Creato da: nye.oldham il 19/06/2011
storia, arte, letteratura e scienze

 

 

Il teatro comico del '500

Post n°172 pubblicato il 23 Novembre 2016 da nye.oldham

"L'Italia nel Cinquecento ebbe un ruolo di primissimo piano nello sviluppo degli spettacoli.Nel nostro paese infatti si attuò il passaggio dall'austero teatro medioevale al ricco e vario spettacolo rinascimentale che divenne un esempio per tutta Europa.I fautori di questa rivoluzione furono i principi italiani che diedero grande impulso alle sfarzose feste di corte all'interno delle quali venivano date le rappresentazioni teatrali.Il '500 fu il secolo nel quale si recuperarono le tragedie e le commedie classiche.Si recitarono testi greci e latini in lingua originale.Si produssero commedie e tragedie nuove,nacquero nuovi generi come la pastorale ed il melodramma.La scenografia e l'architettura teatrale vennero rivoluzionate e nacque un teatro comico gestito da attori professionisti,non da letterati,che dominerà le scene europee fino al '700:la Commedia dell'Arte.Il teatro comico moderno nacque dunque in Italia tra la fine del '400 e l'inizio del '500 sul modello della commedia latina di Plauto(250-184a.C.)e di Terenzio(190-85-159a.C.).E fu sempre l'ambiente delle corti a maturare un gusto estetico raffinato e ormai distaccato dal teatro medioevale.I primi teatri stabili vennero istituiti proprio nelle corti principesche.Fu altresì importante l'influenza di Boccaccio(1313-1375)per la costruzione dell'intreccio e dei dialighi delle commedie."La Calandria", del cardinale Dovizi da Bibbiena(1470-1520),di intreccio più plautino che boccaccesco ma decameroniana per la psicologia dei personaggi, fu uno dei primi esempi di commedia rinascimentale.Anche le commedie di Ariosto(1474-1533),ancorchè più complesse per l'ambiziosa sperimentazione linguistica e stilistica sono fra i primi lasciti delle performance teatrali del XVI secolo.E nello stesso Ariosto come in Trissino(1478-1550)le opere dipendono direttamente dai modelli latini.Con Aretino(1492-1556)si giunse allo sforzo di rinnovare il teatro attraverso la sostituzione degli schemi classici con una poetica che comunque attingeva alla novellistica e calava l'azione nella realtà contemporanea.Preziosi rimangono tuttavia i profili psicologici caricaturali dei personaggi che attraverso la lingua rafforzano il legame con il presente.Con Alessandro Piccolomini(1508-1578),senese,docente di filosofia a Padova,arcivescovo di Patrasso e di raffinatissima erudizione letteraria,si giunse a un particolare e interessante approfondimento psicologico e morale dei caratteri dei personaggi.Machiavelli(1469-1527)poi proponeva "La Mandragola" una commedia originale e di grande successo.Un intrigo comico curato con grande intelligenza dove i protagonisti si lasciano coinvolgere dagli avvenimenti.La commedia del primo Cinquecento con Angelo Beolco(1502-1542)avrebbe infine trovato le sue ultime espressioni nelle proposte teatrali in chiave di polemica morale e sociale tese a rendere negli spazi scenici "la coscienza di un mondo privo di ogni finalità".Beolco cercò di fondere la tradizione letteraria con quella popolare.Sperimentò soluzioni tecniche e linguistiche e nuove modalità di rappresentazione.Anche lui, pur contrario al processo di codificazione normativa della lingua e dei modelli culturali, rivelò di possedere la piena coscienza problematica tipica del letterato di grande qualità:esprimere e comprendere con realismo e ossequio le realtà di cui si scrive.Dalla metà del XVI secolo si sarebbe diffusa in tutta Europa La Commedia dell'Arte da cui sarebbe dipesa per molti aspetti la rappresentazione di buona parte della società e dei rapporti di classe tipici del suo tempo.

 
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La Scapigliatura Lombarda

Post n°171 pubblicato il 25 Ottobre 2016 da nye.oldham

"La Scapigliatura Lombarda" non fu proprio una scuola di pensiero. Fu piuttosto"un comune moto degli animi,una similarità di destini,un corso di affetti e di idee vive che finirono per coagularsi in un rinnovato senso della poesia e della verità".Una piccola rivoluzione sentimentale ed estetica. Fu una tendenza estetica forse grandemente rivoluzionaria nel suo anelito a sposare lingua e dialetto e a rompere gli schemi espressivi tradizionali a favore di un espressivismo libero e anticonformista.Il movimento fu protagonista di un'esperienza letteraria particolare:manifestazione di disagio e insofferenza più che di un definito progetto culturale.E oltre il gruppo originario di letterati,trovò seguito in circoli e riviste affini sorte in molte città dell'Italia settentrionale per lo più d'area lombarda.Prese il nome dal romanzo "La Scapigliatura e il 6 febbraio 1862" di Cletto Arrighi(1828-1906)e interessò moltissimo Milano,la più europea delle città italiane d'allora.Per molti la sua influenza andò ben oltre il ventennio 1860-80:sarebbe arrivata fino al 1910-14.Scapigliatura è nome che rimanda senza equivoci ad un sentimento di spregiudicata indipendenza dalle convenzioni e a comportamenti provocatoriamente ribelli e sregolati in antitesi e sfregio al quietismo e a certo perbenismo di facciata borghesi.E nondimeno supporta una contestazione alle istituzioni letterarie non riuscendo però a completare la rivoluzione del linguaggio poetico e perpetuando anzi un quadro incerto tra stilemi linguistici tradizionali e sperimentalismo.Quest'ultimo variamente proposto nella prosa da autori come Dossi(1849-1910)e Faldella(1846-1928).Gli scapigliati obbedivano ad un imperativo duplice,spontaneo,sentito e vitale:la questione morale e la questione filologica.Una nuova fase in quel complesso periodo di storia letteraria che alla protesta e alla contestazione contro l'accademismo univa un germinale tentativo di elaborazione di nuove poetiche che fossero più consone al vissuto reale e alle istanze di rinnovamento e ammodernamento della cultura.Arduo e complesso dopo il dramma del Risorgimento,l'Indipendenza,la gestione della conquistata libertà civile e la crisi postunitaria.La coscienza intellettuale della nazione appena fondata prendeva atto della crisi e della difficoltà di ricostruire una unità culturale.A questo sopraggiungeva l'inquietudine e l'ansia della nuova generazione di poeti.Nasceva la Scapigliatura:una fase di transizione travagliata,fervente di passione,con una voglia infinita di rinnovamento,non solo letterario,dove si intrecciavano eredità e prestiti di un passato recente come socialismo e positivismo con un presente impetuoso segnato da simbolismo e realismo.Tutto alfine convergeva nella protesta e nel tentativo di stabilire una qualche continuità con una tradizione che non mortificasse la modernità e insieme la verità dei tempi.I riferimenti culturali degli scapigliati più che dalla tradizione italiana sembravano provenire dall'estero,soprattutto dalla letteratura francese.Ma essi anche leggevano Heine,Shelly,Poe,Goethe.Una significativa disposizione europea che si era rivelata infine come una grande occasione mancata.Non per il tragico destino di alcuni di essi ma nel contesto storico in cui visse va ricercata la causa degli effetti modesti del movimento.Per Esempio Arrigo Boito(1842-1918)in "Dualismo",la poesia manifesto dell'irriquietudine scapigliata,proponeva la natura scissa e ambigua dell'uomo dove paradiso e inferno si oppongono.Come anche in eterna antitesi e senza pissibilità di accomodo e conciliazione sono visti e resi la purezza dello spirito e il torbido della coscienza.Non solo motivi già cari ai romantici affiorano dunque nelle poetiche scapigliate pure ampie attitudini interdisciplinari che nel tempo hanno stimolato molteplici riflessioni.Che pur non trovando a loro volta una forte e decisa progenie hanno tracciato il solco e preparato il terreno per l'avvento del Decadentismo.

 
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Poligrafi e saggisti del '700 italiano verso il moderno giornalismo

Post n°170 pubblicato il 10 Ottobre 2016 da nye.oldham

Con i fratelli Verri e noti scrittori italiani della seconda metà del '700 si afferma con decisione un modo di fare informazione e divulgazione sempre più moderno e corretto.Pietro e Alessandro Verri e Cesare Beccaria fondarono con un proprio entourage "L'Accademia dei pugni" a Milano.Era il 1760.Poi l'attività del gruppo trovò espressione e divulgazione delle proprie posizioni teoriche anche nella istituzione,sempre a Milano,del "Il Caffè",un giornale periodico che dal 1764 al 1776 partecipò alla vivace battaglia culturale di ispirazione illuminista.Si entrò anche in polemica con le vecchie strutture legislative,si rivendicava la necessità di usare nuovi mezzi di comunicazione linguistica e letteraria.Gli stessi Beccaria e Pietro Verri divennero animatori di un dibattito molto più ampio che coinvolse ogni settore della vita economica e sociale e che incise sulla politica del governo.Bisognava stimolare il sorgere di una libera vita civile:una nella cultura,una nella nazionalità.E il nesso politica-cultura non fu solo binomio-assioma,filtro di riflessione per meglio analizzare le peculiarità della società italiana.Fu bensì pretesto per costruire una letteratura concretamente propositiva e dunque utile alla collettività.In tal senso lo stesso Verri compilò le sue riflessioni teoriche di gestione e amministrazione pubblica nelle "Meditazioni sull'economia politica"(1771).Dunque all'impegno etico e civile individuale diede forza vieppiù la vigile osservazione degli eventi da parte di moltissimi autori e personalità che con grande zelo operavano anche in associazioni e con attività poligrafiche e tematiche diversificate.Sempre massima fu la cura per la forma e lo stile,così nella narrativa,nella saggistica come nel giornalismo e secondo uno degli imperativi illuministi:quello di recuperare l'erudizione,la filologia,la proprietà di linguaggio tradizionale accanto alla ricerca e l'uso di un lessico attuale,contemporaneo così nella storiografia e nella divulgazione come dalla narrativa agli elaborati specialistici o settoriali.In generale gli operatori culturali si disposero alla reinterpretazione dei generi letterari per favorire un più stretto rapporto tra autori e pubblico e per accrescere le possibilità di fruizione.Inoltre la cultura illuminista,che dai sistemi filosofici di Locke(1632-1704)e Hume(1711-1766)si diffuse in Francia e poi in Italia,propose con successo "il saggio" come mezzo di propagazione della conoscenza e di un più pertinente intervento sui dibattiti.Il termine "saggio",già usato in Italia ,Francia e Inghilterra per verificare bontà e purezza di sostanze come vino,metalli oro e argento,bene denotava il carattere esplicativo del relativo componimento qualificato unanimamente come scrittura privilegiata di promozione e sollecitazione di nuove idee e rinnovati spunti di analisi.Il saggio risultava più immediato e facilmente fruibile del consueto trattato.E con un lessico variato,ricco di termini d'uso corrente e tradizionali,una sintassi lineare e duttile alla profondità e diversità degli argomenti,aperto alle metafore e alla semplificazione divenne strumento di divulgazione.Carlo Denina(1731-1813)propose "Il discorso siopra le vicende della letteratura"(1760).Girolamo Tiraboschi(1731-1794)diede alle stampe"La stoira della letteratura italiana"(1772-82),prima opera completa dedicata alla nostra letteratura.E in quel Settecento illuminista,evento unico nella storia della civiltà occedentale,che mescolava e fondeva come in nessun altro tempo storico il culto della ragione con quello del sentimento e pensava e sentiva ad un tempo e faceva uso severo dell'analisi razionale e insieme dello spirito e della commozione e della più tenera sensibilità,in quel '700 illuminista dunque uno dei livelli di promozione culturale più diffuso fu raggiunto dalla fervida attività giornalistica.Già alla fine del '600 c'erano state pubblicazioni di carattere giornalistico eminenti e puntuali a Roma,Parma,Modena,Venezia curate da personalità come Bacchini(1651-1721),Zeno(1668-1750),Muratori(1672-1750).Seguirono pubblicazioni specialistiche su temi sociali.I Caminer fondarono a Venezia "Il giornale enciclopedico":era il 1774.Compagnoni(1754-1833),letterato e giornalista,padre del nostro "tricolore"pubblicava "Le notizie dal mondo".Il giornale divenne mezzo di comunicazione e informazione rapido e "La Gazzetta veneta"di Gozzi/1713-1768)assecondò in pieno il carattere del giornale come organo di informazione e di cronaca.I lettori erano conquistati dalla utilità delle notizie,da gradevoli curiosità proposte con cura e infiniti spunti di riflessione.Evolveva la consuetudine ad una pluralità di indirizzi e argomenti stesi anche sinteticamente ma capaci di informare serenamente.I giornali,già veicoli di cultura erudita,diventavano mezzi di intervento militante sulle istanze contemporanee della cittadinanza.E nonostante i limiti della censura e di un mercato ristretto gli operatori editoriali svilupparono le caratteristiche di scrittori eclettici, di poligrafi con la funzione di divulgatori della conoscenza.

 
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Italo Calvino,Ariosto maestro insuperato di fantasy

Post n°168 pubblicato il 05 Settembre 2016 da nye.oldham

Il sintetico contributo che Calvino(1923-1985)offre alla storia della propria arte,steso nel 1980,propone anche un elogio e giudizio positivo sull'opera di Ludovico Ariosto(1474-1533)che ammirò e in qualche modo cercò di emulare.La sua attività di narratore "prese le mosse" dalla letteratura della Resistenza.Ma più forte era la sua vocazione per un modo di raccontare che esprimesse energia fisica e morale e slancio fantastico.A questo bisogno sambravano rispondere più naturalmente eventi e fatti fuori dal tempo e dalla realtà contestuale a chi scrive.E non è disimpegno etico scegliere la deformazione fantastica per parlare della realtà umana.Così lo stesso Calvino:"Mi interessa della fiaba il disegno lineare della narrazione,il ritmo,l'essenzialità,il modo in cui il senso di una vita è contenuto in una sintesi di fatti,di prove da superare,di momenti supremi.Così mi sono interessato del rapporto tra la fiaba e le più antiche forme di romanzo come quello cavalleresco del Medioevo e i grandi poemi del nostro Rinascimento.Fra tutti i poeti della nostra tradizione quello che sento più vicino e nello stesso tempo più oscuramente affascinante è Ludovico Ariosto così limpido e ilare,senza problemi eppure misterioso,questo incredulo italiano del '500 che trae dalla cultura rinascimentale un senso della realtà senza illusioni e mentre Machiavelli(1469-1527)fonda su quella stessa nozione disincantata dell'umanità una dura idea di scienza politica,egli si ostina a disegnare una fiaba.Ariosto che può vedere tutto soltanto attraverso l'ironia e la deformazione fantastica ma che pure mai rende meschine le virtù fondamentali che la cavalleria esprimeva,mai abbassa la nozione di uomo che anima quelle vicende,anche se a lui ormai pare non resti che tramutarle in un gioco colorato e danzante.Ariosto così lontano dalla tragica profondità che un secolo dopo avrà Cervantes(1547-1616),ma con tanta tristezza pur nel suo continuo esercizio di levità ed eleganza;Ariosto così abile a costruire ottave con il puntuale contrappunto ironico degli ultimi due versi rimati;Ariosto così pieno d'amore per la vita,così realista,così umano.E' evasione il mio amore per Ariosto?No,egli ci insegna come l'intelligenza viva anche e molto di fantasia,d'ironia,d'accuratezza formale,ci insegna come nessuna di queste doti sia fine a se stessa ma come esse possano entrare a far parte d'una concezione del mondo,possano servire a valutare meglio virtù e vizi umani.Tutte lezioni attuali,necessarie oggi nell'epoca dei cervelli elettronici e dei voli spaziali.E' un'energia volta verso l'avvenire non verso il passato quella che muove Orlando,Angelica, Ruggiero,Bradamante e tutti gli altri protagonisti".

 
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Pirandello,giudizio critico

Post n°167 pubblicato il 26 Agosto 2016 da nye.oldham

Pirandello(1867-1936)compie una grande rivoluzione letteraria,specie nel teatro.Partito dal naturalismo,approda a una tecnica che,a differenza di quella ottocentesca,rinuncia all'unicità della voce narrante.Il suo stile,sgranamento e "ironizzazione" narrativa,definisce un nuovo punto di vista della scrittura,non più monolitico e legato agli schemi ottocenteschi bensì policentrico e relativistico.Mostrare la "duplicità" comica e tragica dell'esistenza significa descrivere l'apparenza,le contraddizioni e le ambiguità tipiche dell'uomo del Novecento.Così l'uomo romantico si sgretola a favore di una coscienza profondamente paradossale,come appunto la cascienza dell'uomo del Novecento.Insignito del Nobel per la letteratura nel 1934,con la sua ampia produzione teatrale e narrativa Pirandello è una delle voci più significative della cultura italiana del secolo scorso e in assoluto uno degli scrittori più noti nel mondo.

 
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