Creato da Lella76diRoma il 01/06/2013

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Sto leggendo: IL GIRO DELL'OCA di Erri De Luca

Post n°5 pubblicato il 12 Marzo 2019 da Lella76diRoma
 

Come la pista del gioco dell'oca, anche la Terra è data. Chi la esplora non l'ha inventata. A stento la percorre.

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Le parole non sono degli utensili, hanno una storia, una loro biografia, sono viventi, perciò anche morenti.

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Riduzione di cosa? Di taglia, di formato? Allora sì, riduco. Ma la vita non ci rimette in grandezza passando da persona a personaggio.

La vita si concentra in pagine, si addensa, comprime gli anni in righe, le città in centimetri, eppure la ritrovi.

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Ora stai moltiplicando l'immagine. È un procedimento letterario. Una parola ne suscita altre per associazione, in un lettore come in uno scrittore.

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Chi legge o ascolta non è un recipiente vuoto da riempire, ma un moltiplicatore di quello che riceve. Aggiunge di suo immagini, ricordi, obiezioni.

.......

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C'è un passaggio obbligato per qualunque alpinista, quando per proseguire la salita bisogna impiegare anche le mani.

Ci si avvia alle montagne camminando, poi s'incontra il ripido e si deve scegliere se aggirarlo o avviare le quattro zampe della scalata.

È il passaggio di una frontiera. Le mani si sollevano al di sopra del corpo, il primo passo stacca da terra il piede, puntandolo sulla parete.

Il primo passo.... contiene l'azzardo intero.

Mi sono ricordata del mio azzardo sulla roccia del Circeo, a quattro mani ed in cinta di quattro mesi.

 

 
 
 

Sto leggendo: Rimedi per il mal d'Amore - di Ovidio

Post n°4 pubblicato il 13 Gennaio 2019 da Lella76diRoma

L'attesa da la forza, l'uva acerba matura nell'attesa, in messi floride si muta l'erba. Quando fu piantato l'albero, generoso di vasta ombra a chi vi passa sotto, era un virgulto.

Allora si poteva sradicarlo con le mani sul filo della terra, ora cresciuto smisuratamente sta piantato con tutte le sue forze.

.... va' lontano, segui senza fermarti lunghe strade.

Lacrime verserai, ti verrà in mente il nome della donna che hai lasciata, più di una volta al centro del cammino si fermerà il tuo piede. Quanto meno avrai voglia di andare, tanto più ricorda che lo devi. Tieni il punto, spingi a correre i piedi che non vogliono, .....

Non pensare che basti andare via, resta lontano, non avere fretta, finché perda vigore senza fuoco la cenere. Perché se tu ti affretti a ritornare ancora un poco debole, ti assalirà l'Amore per ripicca ....

.... ogni distanza andrà vanificata con tuo danno.

 

 
 
 

Sto leggendo: QUESTA SERA E' GIA' DOMANI

Post n°3 pubblicato il 31 Dicembre 2018 da Lella76diRoma
 

Alessandro ogni tanto si sorprendeva a gesticolare con le braccia come certi anziani quando parlano da soli nel silenzio della casa vuota. Forse anche lui parlava davvero da solo dopo aver pensato troppo intensamente. Si sentiva a disagio, non riusciva a mettere ordine fra sensazioni e idee. Possibile che tutto sommato la sua vita scorresse abbastanza bene?

Aveva una nuova scuola con dentro Alma, gli altri compagni gli parlavano, insieme facevano i compiti e pattinavano, e nel cortile c'era sempre la sua banda di amici dell'infanzia. Il padre lavorava come prima, si erano dimenticati di togliergli la licenza, ma tanto ai clienti non sarebbe interessato. Ebreo o non ebreo, sarebbero andati da lui lo stesso, e gli portavano per il restauro gli stessi diamanti di sempre. Gli avevano sequestrato la radio, ma l'avevano comprata da così poco, non avevano fatto a tempo ad abituarsi. Se n'era poi dovuta andare la servetta Cesarina, ma per mamma c'era una persona in meno con cui innervosirvi. Adesso si lagnava soltanto, ma la voce del lamento è meno acuta, se vuoi non la senti. Si era, si erano abituati?

Gli sembrava che tutto procedesse come se un treno, dopo aver deragliato, continuasse la sua corsa sul terreno. Infido, pericoloso, pieno di buche, ma pur sempre terra ferma e in qualche modo rassicurante. La spinta umana a rassegnarsi è davvero così forte? quello che ieri era sembrato insostenibile, oggi si riusciva a inghiotttirlo quasi senza fatica.

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<<1938, un anno fa, di venerdì. Mamma sta montando le uova per le frittelle dello Shabbat. Sbatte e sbatte con la forchetta nel piatto di porcellana, e quello è un suono gradito, come una marcetta per bambini. Mancano due giorni al plebiscito. Si deve votare per decidere se gli austriaci vogliono restare un Paese libero e indipendente. Avrebbero risposto quasi tutti con un sì, è naturale. Altro suono. E' la radio. In diretta la voce carica del cancelliere. Sta dicendo che il referendum non si farà, sta dicendo che è stato richiesto a lui personalmente di rinunciare al suo incarico. Lo farà. In caso contrario le truppe armate tedesche, già schierate attorno ai confini, occuperanno il Paese. Noi muti, immobili. Guardo mio padre, forse mi spiegherà che è tutto uno scherzo, ma lo so che non deve essere così. Mamma fissa un punto della finestra, c'è un lampione che si è appena acceso.

Le uova abbandonate nel piatto piano piano piano stanno tornando liquide. Il cancelliere spiega che ha accettato questa dura imposizione per evitare spargimenti di sangue.

"Dio salvi l'Austria" grida singhiozzando. Un vecchio uomo che pianghe alla radio, ma piangono anche mamma e papà. Piangiamo tutti. La radio sta trasmettendo per l'ultima volta il nostro inno nazionale. Dopo, come per prendere tempo, incerte, quasi paurose, le note della Prima sinfonia di Beethoven.

Fuori di colpo, il boato di un mare che si gonfia in tempesta. Sentiamo gridare: "heil Hitler!", "Sieg Hitler!" e ancora più forte: "Juder verreck!", ebreo, crepa! E sempre più assordanti i clacson impazziti dei taxi, degli autobus, delle macchine private. Lo scampanellio ossessivo dei tram sembra quello dei monaci che accompagnano il Fratello, ricordati che devi morire.

Guardiamo dalla finestra, facendoci schermo con le tende.

Migliaia e migliaia di persone con la camicia scura e al braccio la fascia rossa con la svastica. Dove le tenevano nascoste quelle divise per essersele trovate addosso in meno di un attimo? Anche gli autobus, i furgoni delle pulizie e i tram hanno già quell'orrida impronta.....

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Era ferma su quel fatto. Voleva solo spiegare come il mondo può cambiare nella pausa di un tempo musicale. E proprio nello spicchio fra Beethoven e la svastica c'era lei.

 

Questa sera è già domani

di LIA LEVI

 

 
 
 

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