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Post N° 131

Post n°131 pubblicato il 27 Dicembre 2008 da bioantroponoosfera

L’eredità scientifica di Teilhard de Chardin

Documento distribuito alla Conferenza internazionale di Roma in occasione dei cimquant’anni dalla morte di padre  Pierre Teilhard de Chardin nel 2005

 

Cinquant’anni dopo la sua morte, si è ormai preso coscienza del ruolo di profeta avuto dal padre Teilhard nei differenti ambiti in cui ha operato: scientifico, teologico, filosofico. Per quanto riguarda l’ambito scientifico, quello nel quale ho la maggiore competenza, vorrei dire che le grandi intuizioni di Teilhard de Chardin anticipano di circa mezzo secolo riflessioni e teorie che oggi ci appaiano banali. Vorrei mostrarle, senza la pretesa di essere esaustivo, su quattro settori del pensiero scientifico contemporaneo.

1.    Teilhard e la fisica quantica

Nulla poteva sembrare più scandaloso a un fisico plasmato di materialismo positivista che il concetto stupefacente di spirito-materia introdotto dall’inizio del Fenomeno umano e nel quale Teilhard vedeva la stoffa stessa dell’universo. Tuttavia, noi oggi sappiamo che materia ed energia, rese equivalenti dalla famosa equazione di Einstein, non costituiscono da sole il grado ultimo del reale e che ormai occorre aggiungere loro l’informazione. Una informazione che “informa” la materia e controlla i flussi di energia. Una informazione che sembra guidare le particelle elementari al punto ch’esse paiono talvolta dotate di “memoria”, come mostrava, nel sorprendente esperimento di Alain Aspect del 1982, il comportamento coordinato di due fotoni le cui traiettorie erano state deliberatamente separate.

2.       Teilhard e la sistemica

Le grandi intuizioni scientifiche di Teilhard de Chardin anticipano di mezzo secolo quello che oggi viene chiamato l’approccio sistemico o il pensiero complesso. Si tratta, secondo numerosi epistemologi tra i quali mi annovero, del nuovo paradigma scientifico che molto verosimilmente andrà a formate i saperi del XXI secolo. Ho cercato di tracciare un inventario di questo approccio nel libro La Systémique: penser et agir dans la complxité (ed. Liasons, 2002). Ora, animato d’una inaudita audacia, Teilhard si dimostra un sorprendente precursore di questa nuova forma di pensiero.

·                                      Scopre l’importanza della complessità: negli anni Trenta, egli integra i due infiniti di Pascal con un terzo infinito, l’infinitamente complesso, legato al tempo dell’evoluzione. Formula le due leggi della morfogenesi che presiedono all’evoluzione:

-                                                              la legge di complessificazione o di complessità crescente

-                                                              la legge di complessità-coscienza che lega l’emergere degli psichismi superiori e la complessificazione della materia.

·                                      Mette in evidenza il ruolo della diversità: una diversità oggi largamente riconosciuta come indispensabile in materia ecologica, socio-economica e culturale. In questo modo, Teilhard anticipa la famosa legge di “varietà richiesta” di Ross Ashby. Inoltre, mostra che, per essere feconda, questa diversità deve organizzarsi secondo un principio di cooperazione o di unione, poiché “l’unione differenzia”. Qui si trova in contrasto con il pensiero binario dell’”o l’uno o l’altro”, che dominava allora le concezioni in materia economica, sociale e politica. Sul piano economico, col suo concetto composito di conflitto/cooperazione, François Perroux si mostrerà discepolo di Teilhard.

·                                      Preannuncia il principio di emergenza: nella sua analisi del fenomeno evolutivo, Teilhard si mostra sempre attento ai cambiamenti di stato, agli effetti di soglia, a quelle che verranno più tardi chiamate le biforcazioni. Vede l’ordine emergere dal caso e anticipa il principio “order from noise” di Heinz von Foerster. Nel campo dell’antropogenesi, Teilhard situa l’istante decisivo al momento del “passo della riflessione” (l’uomo che sa di sapere), ossia nel momento in cui all’interno di uno psichismo che non è ancora quello di un ominide superiore emerge il soggetto. Questo aspetto sarà largamente ripreso da Jacques Lacan nella sua teoria psicanalitica.

3.        Teilhard e l’evoluzione

Per la sua visione globale di una evoluzione che si svolge dapprima al livello della materia inanimata (cosmogenesi) per proseguire poi al livello del vivente (biogenesi) prima di prolungarsi nell’uomo al livello dello spirito (noogenesi), Teilhard anticipa il principio antropico, come sarà formulato alla fine del XX secolo ad opera di un certo numero di scienziati provenienti da orizzonti diversi.

Il cosmo tutto intero è organizzato per produrre lo spirito. Nel Fenomeno umano Teilhard scrive: “A meno di ridursi ad ammette che il cosmo è una realtà intrinsecamente assurda, dobbiamo ritenere irreversibile l’ascesa dello spirito. Lo spirito nel suo insieme non arretrerà mai”. Questa visione dell’evoluzione fonderà il suo ottimismo nell’uomo.

4.       Teilhard e la mondializzazione

Poiché l’osservazione del passato l’ha dotato della nozione ancora oscura di noosfera, Teilhard si può considerare  il profeta della mondializzazione. Egli vede un’umanità che si unifica, un pensiero che diventa planetario riverberandosi in una moltitudine di reti. In questo modo, egli annuncia la globalizzazione degli scambi di qualsiasi natura, l’esplosione della comunicazione di cui Internet è oggi la realizzazione più vistosa, il dialogo (ma anche il confronto) delle civiltà.

  Ottimista nella sua fede nell’uomo, Teilhard non è tuttavia ingenuo e rifiuta il determinismo della storia. Egli vuole lasciare il futuro aperto, poiché, dal momento in cui il proseguimento dell’evoluzione è posto nelle mani degli uomini, questi possono rifiutare tale immensa responsabilità. Ultima biforcazione, carica di terrore e spavento, ma che Teilhard non teme di evocare alla fine del Fenomeno umano, quando riflette su quale potrebbe essere la fine del mondo. Il crescere dei pericoli di tutti i tipi non dà alla messa in guardia da parte di Teilhard una terribile risonanza?

Gerard Donnadieu

Segretario Generale dell’Associazione Francese di Sistemica (AFSCET)

             Già Professore all’Università di Parigi I – Sorbonne

 Professore di Teologia delle religioni alla Scuola Cattedrale (Parigi)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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RIFLESSIONI TEILHARDIANE

"  La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto.  Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori?  Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva.  E' una distinzione illusoria.  La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente,  la Verità "   

                                                                                                                                                          

 

" Senza che si possa dire per ora in quali termini esatti, ma senza che vanga perduto un solo frammento del dato, sia rivelato che definitivamente dimostrato, sul problema scottante delle origini umane, l'accordo si farà senza sforzo, a poco a poco, tra la Scienza e il Dogma.  Intanto, evitiamo di respingere anche il minimo raggio di luce, sia da una parte che dall'altra.  La fede ha bisogno di tutta la verità". (da Les Hommes fossiles, marzo 1921) 
 
" Inventariare tutto, provare tutto, capire tutto. Ciò che è in alto, più lontano di quanto è respirabile, e  ciò che è in basso, più profondo della luce.  Ciò che si perde nelle distanze siderali, e ciò che si dissimula sotto gli elementi... Il sole si alza in avanti... Il Passato è una cosa superata...  La sola scoperta degna dei nostri sforzi è come costruire l'Avvenire". (La découverte du passé, 5 settembre 1935)
 

"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.

Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno...  Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)

 
"  Chiniamoci dunque con rispetto sotto il soffio che gonfia i nostri cuori per le ansie e le gioie di "tutto tentare e di tutto trovare".  L'onda  che sentiamo passare non si è formata in noi stessi.  Essa giunge a noi da molto lontano, partita contemporaneamente alla luce delle prime stelle.  Essa ci raggiunge dopo aver creato tutto lungo il suo cammino.  Lo spirito di ricerca e di conquista è l'anima permanente dell'Evoluzione" (Il Fenomeno Umano 1940)
 

" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando...  E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto...  Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro.  Manovra impossibile e fatale.  La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide.  Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936) 

 
" L'Energia diventa Presenza...  Sembrerebbe che un solo  raggio di una tale luce, cadendo come una scintilla in qualsiasi punto della Noosfera, dovesse provocare un'esplosione abbastanza forte da incendiare e rinnovare quasi di colpo la faccia della Terra. Allora, come è possibile che, guardando attorno a me, è ancora tutto inebriato di ciò che mi è apparso, io mi trovi pressochè solo della mia specie?  Solo ad aver "visto"?...  Incapace, quindi, quando me lo si chiede, di citare un solo autore, un solo testo, in cui si riconosca, chiaramente espressa, la meravigliosa "Diafania" che, per il mio sguardo, ha trasfigurato tutto ?"  (Le Christique, marzo 1955) 
 
....IN QUESTA APERTURA VERSO QUALCHE COSA CHE SFUGGE ALLA MORTE TOTALE, L'EVOLUZIONE E' LA MANO DI DIO CHE CI RICONDUCE A  LUI . ( La Biologie, poussee à fond,peut-elle nous  conduire à èmerger dans le transcendant?  Maggio 1951)
 

Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio.  "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)

 

" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.

Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.

Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?

Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)

 

" Nel Cuore della Materia.

   Un Cuore del  Mondo,

    Il Cuore d' un Dio"

        (da Le  Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)

 
" Nella peggiore delle ipotesi, se ogni possibilità futura di parlare e di scrivere si chiudesse davanti a me, mi rimarrebbe, con l'aiuto di Gesù, quella di compiere questo gesto, affermazione e somma testimonianza della mia fede: scomparire,m inabissarmi in uno spirito di Suprema Comunione con le forze  cristiche  dell'Evoluzione  (da Note di esercizi spirituali, 22 ottobre 1945) 
 
 
 

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