Creato da barchimede1 il 21/10/2008

Barchimede TransAt

Traversata atlantica Italia Brasile ottobre-novembre 2008

 

Addio Barchimede !

Post n°111 pubblicato il 22 Febbraio 2009 da barchimede1

Barchimede è ormai venduto.

Ormai bisogna guardare avanti, ciò che è stato è stato e non può più essere cambiato.

Grazie a tutti gli amici per le dimostrazioni di stima e di affetto.
Grazie a Barchimede e ai suoi numerosi equipaggi per le splendide esperienze fatte assieme.

 

 
 
 

Barchimede è in vendita

Post n°110 pubblicato il 25 Gennaio 2009 da barchimede1

Con gran dolore, ho messo in vendita il magnifico e amato veliero Barchimede, nello stato e nel luogo in cui è. Non me la sento di proseguire a lungo la lotta per il recupero.

Per ora la migliore offerta è stata 20 mila reali, circa 7 mila euro.

 
 
 

Chiglia recuperata

Post n°109 pubblicato il 24 Gennaio 2009 da barchimede1
Foto di barchimede1

Abbiamo recuperato la chiglia, ma che fatica !!

Ieri ci siamo attrezzati meglio e siamo andati sulla secca un paio di ore prima della bassa marea, portandoci 6 bidoni stagni da 200 litri, un palo di legno di carnauba di 6 metri, mentre 2 parabordi e tutte le cime disponibili sul Barchimede erano già là dal tentativo precedente.

All'arrivo sul posto un paio di jangadeiros stavano già prendendosi il materiale... si sa, la legge del mare dice che i relitti sono di chi li trova.
Ma se si dimostra che si sta già lavorando al recupero, allora sono di chi l'ha trovato per primo.
Immediatamente i jangadeiros si sono messi ad aiutarci di buona lena.

Questa disponibilità dei brasiliani mi sorprende sempre.

Alla bassa marea, più vicina alla sizigie, c'erano solo 20 centimetri d'acqua sopra la chiglia.
Imbragato l'oggetto con i cavi d'acciaio delle sartie volanti di rispetto più la cima dell'ancora di speranza e posto il palo di carnauba ben fissato in posizione baricentrica, abbiamo legato i bidoni sul palo, a 2 a 2, legati e imbragati meglio possibile.

Con la bassa marea, sembrava di essere in una laguna calma, senza onde.
Già con un metro di marea in più hanno cominciato ad arrivare piccoli frangenti.
Con un metro e 20 tirando a piedi in 3 persone si riusciva a far scivolare la chiglia, ancora appoggiata sul fondo.
La fatica era notevole e i frangenti erano a dir poco molto preoccupanti, ma a poco a poco siamo riusciti a portarci in una zona più profonda e sicura, dove le onde erano molto più tranquille.

Il problema grosso è che la chiglia pesa più di 1300 chili, quindi tutta la zattera andava a fondo invece di galleggiare.
Abbiamo risolto con l'aiuto di 2 pescherecci locali, che sono riusciti faticosamente a trascinare il convoglio sul fondo del fiume fino al marina, accanto al Barchimede.
Meno male che non si è impigliato in nulla, altrimenti se ne restava sul fondo del fiume.

Oggi mi dedicherò alla pulizia dell'interno della barca e se avanza tempo, a rimettere a bordo qualcosa di ciò che è stato recuperato.

 
 
 

Barchimede galleggia, anche se il danno è grosso.

Post n°108 pubblicato il 22 Gennaio 2009 da barchimede1
Foto di barchimede1

Dopo 3 giorni di lavori frenetici Barchimede galleggia, dopo il naufragio in un posto di grande bellezza.

E' privo della chiglia e di metà del timone. anche l'asse dell'elica è storto.

L'interno è un disastro, sabbia, conchiglie, gasoio, olio, acido solforico delle batterie, vari prodotti chimici trasportati in cabina mescolati insieme.

Il danno più grave è stato aver lasciato acceso l'interruttore generale su 1-2.
Elettrolisi furiosa su tutti i componenti elettrici, dall'alternatore e motorino di avviamento, agli strumenti, a tutte le apparecchiature elettriche accese.

La chiglia, strappata dalla forza delle onde, oltre a svellere 8 bulloni da 20 millimetri ha anche stortato di 30 gradi il telaio interno in lega di alluminio, aprendo una breccia di un metro per 15 centimetri, a cui è seguito un  rapido affondamento.

In quel momento la carta sul GPS segnava una profondità di 5 metri, + 2 dell'alta marea di quadratura.
Ma si sa che le barre di sabbia si spostano come le dune del deserto e la carta non fa testo, se non indicativamente.
E' obbligatoria invece la guida di un pilota locale (in brasiliano "pratico").
Ironia della sorte, mi trovavo a soli 20 metri da dove passa oggi il canale profondo.

Per farlo galleggiare abbiamo approfittato della bassa marea per stratificare e resinare temporaneamente la falla.

Ieri mattina, ripercorrendo a ritroso la traccia del GPS abbiamo ritrovato la chiglia.
Oggi abbiamo fatto un tentativo di recupero, purtroppo fallito.
Con la bassa marea è a soli 30 centimetri di profondità, ma è maledettamente pesante. Legata con 5 bidoni da 200 litri riusciva quasi a galleggiare, ma la forza del mare in quel punto con l'alta marea ha rotto qualcosa, per cui i bidoni si sono liberati.
Domani tenteremo qualcosa di diverso, almeno per farla arrivare dove il traghetto fluviale può venire a sollevarla (lì nei frangenti non ci viene, non sono mica scemi...).
Con la bassa marea, è tutto calmo e tranquillo, con l'alta marea è un delirio.

 Il Barchimede è ormeggiato vicino alla spiaggia dove c'è un marina, il marina do Enrique, che ricovera circa 60 motoscafi. Non è troppo esoso e mi ha aiutato molto.
E' anche riuscito a far partire il motore, che non è perduto.

Ormai sono un po' stanchino, oltre che frustrato.
Ancora poco e potro' prendermela più calma con le opere di ripristino.
Purtroppo il portafoglio piange.

 

 
 
 

Barchimede affondato !! :(

Post n°107 pubblicato il 19 Gennaio 2009 da barchimede1
Foto di barchimede1

Purtroppo Barchimede è affondato stamattina, dopo aver urtato il fondo con la chiglia sulla foce del Jaguaribe. La barra di questi fiumi si sposta, secondo le stagioni e le maree. Per primo si è spezzato il timone, poi la chiglia è rientrata, facendo una falla che lo ha velocemente riempito. Il tempo di chiedere aiuto ad una barca di pescatori, ed è affondato vicino alla spiaggia, in circa 2 metri d'acqua. Adesso aspettiamo la bassa marea, per vedere se emerge ed è recuperabile.

 
 
 

Rotta Sud - Tentativo numero 3

Post n°106 pubblicato il 18 Gennaio 2009 da barchimede1

Ci riprovo, oggi il meteo prevedeva 5-10 nodi, invece ce ne sono sempre come al solito 25-27 finora...

L'obiettivo è più ridotto: Aracati, 67 miglia di cui ne ho già fatte 27.
Sono partito infatti alle 10, con l'obittivo di entrare nella foce del fiume Jaguaribe con l'alta marea delle 11:30 domani mattina.

Speriamo in bene perchè il motore ha ogni tanto qualche mancamento... forse carburante sporco o filtri sporchi, chissà.
Comunque vado prevalentemente a vela, ma il motore mi servirà per entrare e manovrare.

Aggiornamento domani mattina.

 
 
 

Stagione delle piogge, momento propizio per andare ?

Post n°105 pubblicato il 17 Gennaio 2009 da barchimede1

Ieri è iniziata la stagione delle piogge e da qualche giorno il vento ha mollato a 5/10 nodi. Tante barche sono già partite verso sud-est.

Mi sto organizzando per andare anch'io, magari a motore e a piccole tappe, purtroppo sempre in solitario.

A quanto pare con l'alta marea (quasi 3 metri) si riesce ad entrare in alcuni estuari dei fiumi, le foto su Google Earth mostrano infatti anche navi piuttosto grosse.
Per me il problema finora era sapere l'orario delle maree, ma a quanto pare è indicato nel sito della Marina Militare Brasiliana.

 
 
 

Rinuncia numero 2 (a 60 miglia da Cabo Calcanhar)

Post n°104 pubblicato il 12 Gennaio 2009 da barchimede1

Questa volta son andato ben più lontano... ma il risultato è lo stesso.

Sembra che sia proprio difficile arrivare a questo Cabo Calcanhar, in pratica lo spartiacque dell'Aliseo brasiliano. A nord del capo, vento e corrente vanno a NordEst, a sud del capo vento e corrente vanno a SudEst.

E' stata duretta, diciamo forse l'esperienza più impegnativa che mi sia mai capitata, a parte una certa notte di capodanno del 1981 al largo dell'isola del Gargalo.
Altro che traversate atlantiche, sono sciocchezze di tutta comodità.

Ho comunque imparato alcune cose, dai jangadeiros e dai marinai locali:

1) il vento "sembra" sempre quasi costante, ma non lo è
2) ogni giorno l'aliseo ruota di 40 gradi a sinistra nel pomeriggio, un po più da ENE, come se ci fosse da noi la brezza di mare, per ritornare a SE la notte
3) i jangadeiros ne approfittano per fare una migliore bolina mure a dritta la mattina presto, pescare tutto il giorno trascinati dalla corrente, e ritornare sempre di bolina mure a sinistra nel pomeriggio, ma più favorevole
4) ogni tanto si apre una "finestra" di vento più leggero e da NE, ma non si sa quanto durerà... può essere un giorno, come una settimana
5) bisogna attenderne una prima di partire, quando arriva bisogna partire, avendo sempre il pieno di acqua, viveri e carburante
6) i marinai locali comprensibilmente non vogliono fare questa tratta, sparano le cifre più assurde, nel senso che se proprio devono farla, che sia per molto molto denaro

Dal canto mio ho capito che il problema più grosso per un solitario è quello del sonno.
Visto che c'è molto traffico da pesca in queste acque, anche nei posti più impensati, ci sono 2 soluzioni:

1) dormire solo 20-30 minuti per volta
2) andare molto al largo, dove i pescatori non vanno

Quindi ho fatto una buonissima bolina i primi 2 giorni, percorrendo 110 miglia fino a Areia Branca, dove la carta indicava un paio di ancoraggi e speravo di riposarmi.
Invece, giunto lì, il luogo era troppo esposto e la sosta non mi è sembrata possibile.
Quindi ho continuato facendo un lungo bordo in fuori fino a raggiungere quasi il banco Sirius, ma dovendo schivare innumerevoli barche da pesca ho dormito e mangiato pochissimo.
Quando ero quasi convinto di avercela fatta, ero solo a 60 miglia dal capo Calcanhar ed il bordo prometteva bene, purtroppo il vento è salito progressivamente fino a 40-45 nodi, il mare si è alzato di conseguenza con il passare delle ore.
Era un po' troppo per me: stanco, affamato, assonnato, prendere frangenti che ricoprivano la barca da prua a poppa, ho temuto per la mia vita.

Quindi la decisione: poggiare e volare a 15-20 nodi, pur con 2 mani e fiocco 4.
Il ritorno è stato un attimo, meno di 22 ore, anche se per riuscire a dormire e tenere il pilota automatico ho ammainato del tutto la randa.

Ironia della sorte, all'arrivo a Fortaleza il vento è sceso a 9 nodi, ma va bene così.

Il Signore mi ha messo alla prova e Lo ringrazio di avermi condotto in porto sano e salvo.
Gloria a Dio nell'alto dei cieli ! 

 
 
 

Rotta sud est (ci riprovo...)

Post n°103 pubblicato il 08 Gennaio 2009 da barchimede1

In splendida solitudine domani in mattinata ci riprovo: rotta sud-est !

Niente altre persone a cui dover badare, taniche ben piene di gasolio per una eventuale lunga smotorata di 4 giorni, controllato bene il meteo (sempre poco favorevole) ma con alcune periodiche finestre di rotazione favorevole, da sfruttare opportunamente.

L'unica preoccupazione resta il rischio collisioni.... che di traffico, a dire la verità, un po' cen'è, soprattutto jangadas a pesca al largo. Di giorno si vedono bene, ma di notte vanno pure a luci spente.

 
 
 

Corrente e vento forte contrari... un po' troppo !

Post n°102 pubblicato il 30 Dicembre 2008 da barchimede1

Siamo partiti ieri mattina in direzione Natal, con l'intenzione di fare 63 miglia ed entrare nella foce del fiume Jaguaribe, località Aracati, accessibile solo con l'alta marea.

Dopo 10 ore contro un vento di 25-30 nodi avevamo fatto solo 21 miglia, subendo anche qualche danno alla fiancata a causa dell'ancora insufficientemente legata e sganciatasi.

Il mio equipaggio era a pagliolo, a causa del mal di mare... troppo arduo proseguire.

Siamo rientrati a Fortaleza in circa 2 ore e mezza, dal che ne deduco che la corrente era di circa 2,6 nodi.

Bolinare 30 nodi di vento contrario e 2,6 nodi di corrente contraria è una cosa per equipaggi duri che ne hanno una gran voglia...

Per ora siamo rientrati, ora esploreremo soluzioni alternative.

Piccola disavventura nella notte: l'ancora ha arato per circa 1 miglio nel porto di Mucuripe !!!
Se n'è accorto Bruno, quando ormai eravamo a ridosso della barriera corallina di Meireles.

Credo che dovrò ripensare le mie strategie nautiche per il futuro, visto che due rischi gravi di affondamento nello stesso giorno mi hanno dato da pensare.

 
 
 

Quasi in partenza

Post n°101 pubblicato il 27 Dicembre 2008 da barchimede1
Foto di barchimede1

Siamo pronti alla partenza per Natal, Cabedelo, Recife, Maceiò, Salvador.

Mancano solo pochi documenti.... la burocrazia brasiliana è complicata.

 
 
 

Incontri: LS Ejdern

Post n°100 pubblicato il 24 Dicembre 2008 da barchimede1
Foto di barchimede1

Abbiamo reincontrato a Fortaleza una magnifica barca, LS Ejdern già ammirata a Fernando de Noronha.

Costruita nel 1894 in quercia e faggio come barca del pilota, lunga 11,60, pesante 14 tonnellate di cui 2 in chiglia, è particolarmente bella in quanto benissimo conservata con amore e veramente "navigata" come poche barche al mondo.

E' armata con randa aurica e controranda, fiocco e controfiocco sul lungo bompresso.
Niente winch, ma sistemi di bozzelli quadrupli per ridurre lo sforzo necessario per sollevare il pesante picco e l'antenna della controranda.
Niente spinnaker ma un fiocco-pallone, antesignano dei moderni Gennaker.
Ai tempi della sua costruzione era considerata una barca veloce, agile e leggera, ma anche solida e in grado di affrontare ogni mare, come si conviene ad una pilotina.
Ancora adesso faceva i suoi bravi 6 nodi e mezzo nell'aliseo. 

Ci hanno messo 17 giorni da Capo Verde a Fernando de Noronha, contro i nostri 10.
Tre giorni da Fernando a Fortaleza, contro i nostri 2.

E' tutto un altro stile di barca, ma è sicuramente ben più comoda del Barchimede, non solo più lunga, ma anche più larga e profonda, con interni più ampi ed equipaggio sufficiente per manovrare le pesanti aste e il massiccio bompresso retrattile.

Anche loro hanno un motore Volvo Penta, anche loro hanno pannelli solari, il doppio dei nostri, anche loro hanno un satellitare Iridium.
Loro hanno anche un generatore HydroGen che gli fornisce 5 Ampere a 6 nodi giorno e notte. Il loro problema elettrico è assolutamente identico al nostro, in quanto il loro scarso frigorifero consuma un poco più del nostro.

Il loro pilota automatico non assorbe energia elettrica in quanto è del tipo a vento. A loro dire funziona benissimo, a patto che ci sia vento.

Devono innaffiare la coperta 2 volte al giorno, per raffreddarla ed impedire che si secchi e faccia acqua.
Bisogna anche stare attenti con lattine varie, in quanto i chiodi di rame al contatto corrodono qualunque altro metallo in pochissimo tempo.
Non ho capito bene se è anche foderata di rame, a protezione contro la teredine. 

La barca sta facendo il giro dell'Atlantico e nei prossimi mesi salirà verso Terranova e la Groenlandia per riattraversare l'Oceano e giungere nuovamente in Norvegia ad ottobre 2009.

L'equipaggio, per noi curiosamente barbuto e biondo rossiccio, è molto simpatico.
Già incontrato nei locali della Policia Federal a Fernando de Noronha, agli Internet point dell'isola, qui al Marina Park sono venuti in visita sul Barchimede e noi da loro.

Il loro sito è www.ejdern.no

 
 
 

Stato del Barchimede e Considerazioni nautiche sulla traversata

Post n°99 pubblicato il 21 Dicembre 2008 da barchimede1

Il Barchimede è arrivato in Brasile in ottimo stato di navigabilità, anche parecchio meglio messo che alla partenza.

C'è ancora una residua leggerissima via d'acqua dallo specchio di poppa, che quando si naviga parecchio sbandati mure a sinistra con onda di poppa imbarca circa mezzo litro al giorno. Inizialmente soltanto nel gavone di poppa, ma oltre un certo livello si propaga nel pavimento della cuccetta del navigatore con il fastidio di bagnare eventuali bagagli.
Se non si è diligenti ad asciugarla, con il rollio si propaga ulteriormente nelle sentine, soprattutto in quella del motore e allora il fastidio diventa notevole perchè comincia a viaggiare anche l'olio trafilato dalle guarnizioni e si sporcano le bottiglie immagazzinate sotto i paglioli, i paglioli stessi, le sentine e alche altro.

Contrariamente ai racconti di Roberto Iorio, non abbiamo avuto rotture nè alla trozza del boma, nè al vang, nè ad altre parti delle manovre fisse o correnti.
Sono riuscito ad eliminare ogni gioco al timone, per cui è decisamente meglio che alla partenza.
La drizza dello spi di sinistra si è leggermente consumata a una spanna dal moschettone dopo giorni e giorni di uso intensivo, con centinaia di chili di sforzo.

Abbiamo stracciato dalla balumina all'inferitura il Genoa 3, che in realtà è un fiocco olimpico, costruito in Kevlar parecchio pesante.
Stracciato e riparato con strisce di dacron autoadesive, diligentemente cucite da Raffaella, Daniele e Rodolfo.
Evidentemente anche il Kevlar più pesante si degrada nel tempo con i raggi ultravioletti.

Abbiamo strappato l'ultimo giorno la penna dello spi leggero, con taglio quasi chirurgico, per un passaggio sull'onda che l'ha svuotato e riempito con uno schiocco eccessivo.
Era già stato stressato abbastanza, cioè portato per alcune ore oltre i 20 nodi apparenti e le cuciture delle bugne cominciavano a mostrare segni di usura.
Ritengo di poterlo riparare con circa 2 ore di lavoro.

Oltre a questo abbiamo consumato ultreriormente e finito di delaminare 2 genoa leggeri di scarto, già parzialmente delaminati.
In pratica il Mylar non resta più incollato al Dacron o Kevlar, alla lunga si stacca in pezzi di plastica che siamo solo fino ad un certo punto riusciti a strappare con una certa regolarità.
L'ideale sarebbe stato avere vele di Dacron più pesanti, ma il Barchimede aveva solo questi, già scartati dalle regate perchè degradati, ma ancora utilizzabili per una traversata al lasco.
Il fastidio più serio è che in un paio di occasioni i residui di Mylar hanno seriamente ostacolato l'ammainata del Genoa, riempiendo a fisarmonica la canalina dello strallo cavo e richiedendo una mezz'oretta di fatica per liberarla di notte, nel vento che aumentava di intensità.
Anche il Genoa 2 ha avuto lo stesso problema di delaminazione e piccole scuciture riparate.

La randa di Dacron pesante è arrivata in ottimo stato, nonostante il maltrattamenti delle volanti durante le strambate involontarie.

Il motore ha sempre funzionato bene.

Il dissalatore Waterlog non è servito a nulla, in quanto non l'abbiamo mai usato.
Siamo arrivati a Fernando de Noronha con ancora 220 dei 260 litri d'acqua del serbatoio.
Se si lavano i piatti con acqua di mare e si fa la doccia d'acqua dolce con moderazione il consumo è inferiore ai 6 litri d'acqua giornalieri per 4 persone.
Nelle calme equatoriali pioveva così forte che avremmo potuto riempire i serbatoi in un paio d'ore. 

Il pannello fotovoltaico è stato utile, ma non è stato sufficiente.
Nelle condizioni più ottimali produceva 4 Ampere, mediamente 2 Ampere, comunque sufficienti per gli strumenti del vento. pilota automatico e poco più.
La vera convenienza sono state le luci di via a led omologate, che hanno ridotto i consumi da 5 Ampere a 0,5 Ampere permettendoci di tenerle sempre accese senza problemi.

Il vero problema è stato mantenere il frigo acceso ad intermittenza (4,5 Ampere) e ricaricare il computer laptop con l'inverter (10 Ampere).
Per mantenere un minimo di fresco per certi viveri abbiamo dovuto accendere il motore per circa 2 ore al giorno con tutta la sequenza: vedi che le batterie di servizio sono basse, scegli il momento per accendere, normalmente appena buio o prima dell'alba, batterie su 1+2, motore acceso a 1000 giri, frigo acceso, inverter acceso, luci di cabina a manetta, dopo 30 minuti riduci il motore a 700 giri, dopo 2 ore spegni motore, batterie su 2 (servizi), spegni inverter, spegni frigo, spegni consumi superflui, controlla che il consumo sia basso, scrivi nel giornale di bordo.

 
 
 

Il marina di Fortaleza

Post n°98 pubblicato il 20 Dicembre 2008 da barchimede1

 
 
 

L'arrivo

Post n°97 pubblicato il 20 Dicembre 2008 da barchimede1

 
 
 

Elica artigianale generatore Hydro

Post n°96 pubblicato il 20 Dicembre 2008 da barchimede1
Foto di barchimede1

Ecco le foto del manufatto, ancora da perfezionare.

Un generatore industriale di questo, tipo costa a Las Palmas 1400 Euro e produce 4 Ampere, ovvero 48 Watt, alla velocità di 6 nodi.

Io ho comprato un alternatore automobilistico dal demolitore per 20 euro, ho intagliato l'elica e funziona !!!

Sebbene sia ancora da perfezionare, infatti l'elica è un po' troppo rudimentale, ha profili troppo grossi che comportano minore portanza e maggiore resistenza.
Rendere più fini i profili non è un problema, si tratta di intagliare ancora un po'.
Serve anche una zavorra più consistente, che tenga l'elica ben immersa, e magari un tubetto di nylon al posto della cima da 8 mm.

Già così l'elica fa circa 1200 giri al minuto, l'alternatore di suo consuma 0,7 Ampere di energia per eccitare gli elettromagneti interni, rendendo in media circa 2 Ampere molto ad intermittenza in quanto tende a saltare fuori dall'acqua e a cavitare.
Bisogna riuscire a far immergere bene l'elica e a raggiungere almeno 2400 giri, che dovrebbero fornire 8 Ampere di corrente prodotta.
La resistenza in acqua, che rallenta la barca, è circa 5 kg.

 
 
 

Prossimi programmi di navigazione

Post n°95 pubblicato il 18 Dicembre 2008 da barchimede1
Foto di barchimede1

Ecco fatto, è passata anche la visita dell'ispettore doganale, in pratica una bella chiacchierata su cosa ci faccio qua e cosa potrei o non potrei fare a seconda se riesco ad avere un permesso di soggiorno per lavoro.

In questo stupendo Marina l'albergo è molto quotato, la piscina, il servizio di sicurezza e gli impianti sportivi sono certamente di grande pregio, ma la permanenza a bordo è decisamente scomoda per via della risacca incessante, tanto forte da sconquassare il pontile galleggiante e le colonne su cui tericamente dovrebbe scivolare con la marea di circa 3 metri.. Ormai alcune sezioni cominciano ad essere in condizioni critiche.

Va da se che la mia compagna Lucia, che è anche più sensibile al movimento di mia figlia Martina, ha purtroppo bisogno della Xamamina per reggere il mal di mare all'ormeggio.

Io stesso temo per l'integrità delle bitte e della cima dell'ancora.

Occorre pertanto spostare il Barchimede in un luogo più sicuro, senza particolare fretta ma comunque presto.

Abbiamo pensato di navigare prossimamente, diciamo tra Natale e Capodanno, verso Natal (2 giorni), Recife (1 giorno), Maceiò (1 giorno), Salvador (2 giorni).
Una settimana di crociera, più qualche giorno per visitare i luoghi più famosi della Baia di Tutti i Santi.

Se qualcuno fosse interessato, che non sia timido e si faccia avanti :)
Posso andarci anche in solitario o ad equipaggio ridotto, ma in compagnia è certamente più gradevole.

ps. indovinate qual'è l'albero del Barchimede, dietro gli alberi di Natale ?

 
 
 

Alberi di Natale

Post n°94 pubblicato il 17 Dicembre 2008 da barchimede1
Foto di barchimede1

Anche a Fortaleza siamo sotto Natale.

...solo che gli alberi di Natale hanno un aspetto diverso, che ne pensate ?

 
 
 

Impressioni sulla traversata, scogli di San Pietro e San Paolo, arcipelago di Fernando di Noronha

Post n°93 pubblicato il 17 Dicembre 2008 da barchimede1

L'arcipelago di Fernando de Noronha fu scoperto nel 1503 da Amerigo Vespucci, il grande navigatore italiano che ha dato il nome all'America.
Si tratta di un luogo di straordinaria bellezza sia in mare che a terra, già rifugio per i pirati e poi fortezza portoghese.

All'atterraggio appare inconfondibile per la forma improbabile dei pinnacoli di roccia che svettano un po' ovunque.

Subito all'arrivo in rada si percepisce che qui la natura è particolare: branchi di 50 o 100 delfini girano liberamente in mezzo alle barche alla fonda, qua e la qualche grande tartaruga marina nuota placidamente.

Alla mattina un gruppo di delfini arriva sotto la barca e la tentazione di fare il bagno diventa irresistibile.
L'emozione è forte, anche se sono irraggiungibili e si mantengo alla prudente distanza di 4-5 metri.

Il porto è piccolo, può ospitare al massimo 8-10 barche, giusto il tempo necessario per imbarcare o sbarcare i passeggeri e poi subito fuori.
Tocca ancorarsi in rada come tutti, del resto, protetti dall'isola Rata, a circa 600 metri dalla spiaggia.

Il canottino è piccolo, quindi la si fa a nuoto, trainando documenti e ciabatte, unica cosa a bordo. La nuotata è impegnativa, dato il vento e la corrente contrari.

Arrivati a terra, molti cartelli avvisano chiaramente che non è permesso fare molte azioni che rovinerebbero un ambiente così incontaminato.
Fernando de Noronha è parco naturale protetto, sia marino che terrestre.
Complimenti alla sensibilità delle autorità a questo problema, che viene affrontato in questo modo così intelligente.

L'isola è stupenda, verde, rigogliosa, tropicale.

Ovunque cannoni della 2a guerra mondiale, quando l'isola era stata fortificata temendo un'invasione nazista.

Bellissimo il museo degli squali (Museu dos Tubarões).


Scopriamo alla sera che c'è un'attrattiva turistica, il pasto degli squali: alle 17:30, l'ora che mangiano, dal mercato del pesce vengono gettati in mare sangue, grattaglie e resti di pesce e di squali ne arrivano a centinaia... un brivido di preoccupazione per la nostra nuotata di ritorno.

La Polícia Federal è molto gentile e ci da tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno.

L'isola è parecchio scoscesa, vulcanica, ricorda un po' le nostre Eolie anche se è molto più lussureggiante e rigogliosa.

C'è tutto quello che si può desiderare, immersioni, surf, snorkeling al traino, nuotate con i delfini e le tartarughe, pesca al barracuda o all squalo, se si desidera il lato marino.

Locande tranquille e ben ventilate, villaggetti incontaminati, cibi brasiliani di carne, pesce o verdure, buoni, semplici ed economici se si vuole il lato rilassante.

Discoteche, feste danzanti, Caipirinha, Cervejinha, belle signorine e bei giovanotti robusti, se infine si vuole la vita notturna.

 

Scogli di San Pietro e San Paolo

Gli scogli di San Pietro e San Paolo (Penedos de São pedro e São Paulo) sono delle roccette vulcaniche minuscole a 1650 chilometri a nord-est del Brasile, a cui appartengono.

A proposito: grazie Pietro, saluti a Monica, Beatrice e Arianna; grazie Paolo, i Powerade sono stati fantastici!

Lo scoglio più grande è San Pietro e misura circa 60 metri per 40 e la sua vetta è alta ben 6 metri. San Paolo non ha nemmeno un filo d'erba.
In questi scogli c'è una stazione meteorologica, con tanto di pannelli solari e antenna parabolica per trasmettere i dati al satellite.
Ogni tanto gli scienziati meteorologi si fanno un viaggetto per effettuare della manutenzione e installazione di apparecchiature.
Dato che l'avventura non è priva di rischi, la Marina Militare  Brasiliana manda ogni tanto una nave per appoggio e assistenza, che non si sa mai.

Arrivando vicino agli scogli, ormai stanchi e depressi dopo 5 giorni di calme equatoriali con il gasolio ormai in esaurimento, vedo la nave e provo a chiamarla per radio, che magari mi danno buone notizie meteo.
Mi dicono di attendere un attimo e mi invitano ad accostare alla loro poppa, che l'equipaggio è curioso di sapere come mai siamo in un posto così sperduto.

Detto fatto, mi danno il bollettino meteo più impeccabile che abbia mai visto, oltre a 2 taniche di gasolio, che non si sa mai... tante piacevolissime chiacchiere nella lingua madre, l'invito per una doccia, una cena e per qualunque cosa avessimo bisogno.
La consegna delle taniche e bollettino mi ha colpito per la loro estrema professionalità, non hanno toccato l'acqua nonostante le onde e la situazione un po' pericolosa, dato che la loro poppa saliva e scendeva di un paio di metri.

Ma ancora di più mi ha colpito , quando gli ho chiesto da dove venissero e mi hanno risposto semplicemente Belém, al mio commento "ah, Belèm do Pará ? Mais longe que Cabo Verde !!" l'espressione di tutti i loro volti mi ha commosso !
Come se gli avessi detto: Voi che venite da una così bella e importante città che anche un italiano la conosce, siete dei marinai dei grande valore, di quelli che navigano sul serio per l'Oceano... mi ha commosso.

Anche se a ripensarci la loro nave era più confortevole del Barchimede, con l'aria condizionata e ogni confort normale in marina.

Altra cosa che li ha colpiti è la dimensione minuscola del nostro serbatoio di gasolio, credo che 35 litri sia il loro consumo per 20 secondi di navigazione.

 

La traversata

 

La traversata ha vissuto fasi alterne, all'inizio correvamo con buon vento, poi le calme tropicali ci hanno tostato con il caldo, infine la pioggia e il caldo umido ci ha veramente prostrato. Lotta contro la stanchezza, il vento variabile, il deperimento degli alimenti, il peggioramento dei vestiti e del letto, scarsa sopportazione di ogni piccola cosa, ci hanno quasi stroncati.
Ancora qualche giorno e sarebbero magari volate le coltellate, sicuramente verbali.

Per il resto è routine, ci si abitua a tutto, compreso il rollìo, la barca sbandata e doversi svegliare ogni notte dalle 2 alle 6 e nel contempo dover cucinare, lavare i piatti, e fare manutenzione alle vele e agli impianti di bordo.

L'equipaggio è stato all'altezza.

Solo i pesci che abboccavano erano decisamente troppo grossi, ci sarebbe voluto una canna professionale, con mulinello da mille metri di filo da 2 millimetri.
Era impossibile tenerli a mani nude, anche con i guanti.
Solo la lampuga da 3 chili ha deciso di suicidarsi senza troppo combattere, ed è già stato impegnativo tirarla a bordo e finirla.

 
 
 

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Post n°92 pubblicato il 16 Dicembre 2008 da barchimede1



 
 
 
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I PROTAGONISTI

Lo skipper Marco Volpe

Raffaella

Daniele

Rodolfo

Samuele (Canarie - Capo Verde)

Fausto
Fausto (Fiumaretta - Canarie)

FAntonio
Antonio (Malaga - Canarie)

Barchimede
La barca
Barchimede è un Wing 34, un progetto di Taddei (il progettista della fortunata serie degli Stag) ed è stata costruita dal cantiere bresciano Petit Bateau. Nella sua prima stagione (1985) ha vinto il campionato italiano di classe Ior con il nome di Lady G e così per tre anni di seguito, successivamente si è ben piazzata in tutte le regate alle quali ha partecipato.

i delfini
 

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Ho letto molto volentieri questo articolo. mi piace il tuo...
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