Creato da aliantelibero il 15/08/2008
ovvero il fratello dello scemo del villaggio
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I contenuti e le immagini non intendono offendere nè stigmatizzare persone con disagio psichico o loro familiari. Termini crudi e forti sono usati, e talvolta abusati, non per connotare le persone in condizione di disagio psichico, ma per sottolineare e stigmatizzare precisi luoghi comuni e stereotipi sociali di cui è spesso intriso il linguaggio e il pensiero corrente
Il blog non pretende di far divulgazione nè scientifica nè di altra natura, ma offre solo le riflessioni e gli sfoghi di una persona che nel mondo della malattia mentale, per professione e per affetti familiari, ci vive ogni giorno.
Il personaggio narrante è frutto di pura fantasia e tutte le vicende narrate, devono intendersi fortemente romanzate, senza alcun riferimento intenzionale a persone reali... in quanto ai fatti, quando sarà necessario i riferimenti saranno seri e circostanziati e sotto stretta responsabilità dell'autore.
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Urlo senza far rumore
Il mio silenzio non è assenza di parole...
E' assenza di suono.
E' come quando guardi la tv abbassando a zero il volume.
Non sono le parole che mancano:
è che qualcuno ha scelto di non sentirle.
Forse all'inizio sono stato io ad abbassare quel volume...
Sai...,
quando cresci in una famiglia dove il ruolo dello sventurato
è già abitato vita natural durante,
la prima sensazione che ti si appiccica addosso è quella che,
un tuo dolore,
a prescindere,
non possa avere,
lì dentro,
diritto di cittadinanza.
Non recrimino nulla a mamma Maddalena, nè ad Amerigo.
Forse a papà Antonio si, ma questo non fa testo...
con lui, ormai recrimino per partito preso. Non lo so se sia conflitto generazionale, complesso di edipo ritardato o qualche altra minchiata psico-introspettiva varia.
E' così e basta. Ma non fa testo dicevo. Non c'entra con il mio urlo senza voce.
Mi sento un misantropo. Non l'ho mai nascosto.
Odio cordialmente la maggior parte della gente
e
preferisco la solitudine alla pessima compagnia.
(a volte anche a quella appena decente a dir la verità).
Eppure non ero così.
Se ripenso alla mia infanzia, scazzature a parte, ero socievole e pure divertente.
A tratti ricercato. (Mica sempre, d'accordo, ma una tantum accadeva).
Cos'è successo poi?
Perchè oggi,
nella mia gola ristagnano parole putrefatte
e
nei miei occhi galleggiano lacrime acquitrinose?
Sono cresciuto con il compito di comprendere a prescindere.
A nulla è mai valso il fatto che fossi il fratello minore, e da che mondo è mondo, i fratelli minori dovrebbero essere quelli che hanno ragione anche quando hanno torto.
Sono il fratello minore, è vero,
ma...
c'è
il
fatto
che
l'altro,
però,
è il fratello minorato.
Quindi, il mondo mondo va a farsi fottere.
Probabilmente è questo il particolare che poi ha fottuto me.
Io sono quello che ha il compito di comprendere.
A prescindere.
Perchè sono abituato...
perchè sono forte...
perchè so ascoltare...
perchè volente o nolente... mi tocca
Ma io sono il fratello di Amerigo, non di tutto il mondo
NON di tutto il mondo
Forse all'inizio sono stato io ad abbassare quel volume. Lo ammetto...
ma, oggi, questo mio rancore verso il mondo non è una scelta...
E' un alibi
Un patetico alibi per non dover ammettere a me stesso, che
mi sta fottutamente mancando il fiato a furia di urlare
e la mia anima sta andando a puttane
pur d'illudersi d'aver un pò di compagnia,
mentre fra tutte le persone che mi sono transitate intorno, e talvolta anche dentro, non ce n'è stata una che abbia scelto di fermarsi e provare, per una volta, a ridarmi un po' di quella voce abbassata
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LA FAMIGLIA BUONOFIGLIO
Amerigo Santacroce… mio fratello.
Uno dei tanti nati verso la fine degli anni 60, quando i parti si facevano in casa e il nascituro doveva affidare la sua sorte nelle mani di qualche buona praticona...
Lui non ebbe culo: una banale complicazione, una levatrice leggermente impreparata, un principio di embolia che blocca l’afflusso d’ossigeno al cervello e… buona notte al secchio…
Ecco dunque a voi, signore e signori l’iperbolica genesi dell’attuale detentore del titolo di “scemo del villaggio” di questo ameno borgo del sud Italia.
Io.. io sono Adalberto.
Adalberto Buonofiglio per la precisione. Figlio di secondo letto di mia madre. Potete tranquillamente risparmiarvi l’ironia a buon mercato sul mio nome: la conosco da quando sono nato. Per l’esattezza 7 anni dopo. In ospedale questa volta, a scanso di equivoci…
PierManfredo Santacroce, padre d’Amerigo era un artista di quelli che la critica colta ama chiamare “eclettico”. La gente comune, più grossolanamente, “svitato”. Di origine geografica ignota, girovago fin dall’adolescenza, la leggenda narra che non abbia soggiornato in un luogo mai più a lungo di 3 anni consecutivi.
Il matrimonio e la convivenza con mamma non contraddissero questa regola. Si racconta infatti che all’alba del mille e dodicesimo giorno di stanzialità nel nostro paese raccolse i suoi vestiti ed i suoi silenzi lasciando come ricordo di se un letto vuoto, un amore interrotto ed un figlio che era il giusto frutto di cotanto genitore.
Di Antonio Buonofiglio, mio padre c’è poca storia da raccontare… Buon uomo senza arte e senza dote. Semplicemente l’unico partito per rimediare alla “bianca vedovanza” di mia madre
Su Maddalena Santacroce Buonofiglio, angelo del focolare di questa nostra laconica famiglia, concedetemidi conservare un devoto silenzio, ché gia troppe son le parole spese su di lei…
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