Creato da umamau0 il 15/04/2008

Sarcophaga Carnaria

ciò che è non può essere vero

 

 

« Petit petit, je l'aime ...Quod me nutrit me destruit »

Il tropico del mondo fluttuante ha la leggera consistenza dell'armadillo.

Post n°34 pubblicato il 27 Ottobre 2014 da umamau0

 

“Gin a body meet a body/

Coming through the rye;

Gin a body kiss a body,

Need a body cry?” J. D. Salinger


La notte non dormi e quello che ti rimane da fare è uscire. Ti chiudi la porta dietro di te, accendi una sigaretta, ti incammini e pensi agli incubi di Céline.

Uso la domenica notte per conoscere meglio il mondo in cui sono stato proiettato. La mia navicella: il tram della 19 mi aspetta puntuale come tutte le domeniche alla fermata sotto casa alle 23 e sei minuti; salgo e viaggio senza biglietto verso la stazione piazza Cordusio. Mi fa compagnia una moltitudine complessa di umanità varia, rara, reale e tangibile come uno scaracchio di catarro; il tram viaggia veloce sulle rotaie libero dall'isteria su quattro ruote che avvelena la quotidianità, e mentre il suo suono metallico si diffonde per le strade vuote e regolari un viado mi sta seduto a fianco e cerca di vendermi mollemente il suo amore, rifiuto la sua offerta sorridendo e mi risponde che potrebbe innamorarsi di me; poi scende. Mi alzo per avvicinarmi all'uscita, osservo chi proseguirà il viaggio e penso che rientrerò proprio quando altri si sveglieranno per costringersi ad un'altra settimana di sfruttamento legalizzato. Proprio mentre sono in piedi e penso, un vecchio ubriaco mi chiede se ho qualche problema, sorrido e cerco di fargli capire che per me i problemi sono solo delle piccole cose fatte per essere risolte e non muri alti da eludere; mi risponde:"Ragazzo tu sei ancora giovane, ma ricorda che la vita in questa città è una gran puttana!". Le porte si aprono, scendo, accendo la mia sigaretta e la vado a cercare...

Punto dritto verso l’ingresso di uno di quei palazzi popolato dai sogni di famiglie perbene. Indugio un attimo ad osservare la pulsantiera del citofono e poi ci stampo su la mia mano gigante, come se volessi sfondarla, per un interminabile minuto. Aspetto che si spengano gli insulti e vado a cercarne un’altra. Non è una cosa che faccio per dispetto come quando ero bambino: è una cosa studiata, meticolosa, cinica, è ideologica. È la mia lotta di classe condotta con mezzi non convenzionali.

Fu così che una notte di quasi un anno fa conobbi Reiko.

Tra l’abbaiare di avvocati e medici che avrebbero trascorso la notte in bianco, notai distintamente la voce, rotta dal pianto, di una donna che implorava di aiutarla. Evitai il portiere che dormiva e mi precipitai su per le scale. Al secondo piano trovai una porta socchiusa e mi ci infilai dentro.Lei era riversa sul pavimento. Era nuda e indossava ancora le ali trasparenti di un vestito da Campanellino. Era bella, la sua pelle bianca come i fiori di mandorlo e i capelli neri che le facevano da corona, mi riportavano alla dolce inquietudine che leggevo negl’occhi della Madonna di Munch.

Appena mi vide cercò istintivamente di chiudersi su se stessa e scoppio in un pianto isterico: avevo violato il suo segreto. Aveva un armadillo tra le gambe e la coda dell’animaletto penetrava interamente dentro di lei. Corsi in cucina, trovai una mannaia e con un colpo secco separai la coda dal corpo del povero armadillo morto: la sfilai delicatamente dal corpo della ragazza che si contraeva.

La aiutai a fare una doccia calda e mentre continuava a piangere, le preparai un tè con tanto Cointreau. Mi chiese di rimanere un po’ con lei. Delirava:

“Non ho mai sentito il calore di un uomo dentro la mia pancia. Forse perché il primo uomo che ho amato mi entrava dentro con una pannocchia che intingeva nel miele caldo. Da allora ho sempre cercato qualcosa che facesse attrito sulla mia carne. Senza mai amare nessun uomo.”

Quello che avevo visto per me era sufficiente e certe cose non potevo capirle, così decisi di non fare domande. Le lasciai il mio numero e solo quando si addormentò, tornai verso casa.

Una notte di maggio, fui svegliato dal suono inatteso del mio telefono: era lei in lacrime.

Mi chiese di correre da lei. Quando mi vide, mi abbracciò e sentii le sue piccole braccia sulla mia pelle come i tentacoli di una medusa che affondavano dentro di me.

“Ti voglio, ti sento dentro di me, ti prego aiutami.”

Dai suoi occhi grondava devozione, la sentivo fremere sotto la sua pelle morbida. Ci ritrovammo sul letto e mi abbandonai alla sua voglia. Mi legò le mani al letto, si mise su di me e all’improvviso tirò fuori da sotto al cuscino un cilindro di pelle aperto alle due estremità: una specie di astuccio penico che si chiudeva appena sotto l’apice purpureo della mia erezione. Me lo legò con dei nastri di raso viola attorno alla vita e all’inguine.

Reiko prese dentro di se il mio cazzo foderato d’armadillo e inizio a danzare su di me con la sensualità di una Dea Shunga, la sua voglia umida riscaldava il mio ventre e io mi perdevo dentro di lei. All’apice del piacere, la guardai e dissi: “Voglio stare sempre dentro di te.” Lei non rispose, sorrise dolcemente, si abbasso su di me e mi diede un bacio morbido, quasi materno. Si rialzò da dietro la schiena trasse un lungo coltello e con un taglio netto si prese per sempre la mia virilità. Reiko rivolse verso di se il coltello e si uccise. Il nostro sangue scorreva insieme e riscalda i nostri corpi: Prima di ricadere senza vita su di me, sorrise e disse:

“Ti amo.”

Il sangue cerca sangue: Le parole restano scritte sulla pelle.

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PATRICIA HIGHSMITH

"Non capisco la gente a cui piace far rumore; di conseguenza la temo, e poiché la temo, la odio. é un circolo vizioso emotivo"

 

 

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