Creato da: andreaks il 01/03/2006
vita e immagini, cammino e storia.

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...e poi vai via.

Post n°9 pubblicato il 28 Settembre 2006 da andreaks

...che ti alzi al mattino e hai dormito 20 secondi. Fumi una sigaretta aspettando la Vesuviana, davanti alla pensilina che hai guardato tante e tante volte.   Ti fai rigirare un cd in mano, fino a quando decidi di riporlo nella borsa.

E poi arriva questo trenino rosso e bianco, con mandrie di gente dentro, che ti guarda strano, e un gruppo di ragazzine tamarre ti fanno una foto col cellulare. Forse spaventate dalla giacca di pelle, o forse dallo zaino tattico.

E arrivi a Napoli dopo 40 minuti, e dopo 36 foto fatte dal treno in corsa.

E la banchina è lì davanti. Aspetti il tuo treno con ansia, fumando altre sigarette, con un libro sotto il braccio e la Minox nell'altra. Scatti il tabellone NAPOLI-OVERIJSE partenza ore 10.49.

E poi finalmente parti. E stai 32 ore in treno, sballottato, saltellato, rumorato, mentre le persone intorno a te conoscono personaggi stranissimi e interessantissimi in treno, e tu invece becchi solo imbecilli, rattusi, preti e poliziotti.



E quando scendi ad Overijse sei sfatto e spappolato. Hai fatto una quantità di foto incredibile, ma sei ancora più teso.

Perché scendi, e ti viene a prendere un tipo. E' biondo, Belga, faccia rossa. Ti stringe la mano. Tu sudi nonostante il freddo.

Sorridi e gli fai una foto. Sembri un turista, ma non puoi perderti niente di quel viaggio.

E lui ti prende e ti fa salire in macchina. Arrivate a casa sua, ti fa conoscere la moglie e le figlie e le zie e a te non te ne fotte un cazzo.
Perché nel retro c'è quella cosa che aspetti da secoli. E che sogni spesso (anche stanotte).

Lui ti porta da lei.


Tu la guardi. Non hai più fiato. Non hai più niente dentro. Tremi come se fossi davanti ad un miracolo.


Lei è lì, ti guarda feroce.


Ti avvicini. Apri. Entri. L'odore non è il tuo, ma ti accendi una sigaretta. Abbassi il finestrino, dai i soldi al belga, lui vorrebbe tu rimanessi, ma non puoi farlo.

Metti in moto e il rombo -dio mio- il rombo ti accorda di nuovo le ossa, e i neuroni, e tutto sembra ritornare a quella antica sinfonia con l'universo.

Sei su un diapason di sogni.


Acceleri. Hai tre marce, automatiche.

Entri in strada e tremi. Prendi la 20D con il 12mm e ti autoscatti a bordo della macchina (compensi l'esposizione di due stop sopra) e riscatti.

Ha lo stereo, lo sapevi. Prendi il CD dalla borsa, lo inserisci.


La musica parte. E tu pure.


Acceleri di nuovo. Metti la freccia.



...




(.......................)


.

 
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Post N° 8

Post n°8 pubblicato il 19 Settembre 2006 da andreaks

Sono solo uno che guarda.

Perché guardare è amare, osservare, ma soprattutto sporcarsi.

Non voglio definirmi o autoreferenziarmi. Io guardo soltanto.

 
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(Joseph Rudyard  Kipling)

Post n°7 pubblicato il 14 Settembre 2006 da andreaks

Se riuscirai a non perdere la testa quando tutti

la perdono intorno a te, dandone a te la colpa;

se riuscirai ad aver fede in te quando tutti dubitano,

e mettendo in conto anche il loro dubitare;

se riuscirai ad attendere senza stancarti nell'attesa,

se, calunniato, non perderai tempo con le calunnie,

o se, odiato, non ti farai prendere dall'odio,

senza apparir però troppo buono o troppo saggio;



se riuscirai a sognare senza che il sogno sia il padrone;

se riuscirai a pensare senza che pensare sia il tuo scopo,

se riuscirai ad affrontare il successo e l'insuccesso

trattando quei due impostori allo stesso modo

se riuscirai ad ascoltare la verità da espressa

distorta da furfanti per intrappolarvi gli ingenui,

o a veder crollare le cose per cui dai la tua vita

e a chinarti per rimetterle insieme con mezzi di ripiego;



se riuscirai ad ammucchiare tutte le tue vincite

e a giocartele in un sol colpo a testa-e-croce,

a perdere e a ricominciar tutto daccapo,

senza mai fiatare e dir nulla delle perdite;

se riuscirai a costringere cuore, nervi e muscoli,

benché sfiniti da un pezzo, a servire ai tuoi scopi,

e a tener duro quando niente più resta in te

tranne la volontà che ingiunge: "tieni duro!";



se riuscirai a parlare alle folle serbando le tue virtù,

o a passeggiar coi Re e non perdere il tuo fare ordinario;

se né i nemici o i cari amici riusciranno a colpirti,

se tutti contano per te, ma nessuno mai troppo;

se riuscirai a riempire l'attimo inesorabile

e a dar valore ad ognuno dei suoi sessanta secondi,

il mondo sarà tuo allora, con quanto contiene,

e - quel che è più, tu sarai un Uomo, ragazzo mio!

 


 
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Le mamme nelle foto...

Post n°6 pubblicato il 05 Settembre 2006 da andreaks

..... hanno sempre una faccia appesa? Anzi, una 'faccia accisa'???

Perché quando guardi le foto di quando sei bambino, rivedi gli occhi di tua madre così spenti? Eppure te li ricordavi fulgidi e baluginanti.

Mi piacerebbe vedere quelle dei mariti, a questo punto. Solo che spesso erano loro a scattare.

E allora? uhm.... il groviglio di aggroviglia....

 
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Il Mio Letto è una Zattera

Post n°5 pubblicato il 04 Settembre 2006 da andreaks

Mi mantengo ancora mentre un’altra ondata arriva dritta dritta in faccia.
 
SPLASH!
 
Avevo sei anni quando mi venne quell’idea. In realtà non era partita su quel tipo di supporto accomodatorio.
In principio fu un divano.
Un divano sommergibile, ovviamente. Prendevo scorte e casse di munizioni, il mio periscopio elettronico (un Grundig bianco, 14 pollici, roto), e prendevo Bernardo, il mio fido cucciolo di San Bernardo (ovviamente).
E allora, quando tutto era pronto, si salpava. Per nuove ed entusiasmanti avventure, per mani e abissi.
 
Un giorno, quello scendere infantile nelle profondità, si sarebbe trasformato in un’altra figura metaforica, leggermente più cruenta.
Me seduto ad un tavolo. Coltello affilatissimo. Lama che mi conficco sotto le costole, a sinistra, e poi tiro. Lo squarcio si apre come un sorriso, sul mio addome.
Riverso il pacco intestinale sul tavolo, come un Luke Skywalker preso dal gelo. Fumi e vapori del mio stesso interno.
E allora, con una lente di ingrandimento in mano, con pinze e bisturi, inizio a scavare nelle mie fottute viscere.
E cerco.
E scavo.
E guardo.
E.
 
 
22 gennaio millenovecent… Cazzo, no. È duemilasei.
Il tempo scorre. Scorre. Scorre. C’è qualcuno che vive. Qualcuno che ha paura di farlo. Qualcuno che rimanda decisioni. Qualcuno che segue il manuale del perfetto commercialista, dove vengono puntati tutti i passi da seguire.
22 anni: fidanzata.
24, laurea.
25, assunzione.
26 e mezzo matrimonio.
28 mutuo.
29 primo figlio.
30 secondo mutuo, casa più grossa.
32 cambi lavoro, ho diventi associato.
33 secondo figlio.
Natali e capodanni. (sono angoscianti, messi al plurale, eh?)
Regali e comportamenti.
Calcolo economico della donna da sposarsi.
Sesso banale.
Discorsi banali.
Si finisce con l’andare nei ristoranti più diversi di questa terra, perché di sera si ha paura.
Di sera, quando tuo marito rientra, e tu sei stanca, e lui ti guarda, e tu non sai cosa dire, perchè sta arrivando l’ora di scopare. E non sai cosa fare, la paura cresce, allora gli suggerisci di andare in un ristorantino nuovo. Vuoi uscire. Non reggi di rimanere lì, davanti a lui.
(quel silenzio... cosa è quel silenzio?
quanto grava, quel silenzio? quanto è pesante?
o forse sei così abituata che non te ne accorgi più?)
Non vuoi rimanere lì, con lui che si spoglia e si sistema. Non vuoi che ti stia davanti ai piedi. Vuoi andare altrove, non tenerlo vicino, perché mangiare a casa significherebbe stare faccia a faccia con lui, guardarlo dentro, nell'anima, negli occhi.
E guardarti TU, nell'anima, negli occhi.
E allora?
(quel silenzio...)
Allora?
Allora gli dici di andare a mangiare fuori. Tanto lui guadagna.
Ti prepari con i soldi di lui addosso e inizia il tuo distrarti e distrarlo.
Mangi giapponese (costoso) o Magrebino. Assaggi il vegetariano. Vai dall’Eritreo. Passi per quello del teatro. Vai nel locale che "si porta".
Ti fissi su particolari inutili.
Guardi la carta dei vini.
 
Cazzo, non sai cosa fare. Vuoi bere, bere e bere, prima che si ritorni a casa, prima che lui te lo ficchi dentro. Vuoi bere e distrarti prima che...
E quando sei a casa, sei cotta. Glielo prendi in bocca, dicendo parole da puttana. Facendo la puttana. Lo fai arrapare dicendo che gli altri ti guardano e ci provano con te.
Lui sborra.
Un po’ la bevi. Il resto lo butti fuori.
Ansima accanto a te. Si addormenta.
Finalmente, lo hai stremato.
Sei di nuovo sola.
 
Guardi il soffitto. Non c’è muffa. Guardi accanto a te, un quadro costoso, un settimino firmato, uno scendiletto di pelle di palle di nigeriano. Non ci sono rami di luce che penetrano da finestre, non ci sono quadri di fari e caos da libreria.
Ti chiedi se questo è giusto, per te, dico. Per te.
E allora riprendi il manuale del perfetto commercialista. (Cosa dice tua madre che sia meglio per te? A quale legge morale?)
Quali sono i punti principali?
Oppio dei popoli. Tradizioni e transazioni e transizioni.
Leggi il dodicesimo punto.
Annuisci. Finalmente dormi.
 
 
Fa freddo, e il mio braccio mi duole, quello destro, e non è per le troppe seghe. È il gomito del 'mousista'.
Ho sulla punta del letto una pila di maglie e mutande. Affianco a me c’è la borsa nuova per la BESTIA!, e poi c’è L’ultimo dio, c’è Carnivali, c’è Sven Hassel, c’è De Lillo e un taccuino comprato a Parigi, c’è una mail di Bismillah (che parla del suo sogno di vita tranquilla), Dave Eggers (che non riesco ancora ad iniziare a leggere) e c’è un LOGOUT dove hanno pubblicato un mio monologo.
E c’è il portatile.
 
Dall’altra parte c’è una ceneriera, sigarette, accendino, una lampada Ikea che si accende con un laccetto di palline minuscoooole di alluminio, c’è il telecomando delle stereo, un fazzoletto risalente alla seconda scopata mondiale, e la COCACOLA, e una pila di fotografie, e un collage di ritagli di giornale fatti da Laura.
 
E nel letto ci sono io.
Provo a mettere la testa al suo posto, ma le mani si muovono da sole, frementi.
----
E allora una luce blu ti inonda in viso, da destra, dove c'è lo stereo. E la musica parte. E la mano prende un libro, mentre l’altra sfila una sigaretta e l’altra afferra l’accendino e l’altra ancora si carezza i capelli e quell’altra mano ti gratta un capezzolo, mentre prendi la cocacola per fare un sorso.
 
 
Il mio letto parte, e io con lui.
Andiamo via.
E' inutile provare a dormire. Inutile provare a placarmi. Inutile provare a seguire un percorso stabile e tracciato. Inutile provare a pianificare.
In questo naufragio che è la mia notte, la mia vita, il mio amore, i miei sogni.
Mi aggrappo.
Che si parta.
Di nuovo.

 
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