Creato da livieroamispera il 03/04/2013

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Elena Cornaro Piscopia

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Elena Cornaro Piscopia, od anche Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, è famosa per essere stata la prima donna al mondo a laurearsi, avendo conseguito la laurea in filosofia all’Università di Padova il 25 giugno 1678.

"Elena Lucrezia Cornaro Piscopia Gentildonna Veneziana, Figliuola di Gio. Battista Procurator di S. Marco è tanto chiara per il peregrino talento, quanto altra sia stata: fu ella versatissima nelle filosofie, e ne disputo co' primi professori, intese la lingua Greca, e la Latina mirabilmente, e molte altre ancora. Il saggio di Poesia mi venne favorito da S. E. il Sig. Gerolamo di lei degnissimo Fratello, ch' egli ritrovo ne' M. S. dell' Autrice: morì ella sul fior dell' eta sua del 1684. e in sua morte fù impressa una Raccolta di Rime, il P. Benedetto Bacchinì diede in luce l' Opere sue, e diffusamente scrive la di lei vita. pag. 169" (Bergalli)

Elena nacque a Venezia, da nobile famiglia, il 5 giugno 1646, ed era la quinta figlia di Giovanni Battista Cornaro Piscopia, procuratore di San Marco e di Giovanna Boni Zanetta. Casa Cornaro era un luogo di incontro per dotti e scienziati. Il bisnonno di Elena, Giacomo Alvise, era stato legato a Galileo Galilei da una profonda amicizia; la sua biblioteca, ereditata da Giovanni Battista e frequentata da Elena per i suoi studi, raccoglieva numerose opere scientifiche di ispirazione galileiana.

Elena, indirizzata agli studi classici, imparò una moltitudine di lingue: il latino con Giovanni Battista Fabris, il primo che si rese conto delle particolari doti della giovane; il greco con don Alvise Gradenigo, il miglior grecista veneziano del tempo; l’ebraico con il rabbino della locale comunità ebraica, Shemuel Aboaf; apprese anche il francese e lo spagnolo. In seguito, Elena rivolse i suoi interessi alla matematica ed all'astronomia, sotto la guida, protrattasi per diciassette anni, del gesuita Carlo Maurizio Vota, seguace della nuova scienza galileiana.

Dal 1668, sotto la guida di Carlo Rinaldini dell’Università di Padova e di frate Felice Rotondi, preside degli studi nel convento del suo Ordine a Venezia, si dedicò alle scienze ed alla filosofia e fu proprio il frate a consentirle di ottenere la possibilità di laurearsi nel 1678, presso l’Università di Padova, in filosofia (sebbene ella avrebbe preferito laurearsi in teologia, ma non le fu consentito). Dopo tale avvenimento, celebrato pubblicamente, si ebbe una netta chiusura alla possibilità per le donne di laurearsi, sino all'avvento di Laura Bassi.

Dopo essere stata aggregata al Collegio dei filosofi e medici dell’Università e poi  all’Accademia dei Ricoverati di Padova, nel 1670 Elena si trasferì definitivamente a Padova, dedicandosi esclusivamente alle sue ricerche e ad opere di pietà e beneficenza, in quanto, avendo fatto voto di castità sin dall'età di 11 anni, era divenuta suora laica dell’ordine di San Benedetto.

Elena godette di grande fama e fu membro di molte Accademie scientifiche e letterarie: Ricoverati di Padova, Infecondi di Roma, Intronati di Siena, Erranti di Brescia, dei Pacifici e Dodonea, entrambe di Venezia.

La sua morte precoce, il 26 luglio 1684, fu celebrata con esequie solenni. Ella fu tumulata nella chiesa padovana di Santa Giustina e venne erretta una sua statua, tuttora esistente, nel portico di Palazzo del Bo, sede dell’Università a Padova.

Della Cornaro Piscopia è nota una poesia, riportata dalla Bergalli:

S' ottenebra la Terra, il Sol s' oscura
E dal corso primier rivolto ei riede;
Vedova sta la sede,
Ove egli pria solea varcar l' Empiro,
Nè per questo io m' ammiro;
Che se in Croce sospeso è un Dio, che muore,
Convien, che mora ancor il Dio dell' ore.

L' infinito, umanato omai finisce,
Si risente perciò quel, ch' è finito,
E se il maggior ferito
Cadde, giust' è, ch' anche il minor ne pera,
E dentro fosca sera
Il Mondo stia di tenebre corrotte,
Fatto Fabbro da sè d' eterna notte

Lagrimate tutte, o Genti;
Del fattor, che vi creò,
Il figliuolo fra tormenti,
Per voi morte sopportò,

E pur ingrato l' Uomo al Redentore
L' offende co' peccati a tutte l' ore.
O del Genere Umano iniqua sorte,
Abbandonna la vita, e corre a morte

 
 
 
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