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Creato da barbysalerno il 08/07/2006

^LEI, IL DIAVOLO

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ARCHEOBUS? CHE VERGOGNA

Post n°10 pubblicato il 13 Novembre 2006 da barbysalerno
Foto di barbysalerno

NEWS (a cura di Sgrunt) TRATTO DAL SITO www.libertatutti.it

Io e Stefania, persona paraplegica su sedia a rotelle, abbiamo deciso di sfruttare il servizio Archeobus del Comune di Roma, e gestito da Trambus Spa. Non un servizio qualunque: da tempo coltiviamo profonda sfiducia verso autobus, treni, pullman e metropolitane, per quanto riguarda l'accessibilità a persone disabili. Proprio per questo abbiamo deciso con entusiasmo di sperimentare il servizio Archeobus (uno speciale autobus scoperto che effettua il giro turistico della Roma archeologica): perchè a differenza dei "comuni" trasporti questo nuovo mezzo è pubblicizzato come dichiaratamente accessibile e su tutti i mezzi in circolazione campeggia il logo dell'accessibilità a persone su sedie a ruote. Anzi, l'aspetto dell'accessibilità è quasi ostentato, tanto da averci indotto in passato a consigliare a nostra volta questo servizio pur non avendolo mai provato di persona. Stamattina, sabato 30 settembre, abbiamo quindi deciso, la mia compagna ed io di provare il servizio, nonchè l'emozione di poter viaggiare per la prima volta su un autobus scoperto, dato che la totalità di quelli in circolazione non consente al viaggiatore disabile di accedere al piano superiore. Alle ore 10.30 passa il primo Archeobus, sulla via Appia Antica, alla fermata di fronte alla tomba di Cecilia Metella. Nonostante fosse mezzo vuoto, il personale ci comunica che la vettura in realtà era al completo, poichè nel viaggio di ritorno avrebbe dovuto "raccogliere" i turisti scesi per ammirare le rovine. Ci consigliano quindi di aspettare il prossimo mezzo. Per esperienza, mi ha sfiorato il pensiero che la pedana elevatrice fosse rotta, ma non ho avuto motivo di dubitare di quanto detto, infatti abbiamo aspettato. Alle ore 11.00 arriva una seconda vettura; al momento di salire ci dicono che la vettura non è idonea. Eh no, scusate, sul fianco della vettura campeggia tanto di logo di accessibilità, al piano superiore è presente il vano apposito per agganciare la carrozzina, e il servizio è ampiamente pubblicizzato come accessibile, cosa vuol dire che non è idonea? Comprendiamo subito che sia l'autista che l'addetta, che per carità sono stati gentilissimi e non hanno colpe dell'accaduto, non sono stati assolutamente formati sul funzionamento della pedana elettrica. Non l'hanno mai vista, non sanno come farla funzionare, e neanche se funziona. Tant'è che offrono la loro disponibilità a sollevare la mia compagna "di peso" per i cinque scalini ("ci è capitato già in passato di farlo con un'altra persona disabile", ci viene dichiarato), offerta che fermamente rifiutiamo. Di fronte alle nostre richieste, aggiungono di aver telefonato tempo fa al meccanico preposto, senza aver ancora ricevuto alcuna risposta. Ci consigliano anche loro di aspettare il prossimo mezzo, cosa che ci siamo ben guardati dal fare. Potrà sembrare al lettore questa una questione di marginale importanza, e ripeto, non ci avrebbe scandalizzato se avesse avuto come oggetto un comune mezzo pubblico, non perchè non ci sarebbe stato di che scandalizzarsi, ma perchè abitudine e  rassegnazione forse ci hanno sedato gli animi con gli anni. Ma quello che ci ha profondamente amareggiato, è stata la sensazione di essere stati traditi proprio da un servizio concepito, pubblicizzato, architettato, per ostentare il massimo grado di attenzione verso la clientela disabile. La Carta dei Servizi di Trambus Spa, ribadisce infinite volte la loro attenzione per la qualità del servizio, la massima sensibilità verso la clientela disabile, e l'alto gradi di sensibilizzazione su questi temi trasmesso ai propri dipendenti. Viene persino comunicato, sempre nella Carta dei Servizi, che la loro centrale operativa è intitolata e dedicata ad "un ragazzo disabile che si è battuto perchè tutti possano avere una vita normale", cito testualmente. Queste sono le parole però, nel concreto abbiamo vissuto un servizio che non solo non era tecnicamente funzionante, ma anche se lo fosse stato, non era coadiuvato da personale in grado di farlo funzionare. Abbiamo una persona in carrozzina che si è vista passare avanti due corse senza potervi salire a bordo, e un pianificato sabato di gita ridotto a una cocente delusione. Con la consapevolezza di essere stati "traditi", proprio da chi fonda tutta la sua comunicazione d'immagine su una ingannevole attenzione verso la clientela disabile.  

 
 
 
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