Creato da jakerussell il 04/05/2014

Magie di Venezia

tutto ciò che riguarda la città lagunare

 

Lo splendore di Palazzo Ducale.

Post n°5 pubblicato il 30 Ottobre 2014 da jakerussell
 

Ricordo ancora come fosse ieri, quel giorno assolato di settembre del 1988, quando per la prima volta, varcando il basso sottoportego del Bacino Orseolo, misi piede in Piazza San Marco; mi prese un'emozione intensa, unica e quasi mi bloccò sulla soglia di quella meravigliosa apertura.

Il mio sguardo girava da destra verso sinistra e incontrava i profili dei palazzi che compongono il famosissimo slargo veneziano. Quando mi voltai verso il campanile e poi verso la basilica rimasi davvero abbagliato da tanto splendore.

Guadagnai lentamente il centro della piazza e, avvicinandomi alla facciata del duomo, cominciai a godere della magnificenza di Palazzo Ducale.

L'edificio, detto anticamente anche Palazzo Dogale in quanto dimora del doge, è sicuramente uno dei simboli più straordinari di Venezia ed è ritenuto, non a torto, un autentico capolavoro del gotico veneziano.

Lo stile architettonico del palazzo, trae spunti essenziali dalle linee bizantine e orientali e lascia chiaramente intendere a che livello fossero i rapporti commerciali e culturali tra la Repubblica Serenissima e gli altri stati europei. E' straordinario ammirare come quelli che appaiono esili colonnati intarsiati, riescano a sorreggere la pesante mole del corpo dell'edificio. Gli interni, conservano ancora un'ampia pinacoteca con numerose opere realizzate dai più grandi e famosi maestri veneziani, tra i quali Jacopo e Domenico Tintoretto, Tiziano Vecellio, Francesco Bassano, Paolo Veronese, Giambattista Zelotti, Jacopo Palma il Giovane, Andrea Vicentino, Antonio Vassillacchi.

Il palazzo, fondato intorno all'815, oltre a divenire la sede in cui regnava il Doge, fu anche il luogo dove furono sistemate le magistrature veneziane. Esso, è stato più volte colpito da incendi e poi ricostruito e, ha seguito la storia della Serenissima, dagli albori sino alla caduta. Quando Venezia fu annessa al Regno d'Italia e l'edificio fu passato sotto la sua giurisdizione, divenne sede museale, per conservare tutt'oggi quest'ultima funzione. Infatti, ospita la sede del Museo civico di Palazzo Ducale e, nel 2012, è stato visitato da 1.319.527 persone.

Meraviglia delle meraviglie, in una città che non esaurisce mai la sua capacità di stupire.

 
 
 

Il Bucintoro, storia di una nave da leggenda.

Post n°4 pubblicato il 16 Agosto 2014 da jakerussell
 

C'era una volta una nave, dallo scafo di grandi dimensioni, bella a vedersi, elegante e addobbata in modo tale da raffigurare l'emblema della potenza sui mari da parte della città che rappresentava. La città era Venezia e la nave era il Bucintoro.

Quando riposava, era sistemato in un bacino all'Arsenale in un apposito scalo coperto detto Casa del Bucintoro. Qui, la nave veniva tenuta all'asciutto e priva degli addobbi. Ogni volta che doveva uscire dall'Arsenale, lo scafo veniva calafato, cioè veniva impermeabilizzato e riaddobbato. Come rematori, erano chiamati gli operai dell'Arsenale; al comando l'Ammiraglio dell'Arsenale che veniva coadiuvato a poppa dell'ammiraglio di Malamocco che teneva il timone e a prua dall'Ammiraglio del Lido che verificava la rotta.

Sembra che questa grande nave, sia stata utilizzata da Venezia già dal lontano 836 quando era doge Pietro Tradonico. Ma, una delle più antiche notizie certe relative al Bucintoro risale al 1253 quando fu citato nella promissione del doge Renier Zeno. Da questo momento le attestazioni sono molteplici. Dagli inizi del Quattrocento assume la caratteristica struttura che conserverà nei secoli successivi.

L'imbarcazione, intorno al 1300, si presentava già con due ponti, uno per i rematori e uno di rappresentanza, sovrastato dal tiemo, la peculiare copertura a volta con ampie aperture laterali, tale da ricreare sulla nave una vasta sala destinata alle autorità, sopraelevata verso poppa, nella zona destinata al trono ducale. La prua già recava una grande statua raffigurante Venezia nelle vesti della Giustizia.

Ma, nel 1526, venne varato un nuovo e ancor più grande Bucintoro. Anche questa nave era munita come la precedente, di due speroni prodieri, simili a quelli delle galee, caratteristici poi delle versioni successive. Inoltre, Questo Bucintoro si presentava più grande e riccamente decorato con la sua grande statua della giustizia attualmente conservata presso il Museo Storico Navale di Venezia.

Nel 1606, fu varato un nuovo Bucintoro. Questo, era cresciuto nelle dimensioni rispetto al precedente e, a poppa, luogo dove sedeva il doge, presentava un tiemo sopraelevato. La prua, priva di copertura, consentiva una più agile esposizione delle insegne dogali (vessilli e trombe d'argento) e culminava con la polena in forma di Giustizia.

Ma, il più bello dei Bucintori, venne consegnato nel 1729. Esso, fu soggetto di numerosissimi dipinti dei vedutisti veneziani del settecento, sopravvisse fino alla caduta della Serenissima per poi venir distrutto il 9 gennaio 1798 dai Francesi occupanti in spregio verso l'abolita Repubblica e dei sopraggiungenti austriaci, ma soprattutto per ricavarne l'oro delle decorazioni che vennero arse sull'isola di San Giorgio Maggiore. Lo scafo venne convertito in prigione galleggiante col nome di Hydra. Alcuni resti sono conservati nel Museo Correr e nell'Arsenale, dove si trova inoltre un modello in scala, realizzato nell'Ottocento dagli addetti alla demolizione dello scafo.

 
 
 

Il mitico Leone Alato, simbolo della Serenissima.

Post n°3 pubblicato il 02 Giugno 2014 da jakerussell
 

La grande Venezia, quella della Repubblica Serenissima, immortale, millenaria e capace di estendere la sua cultura e i suoi interessi su tutti i mari allora conosciuti, si scelse come simbolo il Leone Alato, icona di San Marco l'evangelista protettore della città.

Esso, ancora campeggia sornione su numerose pietre d'Istria, scolpito elegante e fiero, per abbellire moltissime piazze e palazzi delle cittadine venete nonostante il tentativo di distruggerlo da parte di Napoleone durante la campagna che lo vide primo ed unico conquistatore di Venezia.



Il leone presenta diversi aspetti e rappresentazioni: lo troviamo con il libro aperto, che è anche la sua versione più diffusa e famosa, ad indicare che la cittadina dove veniva apposto, doveva pagare le tasse; con la zampa "ea sata" sopra l'onnipresente libro stavolta chiuso; poi c'è quello con la spada,  quel con lo spadone puntato sul libro oppure rivolto verso l'alto detto pure "el spadon de guera", che era come un privilegio ottenuto dalle cittadine di confine ritenute esentate dalle tasse per meriti di guerra o perché potevano tornare utili e quindi conveniva tenersele buone e fedeli.

Poi c'è la versione con il leone in piedi, quella in cui lo si vede andante rivolto a destra oppure a sinistra o, ancora, seduto, e riprodotto con espressioni facciali che si rifanno alla bonarietà.



La pietra con il leone alato era utilizzata da Venezia anche per indicare i cippi confinari quali quello cosiddetto "di conterminazione lagunare". La conterminazione segna il confine tra le zone di acqua dolce e le zone di acqua salmastra o salata. Proprio lungo questa linea vennero approntate numerose opere idrauliche atte a preservare lo sversamento di acqua dolce in laguna, autentico incubo degli abitanti veneziani.



La Repubblica, effettuò grandiose opere di deviazione delle numerose aste fluviali presenti nella zona: la Brenta, il Sile, la Piave vennero fatti sfociare direttamente in mare, fuori dalla laguna, e tutti gli innumerevoli fiumiciattoli della semipaludosa immediata terraferma vennero rigidamente regolati.

Ma torniamo al leone. Esso viene anche detto "leone marciano" proprio per il suo stretto riferimento all'evangelista Marco, poi divenuto santo protettore di Venezia.

Il Leone di San Marco oltre che simbolo di Venezia e della sua antica Repubblica, attualmente è il  simbolo del Comune di Venezia, della Provincia di Venezia, della Regione Veneto e di numerosi altri enti ed amministrazioni civili e militari. Esso, compare in tutte le città che sono state sotto il dominio di Venezia, in bandiere, gonfaloni, stemmi, statue e monete. Compare inoltre nella bandiera navale della Repubblica Italiana, è il simbolo nonché il premio del festival cinematografico di Venezia, è rappresentato nel logo delle Assicurazioni Generali e della squadra di calcio del Venezia.

La leggenda vuole che, un angelo in forma di leone alato, andò incontro a San Marco alle prese con un naufragio nelle lagune. e, gli avrebbe rivolto la frase: "Pax tibi Marce, evangelista meus. Hic requiescet corpus tuum" che, in latino, significa "Pace a te, Marco, mio evangelista. Qui riposerà il tuo corpo" preannunciandogli così il luogo dove i suoi resti avrebbero, un giorno, trovato riposo e venerazione.

Il leone, dunque, simbolicamente voleva e doveva rappresentare tutti i caratteri con cui Venezia amava pensare e descrivere sé stessa: maestà, potenza, saggezza, giustizia, pace, forza militare e pietà religiosa.

Ricordiamo ancora altri significati contenuti nella simbologia di questo illustre stemma: il solo libro aperto è ritenuto simbolo della sovranità dello Stato e, al riguardo, numerose sono le raffigurazioni dei dogi inginocchiati davanti a tale rappresentazione; il solo libro chiuso, invece, è ritenuto simbolo della sovranità delegata e quindi delle pubbliche magistrature; il libro aperto con la spada a terra non visibile, è ritenuto popolarmente simbolo della condizione di pace per la Serenissima, ma ciò non è suffragato da alcuna fonte storica; il libro chiuso e la spada impugnata è invece popolarmente, ma erroneamente, ritenuto simbolo della condizione di guerra; il libro aperto e la spada impugnata sarebbe infine simbolo della pubblica giustizia.

Tuttavia tali interpretazioni non sono universalmente accettate in quanto la Serenissima non codificò mai i propri simboli.

Il leone che poggia le zampe anteriori su una terra in cui spesso compare anche una città turrita e quelle posteriori sull'acqua, rappresenta, invece, il saldo potere di Venezia sulla terra e sul mare.

Il più antico gonfalone di Venezia era probabilmente costituito da una croce dorata in campo azzurro che erano, poi, i colori dell'Impero Bizantino, di cui la città faceva formalmente parte. Con la traslazione in città del corpo di san Marco e la sua adozione a santo patrono della città e dello Stato, si prese a raffigurare il santo in figura umana negli stemmi e nei gonfaloni pubblici.

Sembra, quindi, che la prima raffigurazione di san Marco in forma di leone alato possa essere avvenuta in occasione della caduta dell'Impero Latino, nel 1261 allorché Venezia, si ritrovò a stringere una più forte alleanza col sultano d'Egitto Baybars. Proprio l'Egitto, innalzava un leone andante quale stemma. Fu a metà del XIV secolo che la città iniziò ad esporre gonfaloni nei quali campeggiava il classico Leone Marciano andante con libro e spada. Nella stessa epoca, il Leone Alato, divenne l'emblema rappresentante lo Stato.

Le navi della flotta veneziana, usavano invece esporre il gonfalone con campo rosso, colore sin dall'epoca romana associato alla forza militare.

Il Leone Marciano comparì, poi inquartato, anche nel tricolore dell'effimera Repubblica di San Marco, durante i moti risorgimentali del 1848.

Oggi, il leone, ancora fiero come ai tempi della Serenissima, è il simbolo ufficiale della città di Venezia ed è rappresentato sullo stemma e sul gonfalone, così come stabilito dal decreto del Presidente della Repubblica dell'8 gennaio 1997.

 
 
 

La Gondola.

Post n°2 pubblicato il 06 Maggio 2014 da jakerussell
 
Tag: Gondola

Quando si inizia a parlare di una città, qualsiasi città, penso debba fare un po' da prologo, l'argomento che in qualche modo possa essere definito "introduttivo". Si sceglie di solito quello che spiega le origini della città o che, in qualche modo, è legato ad essa, la caratterizza, insomma la identifica inconfondibilmente.

Penso che per iniziare a parlare di Venezia, della sua storia, delle sue calli, dei suoi campi, dei suoi canali, non si possa non cennare all'elemento principe che ha fatto grande questa città: l'acqua, quella della sua laguna, quella dei mari che le sue navi hanno solcato, quella che sale alta ancora oggi sommergendola pericolosamente, quella dei suoi innumerevoli rii segnati dalle scie che lasciano le imbarcazioni che li attraversano.

E fra le imbarcazioni più famose al mondo, vi è proprio la gondola, questo mezzo di trasporto che scivola silenziosissimo e sinuoso lasciando che le piccole onde che forma, vadano a morire dolcemente sulle rive dei canali dove passa.

Si tratta di una imbarcazione unica e affascinante. E' composta da particolari legni, che la rendono affusolata e bella a vedersi e le sue parti hanno dei nomi singolarissimi al punto tale da risuonare fiabeschi e misteriosi.

Iniziamo con lo "squèro" che non è un componente della gondola ma una specie di cantiere navale e il suo nome sembra abbia origini nella lingua greca con il vocabolo "eskharion" che vuole appunto dire cantiere, piccolo scalo adattato per il varo. Poiché Venezia cominciò a sorgere in un'intricatissima ragnatela di isolotti e canali, divenne di vitale importanza saper costruire imbarcazioni e, di conseguenza, gli squeri cominciarono a costellare la città della loro presenza.

A seconda poi, della costruzione, così vi erano gli squeri più piccoli e quelli più grandi ed importanti, atti alla costruzione e al varo delle navi che poi composero la flotta veneziana. Il più grande di tutti, fu lo "squero di stato", enorme, dove venivano costruite le più grandi e belle navi veneziane, il suo nome era ed è l'Arsenale, attivo in Venezia fin dal XII secolo.

Ma torniamo alla gondola e osserviamola più da vicino. Essa è composta da 280 diversi pezzi, fabbricati con 8 essenze di legname.

Per costruirne una, di solito ci vuole più di un anno. Una volta, la Gondola veniva costruita e ricoverata negli squeri come quello di San Trovaso. Essa, è lunga all'incirca 11 metri ed ha una caratteristica forma asimmetrica, con il lato sinistro più largo del destro. Viene condotta alla veneta, cioè con il gondoliere vogatore che si posiziona in piedi e rivolto verso la prua, vogando con un solo remo.

Il remo è più lungo di quelli di altre imbarcazioni e viene manovrato su un appoggio detto scalmo libero o forcola; esso, viene inserito nel suo apposito alloggiamento per poi esserne sfilato dopo l'uso.

L'asimmetria dell'imbarcazione, serve a semplificare e a bilanciare la conduzione a un solo remo. Col tempo, la asimmetria si è molto accentuata; infatti, alcuni progetti risalenti alla fine dell'Ottocento dimostrano che, all'epoca, la forma era solo marginalmente asimmetrica.

A prua, troviamo il tipico "pettine" detto anche "ferro di prua" (in veneziano fero da próva o dolfin). Esso, ha lo scopo di proteggere la prua da eventuali collisioni e, col tempo, è diventato anche un abbellimento. La sua forma rappresenta i sei sestieri di Venezia coi suoi sei denti rivolti in avanti, e la Giudecca col dente rivolto all'indietro. Il cosiddetto "cappello del Doge" che sarebbe l'archetto sopra il dente più alto del pettine, rappresenta il Ponte di Rialto, mentre la "S" che parte dal punto più alto per arrivare al punto più basso del ferro rappresenta il Canal Grande.

Su alcune gondole di più recente costruzione, vengono rappresentate anche le tre isole  di Murano, Burano e Torcello con le tre rifiniture, una sorta di ricami detti "foglie", poste tra le sei barrette anteriori.

Il ferro di poppa, detto "rico", molto più piccolo di quello di prua, ha essenzialmente funzioni di protezione dagli urti.

Nonostante la sua lunghezza considerevole, la gondola risulta molto più maneggevole di quanto si possa immaginare; questo è dovuto al fondo piatto e alla ridotta porzione di scafo immersa. Le manovre, però, richiedono una notevole abilità da parte del conduttore, detto gondoliere, il quale deve essere dotato di un senso dell'equilibrio molto sviluppato perché la posizione di voga all'estremità della poppa si rivela abbastanza instabile.

Nei rii stretti, è facile che si possano incontrare più gondole; per evitare scontri, vi è l'usanza di avvertire alla voce e, i tipici richiami (òhe), sono divenuti un elemento caratteristico della città, che come vedremo, offre la più dolce, soffice e incantevole visione di se stessa proprio quando emerge dalle sue acque, la sua anima originaria, quella che l'ha resa regina dei mari d'oriente.

 
 
 

Venezia.

Post n°1 pubblicato il 04 Maggio 2014 da jakerussell
 

Venezia è una magia e non ti lascia mai sola; Venezia è una bugia alla quale ti piace credere. Se qualche volta sogni qualcosa di stupendo, se riapri gli occhi vedrai Venezia ed il suo mondo.

 
 
 

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