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Pazientina ovvero elogio della routine

Il portatile ha un rifiuto per me oggi, pazienza. 

Nel suo blog Sblog parla di routine con un certo malcelato disprezzo, ma si salva in corner nominandola routine 66, come la famosa interstatale americana. Poi prende ad esempio alcune sue giornate lavorative che proprio routinarie non sono. Almeno per me, che invero mi sembrano quasi preludio di vacanza, e per i luoghi e per i ritmi. 

Perché difendo la routine? Perché ho sempre amato la routine e invidiato chi ne aveva una. 

La  mia la voglio chiamare Pazientina. Perché mi piace così. Quando lavoravo, il dovermi alzare sempre presto,l'autobus strapieno, il badge da strisciare e amenità varie era un tour de force , non una routine. 

Routine è adesso, alzarmi e andare a prendere il giornale, magari fare colazione in bar con calma, sedermi su di una panchina a leggere il giornale, andare alla Coop con la borsa della spesa.

Routine è prendersela calma, entro dei confini scelti da me e per questo flessibili, ma che al tempo stesso mi evitano di dover scegliere o decidere,non è lo stesso, ma ogni volta. Beh, certe scelte sono per la vita, che se ho scelto di non fumare,vale una volta per tutte. Certe altre scelte sono più flessibili, preferisco la brioche alla crema o alla marmellata posso deciderlo giorno per giorno. La routine non è una gabbia, ma una comodità per una pigra come me. Fino al giorno in cui decido di sparigliare tutto se mi accorgo che il mio libero arbitrio viene affievolito ,ancorché da me stessa. 

In città, con tutti gli impegni non riesco ad avere una routine, ma solo una corsa per mete scelte da me, il che la rende più gradevole, ma sempre una corsa è che mi fa rimpiangere il ritmo della mia amica Pazientina. 

Non riesco a rileggere. Spero che non ci siano troppi errori,