Messaggi del 30/12/2008

Post N° 132

Post n°132 pubblicato il 30 Dicembre 2008 da bioantroponoosfera
Foto di bioantroponoosfera

Nel 1965, in piena contestazione, da parte di molti teologi cattolici,  del pensiero e dell’opera di Pierre Teilhard de Chardin, si tenne a Milano un bellissimo e interessantissimo comvegno sull’opera  “Le Milieu Divin” organizzato dal Centro di Studi e Documentazione “Teilhard de Chardin” di Milano.  Al convegno parteciparono intellettuali francesi  e belgi insieme a molti italiani provenienti anche da Università Cattoliche.

Lo scopo del convegno era quello di approfondire  il pensiero spirituale di  Teilhard de Chardin.  L’opera “Le Milieu Divin “ stava per essere tradotta in italiano ed era perciò opportuno approfondire questo strumento di spiritualità teilhardiana.

Il convegno suscitò grande interesse e gli atti furono pubblicati dal Centro di Studi nell’ormai introvabile volume: “Il Messaggio Spirituale di Teilhard de Chardin”

Su questo blog non possiamo pubblicare tutti gli atti, ma per farvi cosa gradita il Centro di Documentazione Teilhard de Chardin di Roma (vedi messaggio n.3)  mi ha fornito copia del discorso finale pronunciato da Padre Davide Maria Turoldo OSM che qui vi ripropongo.

NIENTE MITI

Il mio compito è solo quello di intervenire; dunque nulla più di un intervento, anche se sono in grave difficoltà per le troppe cose che mi urgono dentro.  E il mio sarà molto semplice, come si conviene  a me che vengo dai campi e dalle vigne.  E però questa è una condizione che può sapere di privilegio per intendere Teilhard de Chardin e poi dirmi subito un suo amico naturale, di lui che ha amato la terra come una creatura viva.

Sono state dette molte cose e bene in questi due giorni di nobilissimo simposio teilhardiano.  Avete sentito parlare de “Le milieu divin” come atmosfera, mediazione e centro. E il centro è l’azione creatrice.  E si è parlato dell’azione come dell’attuazione di tutte le possibilità umane.  Avete sentito che non esiste il “profano”; un pensiero questo che rimanda subito ai  due verbi in riassunto dell’opera di Cristo rispetto alla creazione: “non minuit sed sacravit”.

Si è parlato del rapporto tra religione e scienza; tra spiritualità cristiana e spiritualità moderna. Si è parlato dell’accordo tra  la fede e il mondo della fede.  Ed erano tutti discorsi necessari.  Ma a me, al punto in cui siamo, oltre il pensiero di Teilhard, m’interessa l’uomo.  E non tanto per rifarvi la vita quanto per dirvi le impressioni suscitate nel mio animo dalla lettura delle sue opere, in particolare dalla meditazione di “Le milieu divin”, l’opera da considerare la più provvidenziale per ogni genere di cultura, anzi per la cultura tout-court.

Infatti, al termine della lettura il primo moto del mio animo è stato quello di ringraziare Dio che sia esistito Teilhard de Chardin; e che abbia scritto quei  libri e questo libro.  Ho sentito che Teilhard è tutto vero anche se non è tutto svolto.  Ho visto che è un uomo in continua modificazione di se stesso; e che  la sua non è una dottrina statica, ma in movimento; e  che per capirla bisogna  mettersi dentro lo stesso movimento di Teilhard.  Teilhard de Chardin è un creatore sincero ed umile di tutta verità, sia pure sempre attraverso il dettaglio, un dettaglio mai staccato dall’insieme-

Tuttavia capisco anche il monito del S.Uffizio, perche la Weltanschaung teilhardiana è troppo  seducente e presuppone troppa conoscenza; anzi presuppone tutta la conoscenza teologale, come era naturale che avvenisse sia perché sacerdote di integra fede sia perché scienziato altrettanto  onesto e integro da non barare mai al gioco e di non prevaricare in favore di nessuna parte, tanto meno di proclamare la vittoria del dettaglio sull’insieme, dell’ipotesi  sull’asserto.

Posso anche accettare la famosa  riserva “Teilhard si, il teilhardismo no”.  E a ciò aderisco come a un invito a non vivere più parassitariamente sulle spalle di nessuno.  Perché nessun uomo può comprendere tutta la realtà ed esaudire tutta la verità; perché la verità ci trascende sempre, e tutto e tutti.  Diversamente si rischierebbe di codificare ciò che non è codificabile; cioè si verrebbe a determinare un immobilismo dentro la concezione più dinamica che io conosca, che è appunto la concezione teilhardiana dello spirito e del mondo.  Non vorrei che succedesse quello che è successo al tomismo per esempio, o almeno a un certo tomismo finito in una dannosissima sterilità.

Il primo monito di Teilhard è quello di andare oltre Teilhard; cioè l’invito a studiare e ad andare avanti.  Ad esempio sono parole di Teiklhard queste:” il punto Omega non è raggiunto che per estrapolazione: esso resta di natura congettuale; si presenta alla nostra mente con tratti vaghi e vaporosi”.  Cioè Teilhard è sempre aperto anche con se stesso.  E tiene aperta la porta alla stessa Cristologia e alla imprevedibilità dell’uomo.  Egli è consapevole che l’oggi di Dio non può coincidere con nessun tempo della creazione; donde la verità del “ non est vestrum nosse tempora neque  momenta”; donde la sua “cogitatio  fidei” che diventa il tutto senza pretendere di concludere.

La sua opera non è una sintesi; quindi niente miti.  La sua grande scoperta consiste nel fornirci un mondo nuovo, una via nuova di accesso all’essere di Dio e all’essere del mondo.  Egli è il creatore di un nuovo linguaggio, di una nuova espressione dell’uomo sullo spazio di Dio  e sulla storia del mondo.

Si sente inoltre che Teilhard de Chardin è impegnato non tanto sul piano dell’accettazione quanto sul piano della creazione e perciò la sua personalissima interpretazione della parusia e il suo concetto di speranza, molto diverso ad esempio dal concetto di speranza di Peguy, di Simone Weil, di Bernanos e di altri.

Se ci fosse tempo e spazio (e il mio non fosse un intervento) parlerei di Teilhard de Chardin come di un profeta e di un interlocutore tra il mondo  di Dio e il mondo dell’uomo, e poi mi piacerebbe definire quanto di giovanneo (del modo di sentire alla Giovanni XXIII  intendo) c’è nella vita e nel sentire di Teeilhard de Chardin.

Per il suo spirito profetico basta che rileggiamo insieme queste parole conclusive del “Milieu divin”:

“Allora abbiamo lasciato assopire il fuoco nei nostri cuori addormentati.  Senza dubbio, con maggiore o minore angoscia, ognuno di noi vede avvicinarsi la morte individuale.  Senza dubbio, inoltre, noi preghiamo, e ci comportiamo coscienziosamente, … perché avvenga il Regno di Dio..Ma in realtà  quanti di noi trasaliscono realmente, in fondo al cuore, di fronte alla speranza folle di una rifusione della nostra terra?  Chi sono quelli che navigano in mezzo alla nostra notte, rivolti alle prime luci di un Oriente reale?  Qual è il cristiano nel quale la nostalgia del Cristo riesce non dico a sommergere (come dovrebbe), ma soltanto ad equilibrare le cure dell’amore e degli interessi umani?  Qual è il cattolico così appassionatamente votato – per convinzione e non per convenzione – a diffondere le speranze dell’Incarnazione, come molti umanitari sogni di una Città nuova? Continuiamo a dire che vogliamo nell’aspettativa del Maestro.  Ma, in realtà, se vogliamo essere sincersi, siamo costretti a confessare che non aspettiamo più niente.  Bisogna, a qualunque costo rinnovare in noi stessi il desiderio e la speranza del Grande Evento.

Guardiamo la Terra intorno a noi.  Cosa succede sotto i nostri occhi, nella massa dei popoli?  Da dove vengono quelle disordine nella Società, quell’agitazione inquieta, quelle onde che si gonfiano, quelle correnti che circolano e si riuniscono, quelle spinte contrarie, formidabili e nuove?  L’Umanità, visibilmente, attraversa una crisi  di crescita.  Acquista oscuramente coscienza di quello che le manca, e di quello che può.  Davanti a lei l’Universo diventa luminoso come l’orizzonte dal quale sta per spuntare il Sole.  L’Umnaità ha il presentimento, dunque, e  aspetta..

Per desiderare la Parusia, non dobbiamo fare altro che lasciar battere dentro di noi, cristianizzandolo, il cuore stesso della terra.  Perché dunque, uomini di poca fede tenere o storcere la bocca davanti al rpgresso del mondo?  Perché moltiplicare imprudentemente le profezie e le difese::: Non andate…non tentate …, tutto è sconosciuto: la Terra è vuota e vecchia, non c’è più niente da trovare…Tentare tutto per il Cristo! Sperare tutto per il Cristo! Nihil intentatum!  Ecco proprio all’opposto, il vero atteggiamento del cristiano.  Divinizzare, non è distruggere: ma super creare.  Non  sapremo mai tutto quello che l’Incarnazione  aspetta ancora   dalle potenze del Mondo.  Non spereremo mai abbastanza per l’unità umana e nell’unità umana, in continuo progresso.”

Importante notare che nella spinta profetica non contano tanto ilimiti quanto la stessa spinta, lo spirito d’attesa appunto.

Come uomo del dialogo con Dio e il mondo dobbiamo dire che teilhard de Chardin è prima di tutto un uomo che ascolta.  Ascolta Dio e l’uomo.  Egli crede nei suoi interlocutori, li stima, li ama e prima di parlare cerca di sentire in se stesso tutto quello che hanno da dire.

In  fatto  di  messaggio direi che Teilhard, più che per la interpretazione evoluzionistica del mondo, è importante per i mutamenti delle coscienze che proclama e mette in rilievo quali basi continuamente mobili del sapere; più che se egli si movesse su una nave nella scia della più grande nave che è il mondo.

E in quanto ai suoi molti aspetti giovannei basti pensare al modo in cui è vissuto, al modo in cui ha sofferto e obbedito; e alla speranza e alla gioia che hanno saputo l’uno e l’altro – cioè Teilhard e papa Giovanni – donare al mondo; e alle strane date delle loro morti, perché l’uno muore a Pasqua (come desiderava) e l’altro a Pentecoste.

Per l’opera dell’uno e dell’altro e per le possibilità offerte dalle loro vite e dai loro insegnamenti, mi piace riportare qui il pensiero di uno scrittore italiano,perché mi sembra adatto a concludere.

“ L’uomo d’oggi vive in una concezione tale dell’universo fisico e della società umana, che non possono più essere validi per lui gli  argomenti destinati a condurre alla fede che apparvero efficaci per altre generazioni.  Non direi che questa concezione renda di per sé più difficile aderire  ad un credo religioso, ad una morale di amore e di rinuncia.  All’opposto mi sembra che la scienza di fronte alle oscurità che ha dissipato, abbia fatto scorgere profondità così grandiose, abissi di spazio e di tempo, valore relativo di quelli che sembravano i pilastri della nostra conoscenza, da indurre ciascuno  a piegare le ginocchia.

Se la religione si nutre del mistero, se le è propria l’umiltà degli uomini, direi che l’uomo del nostro tempo debba sentirsi infinitamente più piccolo, più conscio della complessità di quell’universo in cui la scienza gli ha consentito di gettare lo sguardo, che non si sentisse l0uomo del tempo di Galileo.  E direi anche che se oggi gli uomini si possono odiare, possono pure avere vaneggiamenti, pensare di adoperare gli strumenti che la scienza ha posto nello loro mani per distruggere intere razze, hanno tuttavia presente come non mai la realtà (che occorre accettare, piaccia o non piaccia) di formare una unica famiglia, di avere una solidarietà di destini (A:C:Jemolo)

Ecco perché nelle pagine di Teilhard de Chardin mi trovo come nel muo elemento.  E se dunque anche per voi è così, soprattutto è così per il giovane mondo, allora c’è davvero da sperare bene; e anzi, che non si spera mai abbastanza.

Padre DAVID M. TUROLDO  O.S.M.

In AA:VV. Il messaggio spirituale dfi Teilhard de Chardin

Centro Italiano di  Studi Teilhardiani , Milano, Torino, Firenze, 1965

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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RIFLESSIONI TEILHARDIANE

"  La verità non è asltro che las coerenza totale dell'Universo in rapporto ad ogni suo punto.  Perchè dovremmo mai avere in sospetto o sottovalutare tale coerenza, per il solo fatto che siamo noi stessi gli osservatori?  Si continua ad opporre una certa illusione antropocentrica a una certa realtà obiettiva.  E' una distinzione illusoria.  La verità dell'Uomo è la verità dell'Universo per l'Uomo, cioè sempliceemente,  la Verità "   

                                                                                                                                                          

 

" Senza che si possa dire per ora in quali termini esatti, ma senza che vanga perduto un solo frammento del dato, sia rivelato che definitivamente dimostrato, sul problema scottante delle origini umane, l'accordo si farà senza sforzo, a poco a poco, tra la Scienza e il Dogma.  Intanto, evitiamo di respingere anche il minimo raggio di luce, sia da una parte che dall'altra.  La fede ha bisogno di tutta la verità". (da Les Hommes fossiles, marzo 1921) 
 
" Inventariare tutto, provare tutto, capire tutto. Ciò che è in alto, più lontano di quanto è respirabile, e  ciò che è in basso, più profondo della luce.  Ciò che si perde nelle distanze siderali, e ciò che si dissimula sotto gli elementi... Il sole si alza in avanti... Il Passato è una cosa superata...  La sola scoperta degna dei nostri sforzi è come costruire l'Avvenire". (La découverte du passé, 5 settembre 1935)
 

"...Si potrebbe dire che oggi, come ai tempi di Galileo, ciò che più occorre per percepire la Convergenza dell'Universo, non è tanto la scoperta di fatti nuovi (ne siamo accerchiati, da restarne accecati) quanto un modo nuovo di guardare e accettare i fatti.

Un nuovo modo di vedere, connesso con un nuovo modo di agire: ecco ciò di cui abbiamo bisogno...  Dobbiamo prendere posizione e metterci all'opera, presto-subito " (La Convergence de l'Univers,23 luglio 1951)

 
"  Chiniamoci dunque con rispetto sotto il soffio che gonfia i nostri cuori per le ansie e le gioie di "tutto tentare e di tutto trovare".  L'onda  che sentiamo passare non si è formata in noi stessi.  Essa giunge a noi da molto lontano, partita contemporaneamente alla luce delle prime stelle.  Essa ci raggiunge dopo aver creato tutto lungo il suo cammino.  Lo spirito di ricerca e di conquista è l'anima permanente dell'Evoluzione" (Il Fenomeno Umano 1940)
 

" ...Sento, come chiunque altro, quanto sia grave per l'Umanità il momento che stiamo attraversando...  E tuttavia un istinto, che si è sviluppato al contatto con il grande Passato della Vita, mi dice che la salvezza per noi è nella direzione stessa del pericolo che ci spaventa tanto...  Come viaggiatori presi nel flusso di una corrente, vorremmo tornare indietro.  Manovra impossibile e fatale.  La nostra salvezza è più in là, oltre le rapide.  Nessun ripiegamento. Ma una mano sicura al timone, e una buona bussola..." ( Esquisse d'un Universe personnel, 4 maggio 1936) 

 
" L'Energia diventa Presenza...  Sembrerebbe che un solo  raggio di una tale luce, cadendo come una scintilla in qualsiasi punto della Noosfera, dovesse provocare un'esplosione abbastanza forte da incendiare e rinnovare quasi di colpo la faccia della Terra. Allora, come è possibile che, guardando attorno a me, è ancora tutto inebriato di ciò che mi è apparso, io mi trovi pressochè solo della mia specie?  Solo ad aver "visto"?...  Incapace, quindi, quando me lo si chiede, di citare un solo autore, un solo testo, in cui si riconosca, chiaramente espressa, la meravigliosa "Diafania" che, per il mio sguardo, ha trasfigurato tutto ?"  (Le Christique, marzo 1955) 
 
....IN QUESTA APERTURA VERSO QUALCHE COSA CHE SFUGGE ALLA MORTE TOTALE, L'EVOLUZIONE E' LA MANO DI DIO CHE CI RICONDUCE A  LUI . ( La Biologie, poussee à fond,peut-elle nous  conduire à èmerger dans le transcendant?  Maggio 1951)
 

Di colui che pronuncerà queste parole nell'Aeropago, ci si burlerà come d'un sognatore e lo si condannerà. "Il senso comune lo vede, e la scienza lo verifica: nulla si muove", dirà un primo Saggio. "La filosofia lo decide: nulla può muoversi", dirà un secondo Saggio.  "La religione lo proibisce: nulla si muova", dirà un terzo Saggio. Trascurando questo triplice verdetto, "colui che ha visto" lascerà la piazza pubblica, e tornerà nel seno della Natura ferma e profonda. Là, immergendo lo sguardo nell'immensa ramificazione che lo sorregge e i cui rami si perdono molto lontano al di sotto di lui, in mezzo all'oscuro Passato, egli colmerà ancora una volta la sua anima della contemplazione e del sentimento d'un moto unanime e ostinato, inscritto nella successione degli strati morti e nella distribuzione attuale di tutti i viventi. -Volgendo allora lo sguardo al di sopra di lui, verso gli spazi preparati per le nuove creazioni, egli si consacreà corpo e ed anima, con fede rinsaldata, a un Progresso che trascina e spazza via persino coloro che non ne vogliono sapere. E, con tutto il suo essre fremente di ardonre religioso, lascerà salire alle proprie labbra, verso il Cristo già risorto ma ancora imprevedibilmente grande, questa invocazione, sommo omaggio di fede e d'adorazione: "Deo ignoto" [Al Dio ignoto] (L'avenir de l'homme, note sur le Progrès, 10 agosto 1920, Le Seuil, pp. 35-37)

 

" Adesso che, attraverso tutte le vie dell'esperienza, l'Universo comincia a crescere fantasticamente ai nostri occhi è ceramente giunta l'ora per il Cristianesimo di destarsi ad una consapevolezza precisa di ciò che il dogma dell'Universalità di Cristo, trasposto in quelle nuove dimensioni, suscita di speranze pur sollevando al tempo stesso certe difficoltà.

Speranze, certo, poichè, se il Mondo diventa così formidabilemte vasto e potente, vuol dire che il Cristo è ancor ben più grande di quanto noi pensassimo.

Ma le difficoltà, poichè, alla fin fine, come concepire che il Cristo s'"immensifichi" secondo le esigenze del nostro nuovo Spazio-Tempo senza simultaneamente, perdere la sua personalità adorabile e, in qualche modo, volatilizzarsi?

Ed è qui che risplende la stupenda e liberatrice armonia tra una religione di tipo cristico e un'Evoluzione di tipo convergente (Le Cristique, 1955)

 

" Nel Cuore della Materia.

   Un Cuore del  Mondo,

    Il Cuore d' un Dio"

        (da Le  Coeur de laMatiere, 30 ottobre 1950)

 
" Nella peggiore delle ipotesi, se ogni possibilità futura di parlare e di scrivere si chiudesse davanti a me, mi rimarrebbe, con l'aiuto di Gesù, quella di compiere questo gesto, affermazione e somma testimonianza della mia fede: scomparire,m inabissarmi in uno spirito di Suprema Comunione con le forze  cristiche  dell'Evoluzione  (da Note di esercizi spirituali, 22 ottobre 1945) 
 
 
 

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