Creato da livieroamispera il 03/04/2013

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Isabella Andreini

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L'immagine del titolo rappresenta Andreini, Isabella (1562-1604): "Da un ritratto inciso da Raffaello Sadeler.". Immagine tratta da: Blasi, Jolanda de, Le scrittrici italiane dalle origini al 1800. Firenze: Nemi, 1930, Tav. XXI. Isabella Canali Andreini (1562-1604), padovana, era comunemente nota come Isabella Andreini, e faceva parte della compagnia teatrale Comici Gelosi; per tale motivo è a volte indicata come 'La Gelosa'. Per ulteriori dettagli, vedi Viginia Cox, The Prodigious Muse, 2011. Ella aderì all' Accademia degli Intenti di Pavia, con il soprannome accademico di "Accesa". Di lei scrive Ginevra Canonici Facchini a pag. 89 del suo "Prospetto biografico delle donne italiane rinomate in letteratura dal secolo ...":

Andreini, Isabella, di Padova. Nata 1562, morta 1604.
Fu Poetessa illustre, eccellente Comica, celebre in Francia, e nell'Italia distintissima. Generalmente venne rispettata per la sua soavità e per illibato costume. Fu accademica degl' Intenti di Pavia: conobbe la Musica, il Francese, e lo Spagnuolo. Morì in Lione per un aborto, ed in quella circostanza venne fatta una Raccolta di Rime, intitolata Pianto d'Apollo.
Un Canzoniere, un Dramma Pastorale, intitolatp La Mirtilla e molte lettere dedicate a Don Carlo Emanuello Duca di Savoja, stampate in Venezia, 1790.
Tiraboschi, St. Lett. d'Ital. T. VII, Venezia, 1790.
Nuovo Diz. St. T. II. Bassano, 1790

Più dovizioso è il resoconto di Bartolommeo Gamba (Bartolommeo Gamba - Alcuni ritratti di donne illustri delle provincie veneziane (1826) - Isabella Andreini Padovana - Edizione: "Alcuni ritratti di donne illustri delle province veneziane". Da: "Alcune operette di Bartolommeo Gamba bassanese, dall'autore medesimo raccolte rivedute e ammendate", pagg. 309-336 Milano, Per Giovanni Silvestri, 1827. Trascrizione da GoogleLibri):

"Soltanto dopo la metà del secolo XVI cominciarono le donne a salire pubblicamente sulle scene italiane, e Vicenza Armanni veneziana fu un bello spirito che esercitò prima d’ogni altra il mestiere di comica, e ’l continuò sin alla morte sua, seguita in Cremona nell’anno 1570. Non tardò molto a succederle Isabella, nata in Padova l’anno 1562. Questa donna impareggiabile, e fornita di singolare bellezza, si fece ammirare in Italia e in Francia per grazia e per rari talenti nel canto, nel suono, nella poesia; e ciò che più monta, per morigerato costume. Sin dalla sua prima giovinezza avea composta la Mirtilla, favola pastorale ch’ebbe gran plauso, e dopo la quale pubblicò altri non pochi componimenti. Curioso è anche oggidì un suo libro di Lettere e Dialoghi d’amoroso argomento, ed uno di Rime, nelle quali notò il Mazzuchelli essere cultura ed elevatezza di stile con altre bellezze che non sì facilmente si trovano negli altri poeti del suo tempo. Invaghitasi Isabella di Francesco Andreini, comico di gran nome, gli diè la mano di sposa, ma troppo breve durata ebbero i geniali legami. Essa mancò immaturamente in Lione per aborto, in età di 42 anni nel 1604, e l’afflitto suo sposo volle che si rendesse ivi eterna la memoria di lei, facendone scolpire in bronzo l’elogio. Era allora allora tornata di Parigi, ricca di distinzioni ottenute da quel gran re Enrico IV, e da’ primi personaggi della sua corte. Anche in Italia ebbe infiniti tributi di lodi; e Torquato Tasso e il cavalier Marini scrissero versi in suo onore. Del suo nome si fecero anagrammi. Alia blanda sirena n’è uno; Lira ne, ara labris dea? n’è l’altro. I secentisti andarono più innanzi, ed uno tra costoro concluse, che Isabella portava sulle labbra l’oliva di Pallade, nella faccia gli orti di Adone, nel seno il convito degli Dei, nel petto il cinto di Venere e tra le braccia il castissimo Amore."

Trascrivo qui di seguito la mia traduzione della biografia inglese, curata da Meredith Kennedy Ray, University of Delaware, 2008, sul sito Italian Women Writers:

Nata a Padova da genitori veneziani nel 1562, Isabella Andreini (nata Canali) divenne la più famosa attrice della commedia dell'arte del suo secolo, sino alla sua morte, avvenuta nel 1604. Lodata da contemporanei come Tasso, Marino e Chiabrera e famosa in Francia, così come in Italia, Andreini fu rinomata sia per il ruolo di prima donna innamorata che lei interpretò, sia per il grado di erudizione che mostrò nei suoi scritti. Essi includono una commedia pastorale, un volume di poesie, una collezione di Lettere e una compilazione di Fragmenti; gli ultimi due lavori furono pubblicati postumi dal marito. I suoi versi furono secondi solo a quelli del Tasso in un contesto poetico sponsorizzato dal Cardinal Giorgio Cinthio Aldobrandini in Roma ed in seguito descritto da uno dei suoi figli. Ella fu una delle poche donne ammesse in una Accademia nel Rinascimento italiano: l' Accademia degli Intenti di Pavia, alla quale si unì con il nome di "Accesa." Dopo la sua morte all'età di 42 anni, not only was Andreini's legacy felt in the realms of theater and literature, ma un certo numero dei suoi madrigali e di altri componimenti poetici fu trasposto in musica (MacNeil 2003).

Poco si conosce dei primi anni della Andreini. Nel 1576, a 14 anni, si unì alla troupe i Gelosi, operante a Bologna, che includeva Flaminio Scala, ed iniziò interpretando il ruolo di prima donna innamorata, con il quale il suo nome sarebbe stato associato. Dopo aver viaggiato per la France con i Gelosi, esibendosi per Enrico III, ella fece ritorno in Italia nel 1578, dove sposò Francesco Andreini, maggiore di lei di 15 anni ed anc'egli commediante dei Gelosi. La coppia continuò ad esibirsi in commedie, con Isabella nel ruolo di prima donna e Francesco della sua romantica controparte; presto Francesco aggiunse un ruolo comico al suo repertorio, grazie al quale divenne famoso, quella del millantatore Capitan Spavento. Con Francesco ormai direttore dei Gelosi, Isabella continuò ad esibirsi e la sua fama a crescere. Il suo pezzo forte, un tour de force chiamato la Pazzia d'Isabella, riscosse riconoscimenti quando si esibì a Firenze il 13 maggio 1589, durante i festeggiamenti per le nozze di Ferdinando de' Medici e Cristina di Lorena. Il pezzo, che richiedeva ad Isabella, per fingersi pazza, di interpretare le parti di tutti i comici della sua troupe, maschili e femminili, e di parlare in diverse lingue, fu descritta con ammirazione da uno spettatore, Giuseppe Pavoni, nel suo Diario. Pavoni esclamò che la performance di Isabella aveva così impressionato il suo pubblico che il suo nome non sarebbe mai stato dimenticato: "mentre durerá il mondo, sempre sará lodata la sua bella eloquenza, & valore" ("as long as the world goes on, her beautiful eloquence and worth will be praised;" ctd. in MacNeil 1995, 198-9). Il virtuosismo di Isabella generò ulteriore eccitazione perché fece seguito a quello della sua rivale nei Gelosi, l'attrice Vittoria Piisimi, che aveva eseguito un'altra performance a corte il giorno precedente.

Isabella occasionalmente si esibì con compagnie diverse dai Gelosi, apparendo con i Confidenti a Genoa nell' Ottobre del 1589 e con gli Uniti nel 1601. Nel 1603-4, ella viaggiò per la terza volta in France con i Gelosi, esibendosi alla corte di Enrico IV a Fontainebleau e Parigi. Incinta del suo ottavo figlio, ella abortì durante il viaggio di ritorno in Italia e morì a Lione. La sua morte fu onorata con un funerale pubblico e fu scolpito un medaglione commemorativo che recava la sua effige su un lato e l'immagine della Fama, sull'altro.

Isabella fu un'ottima scrittrice, versatile ed ammirata. Nel 1587 isuoi versi avevano iniziato a circolare in raccolte poetiche. Ella seguì le correnti della cultura letteraria ortodossa, ma inserì nei suoi lavori qualcosa dei commenti proto-femministi che influenzarono molti testi prodotti nel clima delle liti demminili del XVI Secolo, o dibattito sulle donne. La sua prima pubblicazione fu "La Mirtilla", una commedia pastorale che apparve nel 1588. La Mirtilla faceva tesoro dell'esperienza artistica di Isabella, riscrivendo un tipico scenario pastorale da un punto di vista femminile. Nelle mani di Isabella, la ninfa Filli non soccombe alle insidie ​​misogine del Satiro, ma gira piuttosto le carte in suo favore contro di lui, invertendo in satira un elemento standard della letteratura pastorale (Ray 1997).

Andreini dedicò la successiva decade ad affinare la propria reputazione di attrice di impeccabile abilità e talento. Soltanto nel 1601 ella pubblicò il suo secondo lavoro, un volume di Rime, che, come La Mirtilla, subiva l'influenza della sua esperienza sul palco. Fortemente influenzati dal discorso del petrarchismo, i versi di Isabella dimostrano anche la consapevolezza della artificialità insita nella letteratura così come nel processo drammatico. Il sonetto proemiale del lavoro pone in guardia i lettori dal non lasciarsi coinvolgere dal naturalismo artificioso del poeta, prodotto della sua esperienza di recitazione, avvertendo, "S'Alcun fia mai, che i versi miei negletti / Legga, non creda á questi finti ardori, / Che ne le Scene imaginati amori / Usa á trattar con non leali affetti" (Nel testo originale: If ever there is anyone who reads / these my neglected poems, don't believe / in their feigned ardors; / loves imagined in their scenes / I've handled with emotions false. MacNeil and Cook 2005, 31).

Anche nel 1601, Isabella segnalò, in una lettera all'umanista Erycius Puteanus, di aver intrapreso un terzo progetto letterario, una collezione di lettere. Quest'opera, le "Lettere di Isabella Andreini padovana comica gelosa", fu edita e pubblicata tre anni dopo la morte di Isabella da Francesco Andreini, con una lettera di dedica apocrifa, scritta da lui sotto il nome di lei. Ad onta del titolo, le Lettere sono, come gli altri lavori di Isabella, un testo eminentemente teatrale. Una serie di monologhi drammatici, chiaramente derivati da dialoghi sul palco di personaggi innamorati della commedia dell'arte, queste composizioni altamente stilizzate affrontano tutti gli aspetti del rapporto d'amore, di nuovo con pesanti dosi di petrarchismo e neoplatonismo. Ciò che è più interessante notare, è che queste queste missive fittizie sono scritte con voci maschili e femminili, riecheggiando l'abilità di Isabella di interpretare personaggi ermafroditi, come quando eseguì la Pazzia. Le Lettere riscossero grande successo e furono ristampate più di dodici volte verso la metà del XVII Secolo. Francesco raccolse anche un certo numero di contrasti, o dialoghi, che Isabella aveva creato, servendosi della sua esperienza della commedia dell'arte. Essi furono pubblicati alcuni anni dopo, nel 1620, con la participazione di Flaminio Scala, sotto il titolo di "Fragmenti di alcune scritture della Signora Isabella Andreini comica gelosa e academica intenta". La pubblicazione da parte di Francesco Andreini dei lavori di sua moglie, in entrambi i casi, era pensata come parte di un più ampio progetto dell'attore inteso a preservare e promuovere non solo la memoria e l'eredità di sua moglie, ma anche della commedia dell'arte in generale (Tessari 1989).

I contemporanei di Isabella restarono stupiti dalla sua capacità di coniugare la bellezza, la modestia e la virtù, costituenti l'ideale della femminilità, con la sua notevole abilità come attrice e scrittrice. A differenza di alcuni suoi contemporanei, ella sembra aver suscitato poca o nessuna ostilità per la sua attività letteraria e dedicò molta attenzione a creare e mantenere la sua immagine pubblica di madre devota e moglie, nonché di scrittrice e attrice (MacNeil 2003). Isabella premorì al marito ed ai suoi sette figli. Le quattro figlie entrarono in convento, un figlio divenne monaco ed un altro entrò nella guardia ducale. Il figlio maggiore, Giovan Battista, seguì le orme dei genitori, interpretando il ruolo di innamorato nei Gelosi, prima di formare una nuova compagnia, i Fedeli. Oltre a scrivere un certo numero di opere teatrali, Giovan Battista dedicò anche a sua madre una collezione di poesie nel 1606.

 
 
 
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