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SCIENZA E CRISTO

Post n°94 pubblicato il 24 Settembre 2008 da bioantroponoosfera
Foto di bioantroponoosfera

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Lungi da me, amici miei, il pensiero di dedurre i dogmi cristiani dal solo esame delle proprietà scoperte dalla nostra ragione nella struttura del Mondo.  Cristo, diciamolo, è la pienezza, il principio sintetico dell’Universo:  Egli è dunque qualche cosa di più di tutti gli elementi di questo mondo presi insieme, cioè non si può dedurlo da essi, nonostante essi tendano a Lui.

Ciò che è legittimo e corroborante,  ciò che noi ci accingiamo a fare, è constatare quanto la visione cristiana sia in grado di rispondere armoniosamente a ciò che noi cerchiamo.  La Scienza, l’abbiamo visto, attraverso l’impotenza stessa del suo sforzo analitico, ci ha insegnato che doveva esserci nella direzione in cui le cose si complicano nell’unità, un Centro supremo di convergenza e di Consistenza, in cui tutto si lega, e grazie al quale tutto si regge. Rallegriamoci (il termine non è troppo forte) osservando come Gesù Cristo, con la sua morale più fondamentale e con i suoi attributi più sicuri, viene mirabilmente a colmare questo posto vuoto segnato dall’attesa di tutta la Natura.

Gesù predica la purezza, la carità, l’abnegazione. Ma qual è l’effetto specifico della purezza, se non la concentrazione e la sublimazione delle molteplici potenze dell’anima, l’unificazione dell’Uomo in sè ? – A sua volta, che cosa opera la carità, se non la fusione di molteplici individui in un solo corpo e in una sola anima, l’unificazione degli Uomini tra di loro? -  Che cosa rappresenta infine l’abnegazione cristiana, se non il decentramento di ogni Uomo in favore di un Essere più perfetto e più amato, l’unificazione di tutto in uno?

E ora chiediamoci, Cristo stesso chi è? Aprite le scritture nei passaggi più solenni e autentici. Interrogate la Chiesa nelle sue convinzioni più essenziali. Voi imparerete ciò: Cristo non è un accessorio in più aggiunto al Mondo, un ornamento, un re come lo consideriamo, un proprietario. Egli è l'alfa e l'omega, il principio e la fine, la pietra delle fondamenta e la chiave di volta, la Pienezza e colui che sazia. È colui che dona consistenza ad ogni cosa e la conduce a compimento. Verso lui e attraverso lui, Vita e Luce interiore del Mondo, si attua, nel pianto e nella fatica, l'universale convergenza di tutto lo spirito creato. Egli è il Centro unico, prezioso e consistente, che sfavilla alla sommità del Mondo in via di realizzazione, proprio in direzione opposta a quelle regioni oscure, infinitamente decrescenti, verso cui si avventura la Scienza , quando scende lungo le strade della Materia del Passato.

Di fronte a questa armonia profonda che, ai nostri occhi di cristiani, allaccia e subordina la zona del multiplo e quella dell'unità, l'ambito essenzialmente analitico della Scienza e quello, ultra-sintetico, della Religione, mi sembra, amici miei, che da questo troppo lungo discorso possiamo trarre le seguenti conclusioni:

1) Prima di tutto, noi cristiani non dobbiamo avere paura o scandalizzarci a torto dei risultati della ricerca scientifica, sia in fisica, sia in biologia, sia in storia. Certi cattolici sono sconcertati quando si giunge a dimostrar loro, — o che le leggi della Provvidenza si riducono a determinismi e al caso, — o che sotto i nostri poteri più spirituali si nascondono delle costruzioni materiali assai complesse, — o che la religione cristiana si radica in uno sviluppo religioso naturale della coscienza umana, — o che il corpo umano presuppone una serie immensa di probabili sviluppi organici. Questi cattolici negano i fatti, oppure se ne spaventano. Tutto ciò è un grave pregiudizio. Le analisi della Scienza e della Storia sono molto spesso esatte; ma non tolgono assolutamente niente all'onnipotenza divina, né alla spiritualità dell'anima, né al carattere soprannaturale del Cristianesimo, né alla superiorità dell'Uomo sugli animali. La Provvidenza , l'anima, la vita divina, sono realtà sintetiche. Essendo la loro funzione quella di «unificare», esse presuppongono, al di fuori e al di sotto di esse, un sistema di elementi: ma questi elementi non le costituiscono, al contrario attendono da esse la loro «animazione».

2) La Scienza con le sue analisi non deve dunque turbare la nostra Fede. Essa deve piuttosto aiutarci a meglio conoscere, comprendere ed apprezzare Dio. Da parte mia sono convinto che non ci sia per la vita religiosa nutrimento naturale più potente del contatto con le realtà scientifiche ben comprese. L'uomo che vive abitualmente in compagnia degli elementi di questo mondo, l'uomo che personalmente sperimenta la schiacciante immensità delle cose e la loro miserabile dissociazione, - quegli, ne sono certo, assume una coscienza più acuta di chiunque altro, sia dell'immenso bisogno di unità che spinge l'Universo sempre più in avanti, sia dell'avvenire inaudito che gli è riservato. Nessuno come l'Uomo chino sulla Materia comprende quanto Cristo, grazie alla sua Incarnazione, sia interno al Mondo, radicato nel Mondo fin nel cuore del più piccolo atomo. Abbiamo paragonato la struttura dell'Universo a quella di un cono: solo colui che ha dapprima misurato la larghezza e la potenza della base apprezza bene la ricchezza inclusa nella sommità del cono.

3) Di conseguenza, — è vano ed ingiusto porre in opposizione la Scienza e Cristo, o separarli come due ambiti estranei l'uno all'altro. La Scienza , da sola, non può scoprire Cristo, — ma Cristo colma i vuoti che alla scuola della Scienza nascono nel nostro cuore. Il ciclo che fa scendere l'Uomo fin nelle viscere della Materia in pieno Multiplo, per risalire di là, fino al centro dell'unificazione spirituale, è un ciclo naturale . Si potrebbe dire che è un ciclo divino , perché è stato dapprincipio seguito da Colui che ha dovuto «discendere agli inferi» prima di elevarsi fino ai cieli, allo scopo di colmare tutte le cose. «Quis ascendit nisi qui descendit prius, ut impleret omnia»? (Efesini IV, 9-12)

PIERRE TEILHARD DE CHARDIN s.j.

Conferenza tenuta a Parigi il 27 febbraio 1921

(tratto da:   Scienza e Cristo ovvero analisi e sintesi – Osservazioni su come lo studio scientifico della materia  possa e debba servire ad elevarsi fino al centro Divino.

in Teilhard de Chardin LA SCIENZA DI FRONTE A CRISTO, Gabrielli Editore 2002, pag.61-64

 

 
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RIFLESSIONI TEILHARDIANE

"  La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto.  Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori?  Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva.  E' una distinzione illusoria.  La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente,  la Verità "   

                                                                                                                                                          

 

" Senza che si possa dire per ora in quali termini esatti, ma senza che vanga perduto un solo frammento del dato, sia rivelato che definitivamente dimostrato, sul problema scottante delle origini umane, l'accordo si farà senza sforzo, a poco a poco, tra la Scienza e il Dogma.  Intanto, evitiamo di respingere anche il minimo raggio di luce, sia da una parte che dall'altra.  La fede ha bisogno di tutta la verità". (da Les Hommes fossiles, marzo 1921) 
 
" Inventariare tutto, provare tutto, capire tutto. Ciò che è in alto, più lontano di quanto è respirabile, e  ciò che è in basso, più profondo della luce.  Ciò che si perde nelle distanze siderali, e ciò che si dissimula sotto gli elementi... Il sole si alza in avanti... Il Passato è una cosa superata...  La sola scoperta degna dei nostri sforzi è come costruire l'Avvenire". (La découverte du passé, 5 settembre 1935)
 

"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.

Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno...  Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)

 
"  Chiniamoci dunque con rispetto sotto il soffio che gonfia i nostri cuori per le ansie e le gioie di "tutto tentare e di tutto trovare".  L'onda  che sentiamo passare non si è formata in noi stessi.  Essa giunge a noi da molto lontano, partita contemporaneamente alla luce delle prime stelle.  Essa ci raggiunge dopo aver creato tutto lungo il suo cammino.  Lo spirito di ricerca e di conquista è l'anima permanente dell'Evoluzione" (Il Fenomeno Umano 1940)
 

" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando...  E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto...  Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro.  Manovra impossibile e fatale.  La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide.  Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936) 

 
" L'Energia diventa Presenza...  Sembrerebbe che un solo  raggio di una tale luce, cadendo come una scintilla in qualsiasi punto della Noosfera, dovesse provocare un'esplosione abbastanza forte da incendiare e rinnovare quasi di colpo la faccia della Terra. Allora, come è possibile che, guardando attorno a me, è ancora tutto inebriato di ciò che mi è apparso, io mi trovi pressochè solo della mia specie?  Solo ad aver "visto"?...  Incapace, quindi, quando me lo si chiede, di citare un solo autore, un solo testo, in cui si riconosca, chiaramente espressa, la meravigliosa "Diafania" che, per il mio sguardo, ha trasfigurato tutto ?"  (Le Christique, marzo 1955) 
 
....IN QUESTA APERTURA VERSO QUALCHE COSA CHE SFUGGE ALLA MORTE TOTALE, L'EVOLUZIONE E' LA MANO DI DIO CHE CI RICONDUCE A  LUI . ( La Biologie, poussee à fond,peut-elle nous  conduire à èmerger dans le transcendant?  Maggio 1951)
 

Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio.  "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)

 

" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.

Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.

Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?

Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)

 

" Nel Cuore della Materia.

   Un Cuore del  Mondo,

    Il Cuore d' un Dio"

        (da Le  Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)

 
" Nella peggiore delle ipotesi, se ogni possibilità futura di parlare e di scrivere si chiudesse davanti a me, mi rimarrebbe, con l'aiuto di Gesù, quella di compiere questo gesto, affermazione e somma testimonianza della mia fede: scomparire,m inabissarmi in uno spirito di Suprema Comunione con le forze  cristiche  dell'Evoluzione  (da Note di esercizi spirituali, 22 ottobre 1945) 
 
 
 

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