Introdotta dapprima nell’antico Egitto, in Cina e in India, la liquirizia è stata da sempre utilizzata per le sue proprietà benefiche. Nel XV secolo la pianta fu importata anche in Europa dai padri domenicani che estraevano il succo di liquirizia sin dal medioevo grazie all'ottima qualità delle radici che raccoglievano nell’area circostante. Il suo principio attivo, la glicirrizina, che le conferisce un’azione antinfiammatoria e antivirale è utile in particolare contro ulcere duodenali e gastriti. Per le sue caratteristiche la liquirizia è uno dei pochi arbusti che serve ad aumentare la pressione arteriosa nei soggetti ipotesi. La pianta, inoltre, desta grande interesse per il suo gusto ma soprattutto per il suo valore nel campo delle piante officinali come uno dei prodotti più acquistati in erboristeria.
La liquirizia nelle sue forme
Dopo la raccolta che avviene tra settembre e novembre, le radici della liquirizia vengono lavate, tagliate in pezzi di 10 o 12 centimetri per poi essere essiccate al sole. Successivamente i bastoncini sono pronti per essere lavorati. In commercio la liquirizia può essere venduta nelle forme più svariate. Dallo stato puro ai bastoncini da masticare, gommosa o in radici, in soluzioni per tisane o decotti, ridotta in polvere o in succo come dolcificante e correttivo, la liquirizia rappresenta per i fumatori un surrogato alla sigaretta vietata nei locali pubblici. La lavorazione della liquirizia: una tradizione che si rinnova nel tempoLa metodologia adottata per il sistema di produzione della liquirizia estratto dalle radici è molto semplice. Esso rimanda in modo fedele al metodo secolare dell’infusione delle radici sfibrate in acqua calda. Per questo motivo il prodotto mantiene le caratteristiche di genuinità di un tempo. La lavorazione è praticata con attrezzature particolari ed è proprio grazie ad adeguate temperature che il prodotto realizzato mantiene inalterato la sua purezza e le proprietà organolettiche contenute al suo interno non bruciando gli zuccheri naturali e le sostanze termolabili che costituiscono l'aroma.
Usi e consumi: un rimedio per gola e stomaco
Grazie alle numerose proprietà salutistiche, la liquirizia viene utilizzata per dare sollievo alla tosse lenendo le infiammazioni della gola, combatte i disturbi dello stomaco e guarisce le ulcere. Nonostante tutto, la liquirizia va assunta in piccole dosi prestando attenzione a non superare il dosaggio di mezzo grammo al giorno di glicirrizina. Assunta in forti dosi può causare infatti effetti collaterali sull’equilibrio dei sali minerali nel corpo, oltre a provocare ipertensione, astenia, ritenzione idrica e mal di testa. Va evitata l’assunzione in caso di soggetti affetti da diabete a causa dell’alto potere dolcificante 50-70 volte superiore a quello del saccarosio, epatopatie, gravidanza e sindrome premestruale. Il composto steroideo contenuto nella pianta, scoperto nel 1950 dagli studiosi Costello e Lynn, armonizza la secrezione ormonale, inibendo l'eccessiva produzione di estrogeni provocando un effetto ormonale di tipo estrogenico. Cuciniamo con la liquirizia! Contrariamente a quanto si possa credere, la liquirizia trionfa anche a tavola nel cosiddetto “black menu”. Numerosi sono i piatti di cucina salati preparati a base di liquirizia. Una sfilata di sapori curiosi e originalissimi che va dai primi piatti a base di mare con liquirizia fino ad arrivare ai dolci e ai liquori pregiati della tradizione del Mediterraneo. Il valore nutrizionale è di 20 kcal per 100 grammi di liquirizia assunta.La menta fa parte della famiglia delle Lamiaceae, presente in tutto il nostro continente, ma anche in Africa e in Asia, nelle zone di mezz’ombra, è una pianta che non teme troppo le basse temperature.
E’ una delle piante che dal punto di vista medicamentoso è da sempre usata, basti pensare che ne facevano impiego gli antichi egizi e i romani, citata infatti già da Galeno.
Può raggiungere degli sviluppi, in altezza, anche considerevoli, quasi fino al metro, le radici sono di tipo rizomatoso, veloci nell’espandersi nel terreno e dare origine nel giro di poco tempo a nuove piantine. Le foglie sono lanceolate e con una delicata e quasi impercettibile peluria che le ricopre quasi a proteggerle, il colore è verde molto brillante e variabile da specie e a specie.
Se si accosta nella coltivazione al rosmarino, avremo al momento della fioritura, oltre che a un buon profumo, una bellissima zona arricchita di piccoli fiori dal viola al lilla, sia per il rosmarino che per la menta, ma per quest’ultima la forma dei fiori è tipicamente conica, piramidale dal basso verso l’alto, i fiori che compongono questa bella forma sono minuti e variano dal rosa candido al viola.
La fioritura si può ammirare a partire dall’estate fino all’autunno.
Coltivare la menta è davvero semplicissimo e non richiede grandi conoscenze di giardinaggio o di botanica.
Si moltiplica per talea oppure separando delicatamente i cespi, se la pianta è abbastanza grande, a partire dalla fine di settembre. Osserverete che alla base della pianta si formano i cosiddetti “stoloni”, da li partono i nuovi e freschi germogli, quelli appunto impiegati per la moltiplicazione.
È una pianta che richiede una posizione a mezz’ombra, e un terreno mediamente umido, se quest’ultimo lo è poco, la pianta cresce lo stesso, ma come meno vigore, ma si concentra però la potenza della sua essenza.
Può essere attaccata da un tipo di fungo, la Puccinia menthae, che provoca i tipici rigonfiamenti rossi prima e neri dopo sugli steli, in questo caso dovrete tempestivamente eliminare la parta della pianta colpita, attenzione in caso di coltivazione in terra piena, o vicino ad esempio ad un orto, alle temibili e ghiotte lumachine.
Per raccogliere le foglie, l’ideale è il momento che coincide con la fioritura, il raccolto andrà poi posizionato in un luogo fresco, asciutto e all’ombra.
Tra le specie più diffuse:
Menta piperita: ibrido tra la mentha aquatica e la mentha viridis originaria dell’Inghilterra. Le foglie hanno un color verde intenso, con sfumature porpora lungo il fusto, i fiori sono a spiga , cresce fino a quasi un metro e mezzo. Diffusissima in Italia, famosa la Menta di Pancalieri (Torino) il cui uso oltre che farmaceutico è anche dolciario.
Mentha acquatica: con la sua crescita spontanea è diffusa in tutta Italia, la stessa è invece coltivata in Germania con il nome di menta germanica.
Mentha arvensis: la peculiarità è legata alla enorme grandezza delle foglie, anche 4 cm di larghezza, cresce spontanea in Toscana.
Mentha citrata o Mentha bergamotto: cresce in Europa, ha un profumo rinfrescante, i suoi fiori sono color porpora e le foglie color bronzo.
Mentha pulegium: detta "mentuccia" in alcune zone, ha le piccole e vellutate, i fiori corrono lungo lo stelo vanno dal bianco al giallo ne esistono due tipi: "erecta” si trova facilmente lungo le strade "tomentosa" tipica degli ambienti aridi.
Mentha spicata: detta anche menta romana ha le foglie lunghe e fiori rosati; è tra le più coltivate in Inghilterra. Cresce bene nei luoghi umidi.
L’impiego della menta è vario, poiché si cercano di sfruttare le sue tante proprietà, prima fra tutte, la funzione digestiva ex stimolante a livello gastrico, ideale per tisane e infusi.
Svolge anche una blanda azione antisettica e antispasmodica. Meglio bere tisane o infusi durante la giornata, poiché in alcuni soggetti potrebbe interferire con il sonno, ha infatti un lieve effetto eccitante.
Non usarla in parallelo a cure omeopatiche perché può ridurne gli effetti desiderati, così come va evitata per chi soffre di reflusso gastroesofageo.
Si usa inoltre, per rinfrescare l’alito, per insaporire e rinfrescare la carne di agnello e per arricchire il sapore di diverse zuppe e minestre.
fonte internet..e...wikipedia