Creato da aliantelibero il 15/08/2008
ovvero il fratello dello scemo del villaggio

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PICCOLA NOTA

L'intento di questo blog è di far conoscere da un punto di vista "altro" il mondo della malattia mentale e del disagio psichico. I contenuti del blog, in bilico fra cronaca quotidiana, letteratura scientifica e presunzione letteraria affronteranno con ironia e creatività, ma pur sempre con serietà e correttezza i temi più vari che attengono alla vita delle persone con disagio psichico e i loro familiari.

I contenuti e le immagini non intendono offendere nè stigmatizzare persone con disagio psichico o loro familiari. Termini crudi e forti sono usati, e talvolta abusati, non per connotare le persone in condizione di disagio psichico, ma per sottolineare e stigmatizzare precisi luoghi comuni e stereotipi sociali di cui è spesso intriso il linguaggio e il pensiero corrente

Il blog non pretende di far divulgazione nè scientifica nè di altra natura, ma offre solo le riflessioni e gli sfoghi di una persona che nel mondo della malattia mentale, per professione e per affetti familiari, ci vive ogni giorno.

Il personaggio narrante è frutto di pura fantasia e tutte le vicende narrate, devono intendersi fortemente romanzate, senza alcun riferimento intenzionale a persone reali... in quanto ai fatti, quando sarà necessario i riferimenti saranno seri e circostanziati e sotto stretta responsabilità dell'autore.

 

Foto e video pubblicati su questo blog, laddove reperiti sulla rete, sono utilizzati in perfetta buonafede e con l'intento di divulgare un messaggio sociale di promozione dell'integrazione.

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« Musica e paroleIl Corpo delle Parole »

Urlo senza voce

Post n°98 pubblicato il 14 Aprile 2012 da aliantelibero
 

 

 

Urlo senza far rumore

Il mio silenzio non è assenza di parole...
                                                  E' assenza di suono.

E' come quando guardi la tv abbassando a zero il volume.

Non sono le parole che mancano:

è che qualcuno ha scelto di non sentirle.


Forse all'inizio sono stato io ad abbassare quel volume...

 


Sai...,


quando cresci in una famiglia dove il ruolo dello sventurato
è già abitato vita natural durante,
la prima sensazione che ti si appiccica addosso è quella che,


un tuo dolore,
a prescindere,
non possa avere,
lì dentro,
diritto di cittadinanza.


Non recrimino nulla a mamma Maddalena, nè ad Amerigo.
Forse a papà Antonio si, ma questo non fa testo...

con lui, ormai recrimino per partito preso. Non lo so se sia conflitto generazionale, complesso di edipo ritardato o qualche altra minchiata psico-introspettiva varia.

E' così e basta. Ma non fa testo dicevo. Non c'entra con il mio urlo senza voce.

 

Mi sento un misantropo. Non l'ho mai nascosto.

Odio cordialmente la maggior parte della gente

e

preferisco la solitudine alla pessima compagnia.

(a volte anche a quella appena decente a dir la verità).

Eppure non ero così.

Se ripenso alla mia infanzia, scazzature a parte, ero socievole e pure divertente.

A tratti ricercato. (Mica sempre, d'accordo, ma una tantum accadeva).

Cos'è successo poi?

Perchè oggi,

nella mia gola ristagnano parole putrefatte

e

nei miei occhi galleggiano lacrime acquitrinose?



Sono cresciuto con il compito di comprendere a prescindere.
A nulla è mai valso il fatto che fossi il fratello minore, e da che mondo è mondo, i fratelli minori dovrebbero essere quelli che hanno ragione anche quando hanno torto.

Sono il fratello minore, è vero,
ma...

c'è
il
fatto
che
l'altro,
però,


è il fratello minorato.


Quindi, il mondo mondo va a farsi fottere.


Probabilmente è questo il particolare che poi ha fottuto me.

Io sono quello che ha il compito di comprendere.

A prescindere.

Perchè sono abituato...

perchè sono forte...

perchè so ascoltare...

perchè volente o nolente... mi tocca

 

Ma io sono il fratello di Amerigo, non di tutto il mondo

 

NON   di   tutto   il   mondo

 

Forse all'inizio sono stato io ad abbassare quel volume. Lo ammetto...

ma, oggi, questo mio rancore verso il mondo non è una scelta...

E' un alibi

 

Un patetico alibi per non dover ammettere a me stesso, che 

mi sta fottutamente mancando il fiato a furia di urlare

e la mia anima sta andando a puttane

pur d'illudersi d'aver un pò di compagnia,

mentre fra tutte le persone che mi sono transitate intorno, e talvolta anche dentro, non ce n'è  stata una che abbia scelto di fermarsi e provare, per una volta, a ridarmi un po' di quella voce abbassata

 
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LA FAMIGLIA BUONOFIGLIO

Amerigo Santacroce… mio fratello.

Uno dei tanti nati verso la fine degli anni 60, quando i parti si facevano in casa e il nascituro doveva affidare la sua sorte nelle mani di qualche buona praticona...

Lui non ebbe culo: una banale complicazione, una levatrice leggermente impreparata, un principio di embolia che blocca l’afflusso d’ossigeno al cervello e… buona notte al secchio…

Ecco dunque a voi, signore e signori l’iperbolica genesi dell’attuale detentore del titolo di “scemo del villaggio” di questo ameno borgo del sud Italia.


Io.. io sono Adalberto.

Adalberto Buonofiglio per la precisione. Figlio di secondo letto di mia madre. Potete tranquillamente risparmiarvi l’ironia a buon mercato sul mio nome: la conosco da quando sono nato. Per l’esattezza 7 anni dopo. In ospedale questa volta, a scanso di equivoci…


PierManfredo Santacroce, padre d’Amerigo era un artista di quelli che la critica colta ama chiamare “eclettico”. La gente comune, più grossolanamente, “svitato”. Di origine geografica ignota, girovago fin dall’adolescenza, la leggenda narra che non abbia soggiornato in un luogo mai più a lungo di 3 anni consecutivi.

Il matrimonio e la convivenza con mamma non contraddissero questa regola. Si racconta infatti che all’alba del mille e dodicesimo giorno di stanzialità nel nostro paese raccolse i suoi vestiti ed i suoi silenzi lasciando come ricordo di se un letto vuoto, un amore interrotto ed un figlio che era il giusto frutto di cotanto genitore.


Di Antonio Buonofiglio, mio padre c’è poca storia da raccontare… Buon uomo senza arte e senza dote. Semplicemente l’unico partito per rimediare alla “bianca vedovanza” di mia madre


Su Maddalena Santacroce Buonofiglio, angelo del focolare di questa nostra laconica famiglia, concedetemidi conservare un devoto silenzio, ché gia troppe son le parole spese su di lei…

 

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