Creato da philippfriuli il 13/04/2013
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sogno improvviso

Post n°46 pubblicato il 19 Giugno 2013 da philippfriuli

Ubriaca ti voglio. Nuda ed ubriaca che mi balli davanti. Nuda e ubriaca mentre in equilibrio precario muovi le tue gambe e i fianchi e che alzi le braccia per accarezzarti i capelli. Nuda e ubriaca. Esposta. Disponibile. Languida. Per i miei occhi soltanto. Nuda e Ubriaca per il mio desiderio irragionevole, potente e costante, senza sensi di colpa, incapace di vergogna. Nuda e ubriaca. Per essere baciata, leccata, succhiata fino a perdere il respiro. Mangiata a piccoli morsi. Ingoiata atomo dopo atomo. Colpo dopo colpo. Così ubriaca da non ricordare nulla. Dopo. In modo che io debba poi raccontartelo. Così che tu vorrai rifarlo nuovamente da sobria.

 
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il sole che lascia segni sulla pelle

Post n°45 pubblicato il 14 Giugno 2013 da philippfriuli

La stradina sterrata attraversa la campagna friulana verde di erba e di mais ormai alto. Giù in fondo confluisce, quasi timidamente, nella statale 443  a metà strada tra San Daniele e Osoppo.  All’incrocio, tra  buche, sassi, erba mai tagliata, rifiuti gettati dalle auto, una ragazza , truccata pesante, bionda, siede scomposta su una sedia, una volta bianca, in plastica. Impossibile darle un’età. Non è necessario guardare la sua mini rossa, troppa corta e la sua camicetta bianca, troppo aperta che mette in mostra un minireggiseno che non copre quasi nulla, per capire cosa stia aspettando sotto questo sole cocente di fine giugno. Ogni tanto saluta le auto che rallentano, apre le gambe a mostrare inesistenti mutandine, per poi richiuderle maliziosa a suggerire una variante di programma. In quel momento si possono notare le cosce: abbronzate, fino ad un palmo dai peli chiari, poi molto più bianche dove la mini riesce, a stento, a coprire la carne. Un vecchio trattore Landini passa e ripassa su un campo vicino tirando una specie di elica metallica che gira le strisce dell’erba tagliata al mattino presto. Perché si asciughi del tutto al sole e possa essere imballata la sera stessa. Il conducente è a torso nudo e indossa dei pantaloncini corti. La sua carnagione è abbronzata ovunque. Nerissima. Quasi come un arrosto dimenticato nel forno a cuocere. Impossibile dargli un’età. Ha un cappellino rosso in testa, i suoi capelli sono corti. Né scuri né chiari. Ogni tanto gira la testa per esser certo di non aver tralasciato neanche un striscia d’erba. Ad un certo punto il trattore si ritrova a far manovra a qualche metro dalla ragazza. I due si guardano e si salutano come se si conoscessero da tempo.  E allora penso a lei, a tutte le ore che ha passate all’incrocio delle strade in cerca di clienti. E penso a lui, a quanti giorni passati sui campi polverosi e colorati in perfetta e necessaria solitudine. A come il sole abbia lasciato sulla loro pelle la firma del tempo, dell’attesa, del lavoro. Per un attimo penso che potrebbero completarsi a vicenda, ma un’auto chiara svolta e si ferma a pochi metri da lei. Esce un uomo  in giacca e cravatta. Parla con lei, che si alza e lo segue. Prima di rientrare in auto lui si toglie la giacca: le braccia spuntano bianche dalle maniche corte della camicia.

 
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la solita storia di amanti

Post n°44 pubblicato il 13 Giugno 2013 da philippfriuli

L’albergo degli amanti è senza vetrate e con i corridoi che sanno di fretta, lampadari che spargono poca luce e scale in cui i tacchi non fanno rumore. “Sei bella” le dico e lei si ferma sorpresa sull’ultimo gradino. Strizza gli occhi e socchiude le labbra per chiedere un bacio. Che arriva. Puntuale e assoluto. Più di quanto la voglia l’ha disegnato, più di come l’ho sognato. La porta si apre silenziosa e mentre la chiudo lei mi abbraccia ridendo. Chissà quanti altri nel mondo stanno riempiendo stanze di alberghi. La spoglio, mi spoglia. La stringo. Mi stringe. La bacio. Mi bacia. Un vortice intenso di profumi e sapori, di lenzuola e cuscini, di asole strette, di gesti ansiosi di mani, di labbra che premono e di labbra che accolgono. Di fianchi struscianti. Di sessi che si rincorrono e si uniscono. Distesi sul letto la sento quando mi dice “Quanto mi sei mancato. Nei giorni di sole e di pioggia, ma più di tutto nelle notti stellate”. Parole che volano e si fondono all’aria. Parole che tornano doppie e mi scavano dentro. Mi avvolgono. Fuori, un viale che vive di auto e di autobus, di locali di birra e di pizzerie. Una folata improvvisa di vento che sbatte sui vetri, per un attimo ci riempie di brividi. Un lampo. Un tuono. E la pioggia che scroscia. Fisso le sue spalle, il suo corpo formoso. Forse soltanto per riempirmi gli occhi di lei prima che vada. E’ nuda, bella mentre si trucca allo specchio. Mentre in penombra si riveste lentamente, così lentamente che che arrivassi in quel momento potrei pensare che si stia spogliando. Guarda l’ora e non crede ai suoi occhi. Mi dice che è tardi, che non può perdere il treno, che qualcuno la aspetta. “devo andare”. Scendiamo abbracciati. Nel viale la pioggia cade fitta. Il vento che soffia ci scompone i capelli. Si gira, mi stringe le spalle e muta mi chiede qualcosa alla quale non so’ dare alcuna risposta. Lì su quel marciapiede, in una notte piovosa di giugno, è sempre la solita storia d’amanti.

 
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la siepe

Post n°43 pubblicato il 12 Giugno 2013 da philippfriuli

Ti bacio. Ti mordo le labbra. Questo mentre la siepe ci nasconde. Illuminati da una luce – non luce della strada vicina. Una strada qualsiasi. Di una dannata bellezza perché momentaneamente invisibile. Amo la siepe e ti accarezzo i seni. Amo i lampioni lontani e ti metto le mani sotto la t-shirt. Siamo seminudi. Indecenti. Bellissimi. Tu e io che rifiutiamo la sporca vergogna della decenza.  Per finalmente vivere ciò che vogliamo essere. Anche solo per qualche istante. Dietro la siepe. Accanto ad una strada. Sussulti e desiderio. Gemiti. Affondi. Frenate. Sospiri. Respiri. Questa siepe non tradisce. Nasconde i nostri corpi impegnati nella struggente bellezza del desiderio. Umido. Unica malinconica certezza: tutto presto finirà. Amo le siepi di un amore puro e assoluto. Le amo perché ci si nasconde come ladri di sogni proibiti. Scippatori di nostalgie. Gli amanti lo sanno.

 

 
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baciami tu

Post n°42 pubblicato il 11 Giugno 2013 da philippfriuli

Baciami a caso, come se stessi scegliendo il posto dove andare ad occhi chiusi, su una carta geografica. Baciami per caso, come se avessi scommesso che lo avresti fatto col primo sbucato dall’angolo della via. Baciami affidandoti al caso come se ai petali di una margherita stessi chiedendo se sei amata o no. Baciami in caso non avessimo più alcuna possibilità di farlo. Baciami nel caso che un temporale ci divida improvvisamente ed io resti fermo in mezzo alla strada, a bagnarmi. Baciami casomai il treno parta in anticipo. Baciami perché io, e non è un caso, non ne ho il coraggio.

 
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