Creato da DeadStar il 03/03/2009

Arrakis

il nucleo dell'atomo

 

 

..e fu allora

Post n°18 pubblicato il 29 Agosto 2011 da DeadStar

"Fu allora che Daniel sentì vibrare, con fermezza e vigore, ogni corda del suo spirito un tempo debole. Corde d'acciaio di un liuto ancestrale che settimane di riflessione avevano tirato fino a fargli raggiungere la necessaria tensione. Ed ora erano pronte a vibrare. Ed il suono che ne uscì fu dolce come le notti irlandesi, forte e potente come l'ululato dei lupi in Alsazia. Nel suo spirito risiedeva ora la volontà di dominare se stesso."

 
 
 

il profumo dell'aria

Post n°17 pubblicato il 25 Marzo 2010 da DeadStar
Foto di DeadStar

"...e fu allora che capì il vero senso del suo viaggio. Gli apparve luminoso come l'incendio di una metropoli fatta di luoghi comuni al posto di casa e palazzi, chiaro e deciso come il contorno del suo profilo. Con il fulgore di mille lampi gli apparve la Verità: la maturità a cui era giunto non era dettata dalla volontà di vivere per l'attimo o di assaporare ogni attimo della sua vita. Frase scontata e banale, capace di illuminare e dare enfasi a piccoli cervelletti attirati dalla mediocrità come zanzare che vedono il sole del Nirvana in una lampadina da comò. Come si poteva vivere l'attimo? Vivere significa avere coscienza e la coscienza implicava la comprensione; vivere ogni attimo significava fermarsi a comprendere ogni attimo della propria vita operazione che non avrebbe portato ad altro che all'immobilismo.

Rudolph capì all'improvviso che, oltre alla sua dimensione verticale, fatta di desiderio di libertà, di continui cambiamenti, di nostalgie, di paranoie, di amori, di sentimenti, di rabbia, di dolore, di euforia, oltre a tutto questo esisteva una dimensione orizzontale fatta dello scorrere inesorabile del tempo e della necessità di programmare, di pianificare, di gestire la sua vita.

All'improvviso capì che non poteva vivere l'attimo, ma poteva gustarlo. Poteva ogni tanto fermarsi e immergersi nella straordinaria ordinarietà di una scrivania vuota, nella magica poesia di un hard disk con documenti organizzati in cartelle in rigoroso ordine alfanumerico. Non era forse vita quella? Non rincorrere l'attimo, ma assaporarne il gusto agrodolce sulla punta delle dite. 

In quell'istante, quando sfavillante gli apparve la Verità a cui era giunto, si sentì vicino come non mai alla realizzazione di uno scopo preciso. Sentì il nastro del traguardo contro il suo petto, tendersi e raggiungere il limite massimo prima del carico di rottura: ma non ancora rotto. Quando il dubbio che tutto ciò a cui era giunto non fosse la Verità ma una pietosa bugia autoindotta lo assalì, fu quello il momento in cui il nastro si ruppe e lui trionfante alzò gli occhi al cielo. Nell'istante della comprensione della dolcezza del dubbio ritrovò la certezza di una Vittoria."

 
 
 

...e nella sua testa

Post n°16 pubblicato il 19 Marzo 2010 da DeadStar
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"....e nelle sua testa ogni suo desiderio apparve distante miliardi di miliardi di anni luce. In quel momento, nonostante l'assolita assenza di ogni nozione anche basilare di matematica, fisica e quantista, capì che Einstein aveva ragione: lo spazio era curvo. Infatti i suoi pensieri, dove avere viaggiato per miliardi di anni luce lontani dalla sua realtà, gli erano ritornati davanti, apparendogli concreti. Il tempo di microsecondo, il tempo di sistemare le coperte, e girarsi sull'altro fianco. Questo leggero e quotidiano rituale faceva scattare quasi immediatamente in lui il sonno, come quando Stallone in "over the top" roteava la visiera del cappello all'indietro.

Il semplice tempo di un gesto rituale bastava perché desideri assurdi si condensassero nella realtà di un sogno. L'impossibile si era materializzato, come aria calda su un vetro freddo, in una leggera patina che trasfigurava il presente in un meraviglioso manto color ghiaccio"

Destrutturazione del racconto...chi l'ha detto che un romanzo debba essere racchiuso nello spazio fisico di un libro?

O è la febbre...o ho avuto uno sprazzo di illuminazione.

no...mi sa che è proprio la febbre.

 
 
 

Inquietudine

Post n°15 pubblicato il 17 Marzo 2010 da DeadStar

"Ho avuto desideri, ma mi è stata negata la ragione di averli. Per ogni cosa ho esitazione, spesso senza sapere perché.. Non ho mai avuto l' arte di vivere in maniera attiva. Ho sempre sbagliato i gesti che nessuno sbaglia. Ho sempre fatto il possibile per tentare di fare quello che tutti sanno fare. Voglio sempre ottenere ciò che gli altri riescono a ottenere senza volerlo. Fra me e la vita ci sono sempre stati dei vetri opachi... Non ho mai saputo se era eccessiva la mia sensibilità per la mia intelligenza o la mia intelligenza per la mia sensibilità. 
Ho tardato sempre. Non so per quale delle due ho tardato: forse per entrambe, o per l' una o per l' altra. O forse la terza ha tardato."
 
(Il libro dell' inquietudine - Fernando Pessoa )

Certi anniversari sono difficili da accettare...

A te va ogni mio pensiero, a te va ogni mio silenzio. In questa notte di brina e di occhi bassi.

 
 
 

Dentro di me...

Post n°14 pubblicato il 09 Marzo 2010 da DeadStar
Foto di DeadStar

Oggi, come decine se non centinaia di altre volte, sono uscito dall'ufficio per andare a prendere qualcosa per il pranzo. La tradizionale passeggiata di 3 minuti ufficio->rosticceria, i due secondi di attesa per spegnere la sigaretta prima di entrare, i 4 secondi per scommettere mentalmente su quante persone ci saranno davanti a me, variabile che include tutti i numeri tra - pubblico di un cinema che trasmette film espressionista tedesco in cecoslovacco e mega raduno oceanico di un concerto di Vasco Rossi - ed i 3 minuti per tornare in ufficio.

Stavolta però è stato diverso. Sarà perché ero solo, sarà perché avevo bisogno di scollegare la mia mente dall'orgia di lavoro, ma è stato tutto diverso.

Appena varcata la soglia del palazzotto-fittato-per-un-anno-fino-a-ultimazione-nuova-ala-sede-centrale mi ha colpito una sferzata di vento gelido misto a neve, misto ad acqua. Come se un enorme Yeti avesse interpretato come offensiva la mia espressione di stanchezza e mi avesse scaracchiato in faccia. Mi sono scoperto a sapere parlare in aramaico antico: non proprio la lingua, solo le bestemmie. Che Yanutzscheru, divinità da me creata per poterla liberamente bestemmiare, mi perdoni per gli impropri che ho lanciato alla sua self-made divinità!

Sono bastati pochi istanti perché quel freddo siderale si trasformasse in una meravigliosa bambagia che mi ha isolato da tutto. I nervi hanno richiamato il sangue dagli arti, come il generale di un esercito in rotta; il tatto è diventato un senso del tutto dimenticato. La vista era quasi annullata dal nevischio che lo yeti mi continuava a sputare in faccia, l'odorato era già stato sconfitto nei giorni passati (attimo di silenzio in sua memoria) da un raffreddore talmente potente da riuscire a bloccare totalmente il mio naso (impresa non facile), la lingua paralizzata dal timore di finire tra i denti che battevano se ne stava rintanata a chiacchierare mentalmente con l'ugola. L'udito, unico senso ancora pronto e attivo, non trovando niente di utile su cui esercitare le sue vitali funzioni, preso da depressione si è ucciso.

Vagavo come un bussolotto di ovetto kinder spinto più dall'inerzia che dalla volontà. Ed in questa dimensione di temporaneo esilio glaciale mi sono ritrovato a sorridere. Di certo non era la visione della magnificente zona pre-industriale di Scandicci (anche perché gli occhi erano più stretti di quelli di Bud Spencer), né la gioia per 6'e6'' di pausa in una giornata degna della peggiore fogna di Giacarta. Era che finalmente, dopo molto tempo, riuscivo a staccare da tutto, ad isolarmi dalla realtà circostante e ad ascoltarmi pensare.

Non importa cosa dicessero i miei pensieri. In quell'attimo eterno mi sono reso conto dell'immenso che c'è dentro ognuno di noi. E mentre mi addormentavo cullato dalle braccia del mio immenso, ascoltando i miei pensieri cantare una ninnananna di ricordi, mi sono sentito vivo e potente come non mai.

 
 
 

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