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« Lamento d'Amore traditoPovera Nina Siciliana! »

Compiuta Donzella

Post n°54 pubblicato il 21 Luglio 2013 da livieroamispera
 

Compiuta Donzella è la poetessa toscana dl XIII Secolo che contende a Nina siciliana il primato di prima donna ad aver scritto in volgare. Nulla si conosce di lei ed addirittura per parecchio tempo si è persino dubitato della sua esistenza, confermata, peraltro, da una lettera di Guittone d'Arezzo e dalla sua presenza nei sonetti del Torregiano.
Di Compiuta Donzella soltanto tre sonetti privi di titolo sono pervenuti ai nostri giorni, il cui primo verso recita:
1-) A la stagion che 'l mondo foglia e fiora
2-) Lasciar vorria lo mondo e Dio servire
3-) Ornato di gran pregio e di valenza

Tutti e tre i sonetti sono riportati da "Poeti del Duecento", a cura di Gianfranco Contini, Ricciardi, Milano-Napoli 1960. Su internet sono reperibili in Progetto Duecento, alla apposita voce della Poesia Cortese, oppure sul sito Interbooks, che così commenta succintamente i primi due sonetti: "Di maniera provenzaleggiante, si lamenta per un amore impossibile (amore che fiorisce nel cuore della poetessa in concerto con la primavera esultante)" e "Emerge il contrasto fra il suo proposito di diventare monaca e quello del padre deciso ad obbligarla ad un matrimonio"

1.

A la stagion che ‘l mondo foglia e fiora
acresce gioia a tutti fin’amanti,
e vanno insieme a li giardini alora
che gli auscelletti fanno dolzi canti;

la franca gente tutta s’inamora,
e di servir ciascun tragges’inanti,
ed ogni damigella in gioia dimora;
e me, n’abondan marrimenti e pianti.

Ca lo mio padre m’ha messa ‘n errore,
e tenemi sovente in forte doglia:
donar mi vole a mia forza segnore,

ed io di ciò non ho disìo né voglia,
e ‘n gran tormento vivo a tutte l’ore;
però non mi ralegra fior né foglia.

2.

Lasciar voria lo mondo e Deo servire
e dipartirmi d'ogne vanitate,
però che vegio crescere e salire
matezza e villania e falsitate,

ed ancor senno e cortesia morire
e lo fin pregio e tutta la bontate:
ond'io marito non voria né sire,
né stare al mondo, per mia volontate.

Membrandomi c'ogn'om di mal s'adorna,
di cischedun son forte disdegnosa,
e verso Dio la mia persona torna.

Lo padre mio mi fa stare pensosa,
ca di servire a Cristo mi distorna:
non saccio a cui mi vol dar per isposa.

3.

Ornato di gran pregio e di valenza
e risplendente di loda adornata,
forte mi pregio piú, poi v'è in plagenza
d'avermi in vostro core rimembrata

ed invitate a mia poca possenza
per acontarvi, s'eo sono insegnata,
come voi dite, c'agio gran sapienza,
ma certo non ne sono amantata.

Amantata non son como voria
di gran vertute né di placimento;
ma, qual ch'i' sia, agio buono volere

di servire con buona cortesia
a ciascun ch'ama sanza fallimento:
ché d'Amor sono e vogliolo ubidire.

 
 
 
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