiesto a un panel di economisti quale regione sarà il maggiore freno alla crescita quest'anno: 47 hanno scelto l'Europa, sette il Giappone. Nessuno ha indicato altre regioni.
L'Europa conta, produce beni e servizi più degli Usa, ma "cresce più lentamente del suo potenziale". Un segnale è l'inflazione: in Cina sta salendo. In Europa i prezzi in marzo sono saliti dell'1,5%, meno del target della Bce, "al di sotto ma vicino al 2%".
E' vero, continua il Wsj, l'Europa è entrata in recessione dopo gli Stati Uniti e potrebbe riprendersi più tardi. Le fabbriche che esportano cominciano a mostrare segni di vita. E la bassa crescita della popolazione significa bassa crescita totale. "Ma le prospettive a breve termine sono penosamente buie".
Secondo Wessel, la Grecia non è il problema, "è un sintomo". "I prezzi e i salari in Grecia, Irlanda, Italia, Portogallo e Spagna sono troppo alti per competere". La vecchia soluzione di svalutare non è più possibile, quindi "bisogna che salari e prezzi scendano".
Per evitare la deflazione continentale - argomenta il Wsj – il calo dei prezzi nell'Europa del Sud dovrebbe essere accompagnato da un più rapido aumento dei prezzi nei paesi più forti, in modo da portare la media dell'eurozona vicino al target della Bce. "Ma la Germania non vuole così tanta inflazione". Così, c'è il rischio che i responsabili della politica monetaria siano troppo "tirati".
"Le preoccupazioni per il livello di indebitamento pubblico – scrive Wessel - e la fissazione di target di deficit stabiliti da un trattato che non ha mai contemplato una calamità come quella cui siamo sopravvissuti bloccano ogni nuovo sostanziale stimolo fiscale per rafforzare la domanda".
L'Europa, e soprattutto la Germania, sono orgogliosi della loro capacità di esportazione. "Ma qualche paese deve pur consumare", nota l'opinionista. Non possono essere gli Usa, che hanno avviato la crisi spendendo e indebitandosi troppo. La Cina sta cominciando a fare la sua parte. "I tedeschi e altri consumatori europei non spendono prontamente", sottolinea Wessel. Le cause possono essere diverse: forse gli europei temono che i tagli del deficit erodano le pensioni o sono preoccupati per le prospettive di occupazione. Fatto sta che "la cautela dei consumatori europei – e l'incapacità o la non volontà del governo di invertire la tendenza – è un freno per l'economia globale".
C'è poi il problema delle banche. Secondo Wessel, tra investitori e analisti si sussurra che le banche europee abbiano perdite non confessate. Le banche più grandi hanno minori cuscinetti di capitale rispetto a quelle Usa. E i prestiti delle banche europee alle imprese sono ancora in calo.
Wessel si immagina che, intorno al tavolo, i cinesi – soprattutto se finalmente avranno lasciato la loro valuta salire un po' – possano dire: "Ok abbiamo fatto quello che ci avete chiesto. Parliamo dell'Europa".

Lezioni europee sull'Iva
Altre critiche all'Europa arrivano dal Wall Street Journal sul fronte dell'Iva.
Ora che sono alle prese con la dichiarazione dei redditi, si legge in un commento non firmato, gli americani si consolino pensando che potrebbe esserci di peggio: come gli europei, potrebbero dover pagare sia le imposte sul reddito che l'imposta sul valore aggiunto. "E forse presto dovranno farlo". Nell'amministrazione Obama si sta infatti pensando all'idea di un'Iva americana, idea che il Wsj scoraggia, mostrando gli effetti negativi in Europa dell'Iva e in generale del maggiore carico fiscale.
Analizzando l'Iva nei vari paesi europei, dopo avere constatato che spesso le aliquote sono basse all'inizio e poi aumentano, l'articolo nota che il reddito medio dello stato più povero degli Usa, la West Virginia, è di 2.000 dollari superiore a quello medio degli europei. "In Europa il prezzo di un carico fiscale molto più alto per finanziare uno stato sociale dalla culla alla tomba è stato uno standard di vita molto inferiore. I sostenitori dell'Iva dovrebbero spiegare perché questo non sarebbe vero in America".

15 aprile 2010
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Data di creazione: 03/11/2007
 

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VIDEO MARTA

 

"A lezione di web con Videomarta".

Questa volta si affrontano le reti sociali, da Meetup a Facebook, passando per i social network verticali ed i microblogging.

 
 

COME PARTECIPARE ALLA VITA DELLA RETE

 

Quarta puntata di "A lezione di web con Videomarta".

Iniziamo a vedere come partecipare alla vita della rete, come dare e ricevere notizie. Il caso Wikipedia. Bufale on line e autogestione della blogosfera.

 

BLOG. COME SI CREA, COME SI GESTISCE

 

Primo video del nuovo progetto "A lezione di web con Videomarta".

Realizzato dallo staff di Videomarta in collaborazione con Moltomedia e TgCom.

Si comincia dalla creazione e dalla gestione di un blog.

Piccoli consigli e suggerimenti.

 

BLOG: VIDEO E FOTO, DOVE E COME TROVARLI

 

Nella seconda puntata di Videomarta impariamo ad inserire video e foto nel nostro blog. Dove trovarle, come inserirle, come gestirle. Ulteriore passo per diventare blogger di successo.

 

DIVENTARE VIDEOBLOGGER

 

Terza puntata di "A lezione di web con Videomarta".

Oggi scopriamo come diventare videoblogger. Come caricare un video su una piattaforma di videosharing e poi inserirlo nel nostro blog. Ma prima ancora vediamo qualche consiglio di Marta su come realizzare un video che funzioni in rete.

 

MEDIOEVO VI SIGILLO: APOCALISSE

 

AMEDEO MINGHI

 

I Ricordi del cuore

 

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ULTIMI COMMENTI

Caro Bossi, sono sempre stato un uomo di sinistra e...
Inviato da: luciosol
il 23/04/2010 alle 16:32
 
Grazie di cuore. Un abbrccio Universale5
Inviato da: universale5
il 15/08/2008 alle 11:13
 
Moltissimo, ma... "piaciono" con due C! ^___^
Inviato da: Gaia.dgl1
il 12/08/2008 alle 17:35
 
Grazie di cuore. L'ho messo il link. Un...
Inviato da: universale5
il 16/07/2008 alle 12:16
 
vai su http://ilpopolosovrano.splinder.com/ c'è...
Inviato da: ermes911
il 16/07/2008 alle 11:22
 
 
 
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