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« ALLA RICERCA DEL RIFORMI...IL SINDACATO VUOLE GIOCA... »

LA PENSIONE A DEL TURCO E FORMIGONI E I LINCIATORI DEL WEB

Post n°115 pubblicato il 15 Aprile 2021 da claudionegro50
 


So che farò incazzare una serie di miei amici, e magari qualcuno di loro dopo non vorrà più essermi tanto amico, ma intendo manifestare la mia profonda soddisfazione per la decisione della Commissione Contenzioso del Senato di annullare la revoca del vitalizio a Roberto Formigoni.

E questo non perché io sia un supporter di Formigoni, che peraltro stimo per averlo avuto come controparte sempre aperta alle nostre istanze nei miei tanti anni di militanza sindacale e autore di importanti riforme sulle quali ha sempre cercato il dialogo e il confronto con le Parti Sociali (direi "concertazione" ma lui non amava questo termine), ma perché con quella decisione è stata abrogata un'ingiustizia grave.

Ingiustizia innanzitutto sul piano strettamente legale, anche se capisco che alle turbe affamate di circenses e ai cittadini affamati di "giustizia" poco importi se la condanna sentenziata (perché, ovviamente, se non c'è condanna che giustizia è..?) sia stata decisa in modo legittimo e conforme alla Legge oppure no. Infatti la decadenza dal diritto al vitalizio scatta per condanne di mafia o terrorismo, oppure se il condannato è evaso o latitante; non in altri casi, e, guarda un po', questo a seguito di quanto disposto dalla Legge sul Reddito di Cittadinanza partorita dai samurai del giustizialismo: il M5S (la Storia sa essere beffarda..!). Non è questo il caso di Formigoni e qualche altro ex senatore, che perciò, nonostante la foga giustizialista di Grasso e della Boldrini (evidentemente convinta di dover equilibrare la politica dell'accoglienza a tutti con qualche calcio in culo alla casta originata dall'odiosa Prima Repubblica), verranno, secondo giustizia ripristinati nei loro diritti previdenziali.

Diritti previdenziali, appunto, perché questo è per me l'altro (e ancor più importante) motivo di soddisfazione: è opportuno ricordare, a monte del ragionamento che vorrei sviluppare, che la "Pensione" non è un risarcimento per aver lavorato, non è aiuto per chi è vecchio, non è assistenza pagata dallo Stato. E' un'Assicurazione che ciascuno si paga versando contributi durante la vita lavorativa. Lo Stato interviene soltanto a sostenere i casi gravi di chi non ha potuto versare abbastanza contributi nella sua vita (pensioni sociali, integrazioni al minimo). Poter avere la pensione per cui si son pagati i contributi è un diritto ovvio e garantito, un principio generale per cui, per esempio, le Polizze Vita non sono sequestrabili. Solo in fattispecie estreme, quali quelle previste dalla legge appena ricordata, si può perdere il diritto alla pensione maturata.

Ricordo tutto ciò perché sia chiaro che la scelta di privare Formigoni, Del Turco (sul quale poi tornerò) e altri della pensione (per la quale hanno naturalmente pagato i contributi dovuti) non è mai stato un atto di Giustizia, ma una rappresaglia, e la moltitudine che beata acclamava in realtà non voleva giustizia ma Vendetta. Perché la Vendetta è appagante, catartica, non richiede di individuare atti e responsabilità precise, soddisfa odii ideologici, si sposa perfettamente con luoghi comuni, permette di rilassarsi sulle comodità del sentito dire, deresponsabilizza. Esenta dalla fatica del verificare e del prendersi responsabilità. E'uno spettacolo che manda tutti a casa soddisfatti.

Ottaviano del Turco è stato condannato in un processo che fa impallidire per equità e consistenza delle prove quello di Galileo. Qualcuno dei giubilanti per la revoca della pensione lo conosce? Certo che no: gli basta la Condanna! Perché nella condanna di Del Turco si fa scontare alla Casta i privilegi di cui ha goduto. La paradossale e patologica identità di una Paese in cui l'evasione fiscale è vista come un'autodifesa dei cittadini, storicamente ostili allo Stato, scettici verso le istituzioni, che considerano il bene comune un fastidioso ingombro alle proprie personali esigenze, le leggi e le regole ostacoli da aggirare o da usare contro gli avversari. E che, in una dinamica ben nota alla psicologia sociale, identifica una figura aliena cui attribuire tutto ciò per rimuoverlo dalla coscienza collettiva tramite la punizione: appunto la "Casta".

Il che determina un approccio quasi onirico del "popolo indignato" ai problemi autentici del Paese, che vengono sublimati nella gogna dei "Potenti". In tutto ciò la percezione della realtà, il senso critico, la ricerca della verità viene buttato nel ben più facile e gratificante falò della Vendetta.

Una nota speciale per gli indignati che si richiamano alla tradizione e alla cultura della sinistra: la fascinazione per la "giustizia" che si sostituisce alla politica nel dar soddisfazione a progressisti e rivoluzionari tramite indagini e sentenze ha origini antiche ed ignobili, da Saint Just a Vishinskij, ma le gambe cortissime. Quando in qualche modo si accetta che la giustizia possa essere la prosecuzione della politica con altri mezzi, poi si può scoprire che i leader di questa corrente di pensiero dichiarano che i processi sono solo una perdita di tempo, se il PM a seguito delle sue indagini ha accertato la colpevolezza dell'indagato, oppure che si accompagnano con complottisti teorici della cospirazione giudaica internazionale.

Qualcuno pensava evidentemente che vedere scorrere il sangue di Del Turco valesse il prezzo di gettare nel cassonetto il diritto, le libertà, la democrazia: spero vivamente che a questi "assetati di giustizia", in buona o cattiva fede che siano, l'alterna onnipotenza delle umane sorti non consenta mai di guidare il Paese!

 

 
 
 
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