Creato da TopBancario il 26/04/2013

Borsa Milano

Borsa live di Milano

 

 

I PROBLEMI GEOPOLITICI DI UN DOLLARO IMPOPOLARE

Post n°6 pubblicato il 08 Novembre 2013 da TopBancario

Il dollaro è moneta di scambio internazionale dal a seconda guerra mondiale ad oggi. E’ infatti alla fine del secondo conflitto che con gli accordi di Breton Woods del 1944, mentre i tedeschi erano sulla strada della disfatta, che venne decisa la supremazia della moneta statunitense, quel dollaro il cui andamento avrebbe condizionato in futuro gran parte degli equilibri geopolitici mondiali. al 1973 in poi, però in seguito alla serie di svalutazioni del dollaro iniziano a crearsi le prime crepe sulla valuta. Le materie prime, sempre pagate in dollari vedono un cambio di rotta sul dollaro quando alla triade del West Texas Intermedie Crude, United Arab Emirates Dubai Crude del Norway Brent Crude, si affianca l’apertura della Borsa valori di Kish, in Iran, evento non solo che destabilizza la moneta, ma che elegge a rango di potere il nemico peggiore degli Usa: l’Iran. Da qui l’escalation che porta la Cina a un accordo con l’Iran e la Russia per la fornitura di petrolio pagando in valuta locale, quello yuan che oltre i confini nazionali non aveva valore. Fino ad oggi. 

 
 
 

L’ORO PREZIOSO DA OLTRE 6 MILA ANNI

Post n°5 pubblicato il 01 Ottobre 2013 da TopBancario

Perchè il metallo prezioso è stato venerato da sempre? In realtà è una domanda interessante perchè altri metalli e pietre preziose hanno avuto i loro momenti di gloria, momenti che, inesorabilmente, hanno visto un declino, prima o poi, sia cronologico che storico. Un esempio può essere il turchese, particolarmente apprezzato dalle tribù dell'America precolombiana, così come anche il corallo tra gli antichi Romani.

Invece l’oro ha la caratteristica di essere ammirato non solo da moltissimi popoli, ma di essere rimasto tale anche nel corso dei secoli. Altro esempio arriva dall’India dove le popolazioni locali hanno eletto l’oro oltre che a simbolo di ricchezza anche a elemento sacro e per questo motivo non esitano a indebitarsi per riuscire a donarlo alle  varie divinità.  Non solo, ma l’esempio più conosciuto è il suo accostamento con il Sole e con la divinità ad essa riferita.  In particolare nell’antico Egitto con il faraone Akhenaten e la mitica regina Nefertiti che crearono il culto monoteista del Sole. Forse sono stati proprio presupposti simili a far accostare, nel tempo, il potere metafisico della religione a quello economico dell’oro, creando poi alla fine l’equazione dell’oro in mano a caste sacerdotali, prima, ed economiche oggi.

E in effetti, guardando al passato, bisogna considerare che l’oro ha una storia di oltre 6 mila anni ed è “valutato” da oltre 2 mila e cinquecento. MA se due mila anni fa il concetto di “bene rifugio” poteva ancora non essere stato elaborato, se ne deduce che il ruolo preponderante di investimento lo si è avuto solo in un’epoca recente. Prima di tutto, ovviamente, in oro erano le monete più pregiate e quelle con maggior valore: era perciò portatile, sotto forma, appunto di denaro, divisibile, in multipli e riconoscibile facilmente.

Nella storia,ma non in quella recentissima, ha registrato una stabilità sorprendente, cosa che lo ha reso appunto un bene rifugio, non tanto per la sua versione “gioiello” quanto quella più complessa, di oro fisico. In questo caso, infatti, può essere venduto in tutto il mondo e in qualunque piazza.  Non solo, ma da ultima annotazione è bene ricordare che proprio per queste sue caratteristiche dovrebbe essere presente, e qui ritorniamo ai giorni nostri, in ogni portafoglio di investimenti, anche se in parte diversa a seconda dell’e esigenze del singolo investitore. 

 

 

 
 
 

PECHINO E UNICREDIT

Post n°4 pubblicato il 19 Luglio 2013 da TopBancario

Le filiali che Unicredit può vantare in Cina (Hong Kong, Shanghai e Canton) sono solo l'ultima testimonianza di una lungimiranza che il gruppo ha dimostrato nei confronti dell’oriente, luogo cui si rivolgeva già da tempo. Tempo lontano, si parla di secoli, ben prima che il gruppo nascesse dalla fusione di quelle decine di realtà che lo hanno contraddistinto in una sigla come quella, appunto di Unicredit.

E le basi sono state preparate addirittura già dall’ultimo anno del diciannovesimo secolo, con l’entrata in scena, sul panorama dell’Estremo Oriente, di Alberto Treves che, in qualità di rappresentante del Credito Italiano, puntava a creare un organismo che permettesse la razionalizzazione degli scambi e un ampliamento dei servizi bancari anche in virtù del fatto che la vena commerciale della Cina era storicamente riconosciuta e ampiamente sfruttabile. Già da allora. Il tutto nell’ambito di un più vasto progetto di scambio con quelle che allora erano ancora chiamate Colonie, dal momento che di colonie si trattavano.

Era l’epoca delle ultime esplorazioni, dei resoconti che si affidavano sempre più alle cronache e molto meno ai romanzi, l’epoca dei dei grandi accordi commerciali fra potenze ( che, appunto, governavano un territorio, senza che il territorio stesso (popolazione in primis) venisse coinvolto nelle trattative. L’alba del 1900 era prossima e personaggio com Enrico Rava e a Guglielmo Pfzmajer creavano la Società Italiana per il Commercio con le Colonie. Nasceva in quell’occasione la filiale di  Shanghai. Da questo primo nucleo, partì un’azione ben più vasta, sostenuta anche dal governo stesso che aveva individuato e potenzialità dell’”arrivare primi”. 

 
 
 

L'enigma delle commodity

Post n°3 pubblicato il 02 Giugno 2013 da TopBancario
 
Foto di TopBancario

Questo 2013 è stato a dir poco criptico: doveva essere l’anno dell’euro e del suo riscatto e non lo è stato. Del ritorno dell’oro, seppur tra pareri contrastanti. E non lo è stato. Delle commodity come protagoniste, e non lo è stato. Almeno finora. Si, perchè i primi tre mesi hanno visto il risultato peggiore degli ultimi tre anni, proprio in contrapposizione di un rally record che ha segnato l’andamento di Wall Street. Finisce così il mito di un diretto collegamento fra equity e commodity. In questo caso i maggiori imputati sono i fronti esteri, soprattutto quelli orientali, (Cina in testa e Stati Uniti al secondo posto).

Ma per tutte le commodity l’esempio più preclaro è quello dell’oro. Bene rifugio per eccellenza, il metallo giallo che mai come alla vigilia di quest’anno ha diviso gli esperti dopo un rally trentennale che solo negli ultimi mesi accusava qualche segno di debolezza per molti interpretato come un fisiologico rallentamento facilmente superabile, proprio lui, ha registrato un crollo al di sotto dei 1500$ l’oncia.

Purtroppo, proprio adesso, quello che da sempre è stato eletto a contrappeso dell’inflazione, si trova a dover scontare le rassicurazione delle banche centrali sul totale controllo dell’inflazione anche su lungo termine, mentre a dare il colpo di grazia arriva anche Cipro. La piccola isola si trova a dover, con ogni probabilità, vendere l’oro delle sue riserve come garanzia per il prestito dal 10 miliardi di euro che dovrebbe risolvere la disastrata situazione bancaria dell’isola.

Una storia che rischia di infiammarsi nuovamente dopo che proprio Cipro ha reso noto che le necessità per la ricapitalizzazione dell’intero sistema arriva non a 17 miliardi di euro, bensì a 23, oltre 6 in più rispetto a quanto previsto dal piano di aiuti Ue. Immediata la replica di Berlino che ha stroncato sul nascere ogni pretesa di aumento: tutto resterà come prima.

Tornando all’oro, un altro fattore che faceva pensare al suo ritorno in auge erano le continue implementazioni del piano di allentamento monetario che, dopo aver coinvolto gli Stati Uniti ormai da tempo protagonisti della scena, avevano tirato in ballo anche la Banca d’Inghilterra, interessata a scalfire la forza di una sterlina che attirava capitali non sempre deiderati, a Londra a sua volta meta particolarmente invitante per molte società, visto che la riforma fiscale vede, tra le altre cose, un abbassamento delle corporate tax. Trend che evidentemente in Italia non è minimamente considerato.

Non ultimo il Giappone, con lo storico piano di Kuroda che invade il mercato con i suoi acquisti da oltre 14mila miliardi di dollari in due anni e una serie di acquisti sia sui bond a tutte le scadenze, comprese le quarantennali, ma anche per gli asset più tossici. Peccato che proprio il Fondo monetario internazionale abbia fatto notare come le intenzioni di svalutare la moneta non portino pericoli sulla stabilità dei prezzi se, però, queste saranno attuate in modo controllato e nel breve periodo.

Già qualche giorno fa SocGen ha dichiarato che l’età dell’oro rischia di scomparire, mentre Goldman Sachs ha rivisto al ribasso le sue stime sull’adamento del prezzo. A questo coro si aggiunge ora anche Barclays con un outlook pessimista circa il recupero dell’intero settore commodity.

 
 
 

Il segreto della forza economica Scandinava

Post n°2 pubblicato il 02 Giugno 2013 da TopBancario
 
Foto di TopBancario

Si è sentito spesso parlare, soprattutto in questo periodo di crisi per i paesi periferici del l’Europa, di “efficienza scandinava” usata come ideale di perfezione tra i valori del ibero mercato e l’assistenzialismo statale, contrapposto alla pigra realtà politica dei paesi mediterranei, sempre più al centro della polemiche perchè, statisticamente, risultano essere i primi a cadere di fronte alle prove del debito.

Ma da cosa deriva la loro fa,ma? E’ effettivamente meritata o è al contrario “usurpata” ? In effetti c’è da dire che i Paesi scandinavi sono riusciti a evitare la maggior parte dei problemi che affliggono l’Europa e non solo i paesi indebitati come la Grecia il Portogallo o anche l’Italia. Ultimamente anche la Francia e, udite udite, la Germania stessa, si trovano a dover fare i conti con una serie di problemi effettivi per la prima e potenziali per la seconda dedicato proprio dalle stringenti politiche di austeruty tanto diffuse nel Vecchio Continente.
No solo, ma volendo allargare la visuale si potrebbe fare un paragone anche con i problemi sociali che affliggono gli States, cultura multirazziale per eccellenza come anche gli stessi paesi scandinavi dove l’ideale della popolazione dalla carnagione bianca e dai capelli biondi ormai è lontana e abbandonata come semplice stereotipo. Ebbene, dopo questa serie di considerazioni, torniamo ad esaminare i fatti. Le società scandinave hanno il primato nelle classifiche positive che indicano lo stato di salute sia ella popolazione che dell’economia.
Una coincidenza? Non proprio. Nel nostro secolo, o per meglio dire in quello passato, cioè nel novecento, le economie del Nord Europa sono quelle che hanno fatto registrare la crescita migliore e soprattutto lo sviluppo più veloce, grazie a un ingrediente non tanto segreto: un pragmatismo positivo. In altre parole, se il libero mercato dà fiducia all’iniziativa privata, questa, nel parametro scandinavo, non dev'essere indiscriminata e nel momento in cui inizia a vacillare potrà sempre essere abbandonata senza drammi ideologici nè tragedia sociali, verso altri modelli di crescita e sviluppo che possano eventualmente rimediare ai guai creati dal precedente prima che sia troppo tardi e questi iniziano a radicare nel sistema sociale diventando una forma mentale impossibile sradicare.
Fino agli anni ’70, la situazione del libero mercato era quella predominante, con l’arrivo successivamente di una presenza statale dalla culla alla tomba. Dopo gli anni ’80, però, si  è registrata una spesa ben èiù alta rispetto a quanto le casse potevano tollerare e la capitalizzazione dell’impresa si riduceva a poche industrie che impedivano anche una diversificazione degli investimenti. Il rimedio? Abbandonare l’assistenzialismo che non aveva più di vent’anni e tornare all’iniziativa privata, senza porre questi particolarmente bizantine in mezzo e riuscire a regolare lo squilibrio creatosi col tempo. Una serie di esperienze che sono state modificate riuscendo a creare una sorta di equilibrio che posa prendere il meglio da entrambi i fronti senza problemi di barriere ideologiche visto che, per
loro, come giustamente dovrebbe essere, anche se si adotta un’idea liberista in ambito di assistenza sociale, non sarà mai un dramma se a beneficiarne sono i diretti interessati, senza danno alcuno per la collettività.

 
 
 
Successivi »
 

AREA PERSONALE

 

TAG

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Maggio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
    1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 12
13 14 15 16 17 18 19
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29 30 31    
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

FACEBOOK

 
 

ULTIME VISITE AL BLOG

TopBancarioLinkitogiordanopicchiarellila_moretta_2tobias_shufflerobi19700sagredo58anastasia_55psicologiaforensepiterx0allaricercadiunsognoletizia_arcuriBalabilenepantouffle2011
 

CHI PUò SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963