Creato da AlessandroAielli il 01/11/2008

Alessandro Aielli

Partito Democratico

 

« Porto di Latina.

Provinciali 2009, una disfatta annunciata.

Post n°21 pubblicato il 01 Luglio 2009 da AlessandroAielli

Abbiamo un dato elettorale con cui confrontarci che parla da solo:  il PD è sprofondato al 17,48 % (49.610 voti) in  provincia di Latina, la perdita è secca di quasi dieci punti percentuali rispetto alle politiche di solo un anno fa quando già si pensava di aver toccato il fondo con il 27%, ma evidentemente al peggio non c'è mai fine.

In termini assoluti mancano all'appello circa 43.000 elettori rispetto alle politiche del 2008 quando il PD raccolte 93.000 voti circa in provincia di Latina in quella che già allora suonò come una cocente sconfitta.

Con la candidatura di  Sesa Amici la coalizione elettorale  di centro-sinistra consegue  di gran lunga il peggior risultato elettorale di sempre assestandosi al  25,00 %.

Sesa Amici raccoglie solo i voti dei partiti confermandosi una candidatura debole che non fornisce alcun  valore aggiunto rispetto a quanto  proviene dagli apparati. 

Ora, rispetto al pesantissimo dato elettorale, non è sufficiente leccarsi le ferite, come sento fare da qualcuno, ma  occorre  segnare  le responsabilità ed essere conseguenti.

E le responsabilità non sono così, indistinte, come si vorrebbe fare credere,  le responsabilità sappiamo bene di chi sono, hanno nomi e cognomi, sono  tutte di coloro che non hanno avuto scrupoli di andare contro lo Statuto ed hanno imposto a tutti i costi  un percorso sbagliato ed antidemocratico di selezione della candidatura alla presidenza.

Chi ha fatto quella scelta sbagliata, anziché versare lacrime di coccodrillo, dovrebbe innanzitutto chiedere scusa a quei 43.000 nostri elettori che hanno scelto di non votare PD,  perché quegli elettori sono stati traditi, disillusi e  non rappresentati:  traditi perché avevamo promesso loro, e per non sbagliarci lo abbiamo scritto anche nel nostro Statuto, che li avremmo chiamati e consultati sempre direttamente  per la scelta delle candidature e della classe  dirigente, e invece non li abbiamo più chiamati ed abbiamo loro imposto una candidatura di apparato che è l'esatto contrario di quello che avevamo promesso.

Nel comune di Latina il capogruppo consiliare, fresco dalla candidatura a Sindaco, ottiene un pessimo 14,98 % che è uno dei peggiori risultati di tutta la provincia (e dunque d'Italia).

Il PD appare dunque come un partito da rifondare, almeno per quanto riguarda la provincia di Latina. Solo una dirigenza  politicamente miope può non accorgersi di questo e fare finta che sia tutto normale.

Chi non vuole  accorgersi di tutto questo è il primo a non volere il cambiamento di indirizzo politico.

E' chiaro che in  questo partito si è inceppato, per volontà di qualcuno,  il meccanismo di produzione di nuova classe dirigente. Occorre una classe dirigente non autoreferenziale non volta esclusivamente a rafforzare gli apparati a scapito dei consensi, ma piuttosto protesa a dare di più di quanto non si ottenga.

Occorre una classe dirigente generosa e coraggiosa. Cosa che è mancata in questa campagna elettorale, il coraggio e la generosità.

Se non fosse per i candidati nei collegi:  tutti, nessuno escluso, sono da ringraziare e da elogiare perché, loro sì hanno avuto coraggio e generosità nell'esporsi per un obiettivo che, a conti fatti, si è rivelato meno ambizioso di quanto è stato fatto loro credere.

 In realtà, nei conti fatti da pochi, l'obiettivo, centrato, era quello di mantenere immutato lo status quo della politica provinciale, impedire che chiunque potesse emergere in questa campagna elettorale. Parliamoci chiaro e senza infingimenti, a questo è servita questa campagna elettorale, non fare emergere nessuno perché   qualsiasi imprevisto di segno opposto, che veda emergere qualcuno nel nostro panorama politico, viene considerato come un incidente di percorso pericoloso, da ostacolare piuttosto che da valorizzare.

Certo, una piccola rivoluzione è riuscita al nostro Segretario Provinciale, che è riuscito ad invertire la tendenza in uno dei pochi collegi dove il trend era positivo da sempre  per noi e dove dal '48 il centrosinistra esprimeva ininterrottamente il Consigliere: con lui si è riusciti ad invertire la tendenza e perdere anche quel collegio ritenuto da sempre, come si suole dire, "blindato" .

Dunque a partire dalla carica di Segretario Provinciale, tutto deve essere messo in discussione se si vuole provare a ripartire. Anche in capogruppo consiliare, a fronte del pessimo risultato elettorale, dovrebbe ora rimettere l'incarico di capogruppo

 Azzerare dunque i quadri dirigenti e ripartire dagli eletti a tutti i livelli, a partire dagli eletti al Consiglio Provinciale, e tra gli eletti  va individuata la figura a cui affidare  la guida provinciale del partito che va traghettato  verso un Congresso che ci si augura abbia tutti i crismi della democraticità e del libero confronto tra le idee. Solo tra gli eletti, a questo punto, è possibile trovare la legittimazione vera  a rappresentare il partito.

 Politicamente, ora si parla di guardare al centro, guardare all'UDC, quando nelle fasi precedenti la scorsa campagna elettorale il rapporto con l'UDC non è stato mai sufficientemente e seriamente perseguito, se non con dichiarazioni di facciata, perché la preoccupazione  non dichiarata, ma evidente, era quella di privilegiare il rapporto con la sinistra per non perdere voti a sinistra, e invece il risultato è stato non solo quello di perdere un'enormità di voti, da tutte le parti, sinistra, destra centro, è stata una disfatta, ma addirittura quello di perdere un pezzo intero della sinistra e gran parte dell'area socialista.

Ora occorre prioritariamente  ritrovare nell'unione delle  forze democratiche e socialiste la spinta propulsiva del nostro progetto riformatore che è andato profondamente in crisi a causa di scelte politiche sbagliate di segno diverso.

 Infine la  questione delle incompatibilità di chi ora riveste doppi incarichi, anche qui occorre serietà, rispetto delle regole, coraggio, generosità.

La questione non ammette altre soluzioni, se non quella indicata dal nostro Statuto che parla al riguardo di incompatibilità e va risolta nel senso delle dimissioni dei neo-eletti per consentire nuovo afflusso di classe dirigente.

Impedire e stigmatizzare la deprecabile  pratica dei doppi incarichi non solo è politicamente opportuno ma è un atto dovuto chiarendo che chi mantiene il doppio incarico è fuori dalle regole di questo partito: non è  una regola che vale ex post, sia chiaro, anzi  chi si è candidato conosceva già questa regola e che se eletto sarebbe incorso in questa anomalia, ora dunque è chiamato ad agire conseguentemente e scegliere l'uno o l'altro incarico determinando il subentro di chi è rimasto fuori pur avendo contribuito all'elezione di tutti.

Il partito, al riguardo, non deve chiedere nulla, perché è già scritto a chiare lettere nello Statuto e chi non rispetta lo Statuto mantenendo l'anomalia del doppio incarico lo fa sapendo di trovarsi in una situazione di illegittimità statutaria.

Come si fa a proclamarsi difensori della legalità quando poi abbiamo al nostro stesso interno persone che le regole non le rispettano?

Questi sono segnali  di assunzione di responsabilità che potrebbero lasciar intendere un  qualche  desiderio di riscatto di una classe dirigente che riscopre un modo serio fare  politica, rispettoso delle regole, e, pur nella crisi, dimostra di volersi impegnare a risalire la china con coraggio e generosità

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