Creato da alidiana il 23/04/2007

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Il C.D.

Post n°13 pubblicato il 20 Agosto 2007 da alidiana
 
Tag: amore

"Senti, non so cosa è successo con il programma, ma non funziona più bene e siccome non ho più il cd, mi puoi fare un'altra copia? Ne ho veramente bisogno e sono alle strette."  . " Va bene. Ci vediamo alle 20.00 a Fiumicino, al porto. Però, non posso stare tanto perché devo uscire a cena con i miei amici."  . " No, stai tranquillo, giusto 5 minuti per darmi il cd, puoi me ne vado."

Arrivo intorno alle 19.50 e scendo dalla macchina, per aspettarlo. Fiumicino era quasi deserto. Al porto, solo i pescherecci e qualche persona in giro; qualcuno che, come me, aspettava. I ristoranti però, erano quasi pieni. Tutti a cena.

Il venticello mi accarezzava il viso. Sentivo un po' freddo. Stringevo di più la giacca ma, non riuscivo riscaldarmi. Cerco le sigarette e me ne accorgo che sono rimasta senza. Lo chiamo per dirgli che sono arrivata e che vado a comprarmi le sigarette. "Sto arrivando. Aspettami, andiamo insieme a cercare le sigarette. Ne ho qualcosa io."

Alla fine, arriva. La sua macchina sportiva mi ha sempre piaciuta. Nera, cabrio, giusto per un ragazzo come lui. Scende. I jeans da ragazzaccio, la maglietta verde militare e il berretto da furbacchione li stava benissimo. Vabbè, tutto ciò che si metteva addosso,  sembrava fatto apposta per lui. Lo guardavo con malinconia. Troppo bello per me, troppo bello per stare insieme...

Infatti, quando ci siamo lasciati, è venuta da parte sua la decisione. Io ero troppo gelosa e non sopportavo l'idea di non vederlo per due giorni e lo sommergevo con gli sms. Alla fine ha deciso di lasciarmi. Mi dispiaceva, ma ho accettato. Tanto, non era che potevo cambiare qualcosa.... 

" Eccoti il cd." mi disse. " Grazie, mi hai salvata. Devo preparare la grafica di un volantino e non sapevo come fare.... Va bene, ora me ne vado."

Il cuore batteva a mille. Imbarazzo, vergogna, dispiacere, tristezza, tutto insieme. Ero anche un po' incazzata che ho dovuto chiamarlo per questo favore, ma veramente non sapevo a chi chiedere aiuto. Non avevo i soldi per poter comprare il programma, costava troppo caro. Dovevo presentare la bozza lunedì mattina ed avevo solo tre giorni a disposizione. Così, ho deciso di chiamarlo.

"Aspetta, dove vai? Va bene che non ho troppo tempo, ma un caffè c'è lo prendiamo, dai." "Ma, se devi andare a cena!? A che ora ti vedi con i tuoi amici?" Mi guardò come un bimbo dispettoso e facendomi l'occhiolino, sorrise: "Non ti preoccupare, al limite, li chiamo." 

Ogni volta che lo vedevo, mi sentivo come ubriaca. Ubriaca di lui, del suo bacio, del suo corpo, del suo calore... Quelle labbra, erano come una droga per me. Si, lui era il mio spacciatore di passione. Mi vestivo sempre come voleva lui. Ricordo che una volta mi chiese di indossare degli stivali con dei tacchi alti, come quelli di prostitute. E andai in un negozio per comprargli, perché non avevo una cosa del genere. Li pagai 190 euro, ma in quella sera l'ho fatto contento e come mi ha ringraziato.....

 Troviamo un bar e prendiamo: io un caffè, lui un prosecco. Non so quando ho bevuto quel caffè che quasi, quasi mi ha bruciato la lingua.  Volevo saltargli addosso e riempirlo di baci. Era così bello quella sera... Mi sono data un pizzicotto sulla coscia per controllarmi i draghi.

"Facciamo due passi? " e tirò fuori il foglietto per fare una sigaretta. I miei occhi brillavano: sapevo che significava quella sigaretta. Dentro di me sgridavo. Una voce mi diceva: no, non andare! Ma un'altra diceva: siiiii, vacci! "Ok, ma farai tardi. E' meglio che avvisi i tuoi amici." 

Mentre parlava con loro, i flashback dei nostri incontri passavano davanti ai miei occhi, come un film. Ad un certo punti, ricordai la scena della notte di san Lorenzo, quando siamo stati a Fregene e mentre guidava verso casa, mi sfiorava con le dita. Non sopportando più l'eccitazione li dissi: "Ferma la macchina!". Lui accostò e si tolse i pantaloni, solo che non sapeva come mettersi, perché la sua macchina è con due posti, perciò, un po' scomoda. Cercando una posizione per baciarmi, mise le natiche sul finestrino, fregandosene delle altre macchine che passavano e delle persone che potevano vederlo...  Scoppio in una risata, senza dirgli perché. Chissà che avrà pensato, però la scena era troppo forte.

" Andiamo." Accende la sigaretta, mi prende la mano e mi porta sul pontile. Passeggiamo in silenzio per un po' . Non sapevo cosa dirgli. Tutto mi sembrava irreale. Dall'ultimo incontro, finito male, non speravo più di rivederlo. Si ferma, mi fissa con lo sguardo e mi passa la sigaretta.  Mi scappa un "Devo arrivare a casa presto perché devo finire..." ma non riesco dirgli tutto che all' improvviso mi tira verso di lui e inizia baciarmi come un matto. Sicuramente ho fatto la faccia di scema, perché non mi aspettavo a questo. Non so quanto tempo è passato. So solo che, quando l'ho domandato "Rimani con me, stasera?", lui mi ha detto un "SI" talmente deciso, che mi ha fatto quasi paura...

" Andiamo a mangiare qualcosa." Abbiamo preso la mia macchina e siamo andati ad Ostia, perché a Fiumicino, ne io ne lui non conoscevamo nessun posto. Ogni volta mi portava in posto nuovo, sempre bello. Non so come faceva a conoscere tutti quei posti belli, non troppo cari e dove si mangiava davvero bene. Non glielo mai domandato, ma, la realtà è che, anche se mi portava sotto il ponte, non me ne fregava un tubo perché ero con lui e per me, era questo ciò che contava: stare con lui - in qualsiasi posto, in qualsiasi momento...

Dopo la cena siamo andati in un albergo. Quella notte mi ha amata come mai lo ha fatto. Ho capito quanto li sono mancata, anche se non me lo ha detto. Non ho mai sentito da parte sua un "Ti amo", solo "Ti voglio bene", ma in quella sera, le parole non servivano per capire i suoi sentimenti. Era diverso. Io... innamorata persa....

 

 
 
 
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