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Le mosche (quarta e ultima parte)

Post n°18 pubblicato il 16 Dicembre 2011 da amnerisdgl1

Finalmente l'assistente smise con i suoi voli pindarici e ci accompagò nello studio del medico. La dottoressa, dietro alla scrivania, alzò appena il sedere per stringerci la mano. Devo ammettere che mi chiesi se precedentemente l'avesse appoggiata dove anche si fosse appoggiata una mosca, perchè anche quì ce n'erano un'infinità. La finestra era spalancata, le tende la coprivano appena e svolazzavano per quel dolce vento caldo e profumato che arrivava dal sud, notai che non c'era nessuna protezione, insomma nessuna zanzariera a riparare quella donna che già trovavo poco simpatica per quell'arietta sufficiente di chi sa tutto di te e ti giudica senza molta pietà. Iniziò a parlare, Marito rispondeva, entrambi si rivolgevano a me con lo sguardo, io lo restituivo appena, dovevo guardare dove e cosa facessero le mosche. Marito in punta di sedia si agitava un pò e quindi involontariamente le scacciava, la signora nel suo camice immacolato, non sembrava accorgersi di qualcuna che le si appoggiava sulle spalle, sulla scrivania e sui fogli sparsi, passeggiavano tranquille e io cercavo di vedere se sui fogli bianchi c'erano gli eventuali puntini scuri, precedentemente appartenuti al loro pancino. Un tono più aspro mi rivelò che Marito e medico aspettavano le mie risposte, non so cosa dissi, ma credo di aver sorriso beatamente e stupidamente, che la dottoressa, con la sua vocetta nasale, non trovò altro da dirmi che... "Ma cara signora non lo sa che la vita è così?! Non pretenderà che cambi solo per far piacere a lei!...". In quel momento ebbi la conferma che di me non pensasse alcun bene. Comunque continuò soffermandosi sulle inevitabili regole del ricovero e terminò con l'esortazione a decidere al più presto per il sì o il no. La lasciai con la promessa che avrei deciso velocemente e questa volta andando via, finsi di essere impacciata e non le diedi la mano, tanto non l'avrei rivista: in un posto dove vivevano tante mosche, e per di più con e insieme a lei, non ci potevo proprio stare.

L'aria era ormai estiva e il rientro a casa, malgrado la mancata realizzazione del mio progetto, mi fece piacere; passammo dalla vecchia strada provinciale tra case coloniche, campi e boschetti di eucaliptus e mi godetti lo spettacolo di un aprile con la mascherina di giugno. Non tornai più in quel centro d'avanguardia, continuo solo a chiedermi perchè avessero speso tanto per quella specie di reception alberghiera, invece di spendere per delle zanzariere da sistemare alle finestre. Ma si sa... gli scienziati e i professori se si occupano di teste e pazzie non si possono occupare di mucche e concimi e, meno che mai, di mosche e mosconi.

Ps. Per gentile concessione un paio di farfalline hanno accettato di posarsi su questi fogli virtuali, le mosche si sono rifiutate evidentemente imbarazzate od offese...

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