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anthea

la mia vita è tutta qui. ormai vissuta nell'assenza di te....

 

« VIVERE PER AMAREELISIR DI LUNA di Emilio Nigro »

IL MIO VIAGGIO

Post n°60 pubblicato il 05 Gennaio 2009 da anthea40

Intraprendo questo mio viaggio, devo farlo lo devo a me stessa. Lo devo ai miei figli, lo devo alla mia famiglia. Non so cosa troverò e se mi ritroverò; non ne ho voglia ma devo farlo. Quando ti ho lasciato, sapevo quale sarebbe stata la mia vita e quello che mi sarebbe accaduto. Lo sapevo da me, senza bisogno delle  predizioni di una zingara; come sapevo dove avrei trovato l'essenza di me. Vago errante in tutti i posti a me conosciuti. Ripercorro i dolci sentieri del nostro amore. Cammino  sulle strade dei nostri ricordi insieme. Spero in ogni luogo di ritrovare me stessa, trovo invece solo l’ombra della donna che ha vissuto quei momenti. Cammino da sola senza una meta precisa. Attraverso ampi spazi, strade strette, rivedo il mare. Rivivo tutti i nostri ricordi. Niente… io sono in nessuno di questi posti. Davanti a me si profila un sentiero alberato, si addentra in un bosco e  una forza magnetica mi attrae; decido di seguirlo solo perché alla fine spero di trovarti ad attendermi. Spero… ancora una volta tu. Percorro questo sentiero guardando intorno a me distrattamente, neanche i meravigliosi colori dell’autunno scaldano il mio cuore. Vago, sono come un’anima in pena che cerca conforto, invece questa strada mi conduce verso il buio.  Sono stanca, sono sola, sono senza te; percepisco un lamento debole che mi guida sempre più in basso. Man mano che procedo si fa più forte, lo cerco nel buio che ormai mi circonda. Questa voce straziante mi sta spezzando il cuore, qualcuno ha bisogno d’aiuto devo trovarlo. Inseguo questo grido pieno di dolore  ed infine, lontano dal mondo, in un profondo baratro  ritrovo raggomitolata su se stessa quello che doveva essere una donna. In questo antro buio c’è solo una debole luce, ma non capisco la sua fonte. Cerco qualcosa che mi faccia capire come era questa donna. I lineamenti sono stravolti dal dolore, una maschera è il suo volto. Mi guardo intorno in questo buio e non capisco come sia finita qui e perché se ne stia nuda a dondolarsi, stringendosi le braccia intorno al corpo. Guardo ancora cercando di capire perché, cosa o chi possa averla ridotta in questo stato. La guardo e provo una pena infinita per lei, mentre una domanda sola risuona nella mia mente: “ come può una donna ridursi cosi?” mi avvicino ancora un po’ timorosa di quale possa essere la sua reazione. Lei è fuori dal mondo, si raggomitola ancora di più su stessa, stringe ancora di più le braccia intorno al suo corpo. E’ scossa dai brividi, non so se per il freddo che c’è qui o per il gelo che è dentro di lei. Nell’aria c’è ancora l’eco del suo grido pieno di dolore, straziante da non poter raccontare. Mi avvicino, vorrei prenderla fra le braccia, riscaldarla, consolarla e allo stesso tempo scuoterla da questo suo torpore che la porterà alla morte. Non oso farlo, non riesco a vedere il suo volto, i suoi capelli le coprono il viso. Non riesco a capire…vorrei parlare con lei, conoscere la causa di tanto dolore. Ancora una volta quel suo urlare straziante, ma adesso riesco a capire… è un nome. Una richiesta disperata d’aiuto tutta racchiusa in un nome. Non riesco a decifrarlo. Sono ferma accanto a lei, che avvertendo la mia presenza si gira verso di me. Non parla con la voce dell’anima comunica con me… ed allora accade una cosa straordinaria. Io riesco a sentire i suoi pensieri, riesco a capire i suo dolore, avverto l’angoscia che attanaglia la sua anima. Riesco a vedere il suo cuore e lo trovo pieno d’amore e disperazione. Ritorna sempre, incessantemente quel nome, il cui suono mi sembra familiare. I suoi pensieri sono intrisi d’amore, mi permette di sentirli, ma non sta parlando con me… “Raggomitolata, infreddolita, ripiegata su me stessa. Affranta, dolorante, dilaniata dal dolore apatica, senza più voglia di vivere. Prepotente la voglia di te, di averti al mio fianco. Disperata per non poter far nient'altro. Abbattere il muro altissimo ed inespugnabile che circonda il tuo cuore è impresa per folli. Mi sono ritrovata folle d'amore per te, l'ombra di quella che ero tanto tempo fa, fotocopia mal riuscita di quello che un tempo era la donna che ti ha fatto innamorare. Le lacrime, le tanto sospirate lacrime, ancora non rigano il mio volto mentre il dolore continua a stringere il mio cuore. Mi guardo con gli occhi di un’estranea, vedo solo dolore e solitudine. La solitudine peggiore, quella che provi quando sei fra le gente, è quella che ti fa impazzire. Dove sei amor mio? Dove sei?cosa hai fatto alla mia vita e al mio povero cuore? Cosa mai ne sarà di me? Per quanto tempo ancora dovrò sostenere questa assurda battaglia dell’apparire e non essere, che mi obbliga a vivere questa mia assurda vita, ogni giorno? Per quanto tempo ancora, sari perennemente e costantemente nei miei pensieri, obbligandomi a vivere in questo modo? Per quanto tempo ancora, passeggerai con scarpe chiodate nel mio povero cuore? Per quanto tempo ancora mi sveglierò al mattino e sari li, nei miei pensieri? Quante volte ancora vivrò le ore della giornata, sperando che tu venga da me? Quante saranno ancora le notti che dovrò cercarti in un sogno? Le mie giornate passano con un solo scopo, fra poco tu sarai di nuovo con me. Le mie notti passano sperando che arrivi presto domani, cosi tu sarai presto con me. Sono arrivata al mio capolinea, amor mio! Il mio cuore fa i capricci più del dovuto ed io non riesco a trovare un motivo valido per vivere ancora. Troppo vigliacca per fare un gesto estremo, troppo amante della vita nonostante tutto, per scrivere la parola fine alla mia. Sto soltanto scivolando piano,  piano. Sul mio cuore pesa come un macigno il male che ti ho fatto, pesa come un macigno l’umiliazione che ti ho fatto vivere. Pesa come tutto il mondo questo immenso amore che provo per te. Come una mano d’acciaio l’assenza di te stringe la mia anima. Io ti amo mio adorabile cavaliere, ti ho amato e ti amerò per sempre. Finche i miei occhi vedranno la luce, finche il mio cuore avrò un battito di vita, finché con l’ultimo mio respiro la mia vita scivolerà via da me.” Quelle parole… ancora quel nome ripetuto come una cantilena, come una nenia per addormentarsi, tutto quello che dice questa donna, il suo dolore tutto mi è familiare… troppo. Mi avvicino ancora di più a lei, vorrei poter fare qualcosa per aiutarla. Vorrei prenderla fra le braccia, calmarla, coccolarla. Dirle che niente è perduto, domani sarà un altro giorno e sarà un meraviglioso giorno anche per lei. Ancora quel nome… è un dolore continuo e straziante che devasta l’anima quel nome. Perché mi è familiare? Chi conosco con quel nome? Qualcosa mi spinge verso di lei, una forza misteriosa mi spinge a voler vedere il suo volto. E poi quella luce… da dove viene quella luce?  Sembra quasi che lei stessa sia la fonte quella luce. Devo guardarla in viso… devo vedere i suoi occhi. Qualcosa nella mia mente sta cominciando a farsi strada… scaccio il pensiero come è arrivato. Non può essere. Poi tutto precipita, accade tutto all’improvviso. Lei si gira verso di me e la prima cosa che vedo è la fonte della sua luce. All’altezza del suo cuore c’è qualcosa che brilla è quello che dà luce a questo antro buio. E’ una luce che palpita ed è bellissima. La guardo con attenzione. E’ una luce formata da due punti luminosi e non saprei dire quale dei due brilla di più. Senza riuscire a staccare gli occhi con la mente chiedo a quella donna che cosa sono. Lei mi risponde che è l’amore che sta nel suo cuore. Uno è l’amore che lei nutre per i suoi figli, l’altro è l’amore che prova per il suo adorato ulivo saraceno. Quel nome… ancora una volta. Comincio a capire. Trovo la forza di alzare gli occhi verso di lei e non c’è bisogno di parole. Guardo quello straccio di donna e stento a riconoscermi, ma sono io. Quella donna sono io, ho intrapreso questo mio cammino per ritrovarmi ed eccomi qua. Come sono ridotta. Guardo quella donna e non so cosa dire. Vedo i suoi occhi che sono i miei occhi e li vedo spenti. Davvero io non sono più la donna che ti ha fatto innamorare. Questo è quello che io ho fatto a me stessa. Quella luce, l’amore dei miei figli, l’amore per te… solo quella rimane intatta. Tutto il resto oramai non è niente più. Niente rimane della mia bellezza, niente rimane della mia voglia di vivere, niente rimane dei miei occhi… quelli scuri come la notte e profondi come il mare. Quelli nei quali avresti voluto perderti per non tornare più indietro. Tutto è passato  attraverso di me e questo è quello che è rimasto. Guardo quello straccio di donna e stento a riconoscermi. Adesso devo solo trovare la forza per far uscire questa donna da questo antro buio. Adesso che ho ritrovato me stessa posso risalire e tornare su quel sentiero alberato. È buio intorno a me, ma la luce del cuore riuscirà a farmi ritrovare la strada. Guardo quello straccio di donna e stento a riconoscermi, ma adesso che l’ho abbracciata per un attimo ha smesso di cantilenare il tuo nome. Bene… è già qualcosa. Prima o poi riuscirà a non dirlo più. Lo dirà solo quando racconterà di questo splendido ed infinito amore che ha riempito la sua vita per tanto tempo. Non voglio spegnere la luce del tuo amore, non sarebbe possibile, voglio solo scaldarla con quella luce perché è sola ed infreddolita. L’abbraccio ed insieme c’incamminiamo. La mia mente raggiunge il suo cuore: “ vieni piccola, torniamo a casa…”.   con tutta me stessa Anthea

 
 
 
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