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Post N° 93

Post n°93 pubblicato il 23 Settembre 2008 da bioantroponoosfera
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Teilhard de Chardin.
All'ascolto del mondo

Il giorno di Pasqua del 1955 a New York moriva Pierre Teilhard de Chardin. Sulla città splendeva, alto, il sole. Gesuita, paleontologo, scopritore del Sinantropo, filosofo e teologo, autore de Il fenomeno umano e di L'ambiente divino, apostolo di una Chiesa aperta al mondo, Teilhard può essere considerato uno dei grandi profeti del XX secolo. Alcuni anni prima della morte, aveva scritto questa preghiera: «Signore, poiché con tutta la forza istintiva della mia natura e in ogni evento della mia vita non ho mai cessato di cercarvi e di porvi al cuore della Materia universale, è nell'abbagliante stupore di una universale trasparenza e di un universale incendio che avrò la gioia di chiudere gli occhi».
Obiettivo della ricerca e del pensiero di Teilhard fu di riconciliare il cristianesimo con il mondo moderno. Egli intitolò il prologo de Il fenomeno umano «Vedere» e dedicò L'ambiente divino a «coloro che amano il mondo», in una sintesi che rappresenta lo sforzo per vedere, e far vedere, ciò che diviene ed esige l'uomo, quando si colloca tutto intero e fino in fondo nel quadro della realtà e della storia.
La sua opera è un inno al destino dell'uomo e un inno dell'universo. Come prete, celebra la messa non nell'intimità oscura di una cripta, ma elevandosi al di sopra dei simboli «fino alla pura maestà del Reale», per offrire sull'altare della terra intera, il lavoro e la pena del mondo, come egli scrive in apertura alla sua straordinaria meditazione del 1917, intitolata La messa sul Mondo. La transustanziazione per Teilhard non riguarda solo l'ostia consacrata, ma si estende a tutto il cosmo: «La Materia intera subisce, lentamente e irresistibilmente, la grande consacrazione».


La chiave della storia

Lo sforzo che anima la ricerca di Teilhard è di dimostrare che la storia del mondo, scientificamente interpretata, tende verso una comunione collettiva con l'assoluto di Dio. L'esistenza della singola persona e dell'universo non è giustificata né giustificabile senza l'inclusione e il riconoscimento esplicito di questo assoluto vivente. Senza Dio l'universo è un non senso e la storia assurda. Sotto questo profilo, il pensiero del «gesuita proibito» ha ancora un messaggio da offrire all'«uomo vuoto» della postmodernità. È soltanto nella incarnazione del figlio di Dio, infatti che viene offerta la possibilità di una valorizzazione infinita del mondo.
Teilhard si definiva «figlio della terra e figlio del cielo» e voleva essere leale nei confronti dell'una e dell'altro. Questa mediazione e sintesi si sarebbe dovuta realizzare sia nella propria persona che nella elaborazione di una teoria, che nasceva da una riflessione sull'insieme della storia del mondo.
Partendo dalla ricerche geologiche e paleontologiche, Teilhard cercò di decifrare il senso e di trovare la chiave di lettura della storia della materia e della storia dell'uomo.
Per lui non esistono due o più storie, ma un solo cammino che comprende fasi diverse, culminanti in quella razionale e in quella religiosa.
Nel mondo, fin dalle sue origini, esiste qualcosa che si fa, il germe di un poderoso cammino che dalla dispersione iniziale giunge a strutture sempre più complesse e, con l'apparire della vita, tende all'unità di tutto il creato.


Il fenomeno umano

Per Teilhard la materia iniziale ha già in sé una energia spirituale. La vita è radicata nella materia e ne condivide le leggi fisiche e chimiche, ma allo stesso tempo rappresenta rispetto ad essa una rottura radicale, che consente il passaggio dalla biosfera alla noosfera. Il fenomeno umano rivela un essere che trascende la pura vita biologica, una persona dotata di libertà. Con l'apparizione dell'uomo, l'evoluzione cosmica riesce a superarsi producendo un modo di essere infinito. L'energia spirituale, all'opera nella strutture progressive della materia e della storia, nell'uomo ha un successo imprevisto. Contrariamente a quanto avviene nelle altre forme biologiche, l'uomo è un incompiuto che tende alla sua realizzazione, la quale avviene però soltanto nel campo della cultura e dello spirito, fino al raggiungimento di ciò che Teilhard chiama «il punto Omega». Perché «c'è un senso nelle cose. Noi avanziamo, progrediamo».
Che cosa è il punto Omega? È la perfezione dell'uomo, dove l'unità raggiunge il suo culmine, dove l'umanità si congiunge con l'Assoluto vivente, a cui aspira in ogni sua espressione.
La fine della storia umana e cosmica, quindi, non può essere una fine catastrofica. Sarà, al contrario, un trionfo perché non può rappresentare che il momento in cui la pienezza finita si apre alla trascendenza. È il punto in cui il processo evolutivo si innesta nella visione cristiana. Perché solo il cristianesimo consente di assicurare uno sbocco alla evoluzione cosmica, senza il quale l'esistenza sarebbe un fallimento, solo il cristianesimo fornisce coerenza al cammino della storia.
Il cristianesimo non è un'idea; è una persona che esprime il punto di arrivo di una lunga speranza.


Il Cristo cosmico

Dio, che è amore, ha intrapreso l'avventura della creazione e ha concepito l'idea folle di riunire l'intera creazione a lui. In particolare, ha voluto ammettere l'uomo a condividere la sua stessa vita intima e la sua gioia eterna. E si è legato personalmente all'umanità attraverso l'umanità del figlio. Gesù viene sulla terra, dunque, per dare un esito positivo alla storia del mondo e dell'uomo. Consente al mondo di realizzare il suo destino. Mettendosi al servizio dell'uomo, egli indica la via che gli uomini devono seguire: la strada dela povertà di spirito e della fraternità.
Gesù viene a «sovranimare la natura». L'azione di Cristo si estende all'intero universo, di cui egli si presenta come l'energia spirituale e il fine. Teilhard cita a questo proposito il San Paolo della lettera ai Colossesi :«Tutto è stato creato per mezzo di lui e in vista di lui(.) e tutto sussiste in lui».
Con la sua resurrezione, Gesù Cristo distrugge ogni elemento di contraddizione e di opposizione. Sana ogni conflitto, riconcilia il mondo con l'uomo e con Dio. Tutto ciò non per mezzo di una riparazione di tipo giuridico, ma con un'azione fisica di ordine spirituale.
Dopo la partenza da questa terra, Gesù ha lasciato una corrente spirituale nell'umanità (lo Spirito Santo) che rende possibile il successo dell'uomo e della storia. Lo spirito, costruendo l'unità degli uomini in un corpo mistico, conferisce una dimensione cosmica al Cristo stesso.
Il mondo è dunque è materia divina che cammina «in avanti» e «in alto», facendo sì che il successo temporale dell'uomo venga integrato in un trionfo trascendente. Il cammino biologico, scientifico, tecnico, sociale, spirituale rappresentano un unico processo che sfocia nell'unione con Dio, sorgente dell'energia spirituale presente fin dall'inizio nelle viscere del Mondo. La genesi dell'Universo si prolunga realmente, non metaforicamente, nella Noogenesi e nella Cristogenesi. «Il Cristo si riveste organicamente della stessa maestà della sua creazione. Ed è a partire da questo capo che l'uomo, fuori da ogni metafora, si scopre capace di subire e di scoprire Dio in tutta la lunghezza, la larghezza e la profondità del Mondo».


Teilhard è ancora attuale?

La stagione del pensiero teilhardiano sembra finita da molto tempo. La bibliografia importante su Teilhard si arresta alle soglie degli anni Ottanta. Lungo tutti gli anni Sessanta si faceva un gran parlare ovunque di questo «gentiluomo di Dio», come è stato chiamato. Le sue idee venivano pubblicate ovunque e ovunque studiate, interpretate, dibattute e criticate.
A che cosa si deve il silenzio attuale?
Forse il suo pensiero è stato travolto nel crollo dell'idea di progresso inteso come processo di dominio e di governo del mondo attraverso la crescita della scienza e della tecnica. Anche il progresso, infatti, era una fede che nasceva da una visione positiva e ottimistica della storia. Anche il progresso si basava sulla convinzione che il moto della storia ha una sua direzione e procede con impulso profondo e continuo verso un meglio, rappresentato dalla liberazione dell'uomo. Anche il progresso considerava come momento decisivo di questa liberazione la diffusione della scienza e della tecnica. In questa marcia, i diversi tipi di progresso (economico, scientifico, morale.) apparivano naturalmente interconnessi con un carattere di irreversibilità e di infallibilità. Ora, questa convinzione si dimostrata fallimentare e all'ottimismo di una modernità contrassegnata da una crescita fine a se stesso è subentrata l'angoscia dell'uomo contemporaneo. Forse - dicevo- il pensiero di Teilhard è stato risucchiato dentro questo crollo. Ma vi è una differenza fondamentale tra il pensiero di Teilhard e l'idea illuministica di progresso. Mentre quest'ultimo, infatti, ha condotto l'attività umana ad una operatività senza fini, il movimento della storia descritto da Teilhard sfocia nell'unità degli uomini, in una fusione d'amore e di fraternità rappresentata dal Cristo cosmico.
Il mondo di Teilhard non è un mondo senza perché, come si è dimostrato essere quello della modernità.
E per questo la profezia del «gesuita proibito» forse non è una fiamma del tutto spenta.

MARIO BERTIN

(tratto dal sito www.macondo,it  archivio articoli Madrugada)

 
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RIFLESSIONI TEILHARDIANE

"  La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto.  Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori?  Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva.  E' una distinzione illusoria.  La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente,  la Verità "   

                                                                                                                                                          

 

" Senza che si possa dire per ora in quali termini esatti, ma senza che vanga perduto un solo frammento del dato, sia rivelato che definitivamente dimostrato, sul problema scottante delle origini umane, l'accordo si farà senza sforzo, a poco a poco, tra la Scienza e il Dogma.  Intanto, evitiamo di respingere anche il minimo raggio di luce, sia da una parte che dall'altra.  La fede ha bisogno di tutta la verità". (da Les Hommes fossiles, marzo 1921) 
 
" Inventariare tutto, provare tutto, capire tutto. Ciò che è in alto, più lontano di quanto è respirabile, e  ciò che è in basso, più profondo della luce.  Ciò che si perde nelle distanze siderali, e ciò che si dissimula sotto gli elementi... Il sole si alza in avanti... Il Passato è una cosa superata...  La sola scoperta degna dei nostri sforzi è come costruire l'Avvenire". (La découverte du passé, 5 settembre 1935)
 

"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.

Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno...  Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)

 
"  Chiniamoci dunque con rispetto sotto il soffio che gonfia i nostri cuori per le ansie e le gioie di "tutto tentare e di tutto trovare".  L'onda  che sentiamo passare non si è formata in noi stessi.  Essa giunge a noi da molto lontano, partita contemporaneamente alla luce delle prime stelle.  Essa ci raggiunge dopo aver creato tutto lungo il suo cammino.  Lo spirito di ricerca e di conquista è l'anima permanente dell'Evoluzione" (Il Fenomeno Umano 1940)
 

" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando...  E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto...  Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro.  Manovra impossibile e fatale.  La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide.  Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936) 

 
" L'Energia diventa Presenza...  Sembrerebbe che un solo  raggio di una tale luce, cadendo come una scintilla in qualsiasi punto della Noosfera, dovesse provocare un'esplosione abbastanza forte da incendiare e rinnovare quasi di colpo la faccia della Terra. Allora, come è possibile che, guardando attorno a me, è ancora tutto inebriato di ciò che mi è apparso, io mi trovi pressochè solo della mia specie?  Solo ad aver "visto"?...  Incapace, quindi, quando me lo si chiede, di citare un solo autore, un solo testo, in cui si riconosca, chiaramente espressa, la meravigliosa "Diafania" che, per il mio sguardo, ha trasfigurato tutto ?"  (Le Christique, marzo 1955) 
 
....IN QUESTA APERTURA VERSO QUALCHE COSA CHE SFUGGE ALLA MORTE TOTALE, L'EVOLUZIONE E' LA MANO DI DIO CHE CI RICONDUCE A  LUI . ( La Biologie, poussee à fond,peut-elle nous  conduire à èmerger dans le transcendant?  Maggio 1951)
 

Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio.  "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)

 

" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.

Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.

Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?

Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)

 

" Nel Cuore della Materia.

   Un Cuore del  Mondo,

    Il Cuore d' un Dio"

        (da Le  Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)

 
" Nella peggiore delle ipotesi, se ogni possibilità futura di parlare e di scrivere si chiudesse davanti a me, mi rimarrebbe, con l'aiuto di Gesù, quella di compiere questo gesto, affermazione e somma testimonianza della mia fede: scomparire,m inabissarmi in uno spirito di Suprema Comunione con le forze  cristiche  dell'Evoluzione  (da Note di esercizi spirituali, 22 ottobre 1945) 
 
 
 

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