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Pagina Ventunesima (Back Home: sospendi la sessione)

"Penso. Cammino. Vado avanti. E ripenso. Non a lei. Non a loro. Penso a me. Soltanto a me stesso. Rido. Sorrido. Mi scopro innamorato. Di me stesso. Si, me stesso. Quel me stesso che ha attirato e adirato. Donne. Le donne. Quelle donne. I  loro profumi. I sorrisi. Gli schiaffi in pieno volto che mi hanno dato. E sempre più distratto lo vedo blu, quasi verde smeraldo. Mi tuffo. Mi immergo, vestito, bagnato, mi confondo tra le sue onde."

"Nuoto. Mi stanco. Mi spoglio. Nudo. Tra le onde. Nel mio mare. Finalmente. Libero."

 

Finisce qui lo spazio per Loris. Portarlo fin qui è stata quasi una forzatura, per gli spazi e gli adattamenti, per il modo di comunicare. Ma è stato appassionante. Loris vive di getto come la scrittura che lo narra. Loris lo vedi per strada e magari ti accenna quel suo sorriso giocondiano. Oppure non lo noti per niente. Non importa. Perchè Loris è pronto a tornare magari in qulche altro angolo del web dove potrà ritrovare anche quella spiaggetta necesaria a ridargli le forze per continuare a perdersi...

In quella stessa spiaggetta dove "qualcuno" annoterà silenziosamente senza farsi notare...

 
 
 

Pagina Ventesima (dove -si nota- [che] il mondo scorre)

Bologna.

Di fronte un uomo sui 50:

"Vedo che lei ha una certa esperienza nel settore. E noi cechiamo gente affidabile. Molto affidabile. E mi creda le soddisfazioni non le mancheranno. Non parla?"

Non parla. Non può, perchè è distratto da quel pensiero. Da quegli occhi che lo fissavano prima di andare via. Per sempre. Lo guardava negli occhi quel tale ed in quel nero vedeva il film dei suoi attimi passati: " Di quel mondo di cui mi sento estranea nel profondo..." Con quelle parole, che rievocavano attimi incandescenti, lei era andata. E lui si sentiva sospeso. Nel vuoto di un Universo che in quel momento gli regalava soltonto vertigini. Vertigini. E solo vertigini. E adesso "lei" entra nel suo lavoro. In quel colloquio fondamentale, determinante, non solo per lui. Ma Loris è distratto. Forse è meglio tirarsi indietro. I ruoli non sono facili e solitari.

"Allora, non parla?"

"Mi pare sappia abbastanza su di me"

"Non è mai abbastanza. Comunque mi piace la sua sicurezza. Me l'avevano detto che lei  è un osso duro. E noi cerchiamo questo"

"Veniamo al dunque"

"Giusto. Lo sà: lei mi piace davvero"

"Domani arriva il nostro uomo?"

"Si. Domani mattina. Lei troverà tutto questa sera in albergo"

"In albergo?"

"Non si preoccupi, è tutto sotto controllo" .

Loris gira per le vie di Bologna. Si sente un bicchiere. Vuoto. Né mezzo pieno, né mezzo vuoto. Ed anzi odia chi, in base a questo cazzo di bicchiere, fa analisi  e spara a raffica sull'ottimismo e sul pessimismo. Perchè lui si è bevuto l'attimo vissuto con lei. Ubriacandosi. Dimenticando tutto. E portando con lui il dolore del ricordo. Lei che sta per sposarsi. Lui che l'ha lasciata andare tra le braccia di quell'altro. Lei che sarà bella come il sole. Lei che sorriderà ai suoi amici e già, illudendosi, l'avrà dimenticato. Si sente un bicchiere vuoto, come quello che ha davanti con i riflessi di quel locale dove due donne lo guardano invitandolo ad un drink. Ed il bicchiere resta sempre vuoto.

Ore 0.03: Un sms, nel frattempo, lampeggia come il giallo dei semafori notturni: "ciao tes;) mi manchi da morire. mi hai portato a casa tua e mi hai lasciato sola:(  ma che uomo sei? tes scusami!!! ma sai la carne è debole:)... perdonami... lo sò che stai sorridendo... ti asp con ansia... Roberta (quanto ti piace il mio nome eh...) baci... ;)"

Il gesto alle due donne e poi via, tra le vie notturne, verso quell'albergo. Dove qualcuno l'attende.

 

 
 
 

Pagina Diciannovesima (Dove tutto è Preludio)

Post n°19 pubblicato il 26 Maggio 2010 da mdb1622
 

Vuole andare da sola. Non vuole più sentire niente. E' stata e sarà una notte indimenticabile. Per le parole, gli sguardi, gli odori. Si, gli odori, quelle essenze che questi due hanno. In perfetta unione. Lì, in penombra, avvolti in una coperta stropicciata dai loro corpi. Notte di luna invisibile. Notte fuggente. Notte dimenticata. Notte persa, in un universo. Forse ritrovata chissà dove. Chissà quando. Chissà perchè. Notte perduta. Forse. Per sempre.

Adesso il sole la prende in pieno volto. Volto coperto. Bagnato dai solchi del suo pianto forte, lacerante. Dal suo pianto silenzioso. “Non si preoccupi, tra poco arriviamo”: quel mondo che spesso non capisce un cazzo e s'intromette nella vita altrui, nei sentimenti, nell'intimità di una persona. “Ma vaffanculo”, la sua risposta diretta, senza remore, senza paure, a quel deficiente che l'aveva puntata sin da quando si era seduta sull'aereo. A quel deficiente che adesso ritornava a farsi i benedetti cazzi suoi.

 

Roma.

L'aspetta, è ansimante, tremante. Sembra un ragazzino che per la prima volta si affaccia al mondo magico degli “amorosi sensi” . Un uomo ambito, per la sua posizione economica, per la sua prestanza fisica. Un ex playboy perso ormai di lei. L'attende all'aeroporto. Sa che lei ha deciso. Stà tornando da lui. E non ha bisogno di mille scuse né di silenzi imbarazzanti per capire. Si perchè un uomo capisce la donna che ama. Capisce se sta fuggendo da lui. Lo sente. Come sente che lei ritornerà anche con il cuore da lui.

Nella mattinata quel messaggio l'aveva reso trionfante e più contento di un bambino in festa. Aveva gridato richiamando la preoccupazione dei suoi vicini. Aveva gridato dal suo balcone. Aveva fatto la doccia ed era uscito nudo nel solito balcone danzando come un indios in preda a alle sue primordiali felicità. Poi una bella colazione al bar. Pieno di sorrisi e commenti con il suo amico al bancone. Poi ancora la lettura infinita di quell'sms: “Stai tranquillo adesso torna. E sarà tua, completamente. In bocca al lupo...” , inviato da Loris alle ore 11.52. Quell'sms che non cancellerà mai!

“Volo 724, autorizzato all'atterraggio ILS, pista 22, mantieni 3200 piedi fino a stabilizzarti”.

L'aereo stava per toccare la pista. Lei è ancora con la mente laggiù, in Sicilia. Dove però sà che nessuno l'avrebbe più accolta. Quel nessuno che ha un volto e un nome indelebile per lei. Quel nessuno che si chiamava semplicemente Loris.

 

 
 
 
 
 

Pagina Diciassettesima (Dove si perde il riferimento)

Post n°17 pubblicato il 15 Maggio 2010 da mdb1622
 

Non ha il tempo e la voglia di discutere. Notte assurda. Profonda voglia di perdersi nei segreti di un sogno da non svelare. Lei parla ancora. Lui non l'ascolta. Crolla su se stesso. 

Lei capisce. Lo conosce forse meglio di tante altre donne su cui lui ha tracciato una traiettoria. Già. Traiettorie. Come quelle che adesso riappaiono in lei, forse, mai cancellate.

La notte fugge a piccoli passi. La luce incomincia a cercare spazio. In quella casa, in cima su quel monte, ancora circondato da nuvole avvolgenti, in quel millenario paesino medievale, i tre dormono come tre piccoli bambini distrutti dal loro stesso gioco estenuante. Dormono mentre il mondo sta lavandosi il volto.

Nessuno dei tre dovrebbe essere lì, in quella casa, in quel momento. Almeno questo è quello che crede ancora quel mondo, appena sveglio, che sta fuori a un passo, lungo un sogno, da loro.

 

 
 
 

Pagina Sedicesima (in una direzione)

Post n°16 pubblicato il 07 Maggio 2010 da mdb1622
 

Roma.

Squilla. Quel maledetto telefono squilla. "Dai rispondi! Rispondi cazzarola. Perchè non rispondi?" . "L'utente da lei chiamato potrebbe essere irraggiungibile... Riprovi più tardi". Quel cazzo di messaggio che ti dice di riprovare più tardi e tu invece conti i secondi per richiamare. Per sapere. Dov'è? Che fà? Perchè lo tiene spento?

Ecco appunto. A più di mille chilometri di distanza quella domanda irrompe nella sua mente. Mente gelosa. Sospetta. Dubbiosa della incostanza umana. Delle passioni ribelli. Perchè lui sentiva che qualcosa non andava. E' voluta partire all'improvviso. Soltanto fra due giorni devono sposarsi. Ma poi ripensa a quegli attimi: la cena al chiaro di luna, le sue carezze, gli sguardi. E poi la notte, a casa, continuata tra i sussurri e il fiato sospesso verso l'abisso. Si l'abisso, del piacere. "Però lei era un pò fredda" , adesso quel pensiero. No. Non il pensiero, ma una constatazione: era distaccata. No. Non una constatazione. Era la realtà. E' la realta.

Sicilia.

"Apri, sono io"

Nessuna parola, soltanto una porta che si apre. Poi le scale. Non l'ascensore. Poi quei passi, solitari, echeggianti. Stà salendo verso di lui. Non si guarda intorno. E' sola. Sola verso di lui.

Trova la porta socchiusa.

Ha un bicchiere in mano. Lei entra. "Lo so. Non dovevo. Ma volevo parlarti."

Mente. Non vuole parlargli. Vuole semplicemente lui. E lui lo sa.

Lei si siede. Su quel divano dove lui stava buttando via i ricordi delle intense ore appena passate.

"Mi hai lasciato addosso il tuo profumo. Ho cercato di..."

Poi una voce:

"Loris, amore, dai puoi venire. Cucciolo..."

Poi una figura in penombra che istantaneamente diventa molto più chiara: Roberta con i suoi vent'anni che cerca rifugio nel migliore amico di suo padre.

E lei che che abbassa gli occhi e sente di aver fatto un viaggio inutile.

"Oh, scusate, non sapevo, torno di la."

Poi quello sguardo che cerca di incrociarlo:

"Così non eri solo"

"E allora?"

"Potevi dirmelo" .

 
 
 

Pagina Quindicesima

Post n°15 pubblicato il 04 Maggio 2010 da mdb1622
 

Roma. Mattina

"Devo prendere l'areo"

"Perchè, dove dovresti andare?"

"In Sicilia"

"A fare che?"

"Fai troppe domande. Stai diventando paranoico"

"No, è che sei partita 2 giorni fa e adesso ci ritorni e non vuoi dire il perchè"

"Non ti fidi?"

"Non è quello"

"Non ti fidi...!"

Si gurdano un attimo negli occhi:

"Amore, stai tranquillo, ho solo bisogno di altri due giorni prima di sposarci"

"Non è che ci stai ripensando?"

"Ma scherzi tesoro, lo sai che sei l'unico grande amore della mia vita..."

Parole al vento. Al vento di maestrale che sta tirando in quella zona della Sicilia. Quel vento che porta la sua rotta tra le braccie di quell'altro li. Non quello fatto di parole. Quello è altro. E' ancora, forse, quel ragazzo con cui aveva sognato in un tempo istantaneo ed immenso. E vibra dentro. Sente un fuoco, non ha voglia di niente. Niente, se non lui. Lì, in Sicilia.

Però lui dorme, da poco, si è abbandonato su quel divano perchè la figlia del suo grande amico sta sognado nel suo letto abbracciatta, stretta nei suoi vent'anni, ancora a quell'orsetto.

Lei, invece, stringe a sè un sogno.

Lei che nel frattempo è lì, davanti a quel portone. Chiuso.

 

 

 
 
 

Pagina Quattordicesima (preludio)

Post n°14 pubblicato il 29 Aprile 2010 da mdb1622
 

Sbatte forte. S'infrange tra le rocce con un suono possente, dominante. E' buio e tira un'aria fredda che taglia quasi il volto. Non si può riscaldare e pensa. E ride. E' a un passo dal completare qualcosa per cui ha tanto sudato e passato notti insonni. Però ride. Lui, il distratto Loris è fatto così. Sa sorridere. "Beato tu, che sei calmo e tranuqillo, io devo controllarmi". Il suo collega, continua a guardarlo e lui nenache gli risponde. L'apparenza inganna, e chi l'ha mai detto che lui sia tranquillo. Potrebbe esserlo. Ma senza certezza. Ognuno, d'altronde, crede quello che vuole credere. Poi attimi, un attimo, e fa un salto nel passato.

Sui banchi di scuola quando quella sua compagna, un pò troppo egocentrica, gli sorrideva maliziosamente. E mentre quell'insopportabile professoressa di matematica spiegava le proporzioni: x "sta" a y "come" a:b , lui capiva che lei "stava" tentando di salire su di lui "come" mai avrebbe potuto pensare, con la professoressa di spalle e lei sempre più in là, le risatine dei compagni complici e guardoni e poi, il finimondo.

"Ma che state facendo?" Smettetela subito! Presto: chiamate qualcuno!!! Smettetela di ridere!"

Poi quelle parole di quel suo compagno sfigato: "Suo padre, io lo conosco bene, adesso te le dà. Eccome se te le dà!" .

E poi ancora quei passi veloci, quasi fossero i segni sonori, di una marciatrice olimpionica: "Adesso andate dal Preside tutti e due! E tu, mascalzone: vergognati!".

Il preside. Era un gentiluomo, amante degli schemi scolastici inglesi. Figuriamoci ad una situazione del genere come avrebbe reagito. Sudato e nervoso avrebbe pensato subito allo scandalo, ai titoli dei giornali. Già aveva gli incubi: " Sesso tra i banchi: Due giovani della xxx durante l'ora di matematica sorpresi mentre... ". Poi le trasmissioni televisive. Le condanne, i rimorsi, gli esperti. 

Poi quella punizione assurda di sospensione: 30 giorni per qualche "slinguata" , così la chiamavano i suoi amici e soltanto un richiamo per la ragazza. E tutto archiviato sotto uno stretto riserbo.

E già, da allora, pregustava il senso del ridicolo di una società attaccata alle etichette ed al grande,immenso, potere del denaro. Si perchè la ragazza era la figlia di... Ma adesso che importa. Adesso c'è il mare. Le onde. Il vento. La frescura. Adesso c'è quella casa, lì a pochi metri da loro. Adesso tutto è diverso. Adesso è l'ora di tirare le reti. Il lavoro è stato massacrante. La ricompensa è lì ad attenderli. 

E adesso che sopravvengono delle luci dal mare, si aspetta soltanto il segnale.

Per chiudere il cerchio.

 

 
 
 

Pagina Tredicesima

Sicilia. Notte.

Roberta sta asciugando i suoi capelli con le mani. Ha vent'anni. E si vede. E' solare, scura, occhi intensi. Azzurri come il cielo della sua adorata terra. Illuminati dal suo sole. Dal suo vento. Roberta forse è Sicilia. E' lei stessa quell'isola millenaria. Mitologica. Ovunque lascia i suoi odori. E un filo di tristezza che la rende misteriosa. Arcana. Surreale. Quasi irragiungibile. E la serata per lei, forse, è appena iniziata. Per lui l'esatto contrario.

Ma lei lo vuole vicino. Perchè lui è diverso. Si fida. E forse. No: senza nessun forse. Lui non ne ha dubbi: lei è la figlia del suo Armando. E lui le vuole bene. Certo come potrebbe non piacerle. Ma questo che significa? Niente. Non significa niente. Non necessariamente un uomo e una donna da soli nella notte, con un letto, una sottoluce soffusa, diffusa, coinvolgente, l'atmosfera invitante a contatti primordiali, devono finire insieme tra le lenzuola. Sotto le lenzuola.

"Senti Loris, vorrei dormire abbracciata con te! Non sorridere scemo. Lo sai che non ho intenzioni strane"

"Dici?"

"Si! Deficiente!"

"Allora posso stare tranquillo"

"Forse..."

Ancora in accappatoio, lo stringe. Lo sente vicino. Lo sente:

"Loris, con te mi sento protetta. Lo so che stai sorridendo..."

"Dai, mettiti a letto, ti do  qualcosa"

"La tua camincia!"

"Ma no"

"Non ti azzardare a darmi una maglietta di qualche tua avventurella veloce!"

"E certo scusa, guarda che bella questa!"

"Quella lo sai dove la devi mettere vero?"

Ancora il campanello.

"Armando ancora tu?"

"No. Non sono Armando" . Un attimo di silenzio. Solo un attimo. I suoi occhi sono stretti per intuire. Il suo sguardo cerca di capire se lei è lontana. Poi ancora dall'altra parte del citofono:

"Il canarino è entrato in gabbia" .

"Senti Roberta, scusami ma devo andare"

"Ma dove? Dai! Non puoi lasciarmi sola! Proprio stasera!"

"Mi dispiace"

"Ma come, ti prego!"

"Devo andare!"

"Vado anch'io!"

"No tu resta, qui sei a casa tua!"

Poi via. Vola via. Entra subito in una macchina. Sono in quattro. Partono a velocità pazzesca. Sono in autostrada. Direzione sud-est. Corsia di sorpasso. Autovelox saltati per eccesso di velocità. Fuori dal range. Corrono. Sfrecciano. Quasi decollano. E non sono aerei. Sono auto. Molto veloci. Forse troppo veloci. E non sono quattro amici. No. Non sono quattro amici che giocano a fare le corse con la propria vita. 

 

 

 

 
 
 

Pagina Dodicesima (ciò che ne rimane)

Per ben tre volte trovo delle cancellature che non mi consentono di vedere ciò che è stato scritto. Per ben tre volte qualcuno ha tentato di scrivere invano. Leggo ancora tra le righe, all'interno di ciò che risulta, a malapena, essere leggibile su un fogliettino sul fondo della pagina.

Roma, not f ---

Mi alzo, non res---- . Lui è lì sotto le ---- . Io sono lont---- . L'avevo ------- . Adesso l'ho ----- . Lui ch non è stato mai prevedib, lui che è sempre dentr.

Dove sei a---r mio? Dove? Perchè mi hai lasciata an---re

Squilla! mandami un sms! Ti pr--o ho ------ ---- te!

 

Leggo ancora, questa volta, in chiaro: "Può capitare che un ricordo diventi realtà, e che subito dopo ritorni nei ricordi. Può capitare che quel ricordo diventi ancora più forte da farti mancare il respiro. Può capitare. Mi è capitato. E il ricordo mi ha fatto assaporare il gusto della fatualità e l'essenza del piacere che, questi, sia diventato una fugace realtà".

Poi il niente. Nulla è più scritto. Sarà tornata sotto le lenzuola per gettare nel buio notturno quei pensieri che forti le riaffioravano dinanzi. Anche se chiamarli pensieri non è per nulla esatto. E lei lo sa. E il cuore anche. Il cuore. Quello stesso cuore che ha "sempre ragione".

 

 
 
 
 
 

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