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Narbona Romana....

Post n°2458 pubblicato il 24 Dicembre 2019 da blogtecaolivelli

Fonte: Archeo

Narbona Romana. Una necropoli la

raccontaScavi in corso

14 ottobre 2019


L'INRAP mobilita i suoi archeologi migliori

È una missione che potrebbe sembrare

impossibile quella che sta impegnando

una massiccia squadra di archeologi

dell'INRAP (l'Istituto nazionale di archeologia

preventiva francese) per salvare una necropoli

romana alle porte di Narbona, nella regione

dell'Occitania.

L'area, destinata ad alcune infrastrutture, è

considerata di eccezionale interesse archeologico.

La missione di scavo è interamente sostenuta

dal governo francese che conta di riportare

in luce quante più tombe possibili "raccontandole"

poi nel nascente Museo delle Antichità romane

di Narbona.

La prima colonia dei Romani in Gallia

Subito dopo la conquista della Gallia da parte

dei romani nel 125 a.C., la città di Narbona

fu scelta come prima colonia di diritto romano

fuori dall'Italia. Un secolo più tardi Augusto

fece di Narbo Martius la capitale della

Provincia di Narbona, che si estendeva dal

Fréjus fino a Tolosa e ai Pirenei e dal

Mediterraneo fino a Vienna e Ginevra.

In poco tempo Narbona divenne un florido

centro economico nonché uno dei porti più

grandi del Mediterraneo occidentale.

La sua posizione strategica la rendeva di fatto

crocevia insostituibile anche per gli scambi via

terra e fiume. L'intera provincia avrebbe preso

il nome di Gallia Narbonense "come omaggio"

a questa città.

Una necropoli con oltre mille tombe

Il sito funerario sorge alla congiunzione di

due strade, seicento metri a est della città

antica.

Tra I e II sec. d.C. occupava duemila metri

quadrati di superficie ospitando, si stima, un

migliaio di tombe di cui "solo" trecento al

momento sono state scavate.

La necropoli è caratterizzata da una rigida

suddivisione degli spazi con "piazzole"

delimitate da muretti e talvolta divise da

stradine di servizio.

Il tutto a sottolineare la presenza di diversi

gruppi sociali, come riportato anche su alcuni

epitaffi dove si legge il nome dello schiavo o

"libero" (quasi sempre di origine italiana).

Ben distinte fisicamente anche le aree che

furono destinate alla sepoltura della plebe.

Inutile dire che ai signori furono riservati

posti (i migliori) lontano dai poveri.

Parola d'ordine: cremazione

La maggior parte delle sepolture testimoniano

il rito, molto diffuso in quest'epoca, della

cremazione.

Le tombe contengono per lo più ossa combuste

cui si accompagnano brocche di vetro o ceramica,

vasetti di profumi e lampade.

Recipienti che testimoniano l'importanza delle

offerte in onore del defunto.

Nella cenere delle pire sono stati rintracciati resti di

frutta carbonizzata tra cui datteri e fichi.

Prove (inedite) di libagioni

Proprio l'ottimo stato di conservazione ha reso

possibile documentare per la prima volta in tutta

la Gallia pratiche di libagione compiute nei press

i di almeno tre tombe.

Nel terreno circostante le sepolture sono stati

infatti rinvenuti vari tipi di ceramiche, anfore,

coppe e conchiglie.

L'analisi dei resti organici associati ai reperti ha

potuto confermare le ipotesi di partenza.

Un sito salvato grazie all'acqua

La vicinanza del Canal de la Robine (che ancora

oggi taglia in due la città di Narbonne costituendo

una delle sue principali attrazioni) ha svolto un

ruolo fondamentale per la conservazione dei resti

del sito.

La necropoli è stata infatti protetta da circa tre

metri di limo provenienti dalle esondazioni che

di fatto hanno sigillato i diversi strati archeologici

permettendo di analizzare l'evoluzione della

pratiche funerarie così come quella dei riti di

commemorazione.

"Una Pompei francese"

«La varietà di sepolture, l'incredibile stato di

conservazione, la straordinaria sovrapposizione

di tombe e reperti - secondo gli archeologi

dell'Inrap - rende questo sito dell'antica

Gallia un unicum paragonabile a Pompei e

Roma. Uno spaccato senza precedenti di

come si viveva e moriva (da signori o da

schiavi) a Narbonne duemila anni fa».

 
 
 
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