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Post n°39 pubblicato il 06 Settembre 2013 da sono.la.figlia
 

Regione Piemonte, tratto da La Stampa

Cresce, dal 1° ottobre, la retta per i malati di Alzheimer nei centri diurni e nelle strutture di ricovero. Una spada di Damocle si abbatte su centinaia di famiglie già disperate, «grazie» a una delibera votata in totale sordina il 2 agosto scorso: diminuisce il rimborso a carico della Regione, aumenta la quota che pesa sui malati: passerà dal 30 al 50 per cento.  

Significa che nei centri diurni la famiglia di un assistito pagherà 800 euro anziché i 450 di oggi, mentre la retta nei Nuclei Alzheimer Temporanei supererà i 2000 euro. «Una mazzata», denuncia senza mezzi termini l’Associazione malati di Alzheimer (Ama), che ha scritto una lettera aperta inviata anche alla Regione. «E’ evidente l’ulteriore accanimento contro malati non in grado di far valere i propri diritti», si legge. La delibera è passata a meno di due mesi di distanza da un altro provvedimento che rende più difficile il diritto di tutti i malati più gravi - non solo di Alzheimer - a entrare in una Rsa. Difficoltà dopo difficoltà, insomma.  

C’è un paradosso. Con questa delibera che sarà operativa fra due mesi - cioè 60 giorni dopo la votazione in giunta - i malati di Alzheimer - i più gravi fra tutti i gravi - pagheranno più di chiunque altro assistito. Malattia e beffa. Guido Mantovani è il presidente dell’Associazione Ama onlus, ancora di salvezza per numerose famiglie senza più riferimenti. «Ci rendiamo perfettamente conto - dice - che la coperta sanitaria è corta e comprendiamo persino che si debba alzare la compartecipazione alle spese. Ma non si può equiparare un malato di Alzheimer agli altri malati, per quanto gravi o non autosufficienti siano. Francamente, non comprendiamo quale sia la logica che sta sotto un provvedimento del genere: invece di essere aiutate, queste famiglie vengono ancora più penalizzate».  

Il problema non è solo nell’aumento delle rette. Non soltanto una questione economica, quindi. «La delibera regionale - prosegue l’Associazione Malati di Alzheimer - annulla anche la continuità delle cure». In altre parole: «Fino ad ora un ospedale, dopo aver tenuto fino a 60 giorni un malato in reparto, si preoccupava di destinarlo a una struttura adatta. Ora i 60 giorni massimi in ospedale diventano 30, e terminato quel periodo non c’è più continuità nell’assistenza».  

La delibera votata in giunta precisa che il budget della Regione è stato determinato partendo dal consuntivo delle Asl 2012, sottolinea che mantiene «inalterata la spesa effettiva e prevede un recupero di risorse grazie alla riduzione media del 3,3 per cento delle tariffe di ricovero». Ma sembra più un gioco delle tre carte, stando a quanto sostiene l’Ama: «Mentre si abbassa effettivamente di qualche euro le tariffe per la cosiddetta “bassa intensità di cura”, quella per l’alta, come l’Alzheimer, aumenta».  

La notizia della delibera sta allarmando moltissime famiglie. Una delibera miope, secondo l’Ama: «La conseguenza scontata sarà che meno pazienti potranno permettersi l’assistenza, quindi meno persone andranno nei centri diurni che vivono di rette e quindi scompariranno uno dopo l’altro». Per quanto riguarda i ricoveri nelle strutture, «le famiglie terranno i propri familiari a casa finché potranno, poi si rivolgeranno agli ospedali, intasando prima i pronto soccorso e poi i reparti già adesso al collasso. «Una vessazione - conclude la lettera dell’Ama che verrà inviata anche al governatore Roberto Cota -: è evidente che si tratta di un criterio puramente economico, lontano da ogni considerazione dei bisogni dei malati».  

** Se non lo dicevano ieri al telegiornale regionale io non ne avrei saputo nulla.
Forse non mi riguarda, infatti noi paghiamo già la metà della retta... ma allora avremmo dovuto pagare meno in questi 3 anni?!?!

 
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