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Mr Bee...il closing più lungo del mondo

Post n°445 pubblicato il 20 Gennaio 2016 da MANonTHEmoonMilano
 
Tag: Mr BEE

Il closing più fantastico di cui io abbia notizia è avvenuto a cavallo tra il 2015 e il 2016, in piena pianura Padana, un posto tutt'altro che sperduto. Impossibile dire il giorno, né l'ora, né il momento esatto. Casa Milan era un edificio al Portello, piena zona di Milano, sebbene la partita si sia giocata tra Arcore e la sede della Fininvest, in un triangolo ipotetico che parlava di televisione e di alta finanza. La squadra di calcio disputava il campionato di Serie A, perché di domenica non c'era altro da fare e la pioggia portava via il manto di San Siro, insieme ai tacchetti dei calciatori.
I giocatori erano sempre gli stessi. Quando avevo diciassette anni, quindici anni prima del lieto evento, a me sembravano già vecchissimi. Tre lustri dopo rischiavano di essere ancora uguali. Perché Maldini si è ritirato da poco, Nesta e Gattuso anche. E Donnarumma, al contrario del Gato Lopez di Soriano, ne aveva solamente sedici, nato alla fine del Millennio. Al campionato partecipavano venti squadre, il Milan poteva essere una delle migliori - almeno durante il ritiro estivo - salvo poi salutare sistematicamente, a ottobre, ogni velleità di vittoria del campionato. Nel 2014 era arrivato ottavo, nel 2015 decimo. Alla prima partita del 2015-16, contro la Fiorentina, perse 2-0: tutti ci badarono. Però con gli arrivi di Romagnoli, Balotelli Bacca, Luiz Adriano e Bertolacci, quando vinse tre partite su cinque gare, si ricominciò a parlare di lui.
Peccato che la sconfitta contro il Genoa, per uno a zero, tutti incominciarono a parlare dell'allenatore. E dopo il 4-0 subito dal Napoli, in casa, tutti già pensarono alla stagione successiva, chiedendo la testa dell'allenatore, e ritornando a parlare di Bee Taechaubol, figura mitologica che doveva arrivare, prendere e comprare. Per riportare il Milan ai livelli, fecondi, della sua più agguerrita rivale. La piemontese Juventus, vincitrice di quattro campionati consecutivi, una finale di Champions (persa) e un fatturato oramai doppio rispetto a quello rossonero. 480 milioni di euro, raccontavano i beninformati, per il 48% del Milan. Un'operazione difficile, spiegavano da più parti. Perché i soldi sono tanti, i cavilli anche, le penali forse. Però, a ogni incontro, Bee e Berlusconi si trovavano alla stessa fermata. Non a Patti, in Sicilia, ma al Portello. Sempre uguale, stessa cifra. E stesso esito finale.
Intanto Mihajlovic ingranava, vinceva qualche partita, poi ne perdeva altre. Quando portava punti a casa era normale, quando lasciava il campo da battaglia da sconfitto veniva già messo sulla forca (ma non giustiziato, troppi erano quattro allenatori a libro paga). Il pubblico non si divertiva per niente. E contestava, con striscioni verso tutti, società e allenatore, oppure i calciatori. Nessuno, fra l'altro, si spiegava come potessero vincere giocando così male, a meno che Bacca non inventasse qualcosa al quarto minuto e stendesse la Fiorentina come si fa con la pasta della pizza. La sera nessuno faceva festa, a meno che non si tornasse al solito punto di dibattito. Quattrocentottanta milioni sono difficili anche da pensare, chissà spenderli. Messi, Cristiano Ronaldo, Ibrahimovic. Il ritorno di Thiago Silva, l'arrivo di Gotze, Gundogan o Suarez. Bee era diventato l'attrazione per chiunque, gli era consentito tutto. Arrivare, trattare, parlare con i propri legali. E poi rimandare il closing, perché c'erano i dettagli da limare. Sempre 480 milioni di euro, dall'aprile 2015 in poi.
L'ultimo scontro divenne storico a causa del closing. L'ufficio era tutto esaurito, con gli advisor delle due parti. Fininvest, il Milan, Adriano Galliani, la famiglia Berlusconi, Bee Taechaubol (tocca fare il copia e incolla, ancora) e i suoi avvocati. Lo era anche la strada, stipata di giornalisti, fuori dai cancelli di Arcore. Pronti a prendere il virgolettato. C'erano anche i tifosi, per il momento decisivo. L'intermediario che portò alla firma fu Licia Ronzulli, un'infermiera nonché politica italiana, già europarlamentare di Forza Italia nel 2009 e molto vicina alla famiglia Berlusconi, vera e propria deus ex machina della trattativa. 480 milioni per il 48% del Milan. Tutti quanti capirono che si stava giocando il lavoro quando sancì la chiusura della trattativa. All'epoca non c'era ancora la firma digitale su apparecchi, bensì solo il tratto della penna sulla carta. Ci fu chi, però, decise che non era ancora il tempo di firmare e tentò di prolungare il tutto. Si scatenò una rissa verbale, degna del miglior Parlamento degli anni duemila, con cori e insulti che altro che Sarri contro Mancini. I legali della famiglia provarono a mantenere la calma, mentre fuori la situazione era sempre più tesa. Sembrava che i giornalisti avessero incominciato a perdere la pazienza con alcuni supporter, mentre telecamere venivano rovesciate per terra e fuori dal cancello sembrava esserci un enorme ring. La situazione fu sedata solo dalle forze di polizia, aggiunte in massa dopo che qualcuno ebbe la geniale idea di lanciare mortaretti nel giardino, per velocizzare la cosa. Non c'erano ancora le condizioni per andare avanti, e il closing venne rimandato al mese successivo. Mr Bee decise di riunirsi con il proprio ufficio legale, e ripartire la sera stessa.
Un mese dopo, ancora. Fininvest, il Milan, Adriano Galliani, la famiglia Berlusconi, Bee Taechaubol (tocca fare il copia e incolla, ancora) e i suoi avvocati. I giornalisti e i tifosi, un'altra volta, con qualche sparuto curioso che passava di lì. Stavolta sembrava vicinissima la firma, i fogli erano lì, pronti per essere firmati. Oramai il mercato di gennaio era andato, Luiz Adriano era stato vicino alla Cina - ma non ci era andato - mentre El Shaarawy bocciato dal Monaco continuava a ballare fra big e nobili decadute in cerca di rilancio. Diego Lopez, il portiere più vecchio e oramai scippato dal posto di titolare da Gigi Donnarumma, cercava una sistemazione. L'intermediario che portò alla firma fu Licia Ronzulli, un'infermiera nonché politica italiana, già europarlamentare di Forza Italia nel 2009 e molto vicina alla famiglia Berlusconi, vera e propria deus ex machina della trattativa. 480 milioni per il 48% del Milan. Tutti quanti capirono che si stava giocando il lavoro quando sancì la chiusura della trattativa. Nessuno chiese un abbassamento, ma a un certo punto il cellulare squillò, le poche parole percepite dall'altro capo del telefono non erano certo comprensibili. Chiusa la conversazione si capì che non era ancora arrivato il momento decisivo. Non c'erano ancora le condizioni per andare avanti, e il closing venne rimandato al mese successivo. Mr Bee decise di riunirsi con il proprio ufficio legale, e ripartire la sera stessa.
Un'altra volta. Fininvest, il Milan, Adriano Galliani, la famiglia Berlusconi, Bee Taechaubol (tocca fare il copia e incolla, ancora) e i suoi avvocati. I giornalisti e i tifosi, insieme a una folla sempre più crescente di casciavit e bauscia, intenti a prendersi in giro fuori dalla Villa. Il mercato di fine stagione era oramai alle porte, l'allenatore cambierà a giugno e c'è da costruire il nuovo impero rossonero, dopo oltre un quarto di secolo di grandi successi e qualche delusione. L'intermediario che portò alla firma fu Licia Ronzulli, un'infermiera nonché politica italiana, già europarlamentare di Forza Italia nel 2009 e molto vicina alla famiglia Berlusconi, vera e propria deus ex machina della trattativa. 480 milioni per il 48% del Milan. Tutti quanti capirono che si stava giocando il lavoro quando sancì la chiusura della trattativa. Ma nel momento di maggior tensione qualcuno svenì - nessuno seppe mai chi - venne chiamata l'ambulanza e il summit finì lì. Non c'erano ancora le condizioni per andare avanti, e il closing venne rimandato al mese successivo. Mr Bee decise di riunirsi con il proprio ufficio legale, e ripartire la sera stessa.
Fino a quando Silvio Berlusconi non si fu rimesso in piedi, sconvolto dai continui rinvii e non arrivò la risposta definitiva. Come prima cosa volle sapere "che è successo" e quando glielo raccontarono scosse la testa e disse che bisognava rifare un grande Milan, con o senza Mr Bee. Di fatto la conclusione della storia appare ancora lontana. E nemmeno il grande Osvaldo Soriano - che ringrazio per l'ispirazione di una storia francamente grottesca - saprebbe come chiuderla. 480 milioni di euro per il 48% del Milan, operazioni confermata da più parti. I casi sono due: o è un grandissimo bluff oppure sarebbe anche il caso di muoversi, per il bene - principalmente - di una delle società più gloriose del nostro calcio.

(a.l.s.) PD

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Commenti al Post:
aldogiorno
aldogiorno il 20/01/16 alle 18:55 via WEB
CIAO MANonTHEmoon, NOI ERAVAMO GIA' AMICI, MA SONO STATO BANNATO ED HO PERSO ANCHE A TE , SE MI MANDI IL TUO INVITO IO ACCETTO E' SAREMO ANCORA AMICI. COMPLIMENTI PER IL POST. UNA BUONA SERATA ED UN CARO SALUTO ALDO.
 
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Data di creazione: 30/12/2009
 
 

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