Messaggi di Marzo 2015

Fondersi o stare fermi

Post n°877 pubblicato il 31 Marzo 2015 da amici.futuroieri
 

CONSIGLIO COMUNALE DEL 30/03/2015
Fondersi o stare fermi

Di F. Allegri
Negli ultimi quindici giorni ci sono stati due consigli comunali a Cerreto Guidi.
Quello del 18 marzo è durato solo 3 minuti perché le opposizioni sono uscite dall’aula per replicare a quanto accadde a dicembre e in tal caso la maggioranza ha potuto discutere solo la delibera sul revisore dei conti da nominare.
A breve distanza abbiamo avuto un secondo consiglio che ha ristabilito la normale vita democratica e amministrativa, seppur ad un livello di mediocrità che andrà approfondito.
Tanti gli argomenti trattati, ma tutti con una rilevanza minima o ininfluenti.
Al primo punto c’era una delibera sulle partecipate nazionali.
Si tratta di una delle piccole riforme del governo Renzi: a Cerreto e nell’Empolese questa diventa minuscola dato che molti comuni dell’Unione si limiteranno a cedere i loro zero virgola zero di partecipazione alla banca cosiddetta etica e niente più. Il comune di Cerreto cederà il suo 0.09.
L’azione della giunta è finita qui.
Le opposizioni hanno portato varie questioni.
Il centro destra chiede di celebrare il giorno della memoria delle foibe. La data sarebbe il 10 febbraio e il comune ha comunque preso un’iniziativa minima. Se ne riparlerà.
Su segnalazione del centro destra e dell’assessore Feri, la Total Erg ha risolto il problema del parcheggio selvaggio al loro distributore di Pieve a Ripoli.
Il centro destra ha chiesto anche di migliorare ulteriormente l’illuminazione di Via del Serraglio e di ricontrollare la segnaletica stradale della strada.
La giunta ha preso un impegno formale.
Rosso Cerreto si è soffermato sul tema degli immobili comunali danneggiati dal downburst con più interrogazioni. La regione ha riconosciuto la somma urgenza e stanziato oltre 400.000 euro.
La regione ha stanziato anche 1.200.000.
Subito dopo la seconda interrogazione di Rosso Cerreto ha riguardato la futura destinazione dell’edificio della ex scuola elementare Santi Saccenti.
La giunta ha sottolineato che i lavori sono in corso e che la destinazione dell’edificio è quella prevista dal piano regolatore.
In pratica, chi volesse venderla o riutilizzarla avrebbe il problema degli ulteriori lavori da fare per metterla a norma per destinarla ad altre finalità!
Questa è una verità che vi scrivo io.
Inoltre va segnalato che sia Rosso Cerreto che i 5 Stelle si sono interessati a sollecitare la giunta per spingerla a presentare progetti per avere finanziamenti per realizzare le scuole comunali.
E’ chiaro che la giunta l’aveva già fatto: chiedere non costa nulla!
Abbiamo un progetto da 2 milioni e mezzo per la nuova scuola elementare e uno da 816.000 per una nuova materna.
Al momento non ci sono certezze sul buon esito delle richieste, io la vedo durissima.
Successivamente il consigliere Barontini della lista civica ha annunciato le sue dimissioni dalle commissioni comunali create ad inizio consuliatura che al momento si sono riunite poche volte e non han prodotto alcun risultato politico.
Barontini ha fatto questo gesto per tornare a dare risalto ai consigli comunali che ultimamente non ci sono stati per 3 mesi.
Anche il centro – destra ha chiesto di attivare maggiormente le commissioni e di convocarle attraverso i messi comunali.
Ci sarà il consiglio comunale aperto a Stabbia sul downburst. Io non so a cosa serva oggi, ma sarò presente e son contento che sia stata una decisione unanime, seppur tardiva.
Questo è tutto ed è molto poco.
Questa è la sola politica possibile per i piccoli comuni, oltre la destra, la sinistra oltre i movimenti e le liste civiche, almeno nella Toscana di oggi.
L’unica alternativa a questo grigiore è la Fusione dei comuni.
Solo i comuni che si fondono possono avere i fondi per fare scelte importanti e rilevanti, anche di parte.
Una fusione non si fa in un giorno e servono comunità e leadership politiche consapevoli.
La strada è lunga, ma è la sola percorribile.

 
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Ebola! Prevenzione e responsabilità

Nell’Interesse Pubblico
Ebola! Prevenzione e responsabilità

Ralph Nader
17 ottobre 2014

Ebola! Ebola! Ebola!
La parola è ovunque — il nome del virus mortale dell'Africa occidentale, con un tasso di mortalità al settanta per cento.
Un senso di terrore e sgomento sta cominciando a diffondersi nel nostro paese.
Fare delle domande vitali farà luce su come fermare la diffusione dell'epidemia attuale e sul prevenire quelle future.
Le politiche che influenzano sia le malattie infettive che le istituzioni concentrate sul trattamento, la cura e i focolai derivanti devono essere rielaborate per offrire un sostegno più forte alle nazioni quasi prive di strutture sanitarie pubbliche.

Da quando l’Ebola fu portata in Congo dal fiume Ebola nel 1976, essa ha sporadicamente colpito villaggi remoti in Africa occidentale.

Perché i paesi occidentali non hanno risposto con la loro scienza medica avanzata e con i laboratori di ricerca?
Per la stessa ragione per la quale furono in ritardo nel rispondere alla malaria, alla tubercolosi risorgente e all’HIV/AIDS che insieme continuano a prendere milioni di vite ogni anno.
Queste malattie prevalgono nei paesi in via di sviluppo e inizialmente erano rare nei paesi sviluppati.
Fino a quando, come con l'HIV/AIDS, si fanno strada verso le nazioni occidentali.

Perché il National Institutes of Health (NIH) non ha prevenuto correttamente l’Ebola?
Lo ha fatto, secondo il direttore del NIH, il dottor Francis Collins.
“NIH ha lavorato sui vaccini Ebola fin dal 2001”, ha affermato, attaccando i finanziamenti limitati del Congresso per lo sviluppo di un vaccino e delle terapeutie.
Il Dr. Collins ha detto che con i finanziamenti, “probabilmente avremmo avuto un vaccino in tempo ...”

Cosa ha finanziato il Congresso?
Ha versato migliaia di miliardi di dollari nella distruzione generalizzata, il pantano della “Guerra al Terrore”, che ha diffuso i gruppi come Al - Qaeda e l’instabilità violenta in una dozzina di paesi con una classica “ritorsione” contro gli Stati Uniti

Insieme con gli stimabili Medici Senza Frontiere, sollecitai i presidenti Clinton, Bush e Obama a fare la lotta contro gli invisibili ma pesanti “terroristi” virali e batterici come una delle principali priorità.
Con la pressione organizzata dalle vittime dell’HIV AIDS e dalle loro famiglie, il governo degli Stati Uniti fu costretto ad affrontare questa malattia a livello nazionale e in Africa.
Tuttavia, non c’è nessuna lobby delle vittime per la lotta internazionale contro la malaria e la tubercolosi.
I modesti incrementi dei finanziamenti pubblici per la prevenzione e il trattamento della malaria e della tubercolosi sono dovuti in misura significativa agli sforzi del senatore Patrick Leahy (D-Vermont) e di alcune fondazioni o di alcuni gruppi di cittadini come Princeton Progetto 55.

Collettivamente, il popolo americano dovrebbe dare al Congresso il compito per evitare tale abbandono mentre gli esperti mondiali in queste e in altre malattie infettive dicono “non è una questione di se, solo una questione di quando”.
Budget enormi sono stati approvati dai membri di entrambi i partiti per le armi di distruzione di massa che ricordano gli anni dell'ostilità dell’Unione Sovietica.
Se lo status quo persisterà, le elemosine fornite dal Congresso faranno ben poco per contrastare le malattie infettive che hanno ucciso e continueranno a uccidere milioni di persone.

Che faranno le aziende farmaceutiche super redditizie — coccolate con enormi crediti d’imposta e con i miliardi di dollari nello sviluppo di farmaci finanziati dai contribuenti dati gratuitamente alle società farmaceutiche selezionate come Pfizer e Bristol – Myers - Squibb?
Esse hanno evitato a lungo di fare un lavoro sui vaccini, perché, a differenza dei farmaci da stile di vita, come il Viagra o da quelli per malattie croniche come l’ipertensione, i vaccini non sono presi tutti i giorni o spesso.
I vaccini non hanno lo stesso rendimento degli investimenti che le aziende farmaceutiche fanno sui farmaci da assumere giornalmente per una varietà di condizioni e trattamenti.

Durante l’evitabile guerra del Vietnam, la seconda causa principale, dopo gli infortuni di guerra, del ricovero dei soldati americani fu la malaria.
Il Pentagono si stufò del rifiuto delle case farmaceutiche americane di fare qualche ricerca per i farmaci anti-malarici e istituì una propria divisione di ricerca di grande successo al Walter Reed Army Hospital.
E fu laggiù che i medici specializzati e altri scienziati svilupparono la maggior parte delle scoperte dell’epoca per i farmaci anti-malarici con una frazione del prezzo che le aziende farmaceutiche avare avrebbero chiesto ai pazienti per l’accesso allo stesso farmaco.

Per l’industria farmaceutica l’indifferenza non è nuova.
Il pubblico dovrebbe esigere che Big Pharma vomitasse parte dei suoi profitti, fermasse la ricarica sugli americani dei prezzi più alti del mondo, e che creasse un fondo per pagare la ricerca sui farmaci che possono frenare la diffusione delle malattie infettive.

Un’altra domanda è perché ci sono così pochi medici e operatori sanitari in questi paesi africani?
Il Dr. E. Fuller Torrey ha scritto di recente sul Wall Street Journal che per anni gli Stati Uniti sono stati la causa della fuga di cervelli dei medici africani (e degli altri operatori sanitari), a causa di una carenza di medici del tutto prevenibile nel nostro paese.
Ha scritto, “La perdita di questi uomini e donne ora si riflette nei casi di grave carenze di manodopera medica in questi paesi, nell'assenza di una leadership medica locale così importante per rispondere alla crisi, e in un collasso o quasi collasso dei loro sistemi di salute e cura”.

Egli ha stimato che la Liberia, un paese di 4 milioni di persone, abbia solo 120 medici liberiani, mentre c’erano 56 medici liberiani specializzati che lavoravano negli USA nel 2010.

Con le preferenze ai visti H-1B, abbiamo attirato medici e infermieri provenienti dai paesi in via di sviluppo che ne avevano un bisogno disperato.
Al contrario, Cuba, un paese molto più piccolo e meno ricco, ha inviato migliaia di medici nel corso di decenni per aiutare i paesi bisognosi in America Latina e in Africa.
Proprio questo mese, Cuba ha annunciato di aver inviato 165 operatori sanitari in Sierra Leone con altri 296 medici e infermieri che si sono recati in Liberia per contribuire a contrastare la diffusione dell’Ebola.

Andando più a fondo, potremmo chiederci come le politiche di “aggiustamento strutturale"” della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale spogliano i paesi in via di sviluppo dei fondi che avrebbero potuto essere spesi per la sanita e le opere pubbliche.
Allo stesso tempo, la Banca Mondiale e il FMI hanno spinto questi paesi a tagliare i sussidi alimentari ai consumatori e a cambiare la terra che aveva prodotto cereali e verdure per le popolazioni locali in terra per la coltivazione di colture per l’esportazione la quale drena questi guadagni per pagare i loro debiti sempre crescenti verso queste istituzioni finanziarie.

Finché le nazioni occidentali continueranno a politicizzare l’Organizzazione mondiale della sanità e a tenerla al guinzaglio del bilancio ristretto (il suo budget annuale è inferiore a qualsiasi ricavo dei più grandi ospedali di Boston, Cleveland, New York o Houston), esse giocheranno con il destino di milioni di persone, comprese quelle in Europa e in Nord America.

Ammettiamolo, quando si tratta di mettere in atto programmi di prevenzione e di riordino delle nostre priorità pubbliche, solo noi, il popolo possiamo farlo.
I cittadini sono i primi soccorritori di una democrazia.
La prima mossa è facile; chiamare 202-224-3121 e appellarsi ai vostri Senatori e ai Rappresentanti.
Se non parlerete al telefono con i rappresentanti eletti, ponete ai loro assistenti le vostre domande e richieste e chiedete una lettera dettagliata che descriva ciò che i vostri legislatori intendono fare sulle epidemie di malattie infettive.
Nessuno può impedirvi di fare questo primo passo.

Tradotto da F. Allegri il 30/03/2015.

 
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Canto corale

IV Rassegna internazionale di canto corale
26/03/2015
Di F. Allegri
E’ iniziata la IV rassegna internazionale di canto corale a Cerreto Guidi.
Il primo concerto si è tenuto lunedì 23 marzo alle 21:15 presso la Pieve di San Leonardo e si sono esibiti due gruppi corali.
Prima il Bear Creek High School Choir di Lakewood del Colorado; il Choral director è Nathan Payant.
Successivamente si è esibito l’Arvada West High School Music di Arvada sempre in Colorado. Questo è un coro, ma anche una String Orchestra e una Concert Band; I direttori sono Christopher M. Maunu e Craig Melhorn.
La direzione artistica della rassegna è affidata al maestro Simone Valeri e questa ha il patrocinio della Corale di Cerreto Guidi, della Parrocchia di San Leonardo, del Comune, degli Amici della villa Medicea, della Misericordia, dell’Associazione delle Terre del Rinascimento, della Banca di Cambiano e dell’Associazione delle corali della Toscana.
Sono previsti altri tre spettacoli.
Venerdì 27 marzo si esibirà la Ralston Valley High School Music sempre di Arvada in Colorado.
Si tratta di un coro e di un’orchestra sinfonica; I direttori sono Jeff Talley e Kenneth Sawyer.
Martedì 31 marzo avremo la Waubonsie Valle HS Orchestra di Aurora in Illinois diretta da John William Burck e Daryl Silberman.
Successivamente si esibirà l’Oak Park and River Forest High School di Oak Park in Illinois diretta da Patrick Pearson e Anthony J. Svenda.
Infine giovedì 21 maggio avremo il concerto della Corale di San Leonardo del nostro comune, diretta da Simone Valeri e quello della Lee University Singers di Cleveland Ohio diretta da Brad Moffett.
L’ingresso sarà sempre libero.
Per informazioni la mail è coralesanleonardo.cerretoguidi@gmail.com

 
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Scheda sui sacchetti di plastica

Scheda sui sacchetti di plastica
Earth Policy Release
16 Ottobre 2014

In tutto il mondo, un trilione di sacchetti di plastica monouso sono utilizzati ogni anno, quasi 2 milioni al minuto.
La quantità di energia necessaria per fare 12 sacchetti di plastica potrebbe guidare una macchina per un miglio.

I governi cittadini, statali e nazionali di tutto il mondo cercano di limitare lo smaltimento e l’abbandono della plastica con divieti e tasse.
La più antica tassa esistente sul sacchetto di plastica è in Danimarca, fu approvata nel 1993.
I danesi usano pochissimi sacchetti di plastica, leggeri e monouso: circa 4 a persona ogni anno.

Almeno 16 paesi africani hanno annunciato il divieto per alcuni tipi di sacchetti di plastica, con diversi livelli di efficacia.
Prima che un divieto per i sacchetti sottili — che si rompono facilmente e vengono portati via dal vento — entrasse in vigore nel 2003, i sacchetti di plastica erano stati battezzati come “il fiore nazionale del Sud Africa” a causa della loro diffusione tra cespugli e alberi.
Le borse più spesse sono tassate.

Molti paesi europei tassano le borse di plastica o vietano la distribuzione gratuita.
Il Parlamento UE sta discutendo le norme per obbligare gli Stati membri a ridurre l’uso del sacchetto di plastica del 80% entro il 2019.
Una nota nella proposta ha osservato che “i sacchetti di plastica sono stati trovati nello stomaco di diverse specie marine in via di estinzione”, tra le quali varie tartarughe e focene, e il 94% degli uccelli del Mare del Nord.

Le province di Ontario e del Quebec hanno dimezzato il loro uso del sacchetto di plastica con una serie di misure, tra i quali gli incentivi ai negozi per l’uso di borse riutilizzabili e le spese imposte ai rivenditori.
Il bestiame che si soffoca con i sacchetti di plastica — dai cammelli negli Emirati Arabi Uniti alle pecore in Mauritania e ai bovini in India e Texas — ha portato le comunità a considerare la regolamentazione.

Attualmente 100 miliardi di sacchetti di plastica passano per le mani dei consumatori degli USA ogni anno — quasi un sacchetto a persona al giorno. Legati uno all’altro potrebbero fare il giro dell’equatore 1.330 volte.

Oltre 150 tra contee e città USA vietano o richiedono tasse per i sacchetti di plastica.
La California ha approvato il primo divieto statale nel 2014, anche se le Hawaii avevano un divieto de facto tramite le ordinanze della contea. Oltre 49 milioni di americani vivono in comunità che hanno approvato i divieti o le tasse sul sacchetto di plastica.
Le città degli Stati Uniti con i divieti del sacchetto includono: San Francisco (a partire dal 2007), Portland (2011), Seattle (2012), Austin (2013), Los Angeles (2014), Dallas (comincerà nel 2015), e Chicago (2015).
L’industria delle materie plastiche ha speso milioni di dollari per sfidare le ordinanze contro il sacchetto di plastica.
Washington DC è stata la prima città degli Stati Uniti a richiedere ai rivenditori di cibo e alcol di addebitare ai clienti 5 ¢ per ogni sacchetto di plastica o di carta.
I proventi sono divisi tra accantonamenti e risanamenti ambientali.

Una cronologia che ripercorre la storia del sacchetto di plastica ed esempi di ordinanze contro questo provenienti dagli Stati Uniti e da tutto il mondo sono su www.earth-policy.org.
# # #
I dati e le risorse aggiuntive sono disponibili su www.earth-policy.org.
Sentitevi liberi di passare queste informazioni ad amici, familiari e colleghi!
Contatto per la ricerca: Janet Larsen
Earth Policy Institute
1350 Connecticut Avenue NW, Suite 403, Washington, DC 20036

Tradotto da F. Allegri il 23/03/2015.

 
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crisi m5s

Post n°873 pubblicato il 11 Marzo 2015 da amici.futuroieri
 

SAGGIO BREVE
M5S: un disastro che avevo previsto

10/03/2015
Di F. Allegri
Proseguo la mia serie di analisi del m5s che avevo sospeso per qualche settimana visto che questa novità apparente si sta disgregando come la neve al sole.
Vado subito al punto centrale.
Questo Grillo e questo M5S con le sue tante derive non serve ad un’Italia migliore che prima o poi verrà, fa parte della vecchia Italia, di quel paese che negli anni ottanta guardava Fantastico, Pippo Baudo e lui.
Oggi m5s vuol dire 100 smarriti tra Montecitorio e palazzo Madama più due mercanti e questo non è un movimento.
E’ sempre più evidente per tanta gente che il movimento non esiste e che la sigla M5S non ha un significato esplicito.
Nessuno sa cosa scriverà Grillo domani, non c’è progetto, è un navigare a vista sotto i riflettori e le telecamere (facendo finta di non farlo) per poi nascondersi dietro dei paraventi improvvisati come il reddito di cittadinanza da gettare negli occhi degli italiani poveri e del no euro apparente da offrire agli arricchiti della prima repubblica in difficoltà, sia economica che culturale.
Per questo potrei concludere subito che Grillo ha torto anche quando ha ragione
I due paraventi meritano un approfondimento.
1) NO EURO DI MANIERA PER AVERE VOTI DAI CETI DI DESTRA.
Grillo scopre ora che si deve uscire dall’euro prima possibile.
Chi mi legge da anni sa che si poteva uscire dall’euro 5 anni fa e che ci sono periodi convenienti e altri no (se si valuta la questione dal punto di vista economico e monetario).
Ma M5s e Lega non pongono una questione economica, entrambi cercano il consenso degli sprovveduti che in tali situazioni son tanti e poi si vedrà.
Intanto il M5s raccoglie solo indirizzi in attesa delle periodiche elezioni e nulla più.
Non va taciuto che un referendum sull’euro avrebbe l’esito scontato: il si alla moneta che si ha in tasca, sarebbe decisiva la condizione economica del momento unita alla paura di nuove perdite nelle conversioni monetarie da rifare e di danni a livello di commercio internazionale.
Il mondo no euro può arrivare al massimo al 30% qualora ottenesse il mio voto, oggi andrebbe sotto quella soglia e il futuro economico stagnante o di ripresa non cambierà la situazione.
Il No euro è utile anche alla disciplina del gruppo e dell’accolitato M5S: serve ad isolare il gruppone dal mondo che lo circonda, porta al dentro o fuori e al meglio pochi, ma unanimi.
Il referendum sull’euro porterebbe ad un SI certo e secolare alla moneta europea.
Questa realtà sarebbe distorta ad arte nel piccolo mondo M5s: essi vedrebbero un mondo ancora più cattivo che non capisce la bellezza dei meet up e della democrazia apparentemente diretta, in realtà simulata, del movimento.
Il duo e i 150 eletti per caso non hanno aggiunto nulla alle lotte no euro: fanno trionfare il pressappochismo e il dilettantismo, sono solo una perdita di tempo e un danno minimo per chi si può permettere queste perdite.
Nel frattempo non decollano le riforme; da un lato siamo all’edificazione di un sistema che andava introdotto 60 anni fa e non oggi mentre dall’altro si può temere che queste leggi siano fatte troppo tardi vista la lunghezza della crisi demografica, economica e sociale.
Qui si può introdurre il secondo tema, il reddito di cittadinanza.
2) IL REDDITO DI CITTADINANZA PER DIALOGARE CON LE SINISTRE ESTREMISTE IN DISFACIMENTO.
Il punto vero è che questo paese ha ridotto la sua potenzialità di generazione di ricchezza e per capirlo basta contare i nuovi soggetti insolventi verso il sistema bancario nazionale.
E’ evidente che il reddito di cittadinanza non è una soluzione economica perché non si può pensare di distribuire di più i beni quando questi sono in diminuzione.
Dietro a questo tema c’è un problema politico: la frammentazione della sinistra ovvero una dispersione vera e propria.
Il tema del reddito della cittadinanza appartiene al tema più generale della distribuzione dei redditi e come tale è un terreno di confronto per tutte le minoranze di sinistra.
In questo terreno entra pure Grillo e il M5s, come mai?
I motivi sono almeno due, da un lato Grillo e il suo m5s ha bisogno di una base di arrabbiati e capaci di mobilitarsi per portare avanti lotte politiche elementari, meglio se individualisti.
Dall’altro ha bisogno di un paravento (come dicevo sopra) per pararsi dall’accusa di aver creato una nuova destra che somiglia tanto a Forza Italia ed ha una struttura per livelli e per compiti che ricorda le sette segrete.
Il resto lo fa il contesto di miseria con punte crescenti di povertà assoluta.
CONCLUSIONE
In conclusione voglio segnalare un possibile sviluppo alternativo di questa seconda battaglia finta.
Il reddito di cittadinanza può aiutare a combattere il fiscalismo, specie per quelle realtà economiche che si sono indebitate per pagare le tasse.
I poteri forti potrebbero usarlo come spauracchio per ridurre il peso dello stato e delle tasse lasciando ai legittimi proprietari i soldi guadagnati con la fatica del proprio lavoro.
In questo caso avremo meno tasse e più consumi legittimi e forse più consenso.
In ogni caso il m5s è l’ultimo tentativo sbagliato di cambiare questo paese e dalle sue macerie si potrà ripartire per creare qualcosa di meglio.

 
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Il maestro

Il Maestro - secondo atto – Dodicesima conversazione
Ricordo di un maestro di judo

Di I. Nappini

Stefano Bocconi: Vero. Maledettamente vero. Questa nostra società è priva di un punto fermo.
Di un centro su cui convergono quelli che una volta erano i valori e le tradizioni.
Mi chiedo come si possa riconoscere un BUON ESEMPIO, un buon insegnante, un… Non so.
Ditemi un po’ come la pensate.

Paolo Fantuzzi: Un punto fermo diverso dal CONTO CORRENTE. Chiedi molto.
Oggi che la vecchia società è disgregata e disfatta manca proprio il terreno su cui dovrebbe poggiarsi un sano insegnamento o un vero discorso sul mondo.
Qui nel nostro tempo tutti i valori o sono OGGETTO DI COMMERCIO o sono RELATIVI, di conseguenza solo la LEGGE nel senso della polizia e del tribunale può tener assieme una SOCIETÀ DISFATTA SUL PIANO SOCIALE E PRIVA DI VALORI CONDIVISI.
Va da sé che tribunale, polizia, burocrazia sono poteri, sono poteri dello Stato e quindi LE MINORANZE CHE CONTROLLANO LO STATO SONO IL NUOVO POTERE che governa senza autentiche forze d’opposizione.
Quello che salva un po’ la gente comune da una più grande oppressione è che QUESTE MINORANZE AL POTERE SONO DIVISE FRA LORO E PIENE DI CONTRASTI e spesso non riescono a far morire il vecchio per creare il loro mondo.
LAVORARE PER UNA SOCIETÀ UMANA DISGREGATA È STATO UN LORO SUCCESSO, MA NELLO STESSO TEMPO NON SON RIUSCITI A METTER ASSIEME I PEZZI.
Bravissimi nel dividere e nel frammentare e nel trarre profitto da leggi svuotate di senso e da società in disfacimento ma PESSIMI NEL COSTRUIRE UN LORO MONDO STABILE E FORTE.
Questa per me è la decadenza di oggi.
Questo tempo di decadenza è reso più amaro dal fatto che c’è poca speranza, non si comprende come possa determinarsi un futuro migliore.
Inoltre se si guarda sul serio il futuro si notano che queste guerre nuove e spettacolari fatte di spedizioni militari, lotta al terrorismo, lotta agli insorti e chi più ne ha ne metta s’avvicinano ogni anno sempre più pericolosamente ai confini dell’Europa e di riflesso al Belpaese.

Franco: Infatti eccoci qui a lamentarci.
Almeno nel medioevo le confraternite potevano fare una bella e collettiva recitazione di preghiere e processioni varie allo scopo di incorrere nella benedizione e nell’intervento della Madonna e dei santi.
VI RICORDO CHE È L’ESSERE UMANO COLUI CHE DÀ SENSO ALLA SUA VITA, e in questo giudizio e personale convinzione sono confortato dai numerosi testi di religione e mistica che ho letto e studiato.
Quindi anche se l’evidenza ci comunica la nostra marginalità davanti ai grandi poteri del mondo occorre ammettere che esiste uno spazio interiore che è il primo luogo da liberare e da far nostro.
Ripeto.
OCCORRE PRIMA LIBERARSI DAL PREGIUDIZIO E DALLA PIGRIZIA E DALL’IGNORANZA, E DOPO SI POTRÀ COSTRUIRE UN PROPRIO SAPERE E UNA PROPRIA VISIONE DEL MONDO UMANO E DELLA NATURA.
Oggi i molti desiderano e vogliono comprare verità preconfezionate, seguite da qualche evidenza, da immagini edificanti o terrorizzanti.
Insomma chiedono non percorsi spirituali o culturali da seguire e su cui impegnarsi ma miracoli, profezie di santoni, magie facili e popolari, in una parola ILLUSIONI.
Di sicuro occorre qualcosa di più di qualche illusione, di qualche gioco intellettuale per trovare un punto fermo nel divenire delle cose di oggi.

Vincenzo Pisani: Scusate ma ho l’impressione che sia opportuno tacere.
Sento che al tavolo del professore stanno parlando di qualcosa di simile.
I maestri di arti marziali stanno ragionando del loro maestro defunto.
Credo ci riguardi.
So che non è da gran signori.
Ma intuisco che sia opportuno ascoltarli facendo finta di niente.
Aspettate sta arrivando anche il capo.

Il padrone del locale: signori tra poco faccio portare la bistecca, ho preso dei bei pezzi dal mio fornitore, per voi ho messo a cuocere la migliore.
Aspettate e sarete ben serviti, la faccio semplice ma buona.

Clara Agazzi: Questa bistecca è più che altro vostra.

Paolo Fantuzzi: Aspettate un momento mi pare che al tavolo in fondo il tuo amico, il professore stia per prendere la parola. Ci vuole altro vino. Altro vino per favore!

Stefano Bocconi: Accidenti sono confuso. Mangiare o ascoltare.
Non riesco a far bene tutte e due le cose.

Franco: Fate quel che vi pare, per quel che mi riguarda voglio proprio sentire cosa dice.

Si sente la voce del professore.
Si rivolge ai maestri e ai vecchi allievi del suo defunto maestro di Judo.


Ora voi avete rammentato il maestro ricordandolo in molti modi.
Ora poiché tutti avete parlato e raccontato qualcosa adesso tocca a me.
Confesso un certo imbarazzo perché devo scendere nei ricordi personali, proprio come avete fatto voi.
Questo è necessario per sviluppare il mio discorso.
Il mio ricordo è questo ed è molto lontano nel tempo.
Ero nei primi anni dell’adolescenza quando stanco per l’allenamento e l’esercizio cercai di andar via dal tappeto.
Il maestro mi fu subito addosso e mi disse che dovevo restare, perché ero sul tappeto e non potevo andar via.
Sarei andato via quando lui l’avrebbe stabilito.
Quella per me fu una lezione importante di vita.

Perché in quel caso il carisma del vecchio Ivo fece il suo effetto.
Mi resi conto allora che nella vita, anche nei fatti apparentemente banali, ci sono dei momenti nei quali non ci si può sottrarre, non ci si può ritirare o nascondere dietro una scusa.
Non si può uscire dal tappeto quando fa comodo.
Questa è la morale di questo ricordo.
E qui devo tornare su una cosa che era un po’ sospesa nei vostri discorsi.

OSSIA LA DIFFERENZA FRA UN COMUNE DOCENTE E UN MAESTRO.
Il maestro diventa parte della propria esperienza di vita.
Questo non sempre si può dire del docente, dell’insegnante, del professore i quali sono figure che istruiscono, che giudicano, che formano ma non sempre sono maestri.
Questo perché la figura tipica del maestro che oggi onoriamo è per l’allievo
FORMAZIONE DEL FISICO, DEL CARATTERE, È STARE DENTRO LE REGOLE DEL JUDO, SEGUIRE LA VITA DI PALESTRA, È ESPERIENZA VIVA E CONCRETA CHE SI TRASMETTE E SI FORTIFICA NELLE PROVE, NELLE COMPETIZIONI, E NELLA PRATICA SPORTIVA.
Il maestro è più di una somma di risultati sportivi o di ricordi di tempi passati, è parte della costruzione fisica e mentale di un praticante di arti marziali.
Il docente. Il professore è una figura che è simile al maestro sotto molti punti di vista ma che spesso non ha il carisma, o le condizioni, o la cultura, o l’ambiente giusto e ovviamente la considerazione per assumere l’importanza che ha la figura del maestro di arti marziali verso i suoi allievi.
L’insegnate spesso è una figura di passaggio nella vita dell’adolescente e di solito non si tratta di una scelta.
Per caso questo o quello in qualità di docente entra nella vita di ciascuno.
Il maestro di judo si segue o si lascia.
Quindi c’è differenza fra i due casi.

 
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La lotta alla plastica: aggiornamento

I divieti o le tasse sul sacchetto di plastica riguardano 49 milioni di americani
Janet Larsen
www.earth-policy.org/data_highlights/2014/highlights49
Earth Policy Release
Data Highlight
1 Ottobre 2014

Con la firma di un divieto dei sacchetto di plastica in California fatta il 30 settembre 2014, il numero di americani che sarà interessato dalla legislazione anti-sacchetto salirà nel 2015 a 49 milioni. Essa è il primo stato a vietare il sacchetto. A livello nazionale più di 150 città e contee attuano divieti o tasse nel tentativo di ridurre i circa 100 miliardi di sacchetti di plastica utilizzati negli Stati Uniti ogni anno.

Gli americani usano in media quasi un sacchetto di plastica al giorno, prendendo un qualcosa fatto con combustibili fossili formati nel corso di milioni di anni e in generale utilizzandolo per pochi minuti prima di buttarlo via.
L’energia necessaria per fare 12 sacchetti di plastica guiderebbe una macchina per 1 miglio.
Mentre i sacchetti di plastica sarebbero riciclabili, ma nella stragrande maggioranza non accade. Al contrario finiscono in discarica o subito nei cassonetti o nei camion della nettezza urbana — intasano i tombini, danneggiano gli alberi o inquinano i ruscelli, i laghi e le spiagge.
In natura, la plastica si rompe in pezzi più piccoli, ma non scompare mai completamente.
Il rifiuto di plastica pone pericoli per la fauna selvatica e per gli esseri umani mentre le sostanze chimiche disciolte dalla plastica scartata entrano nelle forniture di acqua e si muovono lungo la catena alimentare.

Nel 2007, San Francisco fu la prima città degli Stati Uniti a vietare i sacchetti di plastica.
Entro il 2014, quando il divieto di Los Angeles è entrato in vigore, quasi un terzo dei californiani è stato coperto da divieti comunali o di contea per il sacchetto di plastica.
Altre città degli Stati Uniti di considerevoli dimensioni che vietano il sacchetto sono Chicago, Austin, Seattle e Portland in Oregon.
Dei divieti di contea alle Hawaii coprono quasi l’intero stato.

Washington, DC, è tra un gruppo più ristretto di città degli USA che seguono un percorso alternativo per limitare i sacchetti monouso: una tassa di 5 ¢ per sacchetto viene applicata alla cassa dal 2010. Dallas ha fatto questa scelta: una tassa entrerà in vigore nel gennaio 2015.

In meno di 30 anni, i sacchetti di plastica si sono mossi rapidamente dalla novità all’abitudine.
Ma la mentalità usa – getta – e - dimentica che ha permesso a questi sacchetti di proliferare si è dimostrata una passività, uno spreco di risorse e un danno per i paesaggi.
Poiché l’elenco dei posti che lavorano per scartare il sacchetto si espande, sia in USA che in tutto il mondo, questo potrebbe essere l’inizio della fine per la borsa di plastica monouso.

Per sapere di più sulle città degli Stati Uniti che agiscono contro i sacchetti di plastica, vedi “Plastic Bag Bans Spreading in the United States”, insieme ad una linea temporale che illustra  “A Short History of the Plastic Bag”.
L’azione globale per limitare i sacchetti di plastica è discussa in “The Downfall of the Plastic Bag”.
# # #
I dati e le risorse aggiuntive sono disponibili su www.earth-policy.org.
Sentitevi liberi di passare queste informazioni ad amici, familiari e colleghi!
Contatto per i media: Reah Janise Kauffman
Contatto per la ricerca: Janet Larsen
Earth Policy Institute
1350 Connecticut Avenue NW, Suite 403, Washington, DC 20036

Tradotto da F. Allegri il 05/03/2014.

 
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Chi nutrirà la Cina?

Post n°870 pubblicato il 02 Marzo 2015 da amici.futuroieri
 

CHI NUTRIRÀ LA CINA?
Di Reah Janise Kauffman
www.earth-policy.org/blog/who_will_feed_china
24 settembre 2014
Earth Policy Release

Venti anni fa, Lester Brown pubblicò un articolo sul World Watch magazine intitolato “Chi nutrirà la Cina?”
Un anno dopo, scrisse un libro con lo stesso titolo
L'articolo e il libro generarono un enorme clamore in Cina e decine di conferenze, seminari e studi come scrive nella sua autobiografia, Scoprire Nuovi Terreni.

“Nel 1994 scrissi un articolo per il numero di settembre/ottobre del World Watch magazine intitolato Chi Nutrirà La Cina?
La conferenza stampa di fine agosto che lo presentava generò solo una copertura moderata.
Ma quando l’articolo fu ristampato quel fine settimana sulla parte anteriore della sezione del Washington Post con il titolo "Come la Cina potrebbe morire di fame”, scatenò una tempesta politica a Pechino ....
L’articolo sul World Watch attirò più attenzione di qualsiasi altra cosa io abbia mai scritto.
Oltre ad apparire in cinque edizioni linguistiche del nostro magazine — Inglese, Giapponese, Cinese (Taiwan), tedesco e italiano — apparve anche in forma abbreviata in molti dei principali quotidiani di tutto il mondo, tra i quali il Washington Post, il Los Angeles Times, e l’International Herald Tribune.
Fu sindacato a livello internazionale sia dal Los Angeles Times che dal New York Times.
Tra le altre grandi organizzazioni di notizie che coprirono la notizia c’erano l’Associated Press e il The Wall Street Journal, anche l’edizione asiatica. ...

Una delle risposte più interessanti venne da Washington, DC, dove il National Intelligence Council, l’ombrello di tutte le agenzie di intelligence degli Stati Uniti, analizzò l’effetto della crescente domanda cinese di grano sull’agricoltura mondiale e le eventuali minacce alla sicurezza che questo poteva comportare.
Un gruppo di ricercatori di spicco, guidati da Michael McElroy, allora capo del Dipartimento della Terra e delle Scienze Planetarie a Harvard, produsse uno studio ben fatto di diverse centinaia di pagine ....

Nel frattempo, in Cina, con frequenza quasi settimanale uno studio era pubblicato per tentare di dimostrare perché la mia analisi era sbagliata.
Queste critiche arrivarono da fonti disparate, da uno scienziato dell’Accademia Cinese delle Scienze, da un funzionario del Ministero dell’Agricoltura e da uno studioso accademico indipendente.
Non molto tempo dopo, un editore cinese intraprendente prese una copia dell’articolo originale del World Watch magazine e una raccolta delle critiche e le pubblicò in un libro intitolato Il Grande Dibattito tra Lester Brown e la Cina ....

Nel corso del tempo, i leader cinesi sono arrivati sia ad apprezzare che a riconoscere come Chi nutrirà la Cina? abbia contribuito a cambiare il loro pensiero.
Uno scritto della fine del 1998 di Feedstuffs, un giornale settimanale agro-alimentare, citò Lu Mai, un economista agricolo e consigliere del governo di Pechino, il quale sosteneva, “ A Brown potrebbero aver concesso lo status di guru nei luoghi alti. - E’ come il monaco estraneo che sa leggere la Bibbia”.

Lester fu preveggente nella sua analisi.
La Cina è un importatore di grano e importa uno sbalorditivo 60% di tutti i semi di soia che entrano nel commercio mondiale — sembra che continuerà.
Il problema non è tanto la crescita della popolazione, ma il crescente benessere cinese che permette alla sua popolazione di spostarsi verso l’alto nella catena alimentare e di consumare più bestiame, pollame e pesce di allevamento ad alta intensità di grano.

Janet Larsen, direttore di ricerca dell’EPI, scrisse lo scorso anno sull’acquisto cinese di Smithfield, primo produttore al mondo di carne di maiale.
Lei scrisse anche di come il consumo di carne della Cina era aumentato fino a doppiare quello degli Stati Uniti, dove il consumo di carne è in calo.
In sostanza, venti anni dopo, stiamo ancora chiedendoci chi nutrirà la Cina?

Lester ha scritto una serie di articoli nel corso degli ultimi 12 anni sulla Cina, che sono disponibili sul sito web dell’Earth Policy Institute.
Di seguito sono riportati alcuni scritti salienti.
Saluti,

Il mondo può nutrire la China?
http://www.earth-policy.org/plan_b_updates/2014/update121

L’aumento del consumo di soia della Cina rimodella l’agricoltura occidentale
http://www.earth-policy.org/data_highlights/2013/highlights34

Picco dell’Acqua: Cosa succede quando le fonti si seccano?
http://www.earth-policy.org/plan_b_updates/2013/update115

Imparare dalla Cina: Perché il modello economico esistente fallirà
http://www.earth-policy.org/data_highlights/2011/highlights18

L’Iowa surclassa il Canada nella produzione di grano, sfida la Cina per la produzione di soia
http://www.earth-policy.org/data_highlights/2011/highlights16

Gli Stati Uniti possono nutrire la Cina?*
http://www.earth-policy.org/plan_b_updates/2011/update93

Imparare dalla Cina: Perché l’economia occidentale non funzionerà nel Mondo
http://www.earth-policy.org/plan_b_updates/2005/update46

La Cina riduce il raccolto di Grano: Come la sua importazione crescente di grano influenzerà i prezzi alimentari mondiali
http://www.earth-policy.org/plan_b_updates/2004/update36

La Cina perde la guerra con i deserti avanzanti
http://www.earth-policy.org/plan_b_updates/2003/update26

# # #
I dati e le risorse aggiuntive sono disponibili su www.earth-policy.org.
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Tradotto da F. Allegri il 02/03/2015.

 
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