Creato da vincebelu il 22/02/2014
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MAIOLICHE: da Agropoli per le case svedesi

Post n°3 pubblicato il 25 Febbraio 2014 da vincebelu


Seguendo la passione del padre Edio Tesauro e maturando poco a poco un'esperienza notevole per la lavorazione della ceramica artistica, Giuseppe Tesauro, titolare della Ceramica Artistica Cilentana di Agropoli, gestisce oggi con successo questa attività a conduzione esclusivamente familiare. Lui è l'artista del tornio, la moglie Manuela l' addetta alla decorazione: nascono così nel laboratorio di Via degli Ulivi 19 i classici pezzi della ceramica, chiaramente ispirata alle suggestioni barocche di Deruta, servizi di piatti e tavoli che esulano dalla produzione tipicamente vietrese. I contatti con i mercati esteri iniziano prestissimo: la Svezia, innanzitutto, ma anche Svizzera, Francia e Germania, con clienti privati e distributori per ditte e ristoranti. E adesso il titolare punta a specializzarsi solo sull'arredamento di classe e ad un binomio d'eccezione: ceramica e prodotti tipici cilentani.
Non ha assolutamente manie di protagonismo Giuseppe Tesauro, titolare della Ceramica Artistica Cilentana di Agropoli, in provincia di Salerno, ma uno spiccato senso della cooperazione e una comprensione precisa della definizione corretta da dare all'espressione "conduzione familiare"
E l'impressione è confermata dal fatto che già mentre parla di se stesso e degli inizi della propria attività, subito trasferisce l'attenzione sull'altro pilastro dell'azienda, sua moglie Manuela Pascale.
L'immagine che ci offre è sicuramente suggestiva. "Abbiamo voluto affidarci solo alle nostre forze" — racconta Giuseppe Tesauro — " di qui la scelta della conduzione familiare, ma specializzata, io mi occupo della forma in fieri, grezza, mia moglie della decorazione". Ed ecco spiegato il successo dei pezzi a marchio Ceramica Artistica Cilentana: Giuseppe Tesauro è il plasmatore dei numerosi servizi di piatti e dei vasi dalle fogge più suggestive, Manuela il talento creativo forgiatore delle decorazioni.
"Ci ispiriamo alle nostre emozioni del momento - spiega Giuseppe Tesauro — ma in linea di massima posso affermare che siamo su una linea sostanzialmente diversa dalla classica ceramica di produzione salernitana e vietrese, molto vicini alla sensibilità di Deruta". Niente limoni e balconi con vista sulla costa, dunque, ma i colori aspri della terra cilentana e le forme barocche ed estrose che prendono poco a poco forma fra le mani ed i pennelli dei coniugi Tesauro. Una caratteristica che ha motivato anche il successo dei pezzi della linea Tesauro all'estero, contatti tuttavia iniziati dal padre del titolare.
" Devo a mio padre Edio questa passione per la ceramica"- racconta Giuseppe Tesauro — " è lui che ha iniziato questa attività aprendosi anche ai contatti con altri mercati" La Svizzera e la Francia, innanzitutto, ma anche Germania e Svezia, un contatto questo iniziato con il padre del titolare.
"Sono per lo più contatti presi con distributori durante le fiere, ma anche rapporti diretti con privati"- spiega il titolare — " i nostri pezzi finiscono nelle case di tanti appassionati, ma anche in catene di ristoranti e in alberghi che prediligono la ceramica cilentana". Un marchio ormai conosciuto dal 1966, ma anche fiere di settore sono il trait d'union con i mercati esteri. "Siamo presenti sempre al gift di Firenze e al Macef di Milano - aggiunge Tesauro — le più importanti per il nostro settore, grazie anche al supporto della Camera di Commercio di Salerno. Raggiunti anche dai numerosi turisti che visitano il suggestivo centro di Agropoli, i coniugi Tesauro guardano al futuro con nuovi progetti e strategie aziendali precise. " Per il futuro vogliamo continuare su questa strada, ma specializzandoci nell'arredamento con una nostra linea esclusiva"- conclude Giuseppe Tesauro — " inoltre è in programmazione un progetto a cui tengo molto: un' esposizione permanente che prevede l' abbinamento fra la ceramica ed i prodotti tipici della costa cilentana" E non aggiunge altro, perchè dei sogni a cui si tiene è meglio non svelare mai troppo.

 
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Uguccione

Post n°2 pubblicato il 23 Febbraio 2014 da vincebelu

Casa museo Sandro Colarieti museo archeologico Uguccione della Faggiola

 

Custode della memoria del luogo, è la Casa-Museo Sandro Colarieti: qui sono le testimonianze archeologiche a raccontare la storia di questa terra non lontana dalle sorgenti del Marecchia e del Tevere, area di crinale che in età romana ha visto crescere municipia quali Sassina (nella valle del Savio) e Sestinum (nella valle del Foglia).
Gli oggetti confermano una frequentazione del territorio montano già in epoca preistorica: fin dal Paleolitico l’uomo ha lasciato tracce della sua presenza nelle pietre scheggiate e nelle punte di freccia, indizi dell’attività della caccia. A documentare gli insediamenti rurali di età imperiale sono le sepolture scoperte in località Pescaia e Calanco che hanno restituito vasellame e lucerne con il bollo del produttore. Ai materiali funerari si aggiungono rinvenimenti dell’età repubblicana e dei primi secoli dell’Impero: ceramica da mensa e da cucina, mattoncini di pavimenti in cotto, oggetti in bronzo, lucerne, pesi da telaio, monete.
Curiosa l’impronta che un sandalo borchiato ha lasciato su di una tegola prima della cottura; significativa l’attestazione di un glirarium, il contenitore in terracotta in cui venivano ingrassati i ghiri, prelibatezza della cucina di Apicio.
Un ritrovamento che trova riscontri anche in altre località del territorio e nella vicina Sestino, a conferma di un allevamento domestico diffuso in epoca romana. Sono i frammenti della quotidianità, del vissuto dei piccoli abitati dell’alta valle (oltre a Casteldelci, Ponte Messa, Pennabilli, Maciano) che alla prima età imperiale legano il momento più attivo.

 
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L'arte della maiolica nelle Marche

Post n°1 pubblicato il 22 Febbraio 2014 da vincebelu

 

L'Arte della Maiolica nelle Marche

In quanto terra di confine, le Marche si caratterizzano per l’eterogeneità delle produzioni di ceramica, che fioriscono già in epoca medievale e si sviluppano parimenti alla pittura e alla scultura, traendo da esse ispirazione. Il termine “ceramica” deriva dalla parola greca kéramos che vuol dire “argilla”. La tipologia più comune di ceramica è la “terracotta”, argilla dal corpo poroso, cotta a 900°-1000° C. In alcuni casi la terracotta viene rivestita con lo smalto, che rende l’oggetto impermeabile e quindi decorata e nuovamente cotta, ad una temperatura di 900°-950° C, che consente ai colori di fondersi con lo smalto.

Una conquista del XIII secolo fu lo smalto di tipo vetroso stannifero (ottenuto aggiungendo al vetro ossido di stagno). Si origina così in Italia la maiolica, che vede nella città di Faenza il suo maggior centro di diffusione, tanto che in Francia questa produzione viene chiamata proprio faillance

Il termine maiolica deriva in realtà dal nome dell’isola di Maiorca, centro commerciale dominato dagli arabi, dal quale i prodotti ceramici venivano diffusi sul bacino mediterraneo. Tra la fine del secolo XIV e l’inizio del XV la maiolica raggiunge il momento di maggior splendore. Nel Rinascimento alcuni maestri sono riusciti nel difficile compito di illustrare una “storia”, ove la figura umana è soggetto principale, sopra la superficie pulverulenta, quindi instabile, dello smalto. Il primo istoriato va all’incirca dal 1500 al 1525 e prende il nome da historia, racconto. Le stoviglie dipinte non hanno più solo valore di utilità, ma diventano degli autentici oggetti d’arte; i ceramisti traggono il soggetto da rappresentare dalle incisioni dei maestri tedeschi e italiani o dai capolavori dei grandi pittori.

Le maggiori collezioni o raccolte di ceramica nelle Marche sono esposte nei musei di città che sono state importanti centri di produzione: Urbania, Urbino, Pesaro, Ascoli Piceno.

 
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