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Vogliamo una scuola migliore per i nostri figli.

Post n°37 pubblicato il 18 Settembre 2009 da biancoblu78
 
Foto di biancoblu78

Precari, disoccupazione, istruzione sono problemi che meritano ogni sforzo per essere risolti, ma per chi non li vive in prima persona risultano poco importanti, a sentire l’informazione filo governativa può venire il dubbio se siano reali.

La parola d’ordine è far finta di niente e ripetere che va tutto bene. I precari? Non c’è da preoccuparsi, il governo varerà un decreto salva precari. L’istruzione? Tranquilli stiamo preparando una riforma della scuola. Purtroppo molti si fermano ai titoli e credono sia veramente tutto risolto.

Non tutti sanno che coloro che potranno beneficiare del sussidio di disoccupazione saranno pochissimi, rispetto a quanti sono rimasti senza lavoro, e che durerà solo 6 mesi.

Si pensa solo a tagliare i costi, dimenticando che senza una buona istruzione, molto probabilmente le nuove generazioni non hanno futuro in un mondo sempre più competitivo e in un’economia fondata sulla conoscenza.

Il ministro vuole fare classi di 30 studenti aumentando le difficoltà dell’insegnamento, rallentando il programma e diminuendo il tempo dedicato dall’insegnante ad ogni ragazzo.

Non possiamo stupirci se molti ragazzi arrivano all’università senza saper scrivere o parlare in italiano.

Se continuiamo a scendere in tutte le classifiche internazionali sulla qualità dell’istruzione e sui livelli di preparazione dei giovani italiani qualche responsabilità dobbiamo darla anche a chi sale in cattedra, oltre che a un sistema che non premia il merito e l’impegno.

Abbiamo un corpo docente vecchio. Le difficoltà che molti professori trovano ad entusiasmare i ragazzi si possono in parte spiegare con oltre la metà di over 50 e alle conseguenti difficoltà di comunicazione per le differenze di linguaggio e di interessi. La realtà è che faticano a coinvolgerli nello studio, si lamentano della svogliatezza degli studenti, sono demotivati e non sempre costituiscono un esempio per impegno e dedizione. Ben venga la meritocrazia e una selezione virtuosa degli insegnanti.

Allo stesso tempo migliaia di giovani laureati sono condannati all’incertezza e alla precarietà. Università, scuole di specializzazione, master: perché svilire tanti sacrifici ed entusiasmo?

Un docente su tre cambia cattedra ogni anno, non per sua scelta ma perché precario. Gli studenti si vedono costretti a cambiare ogni anno metodo didattico e chi non ce la fa rimane indietro. L’insegnante dovrebbe essere corresponsabile della formazione dei nostri figli, ma spostandoli come pacchi ogni anno si deresponsabilizzano, non permettendo la creazione di quel vincolo di fiducia e collaborazione tra famiglia e docente, fondamentale per l’educazione dei giovani. Anche questa è continuità didattica.

Qual è l’obiettivo?

Frustrarli, fargli perdere le motivazioni affinché i figli del popolo vivano nell’ignoranza e chi governa possa sempre più fare i propri interessi indisturbato. La cultura aiuta ogni cittadino a formarsi una coscienza civile, a capire i problemi, a farsi una propria opinione e compiere delle scelte in modo consapevole e libero.

Non si può rimandare ulteriormente, c’è bisogno di una buona scuola, che riconosca il merito degli alunni e dei loro docenti e su questo le responsabilità vanno distribuite equamente tra sindacati e chi ci governa.

Come cittadini dobbiamo pretendere una scuola con gente capace, giovane e con la stabilità necessaria ad avviare un valido progetto educativo. Questa è l’unica speranza per avere un futuro.

No alle classi di 30 alunni, utilizziamo le risorse erogate in modo assistenziale dei sussidi alla disoccupazione per incentivare chi può andare in pensione e lasciare posto a giovani capaci.

Protestiamo con forza utilizzando ogni mezzo democratico a partire dalla diffusione dell’informazione sul problema.

Non abbassiamo la guardia. MAI!

 
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